C'è un'amara verità da svelare. Tutto ciò che precede serve per uno scopo ben preciso. Distrarci. Farci dimenticare che la guerra non è giusta, porta solo morte. Morte non solo fisica, ma sociale, familiare, economica, valoriale... Non stiamo giocando a Risiko, stiamo parlando di persone vere, di popoli vessati da lunghi anni di dittatura.
del 31 agosto 2011
 
Guerra, Spettacolo irrinunciabile?
          In questi giorni sono stato illuminato sul funzionamento del super decoder della paytv che fa dei veri e propri miracoli. Ad esempio si può registrare un qualsiasi programma, in onda a qualsiasi ora, selezionando semplicemente il titolo. Meraviglie della tecnologia alle quali non mi appassionerò facilmente, vista la mia condizione familiare. Un'unica televisione, quasi sempre spenta. Tra gli spettacoli necessari per poter scrivere qualche articolo uno è indispensabile: il telegiornale o la rassegna stampa. Ora, si registrano tanti film, molti violenti (io sono un appassionato del settore). Sono convinto che se registrassimo tutti i telegiornali, faremmo un film vietato ai minori di 50 anni.  Comunicare la guerra           Se la violenza è ormai di casa, la guerra è letteralmente pane quotidiano. E siamo diventati degli esperti del settore. Partiamo dalle cose semplici, facciamo un gioco. Elenchiamo alcune basi di partenza degli aerei per la Libia: Sigonella, Trapani-Birgi (sede del 37° stormo), senza dimenticare, noi friulani e veneti, la base di Aviano, che spesso non ci fa dormire. Adesso tocca agli aerei: Tornado, F16, gli Harrier (questi sono simpatici, decollano verticalmente), Eurofighter Typhoon. Così, a memoria, sicuramente ricordiamo che i Tornado hanno la caratteristica di colpire il primo radar che osi lanciare un'onda, mentre gli Eurofighter, dalle ali larghe e premurose come le braccia di una mamma, sorvegliano che nessuno nuoccia agli altri aerei impegnati. Gran finale, le bombe, i veri strumenti di morte. Non meritano di essere nominate con i loro nomi, interessa la caratteristica. Sono “intelligenti”. Ora, di “bombe” all'università ne ho incontrate, ma per fortuna non esplodono (dipende!). La cosa incredibile è che il ministro della difesa, spiegando questo aspetto, ha sottolineato che i missili non sbagliano, semmai sbaglia chi li programma (l'uomo). In questo caso lasciamoli fare, che ne dite?  La dignità sulla collina           Inoltre gli amici giornalisti, in particolare televisivi, si sono dati alla corsa per il premio Pulitzer. Fino a raggiungere il massimo dello splatter. Ben in mente mi sono rimaste le immagini, proposte da un TG serale (avevo appena finito di cenare), di una collina cosparsa di corpi, coperti da alcunché, che i ribelli mostravano con orgoglio e che il cameraman, diligente, riprendeva da vicino. C'era sangue ovunque, le posizioni dei corpi erano veramente reali, trasudavano di agonia. Tutto ha un limite. Informare di cosa?           C'è un'amara verità da svelare. Tutto ciò che precede serve per uno scopo ben preciso. Distrarci. Farci dimenticare che la guerra non è giusta, porta solo morte. Morte non solo fisica, ma sociale, familiare, economica, valoriale... Non stiamo giocando a Risiko, stiamo parlando di persone vere, di popoli vessati da lunghi anni di dittatura. E di interessi che in paesi dove non c'è dittatura, non possono venir meno.            Facciamo tutti benzina, e i vari premier sanno bene che cosa c'è di interessante in Libia, rispetto alla Siria, al Darfur ed alla gran parte dell'Africa. La Libia non crediate che sia stato un Paese poverissimo, alla fame. Era forse uno dei Paesi più economicamente “sviluppati” del Nord Africa, tanto che dava occupazione a moltissimi africani provenienti invece dalle zone più povere, costretti ora nuovamente a mettersi in cammino per fuggire all'ennesima guerra. Il vero problema libico si insinua nelle storiche lotte tribali, tra la tripolitania e Bengasi. Si è intervenuti per evitare un genocidio. Può essere, ma quanti morti sono stati fatti fino ad ora?            Accolgo i commenti del Vicario apostolico in Libia, Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, che fin dal principio ha espresso il suo disappunto per l'uso della forza, indicando come la diplomazia aveva già fatto notevoli passi avanti e come sia l'unica e vera soluzione per il conflitto. Si susseguono da parte sua appelli ed informative sulle morti causate dalla missione Onu, insieme a richieste di lasciar perdere al più presto le armi e di mettersi il prima possibile a percorrere la via della pace. Il Nunzio inoltre richiama all'accoglienza. È un nostro dovere, come cristiani, dare ospitalità a chi fugge dalla guerra? Certo, non è facile, anche perché è sempre difficile confrontarsi con il diverso, con abitudini e culture che non ci appartengono. Ma non è forse nostro dovere prima di tutto cercare di risolvere la causa: eliminare la guerra, la povertà, la dittatura? Per dare modo a tutti di vivere in armonia, nella propria comunità, che significa nella propria casa. Cristiano De Marchi
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