Intervista a sr Alessandra Smerilli (Fma) docente di economia all'Università Cattolica e alla Pontificia Facoltà Auxilium. Per evitare di cadere nelle trappole della pubblicità e dei consumi, dobbiamo imparare molto presto a conoscere il valore del denaro. Ma il mondo dell'economia è interessato ad educare i ragazzi ad una buona gestione del denaro?
del 30 agosto 2011
 
 
Intervista a sr Alessandra Smerilli (Fma) docente di economia all’Università Cattolica e alla Pontificia Facoltà Auxilium  Per evitare di cadere nelle trappole della pubblicità e dei consumi, dobbiamo imparare molto presto a conoscere il valore del denaro. L’economia non rinuncia a nessun mezzo per sfruttare il nostro potere di acquisto e l’inesperienza. Ma il mondo dell’economia è interessato ad educare i ragazzi ad una buona gestione del denaro?           Non credo che l’educazione debba dipendere dal mondo dell’economia: una buona educazione all’uso del denaro e del risparmio dovrebbe iniziare dentro casa, per esempio attraverso lo strumento della ‘paghetta’ settimanale; sarebbe poi molto importante inserire l’educazione all’uso del denaro e ai concetti economici fin dai primi anni della scuola. Scriveva a questo proposito il filosofo italiano Giovanni Vailati nel 1899: “E veramente ci dovrebbe sembrare molto strano, se non vi fossimo abituati, il fatto che mentre da un giovane, che aspira ad ottenere un diploma,… si richiede che sappia i nove nomi delle muse o i sette re di Roma, o in che sistema cristallizzano lo zolfo e la pirite, e non si esige invece che abbia la più vaga nozione della differenza tra imposte dirette e imposte indirette o di ciò che sia una banca o una società anonima” (scritti, III, p. 262) Perché ho già cambiato 4 telefonini e ancora non mi sento soddisfatto? Ero così felice i primi giorni..                Di fronte agli acquisti di quelli che si chiamano beni di comfort (come il telefonino), operano in noi due meccanismi psicologici e uno economico. Il primo effetto è quello dell’adattamento: alle novità piano piano ci si adatta, quindi l’aumento di benessere provocato da quelle novità è solo passeggero; a questo effetto si aggiunge quello dell’aumento delle aspirazioni: più aumentano le nostre possibilità di consumo più aumentano le nostre aspirazioni, e quindi non siamo mai soddisfatti. Se quindi, finché sono disoccupato un certo tipo di automobile non rientra nelle mie possibilità, e non mi viene neanche in mente che un giorno possa essere mia, quando inizio a lavorare, e ad avere i primi guadagni, quell’automobile comincia ad entrare nei sogni… gli economisti parlano di questi due effetti utilizzando la metafora del tappeto rullante: noi corriamo ma stiamo sempre fermi perché qualcosa corre in direzione opposta, e cioè adattamento e aumento delle aspirazioni. Infine a livello economico gioca la competizione posizionale: il cellulare nuovo è un bene posizionale, mi dice in che posizione mi colloco rispetto agli altri. Se dopo il mio acquisto arriva subito un modello nuovo, il mio è già vecchio… anche se nuovissimo! Quale può essere un buon strumento per imparare a conoscere il valore dei soldi e degli oggetti?            Come dicevo agli inizi, in famiglia l’uso della paghetta, non come strumento di ricompensa per i lavori fatti in casa (perché in questo senso non è educativa), ma come soglia di spesa settimanale che un giovane si può permettere, è un ottimo strumento per imparare a fare i conti con i cosiddetti vincoli di bilancio, cioè imparare ciò che mi posso permettere e ciò che potrei avere solo, per esempio, mettendo da parte i soldi un po’ per volta. La tentazione all’acquisto può essere così forte?            In questo molto gioca anche la cultura e quello che i media ci propongono. Siamo immersi ormai in una cultura della rata… che è quella che ha fatto scoppiare la bolla della crisi americana con i mutui. C’è l’illusione che non è necessario risparmiare per poter acquistare, perché si compra oggi e si inizia a pagare nel 2012 in comode rate da… e poi la cultura della ‘fortuna’ e del gratta e vinci, che ci inducono a pensare che il reddito e la ricchezza non sono legati alla produzione al lavoro, ma alla fortuna. E’ quindi a livello educativo e culturale che bisogna agire per evitare gli indebitamenti delle famiglie, che portano poi, per esempio, a non poter curare una malattia improvvisa, o a non poter far fronte a un imprevisto.  Quali sono gli intrecci che stanno dietro al mio continuo bisogno di acquistare qualcosa?            Bisogna innanzitutto capire se il bisogno di avere sempre cose nuove non nasconda bisogni più profondi, di cui lo shopping diventa compensazione. Molti studi economici oggi fanno notare come il nostro star bene (well-being) sia legato alle relazioni interpersonali, alla rete di amici e di persone care. Ma nello stesso tempo ci fanno anche notare come stiamo assistendo impassibili ad un grande degrado relazionale, che a sua volta genera crescita economica, perché il mercato produce sostituti costosi di beni che sarebbero liberi come l’amicizia. La diffusione a livello mondiale di un sito sul quale si possono affittare ‘amici’ a pagamento per qualche ora, è un esempio di un bisogno a cui il mercato offre una risposta a pagamento, in sostituzione di un bene libero, quale l’amicizia, che viene a scarseggiare.  Come ci si accorge, quali sono i sintomi di una schiavitù del denaro?            Yunus, il fondatore del microcredito moderno, afferma che il denaro è come una colla che si attacca alle mani, e che bisogna stare molto attenti, perché c’è sempre il rischio di accumulare. Lui dice che abituarsi ad averne ‘poco’ tra le mani è un buon antidoto alla schiavitù. Siamo talmente immersi nella società del consumismo quasi da non distinguere più la realtà e la bellezza della vita?            La metterei in positivo: scoprire le cose belle della vita, quello che ci fa stare veramente bene, ci aiuta a non essere vittime del consumismo. Per prendere le difese… un consiglio per i giovani che sentono di essere spendaccioni …            Bisognerebbe prima parlare con i loro genitori… a loro comunque direi innanzitutto di provare a fare esercizi di risparmio, di provare a mettere soldi da parte per qualcosa che desiderano, e provare il gusto di raggiungere la somma per poterlo acquistare. Un altro consiglio è quello di provare ad entrare in contatto più da vicino con situazioni di povertà estrema, per vedere con quanto poco si può vivere, e nello stesso tempo per aprirsi alla solidarietà, che è sempre un antidoto all’avidità. Qual è la vera ricchezza che stiamo cercando, quando niente ci soddisfa?            Un mio amico scrive: 'quando si sente un desiderio struggente di vita, c'è sempre dietro la nostalgia della metamorfosi, della resurrezione. Senza resurrezione c'è solo la morte, che è la condizione umana'… e condivido. Qual è il punto d’incontro tra la nostra fede e l’economia? In che modo ci aiuta?            Il cristianesimo non è la religione di chi si tira fuori dal mondo, al contrario è la religione di chi vuole costruire il bene comune, cioè il bene di noi tutti riuniti in società. Essere cristiani richiede quindi un grande impegno perché l’economia sia più umana, perché sia al servizio del bene comune. Nella sua ultima enciclica, Caritas in Veritate, il Papa ci esorta ad agire a livello di pensiero e di opere per dimostrare che la gratuità può stare dentro il mercato: è una bella sfida, dobbiamo raccoglierla. Un’insegnante di economia che ha fatto voto di povertà: come ti guardano i tuoi allievi all’università?           Ai miei studenti cerco sempre prima di far capire che so bene l’economia, e poi posso far vedere modi nuovi di pensare all’economia… e questo genera stupore. La crisi è un momento di cambiamento e il cambiamento, seppur traumatico, può avere effetti positivi. Si può dire questo di una crisi economica mondiale? E qual è, se c'è, l'occasione non sfruttata, il miglioramento che sarebbe potuto esserci e non c'è stato?            La crisi poteva essere una grande occasione per il cambiamento di stili di vita, per passare da una cultura del consumo ‘dopato’ ad una cultura dell’essenzialità e della sobrietà, ma mi sembra che stiamo perdendo il treno, e che per la maggior parte della gente c’è solo un’attesa che tutto passi per continuare come prima.  A chi crede che bisogna tornare ai livelli precedenti di consumo per rimettere in moto l’economia mi sento di rispondere due domande: 1. I consumi sono la causa della crescita, o la malattia che ha generato la crisi? 2. Basta riprendere i consumi, o abbiamo bisogno di innovazioni, di inventare un modo nuovo di stare sul mercato oggi? In qualche modo ci ha fatto del bene?           Quantomeno abbiamo preso uno scossone, e ci siamo detti: “beh, forse non possiamo continuare così”. Quali sono gli ingredienti per una ‘economia buona’?                    Un’economia buona ha sempre la persona al centro, non mira esclusivamente al guadagno e al profitto, ma vuole realizzare progetti per lo star bene delle persone, per lo sviluppo della società. In questa logica il profitto diventa una conseguenza e un test per dire che sto lavorando bene, e non uno scopo. Il vero imprenditore ha un sogno da realizzare, un bisogno di qualcuno da soddisfare, e non pensa solo ai profitti.  Cosa possiamo fare per contribuire a realizzarla?           Dipende da ognuno di noi, e dipende, lo ripeto dall’educazione a queste dimensioni: se non si formano persone nuove non ci sarà mai un’economia nuova. C’è speranza?           Ci sono tante esperienze in atto, tanti progetti per e con i giovani, che mi dicono che i giovani vogliono qualcosa di nuovo. Se queste esperienze non rimangono isolate, ma cominciano a fare massa critica, un cambiamento sarà possibile. Cosa significa per te occuparti di questi temi come insegnante?           Significa poter raggiungere tanti giovani, e significa continuare ad impegnarmi nella ricerca per stare sempre sulla frontiera. Quando alcuni studenti mi ringraziano alla fine dei corsi, perché per la prima volta hanno sentito parlare di alcuni argomenti, o affrontarli in un certo modo, per me è il segno che devo continuare ad impegnarmi su questa linea. Un augurio per i giovani           Vi auguro di avere grandi sogni, e di mettervi in cammino per realizzarli. Vi auguro di fare esperienze di economia ‘buona’, e di essere tra quelli che lavorano per il bene comune, per costruire un bozzetto di società nuova.
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