Michele non attende il giorno dopo, subito va a confessarsi da don Bosco. Mentre Michele racconta i pesi che lo soffocano da una vita, si sente come liberato da un terribile incubo. Una gioia, una pace mai provata gli riempiono l'anima. È così felice che stenta a crederci.
del 16 marzo 2010
 
 
 
 
 
          «Michele dimmi, perché non ti confessi anche tu?!» gli chiede il suo migliore amico Beppe, una sera. Queste semplici parole risuonano per tutta la notte in Michele. Il giorno dopo arriva davanti al piazzale della chiesa ma non si lascia avvicinare da nessuno. La notizia fa il giro di tutta la piazza: che sta succedendo a Michele? Sarà malato? Per tre giorni anche Beppe non riesce a strappargli una parola. Alla fine decide di parlare con don Bosco.Don Bosco non si meraviglia. Aspettava questo momento decisivo di crisi spirituale. È il Signore che passa e che bussa al cuore di Michele.Beppe non molla, si avvicina a Michele, tutto assorto nei suoi pensieri con la testa tra le mani: «Senti, Michele, che ti succede? Non stai bene nemmeno oggi?»«No. Lasciami stare».
          Beppe però nota un cambiamento nel tono di voce dell’amico. In realtà, Michele cerca di salvare le apparenze. Ha il cuore grosso e sente un bisogno disperato di sfogarsi con qualcuno. «Perché non vieni a giocare con noi? Sei arrabbiato con me?»«Non so nemmeno io cos’ho. Ho notato però che da quando gli altri vanno a confessarsi sono così contenti... e a me viene una rabbia incredibile!»L’amico stupito non se lo sarebbe mai aspettato. Michele se ne accorge: «Sapevo che non avresti capito».«Sai cosa?» risponde Beppe «non capisco perchè tu ti debba incavolare se gli altri vanno a confessarsi».«Perchè gli altri son bravi ragazzi, e così facendo lo diventano sempre di più».«E quindi?»
          «E quindi io sono sempre lo stesso mascalzone, capace solo di bestemmiare, far scommesse, risse e far arrabbiare tutti. Ci sei ora? Così, quando vedo gli altri non faccio altro che ripetermi quanto io in realtà sia un mascalzone, e mi vergogno incredibilmente di me stesso». Beppe non sa che dire, poi all’improvviso un’idea: «Perchè invece di invidiare la gioia altrui, non fai come loro?! Va’ a confessarti e vedrai, sarai contento pure tu!»
          «La fai semplice tu che sei bravo, va’ a confessarti... Dovresti essere al mio posto. Ho la coscienza così imbrogliata che non so più che cosa fare. Mi sembra di avere mille diavoli addosso».«Motivo in più per andare da un confessore e dire tutto».«Senti, lasciami in pace! Caso mai ne parleremo domani...».
          Michele non attende il giorno dopo, subito va a confessarsi da don Bosco. Mentre Michele racconta i pesi che lo soffocano da una vita, si sente come liberato da un terribile incubo. Una gioia, una pace mai provata gli riempiono l'anima. È così felice che stenta a crederci.
BibliografiaG. Bosco, Cenno Biografico del giovanetto Magone Micheleallievo dell’Oratorio di San Francesco di Sales, Torino, Paravia1861.
 
«Colui che vuole restare solo senza il sostegno di un maestro e una guida, è come un albero senza padrone,i cui frutti, per quanto abbondanti, verranno colti dai passanti e non giungeranno alla maturazione»San Giovanni della Croce
 
Se scopri di non vederci ben chiaro nel rapporto con Gesù, di non poterti più accontentare… allora c’è bisogno di un dialogo più aperto, che comprenda motivazioni più ampie. L’accompagnamento spirituale è questo dialogo e il padre spirituale è colui che si offre di camminare accanto a te verso Gesù.
 
La direzione spirituale nell’esperienza di Piero,
animatore ventiseienne dell’oratorio di Portoviro
          Dopo aver sentito parlare dell’accompagnamento spirituale, della sua differenza e peculiarità rispetto al sacramento della confessione, mi ci sono volute alcune settimane prima di intraprendere questa esperienza. Ero spaventato, da un lato ero alla ricerca di «buone motivazioni» per iniziare, dall'altro non è sicuramente facile aprire il proprio cuore in maniera incondizionata a una persona.
          Timoroso per non voler apparire banale, incerto, con motivazioni un po' traballanti e senza comprendere appieno il significato del gesto che andavo a vivere, ho chiesto a un sacerdote di essere la mia guida spirituale.Il punto di partenza è stato semplicemente chiedermi perché alcuni rapporti relazionali all’interno della comunità cristiana fossero così aridi e in più volevo vivere una confessione generale. È così che ho sperimentato come aprire il proprio cuore alla Grazia dello Spirito Santo perché trasformi la vita. E chi cambia dentro, non può non cambiare anche fuori.
           Sebbene la regolarità sia per me un punto un po' dolente in merito alla direzione spirituale, posso con convinzione testimoniare il cambiamento da cui sono state segnate ampie frange della mia vita. Cerco di rendere il concetto più chiaro. Dopo pochi mesi, ho imparato a costruire concretamente i miei rapporti su Gesù Cristo. Ho abbandonato l'alchimia delle reciproche simpatie, per iniziare a vedere nell'altro un dono di Dio attraverso cui sperimentare l'amore, col suo bagaglio sia di momenti luminosi, sia di aspre fatiche. Ho raggiunto la confidenza piena col mio confessore, cioè sono riuscito a riconoscere i miei peccati con sobrietà, esattezza e senza fronzoli. Ho ricevuto un chiaro stimolo a cambiare, accelerando, i miei ritmi di studio, a fare della preghiera non solo una buona pratica, ma il respiro stesso dell'anima; a restare a Milano, dove vivevo per motivi di studio, cercando di valorizzare il mio tempo.
           Grazie all'accompagnamento spirituale mi sento più vivo, perché più vicino a me stesso e più contento di chi sono. È un modo di rendere i miei limiti una risorsa per l'incontro concreto con la Grazia!
Piero Micheletti
 
Silvia Lancerotto
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