Alcuni spunti per riflettere sulla relazione educativa. Un cuore disposto ad amare è un cuore che si lascia ferire. Nonostante la vita porti con sé l'esperienza della sofferenza e del dolore, rimane viva nella parte più profonda dell'anima la percezione di una comune chiamata alla gioia.
del 13 gennaio 2011
 
 
 
“Se hai un cuore, puoi essere salvato” (Abbà Pambo)  Cuori imbavagliati           Un clic del mouse ed ecco, si apre la lista dei contatti: il mondo è a portata di mano. Il mondo! Eppure… orizzonti così ampi convivono talvolta con la fatica di uscire da se stessi. La vita si può facilmente ridurre al consumo di piaceri immediati e rassicuranti, in un pericoloso cocktail di identità che annacqua e rimpicciolisce tutto. Il mondo, infatti, offre spesso nelle sue vetrine successo a buon mercato e modelli di vita fondati sull’eccesso. La felicità viene spesso equivocata e tradita. Intere generazioni non sanno più che cosa desiderano e hanno rinunciato a saperlo, accettando di desiderare ciò che viene loro chiesto di consumare.           I giovani però interpellano il mondo degli adulti chiedendo loro “obiettivi credibili intorno ai quali costruire la propria vita” ( Benedetto XVI).Gli adulti, da parte loro, sono spesso distratti: troppo impegnati a sentirsi giovani a tutti i costi e quindi incapaci di guardare in faccia il mondo dei giovani e di prendersene cura. Sentono tutta la fatica di prestare ascolto alle sue domande autentiche e profonde.  Tempo di educare           Questo è il tempo propizio per l’educazione. La sfida è grande ma proprio per questo merita impegno e dedizione. Può diventare per gli adulti stessi occasione per riscoprire la propria identità e il valore delle proprie scelte. E il gesto educativo avrà tanta più forza quanto più chiara e trasparente sarà la vita dell’educatore.  Nutrire il cuore           L’uomo è un testimone. Tutti i gesti, le parole, le scelte che pone, svelano e consegnano agli altri il suo cuore, mostrandone la vera natura. E’ nelle cose che si fanno che se ne rivela la bontà o la malizia, perché proprio lì abita ciò che ci muove. L’uomo non può affrancarsi dalla sua strutturale vocazione alla testimonianza: giorno per giorno il suo cuore viene sbriciolato. Egli definisce se stesso attraverso il rapporto che intrattiene con il mondo, con le cose e con gli altri. Consolida la sua identità legandosi a quanto il mondo gli offre: i suoi legami lo annodano al mondo e lo rivelano a sé, ciò che sta a cuore dice il proprio cuore.I giovani, fiutano la qualità di ciò che viene offerto loro e, nel bene e nel male, testano gli adulti che hanno di fronte. Chi è capace di nutrire i loro cuori?           Sa nutrire il cuore l’educatore che risulta affidabile. Per meritare la fiducia dei ragazzi è necessario che l’educatore sia percepito come una persona ispirata. La sua presenza deve essere la presenza di chi sceglie di esistere per comunicare un bene che lo supera; solo così può diventare una presenza capace di consegnare ai ragazzi compiti veri, belli, buoni.            Ognuno è alla ricerca di sé attraverso legami affidabili e cerca nelle mediazioni orizzonti di senso a cui consegnare se stesso. L’educatore allora è degno di stima se ha saggiato la consistenza del mondo e ha riconosciuto ciò che in esso merita la consegna di sé.            E’ importante scommettere sul valore di una vicinanza che sa educare. Questa, se autentica, è generativa: diventa trasmissione di ragioni di vita, capacità di cura e sollecitudine, consegna di significati che rendono prezioso l’esistere.L’autorevolezza del gesto educativo viene dalla qualità della sintesi personale che l’educatore ha maturato, riconoscendo ragioni credibili di vita e diventandone testimone. Chi educa dona le  ragioni di vita a propria volta vissute.  Un cuore salvato           Un cuore disposto ad amare è un cuore che si lascia ferire. Nonostante la vita porti con sé l’esperienza della sofferenza e del dolore, rimane viva nella parte più profonda dell’anima la percezione di una comune chiamata alla gioia. Vivere è apprendere la fondamentale alchimia della vita che sa trasformare la fatica, il dolore, la serietà in amore e gioia. Essere educatore è offrire un cuore che ama e che quindi conosce e sa farsi carico anche delle cadute e delle ferite.           Occorre allearsi con il bisogno di salvezza che sta dentro il cuore di ogni uomo e che non è mai saziato, e da qui camminare insieme verso la dismisura dell’Eterno. Questo è possibile perché l’Eterno stesso ‘si è fatto carne ’, si è preso cura della storia di ogni uomo e gli ha donato la sua stessa vita. Provocare cuori con un’esperienza di vita credibile é diventare strumenti di Grazia capaci di rendere ragione della Speranza che non muore e non viene meno, è collaborare alla realizzazione di un incontro: quello con Gesù, il Risorto.     
sr Cristina Platania
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