Non sempre i nostri ragazzi, soprattutto alle elementari, riescono a comprendere le infinite possibilità che la lingua offre per esprimersi; tuttavia è utile imparare, fin da piccoli, che ci sono parole che fanno male, da tenere nel fodero, e parole magiche, che possono essere usate.
del 31 agosto 2011
 
GIOCHI DI...PAROLE!
          Non sempre i nostri ragazzi, soprattutto alle elementari, riescono a comprendere le infinite possibilità che la lingua offre per esprimersi; tuttavia è utile imparare, fin da piccoli, che ci sono parole che fanno male, da tenere nel fodero, e parole magiche, che possono essere usate. Senza A.S.S.E.           Il primo gioco è principalmente per bambini delle elementari e delle medie. Servono fogli di carta, pennarelli (possibilmente dello stesso colore) e scotch. L'attività è molto semplice: si attacca un foglio sulla schiena di ogni bambino, a cui si consegnerà anche un pennarello; al via, ognuno potrà andare a scrivere sui fogli appesi alla schiena dei suoi compagni. Ma non parole a caso! Bisognerà infatti impegnarsi a pensare una parola per ogni compagno, che descriva bene la sua personalità o una sua qualità, naturalmente in positivo. Il bello però deve ancora venire: le parole 'Asse', 'Simpatico', 'Solare' e 'Estroverso' non sono contemplate! In questo modo, saremo costretti a pensare più attentamente a ciò che scriveremo, senza fermarci alla superficie. Se non viene in mente altro, sarà sintomo che quella persona non la si conosce bene, ma non c'è niente di male: se ci interessa, non è mai troppo tardi per approfondire.           Un'alternativa, più agevole se il gruppo è composto da pochi ragazzi, è utilizzare come sfondo la storia di Harry Potter: siamo nel castello di Hogwarts, al nostro primo anno, e stiamo aspettando che arrivi il nostro turno per essere smistati dal cappello parlante. L'animatore avrà costruito in precedenza uno di quei bei cappelli da mago, un po' logoro ma sempre di tendenza nelle strade di Diagon Alley, e l'avrà appoggiato su un tavolo. A turno, i bambini si siederanno su una sedia, mettendosi in testa il cappello. Dall'altra parte della stanza, il resto del gruppo cercherà di interpretare il responso del cappello. Come? Decideranno insieme qual è la caratteristica più bella dello 'smistante', esattamente come fa il Cappello prima di decidere in che squadra mettere il maghetto. Si può anche fare quest'ultima operazione, cioè decidere in che squadra smistare ogni ragazzino, magari sulla base di una filastrocca modificata, esattamente come quella del libro, solo 'personalizzata'. Acqua sporca           Questo è più che altro un esempio introduttivo a un'attività, per i ragazzi delle medie e delle superiori, a patto che, per questi ultimi, la modalità sia più 'strong', cioè si punti a un livello più alto. Si mette una caraffa trasparente al centro della stanza: rappresenta la nostra anima, l'interiorità di base di ognuno. Ci saranno poi altri ingredienti: sassolini, cacao, farina, pezzi d'erba,eccetera. Rappresentano le parolacce, i doppi sensi, le offese, le cattiverie, insomma, rappresentano tutto ciò che ci 'sporca', perché usando male le parole usiamo male anche le nostre possibilità: usando le parole nel modo sbagliato, infatti, cambia l'immagine che gli altri hanno di noi, ma anche che noi stessi abbiamo, perché ripetendo una cosa tante volte, si rischia di convincersi. Parliamoci chiaro, con un esempio, in un certo senso, leggero: se uso un sacco di parolacce vuol dire che sono radicate in me, che la mia anima non è pulita, che qualcosa mi intorbidisce. Insomma, serve una bella ripulita! Nel fare questa attività, non abbiamo paura di fare esempi concreti (nei limiti, ovviamente!): anche noi dobbiamo imparare a non aver paura delle parole.Giulia Krajcirik
Versione app: 3.25.0 (fe9cd7d)