Si avvicina il tempo delle decisioni. L'ultimo anno di scuola a Chieri per Giovanni sta per terminare. Siamo nella primavera del 1835. Che cosa fare del proprio futuro? Restare laico o se¬≠guire il sogno e abbracciare lo stato ecclesiastico? Quest'ulti¬≠ma possibilità è quella che sente nel cuore, ma tanti sono i dub¬≠bi.
del 17 aprile 2012
 
Un sogno per domani
          Un rumore, e tutto scompare. Giovanni si trova, oramai com­pletamente sveglio, a guardare le travi del soffitto sopra al suo giaciglio. Quell'uomo e sua madre, rivestiti di luce, che trasfor­mavano animali feroci in agnelli. E così a lui era stato detto di fare coi suoi amici! Ma come? Un povero ragazzino di nove anni, che non era neanche andato a scuola, né era istruito di cose religiose!
          Eppure Giovanni si mette d'impegno: raduna i suoi compagni la domenica, li stupisce con le sue abilità di saltimbanco, li intrattiene leggendo racconti ed esponendo loro esempi tratti dalle prediche che aveva ascoltato o dal catechismo. Non di­menticando mai, prima di iniziare, di affidare tutto a Maria. Tutto ha inizio da qui.
Tempo di decisioni
          Per il giovane Giovanni Bosco il periodo dell'adolescenza è faticoso, passato tra lavoro e studio. Morialdo, Castelnuovo, infine Chieri.
          Si avvicina il tempo delle decisioni. L'ultimo anno di scuola a Chieri per Giovanni sta per terminare. Siamo nella primavera del 1835. Che cosa fare del proprio futuro? Restare laico o se­guire il sogno e abbracciare lo stato ecclesiastico? Quest'ulti­ma possibilità è quella che sente nel cuore, ma tanti sono i dub­bi. Crede di non avere le virtù necessarie, e ha paura che certe sue abitudini e la superbia che sa essere radicata in lui possano sviarlo dalla vocazione. Nessuno lo aiuta nel suo discernimento: non trova a chi chiedere consiglio, una guida da ascoltare. Così fa da sé: legge libri sulla scelta, prega molto. Infine decide per far richiesta per entrare nell'ordine francescano, che a Chieri ha un convento. «Se mi ritiro in un chiostro non dovrò più temere che le tentazioni della vita mondana mi sviino dalla strada che ho scelto» pensa Giovanni.
          Ma, pochi giorni prima della sua entrata presso i frati, tutto viene rimesso in discussione. Un sogno, ancora. Francescani che corrono avanti e indietro senza sosta, con le vesti logore, e gli parlano. «Nel convento non troverai la pace. Altro luogo, altra mes­se Dio ti prepara».
          Giovanni, smarrito, non sa più che fare. Infine, convintosi final­mente di non poter far da solo, si confida con il suo migliore amico, Luigi Comollo. Questi gli consiglia di fare una novena, mentre scrive ad un suo zio sacerdote per un parere.
Un consiglio che vale una vita
          L'ultimo giorno della novena arriva la risposta: «Consiglierei di soprassedere di entrare in un convento. Vesti l'abito clericale, e fa­cendo gli studi conoscerai meglio quello che il Signore vuole da te. Non avere timore di perdere la vocazione, perché con la ritiratezza e le pratiche di pietà supererai tutti gli ostacoli».
          Giovanni segue questi consigli. Dopo aver sostenuto l'esame scolastico conclusivo, si prepara all'ammissione al seminario di Chieri.
          Iniziano le vacanze estive. Il giovane dei Becchi, oramai convin­to della sua scelta, cerca di sfruttare bene questo tempo: non più facendo il ciarlatano, come spesso aveva fatto in passato, ma dedicandosi alle buone letture. Senza però dimenticare gli amici che si radunavano attorno a lui ogni domenica, per ascol­tare racconti, cantare, pregare. Osserva che molti di loro, pur es­sendo già cresciuti, ignorano anche le basi più elementari della fede, e insegna loro preghiere e fondamenti religiosi. 
Veste nuova… vita nuova.
Castelnuovo d'Asti, domenica, 25 ottobre 1865. Giovanni Bosco veste gli abiti di chierico: «O mio Dio, fate che da questo momento io vesta un uomo nuovo, cioè che da questo momento io cominci una vita nuova, tutta secon­do i divini voleri e che la giustizia e la santità siano l'oggetto costan­te de' miei pensieri, delle mie parole e delle mie opere. O Maria, siate voi la salvezza mia».
          Giovanni si dà un regolamento: per niente più divertimenti non consoni, moderazione nel mangiare, bere e riposare, letture re­ligiose quotidiane. Si ripromette anche di aver cura dei propri amici e compagni, raccontando loro ogni giorno una storia edi­ficante.
Più volte Giovanni si troverà in difficoltà a rispettare queste sue promesse, anche se vive in un buon seminario. 
          Un esempio sono i giochi di carte. Giovanni ha fortuna, e spesso vince. Ma questo divertimento diventa un'ossessione: «Nel giu­oco io fissava tanto la mente che dopo non poteva più né pregare né studiare, avendo sempre l'immagine travagliata dal Re da Cope e dal Fante da Spada […] Ho pertanto presa la risoluzione di non più prendere parte a questo giuoco come aveva già rinunziato ad altri». 
“Io non farò così”
          Altre cose ancora colpiscono Giovanni nelle sue giornate da se­minarista. Giovanni vuole bene ai suoi superiori, che considera benevo­li nei suoi confronti. Però qualcosa nel loro atteggiamento lo inquieta. Infatti i seminaristi sono soliti incontrare i superiori solamente prima di partire per le vacanze e al rientro. In tutte gli altri momenti gli studenti sembrano voler evitare accurata­mente il loro incontro. Questo fa pensare a Giovanni riguardo al suo futuro: «Ciò accendeva sempre più nel mio cuore di essere presto prete per trattenermi in mezzo ai giovanetti, per assisterli ed appagarli ad ogni occorrenza».
La strada è tracciata, la scelta è fatta.
Doriano Peruzzi
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