GxG MagazineUna Terra che è una grazia L/i:/ving Emmaus

L'esperienza in Terra Santa incomincia quando finisce!

GxG MagazineUna Terra che è una grazia L/i:/ving Emmaus

da GxG Magazine

del 13 gennaio 2011

        Un cambiamento che doveva partire da me           Parlare della terra santa in 10 righe??? Che impresa e che follia! Ma la pazzia più grande è iniziata al ritorno in Italia, è iniziata con la presa di consapevolezza che ero stata là dove aveva vissuto e camminato Gesù e che ora tornare non poteva voler dire ricominciare tutto come prima, qualcosa doveva cambiare e Gesù mi chiedeva e chiede di farmi portatrice di questo cambiamento. Ma a partire da dove? Da me. Una parola... ma infondo, quando si conosce e si frequenta un amico, non viene forse voglia di scendere sempre più in profondità nel rapporto con lui? Sapere da dove viene, qual è la sua storia...desiderio forte di condividere? Questo è solo un frammento di quello che per me è stata la Terra Santa: il modo di leggere il vangelo, il modo di guardare alla vita di Gesù, già affascinante prima, ma ancora più attraente adesso; ma soprattutto il modo di guardare agli altri a partire da come Gesù sta curando la sua amicizia con me!!           IL MODO DI VIVERE L'EUCARESTIA: cavolo!ogni volta mi vengono in mente alcune cose che ho confidato e dichiarato, rischiando (ma che bello osare con Lui), a Gesù in quella che per me è stata la notte più bella di tutta la mia vita: quella al Santo Sepolcro. Ringraziamo sempre.  Jessica, di Torviscosa   Quanto Gesù mi ama? Da Cafarnao a Tabga: 2 km di eternità           Spesso ho sperimentato l'Amore di Gesù, sentendo il desiderio di vivere in modo più forte la Sua vicinanza. Durante questo pellegrinaggio ho potuto vivere concretamente questo Amore, misurandone con i miei passi la grandezza, quantificandone con l'orologio l'eternità, mentre percorrevo la strada che separa Cafarnao, dove Pietro fu chiamato dal Signore, da Tabga, dove il Risorto chiese per tre volte a Pietro: 'Mi ami tu più di costoro?'. Questi due villaggi racchiudono tre anni della vita di Pietro, mostrandoci la nostra piccolezza e la grandezza dell'Amore di Dio.           Giunto a Cafarnao, Gesù chiamò Pietro, invitandolo a seguirLo. Lasciate le reti, Pietro seguì il Signore, ascoltandone le parole e vivendo con Lui per tre anni. Gesù ne fece il fondamento della Sua Chiesa, lo condusse con sè sul Tabor e poi a Gerusalemme. Eppure, dinanzi alla croce, Pietro ebbe paura, rinnegò il Maestro e fuggì, ritornando a pescare in Galilea, non più a Cafarnao ma a Tabga. Là il Risorto lo attendeva per chiedergli se Lo amava.Ciò che più sconvolge è la distanza che separa Cafarnao da Tabga: mezz'ora di cammino, 2km.            Queste misure esprimono in termini di tempo e di spazio il cammino percorso da Pietro, facendoci toccare la sua piccolezza. Chiamato da Gesù, dopo averne visto i miracoli e ascoltate le parole, Pietro tornò alle sue reti. In lui nulla era mutato: pur avendo vissuto con il Signore, la fragilità lo aveva riportato in un villaggio vicino a casa, misura impietosa della debolezza umana. Questo nulla tuttavia è anche la misura dell'Amore di Dio. Di fronte alla piccolezza di Pietro, Gesù non cercò una persona migliore, ma percorse lo stesso suo cammino, andandogli incontro in riva al lago, come aveva già fatto tre anni prima, pochi passi più lontano. Se percorrere con Pietro il cammino da Cafarnao a Tabga mi ha fatto toccare con mano la mia piccolezza, ripercorrendolo con Gesù ho sperimentato l'immensità del Suo Amore, che continua a raggiungermi là dove sono, dandomi la forza di ripartire.     Matteo di Tolmezzo   Il nostro viaggio verso il Signore: la nostra Emmaus, il Santo Sepolcro, Cana            Il viaggio in Terra Santa… un viaggio intrapreso con tanti desideri, tante cose nel cuore. Un cuore che il Signore ci ha chiesto fin da subito di svuotare, perché troppo pieno di noi. Siamo partiti con l’idea di “voler vedere Gesù”, ignari del vero peso e significato di queste tre semplici parole.            L’arrivo ad Emmaus: Abbiamo avuto la sensazione che Gesù ci avesse portato lì perché lì qualcosa doveva cambiare. Lui ci stava aspettando: aspettava che aprissimo gli occhi e decidessimo di fargli spazio. Non è semplice provare ad esprimere a parole un incontro che ha cominciato a farci sentire più poveri, più bisognosi di accostarci a Lui nella preghiera e nel silenzio, per capire quali sono le scelte, i pensieri e le azioni di una vita cristiana vera, vissuta nella nostra quotidianità. L’incontro con il sepolcro. Come i discepoli andarono lì convinti della morte del Signore, ma lo trovarono vuoto. E quel sepolcro è davvero vuoto. La tomba della Vita che racchiude in sé la forma di Amore più grande. E questo “vuoto” può solo che riempirti il cuore. Un incontro che ha cominciato a cambiare il nostro rapporto con il Signore. Abbiamo avuto la grazia di sentirci persi ogni volta che proviamo a camminare solo con le nostre gambe e a rinascere con gioia, quando ritroviamo la forza di chiedere un sostegno e una guida.           Il Vangelo ora ha un sapore diverso: vero, conosciuto, toccato, vissuto e sacro. È parola di Vita, la nostra, nel contesto in cui viviamo, in famiglia, nella nostra comunità, al lavoro, nel nostro essere cristiani. È forse per questo che ora ci sentiamo più liberi e con maggiori responsabilità... sembra un controsenso, ma è così. Rivivere a Cana di Galilea il sacramento del matrimonio ci ha reso ancor più consapevoli di questi doni continui e responsabili della nostra libera risposta, “eccomi”, che abbiamo deciso di dire al Signore.            È un sì che ci ricorda la fiducia con cui Maria e Giuseppe si sono buttati nelle braccia di Dio. Il sì umile semplice e incondizionato che abbiamo respirato nelle mura della piccola città di Nazareth.Di questa risposta immaginiamo il peso, ma ne viviamo anche la grande gioia di sentirci chiamati per nome, insieme, scelti per essere strumenti nelle sue mani e collaboratori a servizio della vita. Una vita di amore, semplicità e dono totale di sé.Nicola e Chiara, di Mogliano  

Elisabetta Venturini

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