Ho bisogno di un segno, non di una prova (Lc11, 29-32)SERIE: D'amore si muore, d...

Il bambino che gioca in casa da solo ogni tanto si alza di scatto e va a cercare la mamma. Non vuol sentirsi solo, vuole conferme di una presenza rassicurante. L'innamorato chiede spesso all'innamorata un segno di questo amore che vive tra loro: è una carezza, un bacio, un pensiero un sms, un regalo, uno sguardo profondo negli occhi...

Ho bisogno di un segno, non di una prova (Lc11, 29-32)SERIE: D'amore si muore, di speranza si vive

da L'autore

del 10 gennaio 2007

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Il bambino che gioca in casa da solo ogni tanto si alza di scatto e va a cercare la mamma. Non vuol sentirsi solo, vuole conferme di una presenza rassicurante. L’innamorato chiede spesso all’innamorata un segno di questo amore che vive tra loro: è una carezza, un bacio, un pensiero un sms, un regalo, uno sguardo profondo negli occhi. So che mi vuoi bene, ma voglio esserne sicura. Le realtà vere, ma invisibili agli occhi hanno bisogno di qualche elemento concreto, il segno appunto che veicola quel bene invisibile.

E quando questi segni non sono all’altezza del loro compito nasce la tensione, la gelosia, la sfiducia, la voglia di prove, la pretesa di una dimostrazione. Sono così anche i contemporanei di Gesù. Lo sentono dire cose meravigliose, lo sentono attribuirsi prerogative inimmaginabili in un uomo, attributi e azioni che sono solo di Dio. Ci dai una prova per convincerci che è vero quello che dici? Siamo disposti a seguirci, ma ci dai un segno che aiuta tutti a orientare la nostra intelligenza nella direzione delle tue pretese?

E Gesù dice: il segno che vi do non è una rispostina che chiude le ricerca e la responsabilità di ciascuno di fronte alle scommesse sulla vita, ma una ulteriore ricerca di significato,. Non è una dimostrazione che mette a posto la coscienza o l’intelligenza, una fredda proposizione di plausibilità, ma un passo ulteriore da fare, una decisione di stare dalla parte della proposta rischiando la propria sicurezza comoda. Il segno è la morte e risurrezione di Gesù, è la incapacità della morte di dire su Gesù l’ultima parola. E’ significato nell’episodio di quel predicatore avvilito, di nome Giona, che stanco dell’insuccesso, o meglio pauroso di non farcela a seguire il comando di Dio, fugge dalla sua missione, vien buttato in mare e viene ingoiato da un grosso cetaceo, che dopo tre giorni lo ributta a riva, vivo.

E’ una tipica immagine della morte e risurrezione di Gesù. Questo è l’unico segno, la prova, il fatto su cui fondare la fede. Non è una certezza matematica, non è una dimostrazione, ma ti dà la possibilità di giocare tutta intera la tua libertà. L’amore non ha bisogno mai di prove, ma di segni. Altrimenti non viene giocata la speranza, ma la propria incapacità di affidarsi.

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