E' una mamma forte quella che scrive: i medici le avevano pronosticato un bimbo down, sarebbe stato meglio abortirlo. Lei ha chiamato suo marito e ha cambiato clinica: è nato “down”, lo hanno accolto con gioia!
del 13 novembre 2007
 
 
 
 
«Mi sono sposata tardi e tardi è nato il mio bimbo “down”. Ora ha quattro anni: è dolce e sorride sempre E’ nato con il sorriso sulle labbra... Gli ho insegnato il segno della croce e lo porto in chiesa con me. Una mia amica dice che non ne vale la pena, perché tanto non capisce quello che succede, come gli altri bambini piccoli. Sono solo di disturbo, meglio lasciarli a casa». La lettera offre lo spunto per continuare la consueta riflessione “epistolare” sulla famiglia che educa alla fede.
 
 
EMINENZA CARISSIMA...
 
...sono una mamma fortunata. Mi sono sposata tardi e tardi è nato il mio bimbo “down”. Ora ha quattro anni: è dolce e sorride sempre E’ nato con il sorriso sulle labbra. Mi dicono che è così perché gli vogliamo bene! Non solo noi, anche alla scuola materna i compagni fanno quasi a gara per averlo vicino. Siamo stati fortunati con le maestre, che non lo fanno sentire diverso dagli altri. Sono preoccupata per quando andrà alle elementari, mio marito invece no. Dice che sarà lo stesso, che il problema sarà quando diventerà grande, dice di non fasciarmi la testa prima del tempo, di godere di questi anni così belli per noi e per lui. Gli ho insegnato il segno della croce e lo porto in chiesa con me. Una mia amica dice che non ne vale la pena, perché tanto non capisce quello che succede, come gli altri bambini piccoli. Sono solo di disturbo, meglio lasciarli a casa!
 
 
CARA SIGNORA...
 
...non è perché sto invecchiando, ma la sua lettera mi ha strappato una lacrima di commozione, leggendo la vostra gioia nell’essere mamma e papà di un figlio down, «nato con il sorriso sulle labbra»! Ne ho incontrati anch’io, ospiti della “Nostra Famiglia”: «Sorridono perché amati, accolti, mi dicevano quelle brave signorine, altrimenti sarebbero tristi, aggressivi». Sarebbe capitato lo stesso a suo figlio, senza la vostra generosa accoglienza! Ha poi ragione suo marito ad allontanare le paure che si porta dentro per il futuro. «Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena», dice il Signore nel Vangelo, e io mi permetto di aggiungere: gioisca ora di suo figlio! Personalmente sono certo che il Signore non lo abbandonerà neppure domani.
 
Quanto a portarlo in chiesa, non condivido il parere della sua amica: i bimbi hanno bisogno di incontrarsi presto con il Mistero di Dio, così lontano e così vicino, così presente nell’Eucaristia. Nei gesti del silenzio, della preghiera e del canto, del segno della pace, della Comunione, suo figlio intuirà che esiste Qualcuno di grande, che mamma e papà rispettano e amano. Sono segni concreti di religiosità, testimonianze forti più di tante parole: suo figlio sorride perché gli avete sorriso; è felice perché voi siete felici di averlo in casa, tra le vostre braccia; si sente figlio di Dio perché glielo rendete presente con il vostro amore!
 
Purtroppo oggi esistono altri genitori, che non sopportano alcuna grave imperfezione nel corpo dei loro figli: sentono vergogna di averli down o sordomuti, tetraplegici o affetti da distrofia! Non riescono ad andare oltre la “ferita” per cogliere la scintilla divina, velata dall’imperfezione del corpo, che li rende così indifesi e fragili, così bisognosi di attenzioni! Questi genitori vanno aiutati a superare la loro sofferenza, coltivando in loro sentimenti di fede: chi è nato da un rapporto d’amore è chiamato a vivere per sempre nell’eternità di Dio, dove le imperfezioni e le differenze saranno annullate e premiate le fatiche di papà e mamma verso il figlio chiamato, in modo poco felice, “handicappato” ma amato da Dio, perché rivestito dell’innocenza di chi non compirà mai un peccato.
don Vittorio Chiari
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