I doni soprannaturali di don Bosco

Don Bosco ricevette molti doni dal Signore, tra cui una grande fede, la fortezza per superare gli ostacoli; ma anche doni speciali, soprannaturali come vedere il futuro, leggere nelle coscienze.

I doni soprannaturali di don Bosco

da Don Bosco

del 14 gennaio 2011

 

            Dal Signore, Don Bosco ricevette molti doni, tra cui una grande fede, la capacità di saper avvicinare i ragazzi ed educarli, la costanza nel portare avanti i suoi progetti, la fortezza per superare gli ostacoli, la determinazione di dedicare tutta la vita per la salvezza dei giovani. Ma ricevette anche doni speciali, che chiamiamo «soprannaturali ».   I missionari in America del Sud            Uno dei doni soprannaturali ricevuti da Don Bosco fu quello di vedere il futuro. «Nel 1883, la notte di Santa Rosa di Lima, Don Bosco vide l’estensione dei suoi missionari tra i selvaggi dell’America meridionale – testimoniò don Giulio Barberis –. Nel sogno credette di trovarsi a Cartagena, sul golfo delle Antille, e di là vedere ai piedi delle Cordigliere delle Ande una lunga fila di case che mettevano capo a Punta Arenas e alla Terra del Fuoco.            Vide anche in due luoghi le Ande traforate per passare in treno dall’altra parte delle montagne e andare alle sponde del grand’Oceano. Ed altre diramazioni venire nel Brasile e Uruguay, e gli fu detto: “Ciò che ora è in progetto avverrà realmente, e in futuro quei selvaggi saranno così docili che verranno essi stessi a domandare istruzione e commercio”.            Questo sogno veniva raccontato da Don Bosco, in mia presenza, a vari superiori della Congregazione, pochi giorni dopo averlo avuto. Noto che in detto anno non si parlava di mandare missionari a Punta Arenas, che adesso è la sede della Prefettura Apostolica diretta da monsignor Fagnano, Salesiano. Noto ancora che in quell’anno non si parlava ancora del traforo delle Ande, e che ora uno dei detti trafori è già quasi interamente finito: cose che in modo umano non si potevano conoscere. Don Bosco previde anche l’evangelizzazione della Patagonia».   L’espansione della Congregazione            Don Bosco vide in anticipo anche l’espansione della sua Congregazione, in un sogno che raccontò nel 1876, quando aveva aperto appena tre Case. Nel sogno vide la Congregazione estendersi in tutto il mondo. Uomini di ogni colore, di ogni vestito e di ogni nazione stavano radunati davanti a lui.            In quel sogno fu detto a Don Bosco: «“Il lavoro e la temperanza faranno fiorire la Congregazione Salesiana”. Io presente al racconto di questo sogno lo scrissi subito dopo che Don Bosco l’aveva raccontato», testimoniò don Giulio Barberis. Durante il periodo delle espulsioni delle Congregazioni religiose in Francia, nel 1880, Don Bosco fece un sogno in cui vide la Madonna protegge-re sotto il suo manto, con protezione speciale, le Case salesiane di Francia.            «A Don Bosco parve di vedere Maria Vergine che distendeva il suo manto sopra tutte le nostre Case di Francia – testimoniò don Barberis –. Tutto attorno un tremendo temporale con fulmini e mostri orribili atterrò molte Case religiose, ma tutte le nostre non furono toccate da quell’uragano essendo sotto il manto della Madonna. Fu dopo questo sogno che il Superiore di quelle Case, don Bologna, avendo domandato a Don Bosco come diportarsi se venissero espulsi; Don Bosco rispose che stessero tranquilli.            In seguito, avendo il Superiore telegrafato che il Prefetto della città di Marsiglia aveva già ricevuto ordine da Parigi per la nostra espulsione, Don Bosco rispose ancora che stessero tranquilli, pregassero la Madonna e non commettessero peccati. È noto che molti Istituti religiosi, in quell’anno, furono sciolti, ma le nostre Case non ebbero ulteriori disturbi. Il sogno fu raccontato da Don Bosco, presente il Capitolo Superiore e me compreso; le altre circostanze le seppi da Don Bosco medesimo e da Don Bologna, Superiore allora delle Case di Francia».   Leggere le coscienze dei giovani            Don Bosco ricevette anche il dono di poter leggere le coscienze dei giovani e i loro peccati; con quel dono poté aiutarli ancor meglio a salvarsi l’anima. «Ricordo che quando ero giovanetto – testimoniò don Giulio Barberis – nell’Oratorio essendosi terminati i nostri piccoli esercizi spirituali, ed essendoci confessati per la maggior parte da Don Bosco, egli una sera, avendoci radunati, ci disse: “Quelli che vennero a confessarsi da me procurino di tener bene a memoria i consigli ricevuti in confessione, poiché in quegli esercizi il Signore mi fece la grazia di vedere le coscienze proprio come sono, e di potervi dare il consiglio che ciascuno ha bisogno. Così pure non abbiate timore di aver fatto confessioni cattive, perché io l’avrei avvisato”.            Simile cosa ci disse l’anno 1876 la sera del 16 giugno, mentre io ero già prete; e questa volta ne presi nota subito dopo le parole di Don Bosco: “Il Signore volle favorirmi in modo che io leggessi nelle coscienze dei giovani, proprio come se leggessi in un libro, e quel che è mirabile non vedevo solamente lo stato presente di ciascuno, ma vedevo anche le cose che sarebbero avvenute; e questo in un modo per me straordinario, perché non vidi mai tanto chiaro”.            Essendo io maestro dei novizi a San Benigno – prosegue don Barberis –, uno di essi mi confidò il seguente fatto nel 1880: “Ella sa che l’anno scorso io ero all’Oratorio di Torino, e sul principio ero dei più discoli e meritavo di essere espulso. Ora voglio raccontare come avvenne la mia conversione. Da quando ero a casa mia ancora, io facevo delle confessioni sacrileghe. Ma l’anno scorso cominciai a confessarmi da Don Bosco, e come al solito confessai solo le mancanze della settimana senza dir nulla delle cose più gravi taciute da molto tempo.            Udita la mia confessione, Don Bosco tacque un momento, poi fece un sorriso e mi disse: ‘E la tal cosa e la tal’altra, perché non le hai mai confessate?’. Io, sbalordito, mi misi a piangere e non potei più parlare. Allora Don Bosco cominciò ad enumerare tutti i peccati che feci da giovinetto sino a quel punto. Fu da quel punto che io cambiai condotta, e fu per quello che io mi ascrissi alla Congregazione”.            Interrogato il giovane se non avesse mai dato, o a Don Bosco o ad altri, indizi dei suoi imbrogli di coscienza (…) mi rispose di no; anzi, soggiunse che Don Bosco gli aveva manifestato i peccati così per ordine come li aveva fatti, che sembrava proprio che li leggesse in un libro». Non per un proprio tornaconto, ma per il bene degli altri, e in particolare dei ragazzi, Don Bosco mise a disposizione i doni ricevuti da Dio. Per sé non tenne nulla, fedele a quella richiesta: «Da mihi animas, coetera tolle».

 

Claudio Russo

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