I giovani danno del tu a Dio?

Non hanno molta fiducia nella Chiesa, dichiarano di non avere fede, ma dicono anche di credere in Dio, da cui si aspettano risposte a domande esistenziali, grandi. Tra contraddizioni e pareri discordanti, un viaggio alla scoperta di questo rapporto.

I giovani danno del tu a Dio?

da Teologo Borèl

del 11 maggio 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

Sì a Dio, no alla Chiesa

          Avere fede, credere e credere in Dio sono sentimenti differenti e non sempre coincidenti. Cresce il numero dei giovani che sostengono di non avere fede (36%), ma di credere sì, anche senza identificarsi nella Chiesa. La dimensione religiosa spesso non include anche le istituzioni, ma resta un fatto privato, intimo. La difficoltà di ricondurre il bisogno di Dio alle forme ecclesiali tradizionali e a sintonizzarsi con il messaggio cristiano è evidente. 

          Appena 8 anni fa il 66,9% si dichiarava appartenente alla Chiesa. A distanza di 6 anni lo fa solo il 52,8%, eppure il 60,9% afferma di credere in Dio. Lo rivelano due indagini dello IARD condotte nel 2004 e nel 2010.

          Se ad essere messa in discussione è quindi l’istituzione ecclesiastica, non lo è invece la spiritualità, sebbene tra i credenti un numero sempre maggiore non riconosce in Dio (nel Dio cristiano) il riferimento del proprio credo. Fonti non ufficiali parlano ad esempio di un terzo dei giovani che ha abbracciato il buddismo e di minoranze che si avvicinano all’induismo, all’islamismo o ad altri credo.

          Forse non è importante in chi si crede; l’importante è avere un’apertura al trascendente, avere qualcuno a cui riferirsi e nutrire la propria anima di questo legame. Lo ha ricordato il Santo Padre nel suo recente messaggio per la Giornata Mondiale della Pace. 'Oggi, sempre più, nelle aule di tutto il mondo, studenti appartenenti a varie religioni e credenze siedono fianco a fianco, imparando gli uni con gli altri e gli uni dagli altri. Questa diversità pone sfide e suscita una riflessione più profonda sulla necessità di educare i giovani al rispetto e alla comprensione delle credenze e pratiche religiose altrui, ad accrescere la conoscenza della propria, ad avanzare insieme come esseri umani responsabili ed essere pronti ad unirsi a coloro che appartengono ad altre religioni per risolvere i conflitti e promuovere amicizia, giustizia, pace ed un autentico sviluppo umano'.

Tra contraddizioni …

          A prescindere dal nome o dalla forma del propria credo, il punto è se sia coerente credere in un dio e poi non seguirne la dottrina. Il problema si pone meno per coloro che abbracciano altre religioni, soprattutto se questo gesto è il punto d’arrivo di un percorso. In questi casi, il rapporto con la divinità è consapevole, maturo e frutto di una scelta, non di una imposizione o di una consuetudine. Chi invece asserisce di credere in Dio, spesso non frequenta la Chiesa (è praticante solo il 15% di coloro che sentono molto il tema del sacro), non ha fiducia nei sacerdoti (il 30% dei ragazzi che si definiscono cattolici), è favorevole all’eutanasia (29%) e all’aborto (21%). Accade così che i giovani islamici ad esempio rispettino il Ramadan più di quanto i giovani cattolici facciano con la Quaresima.

…opinioni divergenti …

          Eppure Dio non è in discussione tra i ragazzi. A modo loro, lo sentono, lo cercano, gli parlano, hanno un rapporto diretto e amicale con lui, lo vivono come un contemporaneo. È la tesi sostenuta da Alessandro D’Avenia in un interessante dibattito promosso dal Progetto Culturale della Conferenza Episcopale Italiana, dal titolo: Gesù e i giovani, che si è svolto a Roma nel mese di febbraio. Insomma, si potrebbe dire che i giovani danno del tu a Dio, indice di un rapporto alla pari. Ma non sembra che in Lui vedano il personaggio storico, l’uomo del Vangelo di cui hanno sentito parlare al catechismo. Gesù è Colui a cui chiedere risposte. E le domande che ricorrono, come evidenziato in un’indagine condotta dal movimento cattolico SERMIG di Torino, sono di tipo esistenziale. Perché siamo al mondo? Perché siamo circondati da ingiustizie e violenze? Cosa accadrà dopo la morte? 

          Non è così però per don Armando Matteo, teologo e professore universitario. Secondo lui Gesù per i giovani “non si presenta mai all’appello quando nella vita bisogna prendere decisioni che contano” ed è considerato “un affare privato del Papa e dei sacerdoti”, come dimostrano il diffuso analfabetismo religioso, la scarsa fede, la lontananza dalla Chiesa. E neppure serve controbattere che ai grandi eventi, come quello della Giornata Mondiale della Gioventù, partecipano in migliaia, perché nell’ultima Gmg dall’Italia, per Madrid, si è mosso solo l’1% dei ragazzi.

          Quale delle due tesi sia quella che più si avvicina al vero, non è dato saperlo. Piace credere però che, nonostante le tante contraddizioni che caratterizzano i ragazzi (si comportano in modo non sempre conforme a quello che pensano o pensano cose che poi non sempre applicano nella vita) il desiderio di Dio sia forte e presente nelle loro vite.

…e nelle parole di Giovanni Paolo II

          “Cari giovani, - ha scritto a loro Giovanni Paolo II - è difficile credere in un mondo così? Nel Duemila è difficile credere, difficile. Non è il caso di nasconderlo. È difficile, ma con l'aiuto della grazia è possibile, come Gesù spiegò a Pietro: Né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli (Mt 16,17). Questa sera vi consegnerò il Vangelo. La parola contenuta in esso è la parola di Gesù. Se l'ascolterete nel silenzio, nella preghiera, facendovi aiutare a comprenderla per la vostra vita dal consiglio saggio dei vostri sacerdoti ed educatori, allora incontrerete Cristo e lo seguirete, impegnando giorno dopo giorno la vita per Lui! In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. È Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna”.

Novella Caterina

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