Mercoledì 6 gennaio Messa per l'Epifania del cardinale Tettamanzi con le comunità straniere. Intervista a don Giancarlo Quadri, responsabile Pastorale dei migranti.
del 05 gennaio 2010
Intervista a don Giancarlo Quadri, responsabile Pastorale dei migranti.
«La comunità cristiana dovrebbe accogliere con maggior favore il messaggio di quest’anno, proprio perché i minori costituiscono una speranza per il futuro stesso della migrazione e perché sono la nuova linfa. Insomma, se li educhiamo bene domani la nostra società sarà senz’altro migliore». Don Giancarlo Quadri, responsabile della Pastorale dei migranti della Diocesi, spiega come sia giusto e strategico puntare sull’accoglienza e l’educazione ai valori di bambini, adolescenti e giovani migranti. Questo è il tema della celebrazione dell’Epifania 2010 e della Giornata mondiale dei migranti.
Quest’anno l’attenzione è sui minori migranti. Perché?
Il richiamo fondamentale è sempre al rispetto della persona: ognuna davanti a Dio ha la stessa dignità e quindi deve essere rispettata. Questo è il messaggio unito a quello fondamentale dell’Epifania, della cattolicità, dell’universalità del messaggio di Cristo a tutti i popoli. La caratteristica di quest’anno è proprio la sottolineatura dell’attenzione che dobbiamo a bambini, adolescenti e giovani migranti. Certo sono la speranza del futuro, però vuol dire anche trepidazione e incertezza. La nostra società presenta già ai nostri bambini e ragazzi forti pericoli e ne vediamo le conseguenze, vivono in una società che li sta rovinando più che educando. La difficoltà di educare e di trasmettere i valori ai giovani diventa doppia per i minori migranti: sono come seduti tra due sedie, non sanno se mantenere cultura, valori e tradizioni che i genitori comunicano oppure se seguire le vie e i bagliori che la nuova società propone con forza. Sappiamo benissimo che il giovane migrante di fronte a questa alternativa purtroppo cede alle piccole attrazioni della nuova società.
A maggior ragione allora la comunità cristiana ha un ruolo importante di accoglienza e annuncio del Vangelo...
È importantissimo. Va fatto su due linee: la prima è saper accogliere i valori che gli adulti migranti portano con sé, non sottolineare sempre le negatività vuol dire già fare un ottimo lavoro di educazione anche dei bambini. La seconda linea è il compito propositivo della comunità cristiana, che deve saper proporre con forza, con simpatia e con gioia quei valori di cui noi siamo portatori. Insomma, siamo sempre al solito discorso della trasmissione della buona notizia, del Vangelo, dei valori. Perciò il ruolo della parrocchia è essenziale in questa educazione ai bambini, ai ragazzi e ai giovani.
Il Cardinale nella Lettera di Natale ai migranti parla della necessità di superare i sospetti verso il migrante. Come far capire anche a molti che si definiscono cristiani che l’incontro con l’altro è un arricchimento, al di là delle differenze?
Purtroppo questa negatività ha raggiunto il parossismo in questi ultimi tempi. Mi riferirscono episodi duri da digerire. Però direi che proprio la sottolineatura su bambini, adolescenti e giovani dovrebbe facilitare questo compito alla comunità cristiana. Perché se è vero che nel caso di adulti le delinquenze, i crimini e tutta la negatività sono fortemente presenti anche per colpa di qualcuno, questo non lo si può imputare ai minori che sono da educare. Non possiamo dire che i bambini vengono qui per rubare o che le ragazzine per prostituirsi.
Quindi è un investimento: è necessaria l’intelligenza di capire che marginalizzandoli non si ottiene niente di buono per tutti...
Questo discorso vorrei farlo con grande simpatia alla nostra gente comune. Star vicini agli immigrati vuol dire investire per il futuro, creare una nuova comunità. Possiamo offrire alla riflessione l’ultimo libro che abbiamo scritto sulla comunicazione dei valori: proviamo a guardare, esistono questi valori nelle comunità che noi avviciniamo, accogliamoli e usiamoli per educare, per andare avanti. 'Valori senza confini', edito da Centro Ambrosiano-itl, è un semplice strumento che può servire nell’educazione e che sottolinea però anche la difficoltà di questa comunicazione. Un esempio: ormai le mamme peruviane, filippine, latino-americane o di altre etnie vengono in chiesa e piangono per la gran parte, perché non riescono più a comunicare questi valori ai loro figli. Quindi la migrazione diventa davvero una sfida antropologica verso il futuro. 
Pino Nardi
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