I giovani nell'era di Nietzche (I parte)

Siamo in fondo contenti così, va bene così, proprio perché non sappiamo reagire, non sapremmo far vibrare l'arco e scoccare la freccia verso orizzonti più lontani, perché abbiamo disimparato a desiderare.

I giovani nell’era di Nietzche (I parte)

da Quaderni Cannibali

del 22 ottobre 2009

E quindi uscimmo a riveder le stelle! (II parte)

 

“Ahimè! Sta per giungere il tempo in cui l’uomo non scoccherà più la freccia del suo desiderio oltre l’essere umano e la corda del suo arco avrà disimparato a vibrare” (Nietzche, Così parlò Zarathustra, 1885).

 

“Nei prossimi anni il mondo sarà sottosopra: dopo che il vecchio Dio è stato congedato, sarò io a reggere il mondo” (Nietzche, lettera a Carl Fuchs, 18 dicembre 1888).

 

Verrebbe innanzitutto da dire che quel tempo è giunto, che la profezia di Nietzche/Zarathustra si è perfettamente avverata. Il mondo di oggi – anche quello dei giovani – è così: l’uomo ha disimparato a tendere l’arco del proprio desiderio, l’obiettivo della freccia è sempre a corto raggio e come il bambino si esalta quando riesce a superare una prova che gli viene facilitata, così l’uomo di oggi si accontenta ed è appagato di ciò che riempie facilmente la sua vita, dentro il perimetro ristretto del proprio desiderio. Siamo in fondo contenti così, va bene così, proprio perché non sappiamo reagire, non sapremmo far vibrare l’arco e scoccare la freccia verso orizzonti più lontani, perché abbiamo disimparato a desiderare.

 

Avere il vestito firmato, trascorrere una settimana al mare con il proprio “tipo/a”, un bel cellulare, andare bene a scuola e poter tornare all’ora in cui si vuole la notte: ecco la portata – ben identificabile – degli obiettivi della propria freccia. D’altra parte è così che ci vuole il mondo: rassegnati, impegnati, indaffarati, distratti: così siamo fedeli consumatori e perfetti cittadini. L’importante è non disturbare, non lasciarsi prendere dall’irrequietudine, non creare problemi, tanto non serve....il mondo è un meccanismo troppo perfetto per essere inceppato. Un gioco, in  cui i giocatori sanno già chi vince: ribellarsi un po’ va bene, fa parte del gioco, è concesso all’adolescente questo margine di creatività ma anche lui stesso sa che presto o tardi il gioco finirà e per questo non si prenderà sul serio più di tanto.

 

Chi non sa accettare il limite rischia grosso, chi non rientra in tempo, chi va oltre il prevedibile o il concesso....Succede, soprattutto ai più sensibili o vivaci! Allora saranno guai davvero ed arriveranno schiere di esperti del disagio giovanile, della devianza, del recupero. Sono rischi previsti dalla società per chi non ha capito che si trattava di un gioco e che il ritorno alla realtà era inevitabile.

 

Forse per Nietzche più che una profezia si trattava di un auspicio: che l’uomo impari a non  desiderare altro che l’essere umano, che l’arco del desiderio disimpari a vibrare significa accettare finalmente e sino in fondo la propria mortalità, imparare a cercare il senso della terra nel vivere stesso, scoprire il senso del proprio cammino umano giorno dopo giorno mentre si compie il cammino stesso. Non più ipotesi di senso assolute ed universali ma unicamente costruite, cercate, verificate nella propria ed irripetibile biografia. Ma il grande pensatore tedesco, se fosse presente oggi, credo dovrebbe lealmente constatare che, in luogo del superuomo, l’io nato dalla morte di Dio è un bambino smarrito in una foresta di giocattoli.

 

Ai giovani che incontro amo dire: dovete imparare a difendervi, dovete imparare a difendervi dai vostri padri (in senso generazionale), malgrado nessuno abbia intenzioni cattive, dovete difendervi dalla nostra confusione e dal nostro smarrimento. Dovete farlo perché la vita è vostra ed è terribilmente bella e voi avete diritto a goderne pienamente.

 

 

La cultura nichilista di oggi, che esalta la libertà individuale e rifiuta la sacralità della vita, è stata paragonata dal Papa alla follia hitleriana. «I lager nazisti, come ogni campo di sterminio, possono essere considerati simboli estremi del male, dell'inferno che si apre sulla terra quando l'uomo dimentica Dio e a Lui si sostituisce, usurpandogli il diritto di decidere che cosa è bene e che cosa è male, di dare la vita e la morte», ha detto infatti Benedetto XVI all'Angelus, denunciando che «purtroppo questo triste fenomeno non è circoscritto ai lager. Essi sono piuttosto la punta culminante di una realtà ampia e diffusa, spesso dai confini sfuggenti».

 

«Bisogna riflettere sulle profonde divergenze che esistono tra l'umanesimo ateo e l'umanesimo cristiano; un'antitesi che attraversa tutta quanta la storia, ma che alla fine del secondo millennio, con il nichilismo contemporaneo, è giunta a un punto cruciale, come grandi letterati e pensatori hanno percepito, e come gli avvenimenti hanno ampiamente dimostrato». «Da una parte - ha rilevato il Pontefice - ci sono filosofie e ideologie, ma sempre più anche modi di pensare e di agire, che esaltano la libertà quale unico principio dell'uomo, in alternativa a Dio, e in tal modo trasformano l'uomo in un dio, che fa dell'arbitrarietà il proprio sistema di comportamento. Dall'altra - ha continuato - abbiamo i santi, che, praticando il Vangelo della carità, rendono ragione della loro speranza; essi mostrano il vero volto di Dio, che è Amore, e, al tempo stesso, il volto autentico dell'uomo, creato a immagine e somiglianza divina». (Angelus, 9 agosto 2009)

 

C’è qualcuno che sappia parlarvi delle stelle? Che sappia farvi sognare le stelle?

 

 

Matteo Lusso

http://http://www.culturacattolica.it/

Versione app: 3.25.3 (26fb019)