I giovani non si sposano, perché?

Nello scorso anno, papa Francesco ha più volte fatto riferimento a un dato sociologico: i giovani europei non si sposano

I giovani non si sposano, perché?

del 10 dicembre 2016

Nello scorso anno, papa Francesco ha più volte fatto riferimento a un dato sociologico: i giovani europei non si sposano

 

Nello scorso anno, papa Francesco ha più volte fatto riferimento a un dato sociologico: i giovani europei non si sposano. È uno dei fenomeni che ha cercato di affrontare il Sinodo sulla famiglia. Per fare chiarezza e circostanziare, il sito "Iglesia en directo" ha chiesto un parere  al sociologo Pablo García Ruiz, che partecipa al progetto europeo di ricerca Families and Societies. Questo progetto riunisce il lavoro di 23 diverse università e tre enti sociali di ambito internazionale, sui problemi che interessano la famiglia oggi in Europa.

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Nei paesi europei ci sono sempre più persone “sole e senza legami” e si celebrano meno matrimoni: secondo Eurostat la media annuale dei matrimoni è di quattro per 1000 abitanti, mentre solo 25 anni fa, nel 1990, la cifra era di 6 ogni mille abitanti. Questa tendenza è ancora più accentuata in paesi come Italia, Spagna e Portogallo, dove oggi si celebrano la metà di matrimoni rispetto a 25 anni fa.

 

Ragioni di queste cifre

 

1. Alloggio e lavoro

Tra le cause della diminuzione dei matrimoni, si usa citare il problema degli alloggi, i cui prezzi sono diventati proibitivi per dei giovani che, per quanto abbiano un livello di istruzione sempre più elevato, si trovano senza lavoro, o devono adattarsi con un lavoro precario, temporaneo e mal remunerato. Secondo Eurostat il 16% dei giovani europei tra i 20 e i 29 anni era disoccupato nel 2014, cifra che è arrivata al 31% in Italia e al 37% in SpagnaIl 75% dei contratti di lavoro che oggi in Europa i giovani firmano, sono temporanei. Per molti di loro “milleurista” è passato dall’essere un aggettivo dispregiativo a diventare un’aspirazione poco probabile.

 

2. Emancipazione

L’emancipazione è sempre più tardiva, soprattutto in paesi come l’Italia e la Spagna, dove quasi il 40% dei giovani tra i 25 e i 34 anni continuano a vivere con i loro genitori, mentre nel 1990 erano solo il 25%. La famiglia di origine è vista oggi come un luogo di protezione e sicurezza, in cui i giovani beneficiano di una armonia generazionale senza precedenti, e in più, in condizioni di libertà. Emanciparsi significa perdere in qualità della vita, dato che, di solito, significa rinunciare al livello di benessere e di consumi raggiunto dalla famiglia di origine.

 

3. Dubbi sull’istituzione

Per quanto riguarda i motivi, secondo altre ricerche, quando si chiede alle coppie di fatto perché non si sposano, quasi un terzo risponde che “non credono in impegni scritti” o che “non credono nel matrimonio”, forse disillusi dagli scarsi esempi ricevuti. Di fatto, il matrimonio è visto oggi come una alternativa tra le altre forme, ugualmente legittime, per condividere un progetto di vita. L’amore reciproco genera molte forme diverse di convivenza.

 

4. Paura dell’impegno

Ciò nonostante, la grande maggioranza delle persone continua ad apprezzare il matrimonio. Anche due su tre di chi forma coppie di fatto lo valutano positivamente, e considerano la loro convivenza come una tappa preliminare, provvisoria, orientata al matrimonio. Se è così, allora che ragioni hanno per non sposarsi?

La ragione per non sposarsi più frequentemente citata nelle inchieste è “per comodità”, motivo che può applicarsi non solo alle coppie di fatto, ma anche a quanti semplicemente vanno differendo il loro matrimonio. Che cosa può voler dire “comodità” in questo contesto? In che senso sposarsi è diventato qualcosa di scomodo o difficile? In parte, ovviamente, è una questione economica. Sposarsi costa, dato il fasto che oggi circonda le nozze in tutte le classi sociali. Però c’è di più: sposarsi è assumere un impegno preciso, specifico, concreto, che implica un progetto a lungo termine per il quale molte persone non si sentono preparate o non sanno se saranno capaci di viverlo. Non è che le persone non siano sicure dei sentimenti che nutrono per l’altro (solo il 4% riconoscono che è per questo). È, piuttosto, che molti dubitano di essere all’altezza.

 

5. Questione di mentalità

Di fatto, il matrimonio conserva prestigio sociale. Sposarsi dà stabilità alla coppia, poiché dichiara pubblicamente la volontà ferma di intraprendere un progetto di famiglia condiviso con chi si ama. Il matrimonio continua ad avere una componente istituzionale importante. Tuttavia ora, nell’attuale clima culturale, il matrimonio è circondato da notevoli rischi e incertezze. È difficile definire le aspettative, anticipare gli obblighi vicendevoli e i comportamenti che risulteranno più appropriati negli attuali incerti contesti sociali, lavorativi, economici e culturali. L’evoluzione dei ruoli di genere introduce nuovi pericoli nella relazione: i modelli e le regole delle famiglie di origine non sono ripetibili. Ogni coppia deve decidere per conto suo, negoziare e trovare ogni volta il modo di affrontare le esigenze imposte dalle mutevoli circostanze del lavoro (o della mancanza di esso), dell’abitazione e del cambio di residenza, dei figli che si hanno (o no), delle rispettive reti sociali, ecc.

 

6. L’esempio del divorzio e della rottura

D’altra parte, divorzi e separazioni si sono moltiplicati nel giro di una generazione e sono arrivati a far parte del possibile orizzonte di quelli che si sposano oggi: secondo Eurostat, i divorzi sono aumentati del 25% negli ultimi 20 anni in Europa. Nello stesso periodo in Italia si sono  moltiplicati per due e in Spagna per tre.

Non è che ci si rallegri della rottura. Piuttosto si vede come un fallimento che si teme, e che, di fatto, crea dei dubbi a quanti pensano di assumersi l’impegno. 

 

7. Paura

A molti, semplicemente, il matrimonio fa paura. Da questo timore è contagiato anche il fidanzamento, che risulta troppo formale per quanti preferiscono la provvisorietà, il vivere nel presente senza impegnarsi esplicitamente in un progetto a lunga scadenza.

Le ragioni e le cause sono dunque collegate. La paura dell’impegno, il timore di non essere all’altezza degli (incerti) obblighi futuri, trova un alleato nelle difficoltà di conseguire un lavoro stabile, di conciliare il lavoro dei due con i progetti di famiglia,  di trovare un’abitazione ragionevole o, in sintesi, un orizzonte limpido.

 

Forse il vero problema è che come società abbiamo alzato troppo le aspettative. O che abbiamo perso coraggio e fiducia nella forza dell’amore.

 

Pablo García Ruiz, traduzione di Gigliola Puppi

http://www.documentazione.info/

 

 

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