I giovani sul grande schermo

Vengono prodotti ogni anno centinaia di film che hanno come protagonisti giovani e adolescenti, che affrontano esplicitamente i problemi della condizione dei giovani, che indagano sui modi e le forme del comportamento della gioventù nelle più diverse situazioni umane e sociali. Ecco un breve viaggio tra i film più significativi per imparare a conoscere i giovani con il cinema.

I giovani sul grande schermo

da Attualità

del 05 aprile 2011

 

 

 

          Sin dai suoi inizi il cinema non è stato solo spettacolo, ma molto più spesso un veicolo di valori, messaggi importanti, di idee, in grado di superare attraverso parole e immagini i confini geografici, e culturali.

          Spesso, forse più di altre forme ed espressioni d’arte, oltre che momenti di svago e di relazioni, esso ha offerto alle giovani generazioni una forza idealista, la capacità di far sognare e sperare, il desiderio di conoscere e farsi conoscere, di reinventarsi.

          Il cinema è capace ancora oggi di aiutare i giovani a rendersi conto delle proprie emozioni, rafforzare la propria identità e individualità, stimolando la loro crescita e offrendo loro un’educazione ai sentimenti, alla relazione, all’accettazione.

          Il panorama giovanile appare oggi per sua natura contraddittorio, non omogeneo, addirittura frantumato. E il cinema che ad esso si riferisce offre spesso rappresentazioni che consentono una visione sfaccettata della realtà giovanile e delle tematiche giovanili.

          Vengono prodotti ogni anno centinaia di film che hanno come protagonisti giovani e adolescenti, che affrontano esplicitamente i problemi della condizione dei giovani, temi rilevanti e problemi di attualità, che indagano sui modi e le forme del comportamento della gioventù nelle più diverse situazioni umane e sociali.

          Alcuni spaziano attraverso tematiche legate all’adolescenza, come bullismo, esclusione sociale e dialogo interculturale, la cultura giovanile, la religiosità, i sentimenti, le tendenze, le speranze, i sogni, ed anche le delusioni, le difficoltà, la tristezza, lo sconforto, la ribellione di una gioventù che quotidianamente affronta i problemi dell’esistenza in una società in continua trasformazione.

          Ci vengono presentati spesso adolescenti ribelli, spaventati e confusi, nella ricerca di linguaggi e tecniche sempre nuove per affrontare e conoscere il mondo dei giovani e le mode giovanili.

 

“La meglio gioventù”

Uno sguardo adulto ma nostalgico degli anni giovanili

          È un film del 2003, diretto da Marco Tullio Giordana, anche se inizialmente prodotto per la televisione. Racconta trentasette anni di storia italiana, dall'estate del 1966 fino alla primavera del 2003, attraverso le vicende di una particolare famiglia.

          Al centro della storia sono due fratelli, Nicola e Matteo Carati, che vivono inseparabilmente gli anni dell'adolescenza fino a quando l'apparire nella loro esistenza di una ragazza con gravi problemi cambierà il loro destino e le loro vite che prenderanno strade diverse: Nicola si laureerà in medicina, mentre Matteo entrerà nell'esercito e, successivamente, nelle forze di Polizia. Anche se figli di una stessa generazione, vivono con due visioni di vita antitetiche.

          La loro esperienza s'intreccia con le vicende italiane durante l'arco di quegli anni, con i fatti salienti che hanno accompagnato la storia della nostra nazione e soprattutto della gioventù durante quegli anni: l'alluvione di Firenze, il sessantotto, il periodo della lotta armata e delle Brigate Rosse. Tutto viene narrato con sguardo nostalgico sullo scorrere del tempo passato, le diverse abitudini, la gioventù che lascia il posto ai problemi dell'età adulta.

          Le vicende italiane in generale e la vita della famiglia Carati si influenzano a vicenda. E’ la vita di personaggi e di giovani che vivono e cambiano, che subiscono colpi, delusioni, ma anche scoppi di gioia e di orgoglio meritato e che ci rendono possibile vedere finalmente quello che è stato il cambiamento dei pensieri e dei comportamenti della nazione in cui viviamo.  

 

 

“Notte prima degli esami”

          L’esame di maturità per i giovani è anche l’esame della vita perché apre una finestra su un mondo duro e difficile.

          Parliamo di esami di maturità del giugno 1989. Le emozioni adolescenziali sono intense, la musica del tempo, le ragazze e i primi amori. Un film di Fausto Brizzi dedicato agli adolescenti di ieri ma con la consapevolezza che il film è per tutti coloro che sono stati adolescenti, perché vengono rivissute esperienze che ogni adolescente, di ogni tempo, è chiamato a superare, perché la vita è sempre un ripetersi oggi di ciò che è avvenuto nel passato.

          Una trama complicata ma ordinaria. Luca innamorato di Claudia che insulta il professore Martinelli senza sapere che lo ritroverà in commissione d'esame. Massi che va con la sorella della fidanzata Simona, e Alice che è perennemente innamorata di Luca, ma non riesce mai a confessarglielo, e poi ancora Riccardo, bello e impossibile. Sono come sempre le avventure goliardiche e spensierate del gruppo di amici adolescenti che si trovano ad affrontare le prime vere e complicate prove della vita. Sono le foto di ciascuno di noi che abbiamo vissuto i tempi dell’adolescenza con tutto ciò che la caratterizza, gli amici, le gioie, le difficoltà.

          La maturità, per chi l'ha vissuta, resta come un momento indimenticabile nella vita di ciascuno di noi. Non si tratta solo della paura dell’esame che ti costringe a un lavoro di sintesi, ma perché essa rappresenta un passaggio da un mondo ancora strettamente familiare e adolescenziale verso un futuro ancora sognato ma già con qualche timore, un mondo duro e difficile, fatto di preoccupazioni e sofferenza.

 

“Fame chimica”

Una periferia cittadina con tensioni razziali e l’utopia di una solidarietà che non esiste.

          Un film di Antonio Bocola e Paolo Vari del 2003. Una periferia di città che potrebbe essere quella di qualsiasi altra città in Italia, con la piazza sotto casa, e due bar che ogni giorno raccolgono i tipi più strani e diversi del quartiere. Claudio e Manuel, due amici cresciuti insieme, che hanno condiviso le principali esperienze della loro vita, fanno parte di quel gruppo di giovani che ogni giorno si ritrova sulle panchine vicino al parco giochi per bambini.

           Due vite diverse legate da profonda amicizia. Claudio ha un lavoro regolare sebbene faticoso e mal pagato, in una cooperativa a ritmi esasperati, per portare a casa qualche soldo, ma che si sente totalmente insoddisfatto e senza alcuna prospettiva per il futuro. Manuel lavora come gommista, ma di fatto il suo business è lo spaccio, che gli fa guadagnare un bel po' di soldi e il rispetto del quartiere: della piazzetta lui è il capo. L’ amicizia tra i due giovani si incrina quando Maja, l’amore adolescenziale di Claudio, torna da Londra per stare alcuni giorni in città.

          Attorno a questa storia c’è tutto un mondo di immigrati e le lamentele dei residenti. Un quadro sempre attuale e di moda in cui le tensioni sociali e razziali accendono violenze d'ogni genere. Cittadini che vogliono migliorare il loro territorio ma che non riescono a nascondere i propri disagi e pregiudizi nei confronti degli extra-comunitari. I due registi, raccontano di una periferia cittadina sottolineando l’aspetto sociale delle tensioni razziali, il problema di un diverso tipo di convivenza in cui nuove razze si mescolano alle vecchie, e l’utopia di una solidarietà e tolleranza che non esiste e che spesso si tramuta in tragedia.

  

“White Oleander”

È un veleno mortale nascosto nel bianco oleandro. 

          Ma è anche un film del regista britannico Peter Kosminsky che ispira un senso di fastidio fin dal suo inizio, perché fastidiosa e indigesta è la vicenda che racconta, tratta da un romanzo pubblicato in America qualche anno fa. 

          Una storia al femminile, color biondo finto come i capelli delle diverse donne. Esso narra le peregrinazioni di Astrid, una ragazza adolescente, molto bella e con i capelli lunghi e biondi, che si ritrova sola, dopo che la madre viene arrestata per l'omicidio del suo amante. Una vita in diverse famiglie alle quali viene affidata dai servizi sociali. Un doloroso vagare tra istituti per minori e famiglie affidatarie, fallimenti di inserimento, nonostante la piccola Astrid ce la metta tutta per farsi accettare, stanno a testimoniare di un tessuto sociale sconcertante e fragile. 

          Il finale, paradigmatico ed eloquente, porterà Astrid a lavorare per una profuga russa dove troverà affetto e comprensione, saggi consigli e uno spiraglio di futuro, con la madre ormai alle spalle labile figura ma presente di un passato da dimenticare.

           Il filo conduttore del film, che rispecchia i sentimenti della giovane Astrid, sono i suoi capelli: dapprima sono lunghi e biondi a indicare la sua innocenza; poi all'istituto li taglia per mostrarsi dura e distaccata; infine, dimenticando il passato, li tinge di nero.

           Alla conclusione del film, quando la madre si dichiara colpevole e lascia la figlia andare per la sua strada, Astrid se sente finalmente libera e ritrova un senso di pace e di stabilità, accettando il suo passato e perdonando la madre.

          E’ un quadro disarmante della famiglia oggi che dovrebbe invece essere il nucleo fondamentale sul quale reggere la solidità della società alla quale apparteniamo. Nei tentativi, miseramente e tragicamente falliti di affidamento, il regista illustra simbolicamente il senso che è alla base del film e che trova la sua espressione più incisiva nel difficile rapporto tra Astrid e sua madre. Caustico e conflittuale, sottilmente velenoso, come un oleandro per l'appunto, l'amore materno di Ingrid è soffocante e tossico.

  

“Voglio Essere Profumo”

Una domanda di senso e di comprensione della propria esistenza.

          Il film, girato da Filippo Grilli, si ispira a una storia vera, quella del seminarista di Lissone, Alessandro Galimberti, morto per una malattia del sangue all'età di ventiquattro anni, un anno prima della sua ordinazione a sacerdote. La trama cerca di interpretare l'eredità spirituale di questa figura, intrecciando le vicende di cinque personaggi di estrazione diversa, i cui percorsi finiranno per confrontarsi con la stessa domanda di senso e di comprensione della propria esistenza. Il titolo si riferisce ad una sua poesia in cui chiede al Signore di essere il vasetto di olio di nardo, sparso sui piedi di Gesù, consumato per amore. Il film é da valutare come poetico e adatto per dibattiti, per parlare e riflettere su argomenti forti e importanti: la vocazione, la religione, i giovani, i valori comuni, il lavoro, la natura, il territorio, l’amicizia e la morte.

          Il baricentro della storia è sicuramente il seminarista Francesco, ma ampio spazio viene lasciato alle vicende dei giovani che in modo più o meno occasionale lo hanno incontrato. Ci mostra inoltre una realtà per fortuna ancora diffusa nel nostro paese, ma che è praticamente assente nella produzione cinematografica: la vita di una comunità parrocchiale con giovani impegnati nell'animazione o nella catechesi.

           Andrea è un giovane seminarista profondamente legato alla natura. Susanna è un'adolescente ricca e insicura, apparentemente incapace di comprendere il suo posto nel mondo. Lorenzo è un affermato professionista che si trova a vivere una difficile situazione personale. Barbara vive in un monastero e ha scelto di prendere i voti. Davide sta invece per sposare la sua Viola.

          I destini di queste cinque persone, sconosciute tra loro, con aspirazioni ed esistenze diverse, si incroceranno quando entreranno in contatto con Francesco, un giovane alle soglie del sacerdozio. Egli, con il suo esempio e con la forza della sua fede riuscirà a incidere nelle coscienze degli altri cinque affievolendo i loro dubbi e dando loro una nuova consapevolezza.

 

“Asfalto rosso”

Storia di un branco dedito all'alcool e alle gare d'auto clandestine.

          Asfalto Rosso è un lungometraggio prodotto nel 2010 da Nuovo Centro Internazionale di Brera e diretto da Ettore Pasculli, sull’importantissimo tema sociale della sicurezza stradale e i giovani sbandati. Un film sui ragazzi di oggi e che i ragazzi di oggi devono assolutamente vedere.

          La trama parla di Monica, l'insegnante di educazione fisica di una scuola superiore e soprattutto dei ragazzi che frequentano quella scuola ove hanno creato una sorta di branco dedito all'alcool e alle gare d'auto clandestine. Monica sa che questa loro ribellione è soltanto il risultato di un malessere sociale che li porta ad eccedere in tutto, e cerca il modo per aiutarli. Organizza dei corsi di guida sicura, e quando viene a sapere della presenza in città di Alex (ex pilota di F1 rimasto in sedia a rotelle a causa di un grave incidente dovuto proprio all'abuso di alcool) cerca di coinvolgerlo nel suo progetto sperando che lui possa avere un certo appiglio sui ragazzi. Ma oltre a scontarsi con il branco si trova anche a dovere combattere contro i fantasmi di Alex e i sensi di colpa che non ha mai superato e cerca il modo per conquistarlo.

          Oggi si tende a spingere sull' accelleratore anche nella vita. La tendenza dei ragazzi a volere tutto e subito. Nopn sono più abituati a conquistare le cose! tutto scontato! Non fanno nemmeno in tempo a desiderare una cosa che già la possiedono. Così cercano sempre qualcosa di più, senza sforzi e senza sacrifici, tutto e subito, pestano l'acceleratore col rischio di ritrovarsi senza niente, a volte senza nemmeno più la vita!

          Sono proprio i giovani a rimetterci la pelle il più delle volte sulle strade. Prigionieri di una mentalità che fa della trasgressione un modello, si fanno prendere dall'alcool e dalla velocità, un cocktail che unito alla stanchezza e al sonno diventa mortale.

          Un quadro toccante della fragilità di questi ragazzi che sono cresciuti ai margini. Oggi i giovani crescono tempestati da eccessivi stimoli, miriadi di informazioni, violenza e arrivismo.

 

“Piazza giochi”

I giovani tra sballo e noia e sentimenti.

          Piazza Giochi è un film di Marco Costa che riesce a descrivere con oggettività la realtà di una fascia dei giovani della Roma bene. Il suo lavoro pare ricalcare, almeno apparentemente, la scia del cinema adolescenziale tanto di moda nel nostro panorama cinematografico. Dei giovani si parla spesso in modo sbagliato, soprattutto al cinema, ed invece la generazione degli adolescenti sono il futuro del mondo anche se non sempre sono aiutati a costruirsi un futuro.

          Il film riesce a fornire una immagine completamente diversa dei giovani rispetto a come siamo stati abituati a vederli al cinema o in televisione. Esso ha sicuramente il pregio di riuscire a descrivere con lucidità e gusto la realtà di una fetta dei giovani della capitale, quelli molto spesso annoiati e viziati e certo dediti allo sballo ma non solo, perché appunto non è esclusivamente quella la loro vita. E infatti nel corso del film appaiono anche i momenti bui della loro esistenza, ravvisabili non solo negli amori che non quadrano come vorrebbero ma anche negli inevitabili smarrimenti che gli adolescenti che credono di avere tutto, ed almeno apparentemente lo hanno, non mancano di vivere.

 

“Tre metri sopra il cielo”

Il primo amore non si scorda mai.

          Una pellicola fatta apposta per appagare le nostalgie di un pubblico giovanile. La più bella storia d'amore che un adolescente possa sognare. Tutti che s'innamorano di tutti e immediatamente, pur essendo uno l'opposto dell'altro. Tutti ricchi, tranne uno, il povero Pollo. Storia di un amore sincero, che nasce per caso ma che dura, dovrebbe durare, per sempre. Ma forse non è così. Come innamorarsi a 18 anni e perdere ogni controllo del tempo e dello spazio fino a toccare Tre metri sopra il cielo?

          Ispirato dall'omonimo libro di Federico Moccia, Luca Licini, il regista, parla di una storia d'amore tra due giovani diciottenni: Babi studentessa modello, della Roma bene con sogni romantici e di Step, suo principe azzurro, se non fosse frequentatore delle corse di moto clandestine, in contrasto con la famiglia benestante e amico di teppisti che amano mettere a soqquadro le case dei coetanei. Due mondi distanti ma che l’amore fa incontrare.

          Un racconto di emozioni e di vissuti degli adolescenti oggi, la cui felicità appare una difficile conquista. Rimane iI messaggio che il primo grande amore non si dimentica, ma esso e segna la fine dell'età dell'innocenza.

          Una storia d'amore inevitabilmente costruita secondo parametri adolescenziali, ragazzi tutti molto carini e con delle tranquillizzanti facce da bravi ragazzi, ragazzi che vivono le prime esperienze: la prima volta, le amicizie cresciute fra motorini e banchi di scuola, le cattive compagnie, la famiglia borghese tutta regole e poco affetto, la scuola privata che non aiuta, le droghe leggere, i debiti di gioco, gli amori clandestini, la dedica sul muro o sul ponte, le corse proibite.

          Il film rappresenta una società francamente deprimente nei suoi cliché forse anche lontani dalla realtà quotidiana giovanile. Eppure il tema quanto mai interessante e la descrizione dell'universo giovanile, ne ha fatto un film cult delle giovani generazioni.

 

 

Adamo Calò

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