I grandi viaggiatori

Radiomeditazione a cura di Don Paolo Baldisserotto. Un testo liberamente ispirato ad un racconto di Italo Calvino. «Tutti gli anni, al solstizio di primavera, i grandi viaggiatori si danno appuntamento qui nella città di Eufemia. Sono giunti da tutte le parti del mondo...».

I grandi viaggiatori

da L'autore

del 01 gennaio 2002

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Cronista - Ora, dopo il tramonto, i grandi viaggiatori si trovano nella città di Eufemia attorno al fuoco per raccontarsi le loro scoperte. Il tema di questo anno è ’Occidente’. Come inviato speciale sono in grado di mandare in onda in diretta la loro conversazione. Adesso, per esempio, sta parlando il Tuareg, un abitante del deserto.

TUAREG – Fratelli, amici viaggiatori. Incomincio col dire le mie impressioni sul recente viaggio che ho fatto in Occidente. Mentre da noi le donne portano il velo per conservare il mistero della bellezza e della vita, ho visto in Occidente le donne far vedere l’ombelico.

Vanno in giro a mostrarlo a tutti e qualcuna lo adorna di diamanti. Chi non ce l’ha si vergogna e si copre. Gli uomini per non essere da meno delle donne scoprono invece il fondo schiena fino a far vedere il sorriso verticale. Vanno in giro con una certa aria tranquilla e pare che dicano: “Se voi avete l’ombelico, noi abbiamo il sorriso!”.

PELLEROSSA – Fratelli, amici viaggiatori, lasciate dire a me qualcosa sul visi pallidi. Noi indiani d’America abbiamo sempre avuto rispetto per la terra, i fiumi, l’aria, gli animali perché dono del Grande Spirito.

Viso pallido parlare di ecologia, di amore alla natura. Io vedere raccogliere immondizie sulle spiagge e nei boschi, pulire fiumi e laghi e mari, mettere in cassettoni colorati materiali distinti.  Ma quando io chiedere perché, nessuno avere un motivo spirituale, nessuno avere un  vero rapporto con le piante, con l’acqua, con gli animali. Nessuno amare  Grande Spirito. Come è possibile?

ABORIGENO – Fratelli, amici viaggiatori, anch’io voglio parlare del “papalagi”, cioè dell’uomo bianco. Ho osservato il suo mangiare: tutte cose conservate dentro una scatola di latta o sacchetto di nailon o nella carta.

Possiedono anche i cibi che vengono dai campi, ma preferisce quelli lavorati in fabbrica, trasformati al punto che non si sa più che cosa sono, chi li ha prodotti e da dove vengono. Il “papalagi” vive di paura e per questo si arma e usa la violenza. Non come noi che usiamo l’arco, le cerbottane e il boomerang per andare a caccia.

Il “papalagi” usa le sue armi contro gli uomini e contro se stesso perché ha paura di tutti. Per questo fa la guerra, perché vive di paure.

ZINGARO – Fratelli, amici viaggiatori, io sono nomade, sono un Rom e voglio dire qualcosa del “gagè”, dell’uomo sedentario. Ho notato che tende a far sempre le stesse cose, meccanicamente. Ogni giorno corre per i suoi affari ed è triste. Ogni giorno è uguale all’altro e lavora anche di festa.

Quando si ferma è arrabbiato perché non ha niente da fare. Non è libero di cambiare ogni giorno, di vedere cose nuove, di vivere il presente come noi senza l’ansia del futuro, senza orologio. Il “gagè”ha sempre fretta, sembra comandato da qualcuno che non si vede, non è autonomo e libero, ma si lascia influenzare da ogni idea, da ogni notizia, da ogni cosa. Il “gagè” è ripetitivo, monotono e non gli piace cambiare. (applausi)

AFRICANO – Fratelli, amici viaggiatori lasciate che dica anch’io qualche cosa dell’uomo bianco. Mi ha sempre impressionato la casa del bianco: piena di cose che non servono. Compera tante cose per buttale via e ricomperare altre cose.

Ha una sete spaventosa di oggetti materiali. Continua a costruire cose per cambiarle. Noi in Africa cerchiamo di fare tutto col meno possibile, le nostre capanne sono essenziali, niente di superfluo. Sono stato nelle case dei bianchi e ho visto la camera da letto dei bambini con 20 bambole, un cesto pieno di giochi, una mensola con 90 mostriciattoli di gomma; in garage avevano 5 biciclette, 4 paia di scii, due slitte, un mare di cose abbandonate e inutili. Ho capito che per il bianco la cosa più importante è avere tante cose.

CINESE – Flatelli e amici viaggiatoli. Se posso aggiungele qualcosa anch’io sull’uomo. Europeo è questo: pul avendo una civiltà abbastanza bleve si crede supeliole a tutti gli altri e va in gilo per il mondo a dile che il suo sistema è il migliore. Non cerca di capile, di accogliere le espelienze dei vecchi, degli altri. L’europeo è siculo di essele il migliore, il più intelligente. Ha tagliato i ponti con gli antenati, con le sue ladici, col passato e colle avanti siculo che il futulo è nelle sue mani. L’europeo ha uno stlano concetto del tempo, fatto di ole, minuti e secondi, non di avvenimenti, incontli e cicli naturali. Non vogliono invecchiare, non vogliono diventale saggi. Dedicano poco tempo al pensare.

Cronista - Amici ascoltatori, come avete sentito, hanno finito il primo giro di informazioni. Adesso c’è una replica per chi vuole. Ha chiesto di nuovo la parola lo zingaro.

ZINGARO – Fratelli viaggiatori, ho girato un po’ tutto il mondo e non ho trovato in nessuna terra l’uomo perfetto, senza limiti e difetti. Ogni popolo ha qualcosa di bello da condividere con tutti. Ogni popolo può imparare qualcosa dagli altri. Io sono arrivato a questa conclusione: l’uomo nuovo che nascerà imparerà ad amare tutti, non solo quelli della propria terra, non solo i simpatici, i ricchi, i buoni. Amerà tutti grandi e piccoli, neri e bianchi, rossi e gialli, giovani e vecchi. Avrà un cuore grande.

TUAREG – Fratelli viaggiatori, l’uomo nuovo di cui ha bisogno l’umanità imparerà ad amare per primo, a fare il primo passo, ad accogliere gli altri con un sorriso.Non aspetterà di essere amato, ma andrà incontro all’altro, prenderà l’iniziativa lui stesso, incomincerà per primo senza aspettarsi niente. Avrà un cuore accogliente.

AFRICANO - Fratelli viaggiatori, l’uomo nuovo che nascerà saprà ascoltare l’altro come si ascolta un amico, un fratello. Guardandolo negli occhi saprà portare con lui le gioie e i dolori. Riderà quando lui è nella gioia, piangerà quando lui è nel pianto. Amerà quello che ama l’altro, lo amerà nel modo con cui vuol essere amato, lo capirà fino infondo, perché si farà uno con lui. L’uomo nuovo avrà un cuore buono.

CINESE - Flatelli viaggiatoli, l’uomo nuovo della nuova umanità avlà un amore matulo e concreto, non a palole o fatto soltanto di sentimento. Mettelà a servizio degli altri la ploplia fantasia, la ploplia forza, la ploplia intelligenza, le ploplie cose. Falà una economia che polta alla comunione dei beni e l’umanità non avlà più poveli. Avlà un cuole geneloso.

PELLEROSSA – Fratelli viaggiatori, l’uomo nuovo conoscerà il segreto dell’amore: il soffrire per gli altri. Non avrà paura di soffrire, non butterà via i momenti di dolore perché  capire che solo soffrire si ama veramente. L’uomo nuovo sarà forte nelle prove della vita, e sarà pronto anche a dare la vita se è necessario. Avrà un cuore paziente.

ABORIGENO – Fratelli viaggiatori, ascoltatemi: c’è un’ultima caratteristica dell’uomo nuovo che cerchiamo di portare nel mondo. Il suo amore tende alla reciprocità, sa farsi amare, suscita una risposta d’amore anche negli altri e così nasce l’unità. E’ un amore che va e che ritorna. L’uomo nuovo è in realtà la forza di tanti uomini uniti dall’amore. Gli uomini nuovi avranno un solo cuore e una sola anima.

Cronista – E’ ormai notte fonda i Grandi Viaggiatori riprendono il loro cammino ricchi delle esperienze che si sono raccontati. E quando dormiranno sotto le stelle nelle brevi notti d’estate o lungo le rotte sconfinate del mondo ricorderanno quelle parole amare tutti, amare per primi, farsi uno, abbracciare il dolore, l’unità  e ogni parola evocherà altre avventure, altre idee, altri incontri.

Così fino al nuovo solstizio di primavera dell’anno seguente qui nella città di Eufemia.  

don Paolo Baldisserotto

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