"Genitori e ragazzi italiani - spiegano i ricercatori - non esitano ad esporre la propria vita privata su Internet e non sembrano preoccuparsi eccessivamente delle conseguenze e dei rischi che possono correre.
del 03 settembre 2010
         
          Uno studio commissionato da Trend Micro e condotta dalla A&F Research rivela che i ragazzi da 8 a 16 anni mettono la loro vita privata su internet e questo senza la consapevolezza dei genitori. Una volta di una ragazza si diceva che era 'tutta casa e chiesa'.
 
          E di un ragazzo invece 'tutto casa e campo di calcio'. Oggi possiamo dire che i nostri figli sono tutti casa e facebook. Lo rivela una ricerca, realizzata nel mese di giugno i cui dati devo essere letti con grande attenzione (su un campione di 210 ragazzi e 90 genitori).
          'Genitori e ragazzi italiani - spiegano i ricercatori - non esitano ad esporre la propria vita privata su Internet e non sembrano preoccuparsi eccessivamente delle conseguenze e dei rischi che possono correre. Lo rivela un'indagine commissionata da Trend Micro, leader nella sicurezza dei contenuti Internet, all'istituto indipendente A&F Research e condotta su un campione rappresentativo di ragazzi di età compresa tra gli 8 e 16 anni e di genitori con figli nella stessa fascia di età.
          Favorita dal successo dei social network, in particolare di Facebook, questa tendenza a 'pubblicizzare' i diversi aspetti della propria vita non è accompagnata da una adeguata consapevolezza dei pericoli per la privacy e da una sufficiente conoscenza delle necessarie misure di protezione. Ad esempio, solo il 30% dei genitori e il 40% dei ragazzi sa come impostare le regole di privacy nei social network'.
          Nulla di nuovo che già sapevamo, comprese le paure dei genitori che registriamo in giro per l'Italia quando parliamo di questi argomenti.
          Tempo fa di questo fenomeno, il mettere la propria vita in piazza, ne aveva parlato il New York Times. Un autorevole opinionista si era chiesto, suscitando la curiosità anche di molti studiosi: cosa spinge milioni di persone a condividere incessantemente minuto per minuto la propria vita e altri a interessarsi incessantemente moment by moment della vita altrui?
          L'articolo del New York Times aveva evidenziato il concetto di 'consapevolezza ambientale' e, a quanto pare, è per molti irresistibile, espresso più volte dagli scienziati sociali.
          È una specie di consapevolezza estrema del ritmo della vita di qualcuno altro, un ritmo mai conosciuto prima. Il paradosso della consapevolezza ambientale è che ogni piccolo aggiornamento, ogni singolo bit di informazione sociale è insignificante di per sé, anche estremamente superficiale talvolta. Ma prese tutte insieme, nel tempo, queste microinformazioni diventano un ritratto sorprendentemente sofisticato della vita altrui, fornendo la possibilità di un'esperienza psicologica interpersonale del tutto inedita.
          Se questa esperienza la fanno genitori e figli in rete insieme è il massimo. I dati dell'indagine non lasciano molti dubbi. Da una parte è preoccupante' la scarsa conoscenza da parte dei genitori delle opportunità e dei rischi di Internet che determina un atteggiamento nei confronti dei figli che si può definire di fiducia 'passiva', proprio perché non è il frutto di un consapevole orientamento permissivo o di una valutazione sulla loro affidabilità. Le preoccupazioni dei genitori sull'utilizzo della Rete da parte dei figli, infatti, sono piuttosto elevate (4,38 in una scala da 1 a 5) solo con i figli di età inferiore ai 10 anni, ma scendono 'pericolosamente' (3,5 su 5) con i figli più grandi. Tra gli stessi ragazzi è molto forte la convinzione (8,3 in una scala da 1 a 10) che 'i genitori si fidano dei miei comportamenti online' e, inoltre, i maggiori di 10 anni navigano prevalentemente da soli (più dell'80%) o in compagnia di coetanei (circa il 50%)'.
          Alcuni genitori ci hanno più volte ripetuto che si iscrivono a social network come Facebook per indagare sulla vita dei lori figli. Una loro presenza dovrebbe essere di disturbo e modificare quindi le abitudini di bambini ed adolescenti. Ma questo non avviene perché i dati parlano chiaro.
          'I ragazzi si connettono a Internet principalmente dalla loro casa (98,6%), il 21,9% dal PC di amici, il 15,2% dalla scuola. Abitualmente i ragazzi si connettono da soli (71,9%), percentuale che sale con l'età fino al 94,3% nella fascia tra 15 e 16 anni. Ma c'è anche una buona parte di ragazzi che naviga in compagnia dei coetanei (40,5%), in particolare ciò accade nel 50% dei casi tra gli 11 e i 16 anni. Con i genitori navigano soprattutto i più piccoli (58,6% dei bambini tra gli 8 e 10 anni), ma solo il 10% dei quindicenni e sedicenni.
          Per quanto riguarda i genitori, la casa è il luogo preferito per la connessione (97,8%), seguita dal posto di lavoro (44,4%). Da segnalare che i genitori accedono a Internet dal cellulare solo nel 4,4% dei casi, contro il 9% dei figli, percentuale che sfiora il 13% nei ragazzi più grandi. Le principali informazioni - precisano gli autori dell'indagine - condivise dai ragazzi su Internet sono relative all'indirizzo e-mail (66,7%), seguito da foto personali e/o dei familiari (56,2%), luogo dove vanno a scuola (41,9%), eventi ai quali partecipano (27,1%), informazioni sugli amici (26,2%); più basse ma non da sottovalutare le percentuali di chi comunica il proprio indirizzo di casa (20,5%) e di chi fa sapere quali sono i posti frequentati abitualmente (18,1%').
          Nessuno contesta la Facebook mania, di cui siamo anche noi vittime felici, ma forse è il caso, e non ci stancheremo di ripeterlo, anche alla luce di costanti conferme che vengono da indagini svolte a più livelli in vari paesi, di aprire un ragionamento tra istituzioni e genitori che sia di salvaguardia dei più piccoli.
          Ma è importante che ci sia anche un percorso di conoscenza dei più adulti di opportunità e pericoli che la rete nasconde o rivela. Certo consigliamo a genitori di bimbi fino a 12 o 13 anni di accompagnarli nell'uso delle nuove tecnologie e di controllare che non ci siano eccessi. Ci fa paura la fiducia passiva e ci allarma una diffusissima consapevolezza ambientale, senza controllo alcuno. È soltanto un punto di vista. 
Francesco Pira
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