I pendolari del sacro che smontano dal turno

È Lui che si piega sull'uomo ferito, è lui che lo accoglie e lo consola, che non lo vede come un inciampo nella sua corsa veloce all'aeroporto. Lui sa dare significato al tempo e all'amore. Si ferma e non ci abbandona, si carica e si fa carico di noi.

I pendolari del sacro che smontano dal turno

da Quaderni Cannibali

del 06 novembre 2009

 

 

«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano…» (Luca 10,30-33)

 

 

 

Li ha visti forse, in uno dei tanti dei suoi viaggi a Gerusalemme, quando si imbatteva in tanta gente: chi carico di mercanzia, felice di dare ai figli ciò che aveva promesso, chi leggero e contento perché aveva venduto e si toccavano ogni tanto il gruzzoletto ben nascosto, per non farselo rubare.

 

Scendevano da quella strada anche i pendolari del sacro. A Gerusalemme, il Tempio era una grande azienda: alcuni impiegati nei servizi generali, per custodire le offerte o prendersi cura degli animali. Altri, più nobili, quelli della tribù sacerdotale era gente che serviva i sacrifici e faceva i turni dell’incenso, della preghiera e dell’offerta. Gesù li aveva visti passare contenti per la lode all’Altissimo ben celebrata, per la preghiera che ne aveva trasformato il cuore.

 

Ora tornavano a casa e si rimettevano a coltivare i loro affetti. Quella luce che si era accesa nel cuore davanti all’Altissimo, lentamente si spegneva, e forse la vita dura presto la oscurava. Infatti, un giorno, due di loro, lo potremmo essere tutti, si imbattono in un poveraccio ripiegato in due sul ciglio della strada. È boccheggiante, ferito, sanguinante: uno sfortunato, che aveva troppi soldi in evidenza e glieli hanno rubati. Stesse più attento un’altra volta! Se ne vedono tante se si viaggia. Oggi hanno fermato per ore interminabili il treno perché il solito s’è buttato sotto i binari!

 

Noi pendolari siamo sempre una categoria troppo debole: spendiamo un sacco di tempo sulla strada e siamo soggetti a tutto: ingorghi, ritardi, persone balzane, ladri, prepotenti; te ne devi sempre aspettare una ogni giorno. Sai quando parti la mattina e non sai come torni la sera. In apertura e chiusura sempre una avventura: la strada. La nostra vita però non è la strada, è il punto di partenza: la nostra famiglia, i nostri amici e il punto di arrivo, il nostro lavoro e di nuovo ancora il luogo del ritorno, stanchi, ma soddisfatti di rimetterci nella serenità e nella gioia della vita che ritorna ad essere nostra. Questo tempo del viaggio è proprio inutile, è da vivere in apnea in attesa che passi.

 

Invece Dio sta proprio lì. Quel ciglio della strada ti scandaglia il cuore e ne rivela la bontà. I momenti belli della preghiera nella pace del convento, le volute di incenso per dire la gioia di servire il Signore, per aprire nella vita una finestra di eternità sono in attesa di una autenticazione: il prossimo. I due che ritornano dal Tempio scansano l’uomo ferito, ma non s’accorgono che spengono tutte le luci accese all’altare. Non si può essere pendolari del sacro, come non si può essere pendolari della vita. La vita e l’incontro con Dio non sono un lavoro 9-12, pausa pranzo, 15-18.

 

È la tua coscienza, la tua umanità che dà sapore anche ai momenti più inutili. Sei sempre tu che vivi, che incontri, che scansi, eviti, ignori o accogli. E anche se cambi marciapiede per non inciampare, c’è un altro pendolare che accompagna i tuoi passi distratti e svenduti. È un mercante, senza il senso degli affari, senza preoccupazioni di target e di programmi, di profitti e di vendite. È Lui che si piega sull’uomo ferito, è lui che lo accoglie e lo consola, che non lo vede come un inciampo nella sua corsa veloce all’aeroporto. Lui sa dare significato al tempo e all’amore. Si ferma e non ci abbandona, si carica e si fa carico di noi.

 

Per Lui ogni piega della vita è una scommessa. Non è un pendolare del sacro, ma il Signore di ogni voglia di vivere, soprattutto la più flebile e disarmata.

 

mons. Domenico Sigalini

http://http://www.dimensioni.org/

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