I "post-religiosi". L'umanesimo difeso dai cristiani

«L'attacco anticristiano è il pretesto per colpire il vero obiettivo, che non è il sentimento religioso, ma 'la giungla del sedicente pensiero umanistico' ». Di qui nasce una « post-religione » di stampo « nichilista e consumista, fatale per l'intelligenza e oppressiva per la gioia di vivere ».

I 'post-religiosi'. L’umanesimo difeso dai cristiani

da Quaderni Cannibali

del 24 aprile 2009

 «L’attacco anticristiano è il pretesto per colpire il vero obiettivo, che non è il sentimento religioso, ma 'la giungla del sedicente pensiero umanistico' ». Di qui nasce una « post-religione » di stampo « nichilista e consumista, fatale per l’intelligenza e oppressiva per la gioia di vivere ». Immerso nei suoi studi classici – è docente di Lingua e letteratura latina all’università di Udine – Renato Oniga non ha trattenuto un sobbalzo intellettuale «classico» di fronte alla pubblicistica anticristiana, da Piergiorgio Odifreddi a Christopher Hitchens passando per Corrado Augias. Ne è scaturito  Contro la post-religione. Per un nuovo umanesimo cristiano  (Fede & Cultura), un saggio in cui il latinista friulano – supportato da Marc Fumaroli, membro dell’Académie française (che firma la prefazione qui pubblicata in ampi stralci) – condensa alcune riflessioni sulle recenti polemiche anti-religiose.

 

Perché l’attacco anti-cristiano di Odifreddi è un’aggressione al pensiero umanistico?

« In Odifreddi ci sono alcune accese prese di posizione contro l’umanesimo: egli afferma che la scienza dovrebbe sostituire il 'sedicente' pensiero umanistico e che l’unico modo di pensare razionale sull’uomo sarebbe quello scientifico. Vuole arrivare al 'pensiero unico', per cui solo la scienza sarebbe capace di sostituirsi alla filosofia e alla religione: una vera caricatura della scienza! Purtroppo, questo pregiudizio è rintracciabile anche in una certa recente politica sco­lastica, quando si sostiene che l’Italia, rispetto ad altri Paesi più 'evoluti', darebbe poco spazio alle materie scientifiche. In queste tendenze intravedo il pericolo che la tradizione umanistica cada sotto i colpi di un pensiero scientista globalizzato ».

 

Quali sono i tratti principali della « post-religione »?

« Riprendendo alcuni spunti di Giorgio Israel, che per primo ha denunciato questi aspetti del pensiero post-moderno, mi sembra che i dogmi principali siano l’odio di sé, lo scientismo e il relativismo. L’odio di sé si manifesta nella volontà di autodistruzione della tradizione occidentale. Il relativismo viaggia sul piano etico: qualsiasi opinione può essere equivalente a un’altra, eccetto la scienza, che ha valore categorico. Ho notato una cosa curiosa: gli argomenti usati oggi contro il cristianesimo non sono altro che una riproposizione delle accuse dei pensatori pagani verso i primi cristiani, ad esempio le invettive di Celso. È un po’ strano che, per criticare il cristianesimo, la modernità scientifica non trovi di meglio che riproporre accuse vecchie di 2000 anni, già confutate dagli apologeti cristiani! C’è pure un risvolto inquietante: nell’antichità si è iniziato disprezzando il pensiero cristiano, poi si è arrivati alle persecuzioni. Odifreddi dichiara che il cristianesimo è indegno della razionalità dell’uomo. Per qualcuno, può diventare giusto combatterlo ».

 

« Nemici » del cristianesimo, « super­sensibili » verso l’islam: come spiega la schizofrenia dei « post­religiosi »?

« Primo: si tratta di una calcolata prudenza, per non dire una certa vigliaccheria. Prendersela con il cristianesimo apre molte porte in certi ambienti culturali: se si scrive un libello anticristiano, si riesce a pubblicarlo facilmente. Dare alle stampe un volume critico sull’islam è più difficile: una casa editrice ci pensa due volte. Inoltre, oggi l’islam viene strumentalizzato nel progetto di avversione al cristianesimo. L’estremismo islamico ha la potenzialità di mettere in discussione la civiltà cristiana come la libertà di parola o la condizione della donna. Chi nutre odio verso l’Occidente, utilizza tutto quello che gli fa comodo».

 

Lei scrive: « Il tentativo di 'arruolare' la cultura scientifica contro la cultura umanistica nella guerra antireligiosa va nettamente rifiutato ». Un « arruolamento » recente o risalente agli antichi?

« È la novità di una certa cultura moderna, a partire dal positivismo ottocentesco. Prima gli scienziati erano anche umanisti, basti pensare ad Aristotele o Galileo. Con Comte nasce invece l’idea che solo la scienza rappresenti la realtà in maniera corretta. Va recuperato il concetto che tra scienza e umanesimo non vi è contrapposizione, ma la sintesi è possibile nell’uomo come soggetto dei saperi. Non è un caso se proprio dai licei classici, dove tanto peso hanno le materie umanistiche, siano usciti molti scienziati, mentre non si può dire che gli istituti tecnici abbiano sfornato numerosi premi Nobel… » .

 

Dai « post-religiosi » ci possono salvare i classici?

« Sì. L’umanesimo è fondato sulla lettura dei classici, nella classicità ci sono risorse per combattere le degenerazioni dello scientismo e recuperare gli autentici valori di scienza, cultura e humanitas. Sono stati i greci e i latini ad avviare quelle riflessioni sull’uomo, poi illuminate dal cristianesimo, che sono alla base della nostra civiltà, ad esempio nell’acquisizione dei diritti umani. L’umanesimo non è solo cristiano: anche l’islam e l’ebraismo hanno al loro interno grandi tradizioni umanistiche. Esso, più che la scienza, può svolgere oggi un ruolo importante contro le degenerazioni integraliste, formulando valori universali come la tolleranza e l’apertura alle altre culture ».

 

 

Lorenzo Fazzini

http://www.avvenire.it

Versione app: 3.25.0 (fe9cd7d)