L'autore, inserendosi nel ricco campo di ricerche anglosassoni sul contributo della religione ai benessere delle persone che la vivono con coerenza, documenta con i dati di tali ricerche che essa contribuisce a rendere il matrimonio più stabile e più soddisfacente rispetto alla sua forma «alternativa» e cioè alla coabitazione. In seguito riporta i dati empirici che fanno emergere i notevoli limiti della coabitazione in quanto essa è in contrasto con le finalità stesse della vita in comune come la stabilità, la soddisfazione e il progresso nel loro reciproco rapporto di coppia. I risultati tratti dagli studi, condotti con metodo rigoroso, possono essere per i giovani che progettano la vita in comune un'occasione per riflettere e per i genitori e i ministri di culto religioso per acquisire valide informazioni.
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