In ogni epoca, anche ai nostri giorni, numerosi giovani sentono il profondo desiderio che le relazioni tra le persone umane siano vissute nella verità e nella solidarietà.
del 07 settembre 2010
         
          Il desiderio della vita più grande è un segno del fatto che ci ha creati Lui, che portiamo la sua “impronta”
          «Vi invito alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che avrà luogo a Madrid nell’agosto del 2011, con il tema “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”(Col 2,7), evento così importante per la Chiesa in Europa e per la Chiesa universale.
          E vorrei che tutti i giovani, sia coloro che condividono la nostra fede in Gesù Cristo, sia quanti esitano, o non credono in Lui, potessero vivere questa esperienza, che può essere decisiva per la vita: l’esperienza del Signore Gesù risorto e vivo e del suo amore per ciascuno di noi (e dell’umanità nel suo insieme).
          In ogni epoca, anche ai nostri giorni, numerosi giovani sentono il profondo desiderio che le relazioni tra le persone umane siano vissute nella verità e nella solidarietà. Molti manifestano l’aspirazione a costruire autentici rapporti di amicizia, a conoscere il vero amore, a fondare una famiglia unita,a raggiungere una stabilità personale e una reale sicurezza, che possano garantire un futuro sereno e felice.
          Certamente, ricordando la mia giovinezza, so che stabilità e sicurezza non sono le questioni che occupano di più la mente dei giovani. Sì, la domanda del posto di lavoro e con ciò quella di avere un terreno sotto i piedi è un problema grande e pressante, ma allo stesso tempo la gioventù rimane comunque l’età in cui si è alla ricerca della vita più grande. Se penso ai miei anni di allora: semplicemente non volevamo perderci nella normalità della vita borghese. Volevamo ciò che è grande, nuovo. Volevamo trovare la vita stessa nella sua vastità e bellezza.
          Certamente, ciò dipendeva anche dalla nostra situazione. Durante la dittatura nazionalsocialista e nella guerra noi siamo stati, per così dire, “rinchiusi” dal potere dominante. Quindi, volevamo uscire all’aperto per entrare nell’ampiezza delle possibilità dell’essere umano. Ma credo che, in un certo senso, questo impulso di andare oltre all’abituale ci sia in ogni generazione. E’ parte dell’essere giovane qualcosa di più della quotidianità regolare di un impiego sicuro e sentire l’anelito per ciò che è realmente grande. Si tratta solo di un sogno vuoto che svanisce quando si diventa adulti? No, ogni uomo è veramente creato per ciò che è grande, per l’infinito.
          Qualsiasi altra cosa è insufficiente. Sant’Agostino aveva ragione: il nostro cuore è inquieto sino a quando non riposa in Te. Il desiderio della vita più grande è un segno che ci ha creati Lui, che portiamo la sua “impronta”. Dio è vita, e per questo ogni creatura tende alla vita: in modo unico e speciale la persona umana, fatta ad immagine di Dio, aspira all’amore, alla gioia e alla pace. Allora comprendiamo che è un controsenso pretendere di eliminare Dio per far vivere l’uomo! Dio è la sorgente della vita; eliminarlo equivale a separarsi da questa fonte e, inevitabilmente, privarsi della pienezza e della gioia; “la creatura, infatti, senza il Creatore svanisce” (Gaudium et spesa, 36).
          La cultura attuale, in alcune aree del mondo, soprattutto in Occidente, tende ad escludere Dio, o a considerare la fede come un fatto privato, senza alcuna rilevanza nella vita sociale. Mentre l’insieme dei valori che sono alla base della società proviene dal Vangelo – come il senso della dignità della persona, della solidarietà, del lavoro e della famiglia –, si contata una sorta di “eclissi di Dio”, una certa amnesia, se non un vero rifiuto del Cristianesimo e una negazione del tesoro della fede ricevuta, col rischio di perdere la propria identità profonda.
          Per questo motivo, cari amici, vi invito a intensificare il vostro cammino di fede in Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo. Voi siete il futuro della società e della Chiesa! Come scriveva l’apostolo Paolo ai cristiani della città di Colossi, è vitale avere delle radici, delle basi solide! E questo è particolarmente vero oggi, quando molti non hanno punti di riferimento stabili per costruire la loro vita, diventando così profondamente insicuri. Il relativismo diffuso, secondo il quale tutto si equivale e non esiste alcuna verità, né alcun punto di riferimento assoluto, non genera la vera libertà, ma instabilità, smarrimento, conformismo alle mode del momento.
          Voi giovani avete il diritto di ricevere dalle generazioni che vi precedono punti fermi per fare le vostre scelte e costruire la vostra vita, come una giovane pianta ha bisogno di un solido sostegno finché crescono le radici, poi, un albero robusto, capace di portare frutto» [Benedetto XVI, Messaggio per la XXXVI Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid nell’agosto del 2011].
          Nell’attuale cultura dove Dio rimane escluso dalla vita pubblica facendo degli interessi e dell’utilità il criterio ultimo e la fede in Lui diventa difficile i giovani riscontrano una profonda carenza e insieme un grande e inutilmente bisogno della grande speranza, della speranza affidabile. A volte nei giovani può sembrare appagante la speranza solo di un amore erotico; oppure il raggiungimento di una certa professione, di un impiego sicuro, di una quotidianità borghese.
          Quando però questa speranze si realizzano appare con chiarezza che ciò, in realtà, pur buono non era il tutto. Necessita qualcosa di più, di infinito, qualcosa che sarà sempre più di ciò che possiamo raggiungere. In questo senso il tempo moderno ha sviluppato la speranza dell’instaurazione di un mondo perfetto, grazie alle conoscenze della scienza, della tecnica e di una politica secolare, dove Dio non c’entra, scientificamente fondata.
          Così la speranza biblica del regno di Dio è stata rimpiazzata dalla speranza del regno dell’uomo, della speranza di un mondo migliore che sarebbe il vero “regno di Dio”. Questa, nella concezione borghese o marxista della scienza e della tecnica o nell’attuale ideologia tecno scientifica che punta a creare l’uomo nuovo considerato un semplice prodotto della natura e come tale non realmente libero e di per sé suscettibile di essere trattato come ogni altro animale, è sembrata o sembra la speranza grande e realistica, di cui l’uomo ha bisogno.
          Essa nella rivoluzione borghese o marxista era in grado e ora nella tecno scienza è in grado di mobilitare – per un certo tempo – tutte le energie dell’uomo e soprattutto molti giovani; il grande obiettivo sembra meritevole di ogni impegno. Ma ci si rende conto che si punta tutto e sempre sulla virtualità sul domani e non una speranza per me, oggi. E una speranza che non riguardi ogni persona del passato, di me presente e del futuro non è quella speranza affidabile, in virtù della quale si può affrontare il presente: il presente, anche un presente faticoso certi che conduce verso una meta, di cui possiamo essere sicuri e così grande da giustificare la fatica del cammino. La creatura senza il Creatore il Redentore fa svanire la garanzia che esiste ciò che solo vagamente intuiamo e, tuttavia, nell’intimo di ogni io umano aspettiamo: la vita che è “veramente” vita.
Il cuore inquieto
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