Il discernimento comunitario

Il di¬≠scernimento comunitario fa leva sull'amore nel quale vive la comunità. La carità fraterna è la porta alla co¬≠noscenza. L'amore è il principio conoscitivo. Dunque, se realmente si vive nell'amore e non solo si pensa, si è nello stato privilegiato per la conoscenza delle realtà spirituali e per la creatività.

Il discernimento comunitario

da Teologo Borèl

del 30 giugno 2009

Un altro oggetto di discernimento in questa se­conda fase nelle comunità cristiane è spesso il lavoro pastorale, la missione, le priorità apostoliche (chiudere o aprire una comunità in un determinato posto, as­sumere un compito pastorale, lasciarne un altro ecc.). Per questo motivo si è tornati a parlare di discernimento comunitario, in quanto si vuole che tutta la comunità partecipi alle scelte che si prendono.

Il di­scernimento comunitario, nel senso proprio del termine, non significa arrivare alla scelta sommando i discernimenti individuali, ma che la comunità si rico­nosce come un organismo vivo, che le persone che la compongono creano una comunione dei cuori tale che lo Spirito si può rivelare e che esse lo colgono in quanto comunione di persone, unità di intesa.

Il di­scernimento comunitario fa leva sull'amore nel quale vive la comunità. La carità fraterna è la porta alla co­noscenza. L'amore è il principio conoscitivo. Dunque, se realmente si vive nell'amore e non solo si pensa, si è nello stato privilegiato per la conoscenza delle realtà spirituali e per la creatività. Le intuizioni, la capacità creativa, inventiva, crescono proficuamen­te solo dall'amore. Allora la comunità può essere molto più sicura di essere sulla scia della volontà di Dio, che la intuisce, la conosce e che risponde, se di­scerne come comunità, proprio a causa dell'amore fraterno. Il discernimento comunitario non è dunque un semplice dibattito su un argomento, una riflessio­ne guidata, partecipata; il discernimento comunitario non si muove sulle coordinate della valutazione de­mocratica, con i processi di votazione usuali nei parlamenti.

 

Le premesse del discernimento comunitario

Sono necessarie alcune premesse perché il discer­nimento nel senso vero si possa realizzare:

 

- Le persone della comunità dovrebbero essere tutte ad uno stadio di vita spirituale caratterizzato da una radicale sequela Christi, con una esperienza ri­flettuta di Cristo pasquale. I membri della comunità devono essere dunque ben dentro alla logica pasquale e spinti da un autentico amore per Cristo che deve essere il primo nei loro cuori. Se ci sono membri an­cora fermi ai movimenti d'anima tipici della prima fase del discernimento, che sono cioè ancora sulla via verso un'autentica esperienza di Cristo nella riconci­liazione, è evidente che il discernimento non si dischiuderà. Accadrà infatti che la stessa realtà sarà per gli uni bella e per gli altri brutta, come l'acqua di Mosè, che per gli ebrei era pulita e per gli egiziani sporca. Alcuni infatti avranno già la mentalità di amici della croce di Cristo; altri, anche se dichiaratamen­te possono parlare in modo assolutamente spirituale, avranno una mentalità per la quale la croce di Cristo è stoltezza. Per alcuni è evidente, anche in modo esperienziale e di ferma fede, che il cammino di ogni progetto deve passare il triduo pasquale. Gli altri po­trebbero rifiutarlo radicalmente. Ma potrebbero ac­cettarlo anche a parole, e in realtà ragionare come se il progetto dovesse essere realizzato evitando il triduo pasquale.

 

- Le persone della comunità dovrebbero avere anche una maturità ecclesiale, una coscienza teologica della Chiesa liberata dai determinismi sociologici e psicologici, per una libera comprensione dell'autorità e dunque un libero atteggiamento di fronte ad essa. L'obbedienza infatti è una realtà che si dischiude solo all'interno della fede, nella misura in cui si crede che la volontà salvifica di Dio Padre venga mediata, co­municata ad ogni persona sulla base di un principio di incarnazione, dal momento che il cuore della no­stra fede è l'incarnazione. Le persone devono essere, almeno in linea di principio, pronte ad entrare in una preghiera per li­berarsi dalle proprie vedute, dai propri argomenti e dai propri desideri.

 

- Ci vuole la maturità umana di saper parlare in modo distaccato, pacato e conciso. Ci vuole la matu­rità di saper ascoltare fino in fondo, di non cominciare a reagire mentre l'altro ancora parla. Non solo esteriormente, ma anche interiormente, ascoltare fino alla fine. Una maturità psicologica tale da poter ra­gionare e parlare senza una interazione rispetto agli altri interlocutori, in modo da non usare parole come 'io, invece', 'sono contrario', 'non sono d'accor­do', 'penso piuttosto', “sono d'accordo con', ecc. Bisogna evitare la dialettica tra le persone proprio perché accende facilmente la passionalità della ragio­ne e porta a difendere la propria veduta e persino ad esagerare il peso della propria visione o a screditare il parere dell'altro. In tale maniera le persone non sono più aperte, cominciano a rinchiudersi su di sé e sulle proprie vedute, o al massimo in piccoli gruppi. La dialettica è certamente la via più efficace per impedi­re un'apertura spirituale. Per questo conviene aiutarsi con delle piccole regole per non cadere nella sua trappola. Bisogna essere tutti protesi verso il Signore e con Lui verso l'oggetto del discernimento, evitando gli intralci relazionali tra le persone. Più ci si inciam­pa tra le persone, meno si è protesi verso la direzione giusta.

 

- Inoltre, ci vuole un superiore, una guida della comunità capace di portare a termine il processo di discernimento. Una persona cioè che abbia un'auto­rità spirituale, non semplicemente ex officio, e che co­nosca le dinamiche del discernimento, in modo da poterne guidare il processo.

 

La preparazione immediata ad un discernimento comunitario

 

* Anzitutto, ci deve essere un oggetto da discernere, dal momento che si deve trattare di una cosa vera, evidentemente buona, cioè che è nello spirito del vangelo e dell'insegnamento della Chiesa, ma che soprattutto riguarda questa comunità in un modo così esistenziale e profondo che da questa scelta dipendono molte realtà. Deve essere quindi una questione che riguarda la volontà di Dio sulla comunità.

 

* Il superiore deve sentire individualmente tutti i membri della comunità, per invitare tutti a cominciare ad entrare in un processo di riflessione e di libera­zione, di verifica della priorità di Cristo, dell'amore per Lui ecc. Alla fine dei colloqui, il superiore esplicita l'og­getto del discernimento in modo conciso, breve. Senza usare parole emozionali, parole che in qualche modo possano favorire schieramenti, ma in modo pa­cato, quasi telegrafico, esplicita l'oggetto del discerni-mento. Lo fa per scritto, in modo che ogni membro della comunità lo possa avere, leggerselo, pregare e riflettervi sopra.

 

* 'È meglio favorire la solitudine nel processo pre­paratorio, senza fare raduni su questo argomento. Se i membri della comunità ne parlano tra di loro, come è bene, va applicata la regola che se ne può parlare solo a due a due e mai dicendo quello che un altro mi ha detto, commentando che anch'io la penso così, ecc. Si può esprimere solo il proprio parere e sentire quello dell'altro, senza comunicare il parere dell'altro ad un terzo e argomentare il mio parere in modo dia­lettico con gli altri, o dando valutazioni che riguardino le persone. Ad esempio: 'mi sembra che il supe­riore non comprenda bene', “è chiaro che molti nella comunità non capiscono la posta in gioco', ecc.

 

* Le persone si prendono ogni giorno un'ora di preghiera, possibilmente fatta secondo lo schema del primo volume, con un esame scritto alla fine per avere un po' di evidenza di come si muove l'anima, di come si percepiscono i movimenti spirituali. Per quanto riguarda il contenuto della preghiera, è un'invocazione allo Spirito Santo, sia per l'illuminazio­ne, la luce, che per la libertà e l'amore per Cristo. E poi la contemplazione del mistero pasquale di Cristo, per imbeversi del suo modo di agire, pensare, sentire e volere. È fondamentale custodire sempre una dimensione ecclesiale anche nella preghiera, considerando le ne­cessità della Chiesa, le indicazioni del magistero ri­guardo alla cosa che stiamo per scegliere. Questo è importante per quell'aspetto basilare del cristianesi­mo che è l'incarnazione e la trasfigurazione della realtà e della storia in Cristo.

 

* Si può anche consultare alla maniera del collo­quio spirituale, con molta discrezione, qualche perso­na sapiente e prudente.

 

Come si svolge un discernimento comunitario

 

'Il superiore, o chi presiede al discernimento, rac­coglie la comunità in cappella per una preghiera che guida lui stesso. Una preghiera allo Spirito Santo, sullo sfondo di una pagina della Sacra Scrittura che in qualche modo riguardi l'oggetto sul quale si discerne. La preghiera prevede internamente questi passaggi in relazione alla libertà dalla propria volontà, alla men­talità della Pasqua ecc. Questa meditazione, che si svolge prevalentemente in silenzio dopo l'introduzio­ne del superiore, può durare anche mezz'ora.

 

* Dopo ci si raduna per la conversazione. Chi guida apre il processo, esponendo in modo conciso, sen­za commenti, senza accentuazioni, l'oggetto del di­scernimento.

 

*Sceglie una persona che come segretario scriva tutto ciò che verrà detto.

 

* Si sentono i pareri di tutti, preferibilmente uno dopo l'altro, in cerchio. Ognuno è invitato a parlare brevemente, pacatamente, esponendo solo il parere al quale lui stesso è giunto. Nessuno usa parole di confronto e di dialettica con gli altri, ma si esprime solo riguardo all'oggetto della scelta.

 

* Dopo il primo giro, la guida, che accuratamente segue il processo osservando dove si muovono i consensi, invita tutti a partecipare ad un secondo giro nel quale ognuno sceglierà il parere suggerito nel primo giro che gli sembra più giusto, tranne il parere che lui stesso ha espresso. Quando si parla, non si deve nominare la persona che ha espresso il parere e che adesso sono io a ri­prendere, ma semplicemente accolgo la sua propo­sta, la spiego con le mie parole, magari aggiungendo le cose che, considerando quel parere, mi vengono in mente e mi sembrano importanti. Accade in questo modo che qualche parere cominci a tessere il consenso di molti. Solo che, se all'inizio quel parere è stato espresso attraverso l'affermazione di due realtà, pian piano succede che questo parere, acquistando il consenso di molti, si approfondisca, si allarghi e in-globi delle realtà che lo rendono veramente un parere solido, sempre più completo ed espressione della comunità.

 

* Si possono ripetere questi giri alcune volte, fino a quando il consenso non è praticamente totale.

 

* La guida, che tutto il tempo osserva dove si sta tessendo il consenso spirituale, conclude precisando bene il risultato, chiedendo se la comunità è d'accor­do su come lei ha formulato il contenuto della deci­sione. In questo modo la comunità può essere sicura che ciò che ha scelto non è l'affermazione di qualche membro della comunità perché sa parlare bene, perché è influente, perché sa comprare tutti, perché rie­sce a condizionare tutti, ma che è venuta fuori la proposta più spirituale, perché ha tessuto il consenso, che è l'opera tipica dello Spirito Santo.

 

* Nel caso che il discernimento non sia così facile, ma che le distanze tra alcuni siano forti, la guida può interrompere il processo e portare la comunità di nuovo in preghiera, una preghiera per la liberazione dai propri pareri e dalle proprie vedute. E ancora si riparte con un nuovo giro.

 

* Se il processo ancora non si sblocca, conviene che, dopo una nuova preghiera, si comincino ad ascoltare tutti dicendo solo i vantaggi spirituali se questa cosa si sceglie, poi gli svantaggi se questa cosa si sceglie, poi si può interrompere ancora con una preghiera per riprendere di nuovo con i vantaggi se non si sceglie quella cosa e poi con gli svantaggi se non si sceglie.

 

·          Dopo di che la guida propone una scelta, argo­mentata con i vantaggi, e indicando anche gli svan­taggi. Su quella scelta, se tutti sono in un vero atteg­giamento di discernimento, si dovrebbe trovare il consenso. I vantaggi e gli svantaggi sono qui intesi esclusivamente come riguardanti la maggiore adesio­ne della comunità a Cristo, la maggiore cristoformità della comunità in tutti i suoi membri e una maggior presenza della salvezza dì Cristo nel mondo per suo tramite. Ogni vantaggio o svantaggio può essere veri­ficato unendolo al Cristo del triduo pasquale, perché questa è la via del Maestro e della sua sposa che è la Chiesa. Il consenso è un vero consenso collegiale. Anche quelli che hanno visto più svantaggi che van­taggi in questa decisione, alla fine vi aderiscono fa­cendola propria, cosa che è un vero esercizio spiri­tuale. Su percorsi come questi, o simili, una comunità può giungere alla certezza che 'hanno deciso lo Spirito Santo e loro' (cf At 15,28).

 

 

Tratto da: M.I. Rupnik, Il discernimento. Seconda parte: come rimanere con Cristo,

 Lipa, Roma 2001, 123-131.

 

Marki Ivan Rupnik

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