Apparso in prima edizione nel 1847, “Il giovane provveduto” è il libro di don Bosco che ebbe il maggior successo editoriale. L’anno della sua morte venne stampata la 119a edizione. Se ne fecero ristampe, con pochissimi adattamenti, fino al 1961. È anche il libro al quale don Bosco fu più affezionato e che raccomandò costantemente.
Rappresenta il punto di arrivo delle sue esperienze pastorali tra i giovani del primo Oratorio e costituisce la base per gli sviluppi del suo programma di santità giovanile. In esso troviamo evidenziati i contenuti e i metodi del modello di vita cristiana proposto ai giovani, i suoi inconfondibili “orizzonti di spiritualità giovanile”. Era questa l’intenzione dell’autore, dichiarata fin dal proemio, dove afferma di voler insegnare “un metodo di vita cristiano che sia nel tempo stesso allegro e contento”, “breve e facile, ma sufficiente” perché i giovani possano diventare “la consolazione dei parenti, l’onore della patria, buoni cittadini in terra per essere poi un giorno fortunati abitatori del cielo”.
Dal punto di vista contenutistico il volume è diviso in tre parti più un’appendice di laudi sacre. La prima parte contiene una serie di istruzioni e riflessioni su Dio, sul suo rapporto privilegiato con i giovani, sui doveri del cristiano, sulle verità eterne e sull’esemplarità di san Luigi Gonzaga.
La seconda parte offre una gamma di “Esercizi particolari di cristiana pietà”, che sono peculiari del contesto devoto dell’Ottocento, ma selezionati e strutturati in funzione del particolare tipo di vita cristiana che don Bosco amava proporre e in sintonia con le sue sensibilità personali: preghiere del mattino e della sera; suggerimenti per assistere con frutto alla santa messa e accostarsi ai sacramenti; preghiere per la visita al Santissimo e per la comunione spirituale; coroncine al sacro Cuore di Gesù, a Maria Addolorata e altre pratiche devote; preghiere per l’esercizio della buona morte; un’istruzione sulla scelta dello stato (inserita molto più tardi, dopo il 1878).
La terza parte del Giovane provveduto contiene l’ufficio della Madonna e i formulari per la celebrazione dei vespri in tutto l’anno.
Qui riportiamo integralmente la prima e la seconda parte del Giovane provveduto, incluse quelle formule di preghiera e pratiche devozionali comuni al cattolicesimo ottocentesco. Infatti anche in esse il lavoro editoriale di don Bosco imprime un marchio inconfondibile. È molto istruttivo per il lettore ripercorrere quei testi pregati quotidianamente dai ragazzi di Valdocco, così densi di affetti devoti e di tensione spirituale, così fecondi di risoluzioni operative e responsabilità etica, così mirati all’impegno ascetico e virtuoso.
Gli studiosi hanno individuato gli autori di riferimento di don Bosco, ma hanno anche notato i suoi criteri di selezione e di esclusione, le sue accentuazioni e le sfumature che danno all’operetta un’impronta personale inconfondibile. Ad esempio, l’accenno agli inganni che il demonio insinua nella mente dei giovani per distoglierli dal darsi a Dio fin dalla giovinezza e l’affermazione della perfetta sintonia tra religione e allegria. Ma soprattutto l’insistenza sulla giovinezza come tempo favorevole all’impegno virtuoso, ad un vissuto battesimale integrale fecondo di frutti per tutta la vita. L’età giovanile, secondo don Bosco, è “chiave di volta dell’intera esistenza terrena”6 , età responsabile e costruttiva, momento felice per entrare in un rapporto privilegiato con Dio e intraprendere un cammino virtuoso e gaudioso verso la santità (Servite Domino in laetitia).
Emergono anche altri temi, che torneranno costantemente nel magistero del santo: la necessità di tenersi sempre pronti perché la morte può sopraggiungere in ogni istante fissando eternamente la nostra sorte; la cura dell’unione con Dio in un rapporto affettuoso e oblativo, fatto di orazione, di pratiche devote, di giaculatorie, di offerte; la devozione mariana; l’esercizio delle virtù specifiche come l’amore e il timore di Dio, l’obbedienza e la purità, la carità e il servizio; il compimento esatto e gioioso dei doveri di stato; la cura della meditazione, dell’ascolto della parola di Dio, dell’istruzione catechistica; la necessità di mortificare i sensi, di fuggire i cattivi compagni e le occasioni di peccato; la centralità strategica dei sacramenti della confessione e della comunione, pilastri del metodo formativo messo in atto da don Bosco.
L’importanza del Giovane provveduto emerge soprattutto quando lo si legge in sintonia con tutto l’insegnamento di don Bosco e “con l’intero sistema e stile di vita” nel quale il santo immergeva i suoi giovani nel quotidiano dell’Oratorio. Il lettore potrà rendersene conto mettendolo a confronto con altri testi contenuti in questa antologia, soprattutto con le vite di Domenico Savio, di Michele Magone e di Francesco Besucco.
Alla gioventù
Due sono gli inganni principali, con cui il demonio suole allontanare i giovani dalla virtù. Il primo è far loro venir in mente che il servire al Signore consista in una vita malinconica e lontana da ogni divertimento e piacere. Non è così, giovani cari. Io voglio insegnarvi un metodo di vita cristiano che sia nel tempo stesso allegro e contento, additandovi quali siano i veri divertimenti e i veri piaceri, talché voi possiate dire col santo profeta Davide: serviamo al Signore in santa allegria: servite Domino in laetitia. Tale appunto è lo scopo di questo libretto, servire al Signore e stare sempre allegri.
L’altro inganno è la speranza di una lunga vita colla comodità di convertirsi nella vecchiaia ed in punto di morte. Badate bene, miei figliuoli, molti furono in simile guisa ingannati. Chi ci assicura di venir vecchi? Uopo sarebbe patteggiare colla morte che ci aspetti fino a quel tempo, ma vita e morte sono nelle mani del Signore, il quale può disporne come a lui piace. Che se Dio vi concedesse lunga vita, sentite ciò che vi dice: quella strada che un figlio tiene in gioventù, si continua nella vecchiaia fino alla morte. Adolescens iuxta viam suam etiam cum senuerit non recedet ab ea. E vuol dire: se noi cominciamo una buona vita ora che siamo giovani, buoni saremo negli anni avanzati, buona la nostra morte e principio di una eterna felicità. Al contrario se i vizi prenderanno possesso di noi in gioventù, per lo più continueranno in ogni età nostra fino alla morte. Caparra troppo funesta di una infelicissima eternità. Acciocché tale disgrazia a voi non accada vi presento un metodo di vivere breve e facile, ma sufficiente perché possiate diventare la consolazione dei vostri parenti, l’onore della patria, buoni cittadini in terra per essere poi un giorno fortunati abitatori del cielo.
Questa operetta è divisa in tre parti. Nella prima voi troverete ciò che dovete operare e quanto dovete fuggire per vivere da buoni cristiani. Nella seconda si raccolgono parecchie particolari pratiche devote. Nell’ultima si contiene l’uffizio della beata Vergine coi principali vespri dell’anno, e coll’aggiunta di alcune canzoncine spirituali.
Miei cari, io vi amo tutti di cuore, e basta che siate giovani perché io vi ami assai e vi posso accertare che troverete libri propostivi da persone di gran lunga più virtuose e più dotte di me, ma difficilmente potrete trovare chi più di me vi ami in Gesù Cristo e che più desideri la vostra vera felicità. Il Signore sia con voi e faccia sì che praticando questi pochi suggerimenti possiate giungere al salvamento dell’anima vostra e così accrescere la gloria di Dio, unico scopo di questa compilazione. Vivete felici e il Signor sia con voi.
Affezionatissimo in Gesù Cristo
Sac. Bosco Giovanni
Alzate gli occhi, o figliuoli miei, ed osservate quanto esiste nel cielo e nella terra. Il sole, la luna, le stelle, l’aria, l’acqua, il fuoco sono tutte cose che un tempo non esistevano. Ma c’è un Dio, che colla sua onnipotenza le trasse dal niente e le creò, motivo per cui si nomina Creatore. Questo Dio che sempre fu e sempre durerà dopo di aver creato tutte le cose che nel cielo e nella terra si contengono, diede quindi esistenza all’uomo, il quale di tutte le creature visibili è la più perfetta. Onde i nostri occhi, i piedi, la bocca, la lingua, le orecchie, le mani sono tutti doni del Signore.
L’uomo è distinto fra tutti gli altri animali specialmente perché è fornito di un’anima, la quale pensa, ragiona e conosce ciò che è bene e ciò che è male. Quest’anima non muore col corpo, ma quando esso è portato al sepolcro, quella andrà a cominciare un’altra vita che non finirà più. Se fece bene sarà sempre beata con Dio in paradiso, che è un luogo dove si godono tutti i beni; se operò male verrà punita con un terribile castigo nell’inferno, dove si patirà per sempre ogni sorta di pena.
Badate però, o miei figliuoli, che voi siete tutti creati per il paradiso e Dio prova grande dispiacere quando è costretto mandare qualcheduno all’inferno. Oh! quanto mai il Signore vi ama e desidera che voi facciate buone opere per rendervi poi partecipi della sua gloria in paradiso.
Persuasi, cari figliuoli, che noi siamo tutti creati per il paradiso, dobbiamo indirizzare ogni nostra azione a questo fine. A questo vi deve muovere specialmente il grande amore che Dio vi porta. Imperciocché quantunque egli ami tutti gli uomini come opera delle sue mani, tuttavia porta una particolare affezione per i giovanetti, formando in essi le sue delizie: Deliciae meae esse cum filiis hominum. Dunque voi siete la delizia e l’amore di quel Dio che vi creò. Egli vi ama perché siete ancora in tempo a fare molte opere buone; vi ama perché siete in un’età semplice, umile, innocente ed in generale non ancora divenuti preda infelice del nemico infernale.
Simili segni di speciale benevolenza diede altresì il Salvatore per i fanciulli. Dice egli che tutti i benefici fatti ai fanciulli si considerano fatti a lui medesimo. Minaccia terribilmente coloro che con parole o con fatti vi danno scandalo. Ecco le parole sue: “Se qualcheduno scandalizzerà uno di questi pargoli che credono in me, per lui meglio sarebbe che si ponesse una macina al collo e fosse gettato nel profondo del mare”. Gradiva che i fanciulli lo seguissero, li chiamava a sé, li baciava e dava loro la sua benedizione. Posto che il Signore tanto vi ami nell’età in cui vi trovate, quale non deve essere il vostro fermo proposito per corrispondergli, procurando di far tutte quelle cose che gli possono piacere, evitando quelle che lo potrebbero disgustare?
Due sono i luoghi che nell’altra vita stanno a noi preparati. Un inferno per i cattivi, dove si patisce ogni male. Un paradiso per i buoni ove si godono tutti i beni. Ma il Signore vi fa sapere che se voi comincerete ad esser buoni in gioventù, tali sarete nel resto della vita, la quale sarà coronata con una felicità di gloria. Al contrario la mala vita cominciata in gioventù troppo facilmente sarà tale fino alla morte e vi condurrà inevitabilmente all’inferno. Perciò se voi vedete uomini avanzati negli anni dati al vizio dell’ubriachezza, del giuoco, della bestemmia per lo più potete dire: questi vizi cominciarono in gioventù: Adolescens iuxta viam suam, etiam cum senuerit non recedet ab ea (Pr 22, 6). Ah! figliuolo, dice Dio, ricordati del tuo Creatore nel tempo di tua gioventù; altrove dichiara beato quell’uomo che dalla sua adolescenza avrà cominciato ad osservare i suoi comandamenti.
Questa verità fu conosciuta dai santi, e specialmente da santa Rosa di Lima e da san Luigi Gonzaga, i quali avendo cominciato fin da cinque anni a servire fervorosamente il Signore, fatti adulti non trovavano più gusto se non per le cose che riguardavano a Dio; e così divennero gran santi. Lo stesso diciamo del figliuolo di Tobia, il quale ancor molto giovane già era ubbidiente, sottomesso in tutto alla volontà dei suoi genitori, morti i quali, continuò a vivere virtuosamente fino alla morte. Ma (taluni diranno) se cominciamo al presente a servire il Signore, diventiamo malinconici. Non è vero, sarà malinconico colui che serve il demonio, il quale comunque si sforzi per mostrarsi contento, tuttavia avrà sempre il cuor che piange, dicendogli: tu sei infelice perché nemico di Dio. Chi più affabile e più gioviale di san Luigi Gonzaga? Chi più lepido e più allegro di san Filippo Neri? Nondimeno la loro vita fu una continua pratica di ogni virtù. Coraggio dunque, miei cari, datevi per tempo alla virtù e vi assicuro, che avrete sempre un cuore allegro e contento e conoscerete quanto sia dolce servire al Signore.
Siccome una tenera pianta sebbene posta in buon terreno dentro un giardino, tuttavia prende cattiva piega e finisce male, se non è coltivata e per dir così guidata fino a certa grossezza, così voi, miei cari figliuoli, piegherete sicuramente al male se non vi lasciate piegare da chi ha cura d’indirizzarvi. Questa guida voi avete nella persona dei vostri genitori, cui dovete esattamente ubbidire.
Onora il tuo padre e la tua madre e avrai lunga vita sopra la terra, dice il Signore. Ma in che cosa consiste questo onore? Consiste nell’ubbidienza, nel rispetto e nello assisterli. Nell’ubbidienza, e perciò quando vi comandano qualche cosa fatela prontamente senza mostrarvi ritrosi e guardatevi dall’essere di quei tali, che alzano le spalle, crollano il capo e, quello che è peggio, rispondono insolenze. Costoro fanno grande ingiuria ai loro genitori e a Dio medesimo, il quale per loro mezzo vi comanda questa o quell’altra cosa. Il nostro Salvatore quantunque onnipotente per insegnarci ad ubbidire fu in tutto sottomesso alla beata Vergine ed a san Giuseppe, esercitando l’umile mestiere di artigiano. Per ubbidire poi al suo Padre celeste morì spasimando in croce. Dovete altresì portare grande rispetto al padre e alla madre. Laonde guardatevi sempre d’intraprendere cosa alcuna senza loro permesso né mostrarvi impazienti in loro presenza o scoprendone i difetti. San Luigi non intraprendeva cosa alcuna senza licenza e non essendovi altri la chiedeva ai suoi servitori.
Il giovane Luigi Comollo fu un giorno costretto a star lontano dai suoi genitori più che non gli avevano dato permesso. Ma giunto a casa piangendo chiese umilmente perdono della disubbidienza suo malgrado commessa. Devesi pure prestare assistenza ai nostri genitori nei loro bisogni, sia per quei servizi domestici di cui siete capaci e molto più consegnando loro ogni danaro, regalo, roba che vi possa venire fra le mani e farne quell’uso che dai medesimi verrà suggerito. Pregate Dio mattina e sera per essi, affinché loro conceda ogni bene spirituale e temporale. Quanto dico circa i vostri genitori s’intende di ogni vostro superiore ecclesiastico o secolare, come altresì dei vostri maestri, dai quali parimenti riceverete volentieri con umiltà e rispetto tutti gl’insegnamenti, i consigli, le correzioni, tenendo per certo che ogni cosa si fa per vostro maggior vantaggio e che l’ubbidienza prestata ai vostri superiori è lo stesso come se fosse prestata a Gesù Cristo, a Maria santissima ed a san Luigi. Due cose con tutto il cuore vi raccomando.
La prima che siate sinceri coi vostri maggiori, non coprendo con finzioni i vostri mancamenti, molto meno negandoli. Dite sempre con franchezza la verità; perciocché le bugie oltre l’offesa di Dio ci rendono figli del demonio, principe della menzogna e fanno sì che conosciuta la verità voi sarete reputati menzogneri, disonorati presso i vostri superiori e presso i compagni. In secondo luogo che i consigli e gli avvertimenti dei vostri superiori siano regola del vostro vivere e del vostro operare. Beati voi se così farete; i vostri giorni saranno felici; ogni vostra azione sarà sempre bene ordinata e di comune edificazione. Perciò conchiudo con dirvi: datemi un figliuolo ubbidiente e sarà santo. Al contrario sarà privo di ogni virtù.
L’ubbidienza ed il rispetto ai vostri superiori vuole essere congiunto col rispetto alle chiese e a tutte le altre cose di religione. Siamo cristiani, perciò dobbiamo venerare tutto quello che riguarda a tale stato e specialmente la chiesa, che è denominata tempio del Signore, luogo di santità, casa di orazione, in cui qualunque cosa venga da noi a Dio domandata si otterrà. In ea omnis qui petit accipit [Lc 11,10]. Ah miei cari figliuoli! che grande piacere recate a Gesù Cristo, che buon esempio date al popolo, standovi con devozione e raccoglimento!
Quando san Luigi andava in chiesa la gente correva per osservarlo e tutti erano edificati dalla sua modestia e dal suo contegno. Giunti che sarete in chiesa senza correre o fare strepito prendete l’acqua benedetta e postivi ginocchioni adorate la santissima Trinità con tre Gloria Patri ecc. In caso che non sia ancor tempo delle sacre funzioni potrete recitare le allegrezze di Maria o qualche altro esercizio di pietà. Guardatevi poi bene dal ridere in chiesa, o dal parlare senza necessità, perché basta una sola parola od un sorriso per dare scandalo e disturbare quelli che assistono alle sacre funzioni.
San Stanislao Costka stava in chiesa con tanta devozione che più volte non udiva le chiamate né sentiva le spinte, colle quali i suoi servitori lo avvertivano perché andasse a casa. Vi raccomando poi un sommo rispetto ai sacerdoti ed ai religiosi. Perciò ricevete con venerazione quegli avvisi che vi suggeriranno; scopritevi il capo in segno di riverenza quando parlate con essi o li riscontrate per strada. Guardatevi principalmente dal disprezzarli o con fatti o con parole, perché alcuni giovanetti avendo deriso il profeta Eliseo con soprannomi, Dio li castigò facendo uscire alcuni orsi da una selva, i quali avventandosi sopra quelli ne sbranarono quaranta. Chi non rispetta i sacri ministri deve temere gran male dal Signore.
Qualora si parli di essi imitate il giovanetto Luigi Comollo il quale soleva dire: “Dei sacerdoti o parlar bene o tacere affatto”. Vi debbo altresì avvertire di non aver rossore di comparire cristiani anche fuori di chiesa. Per lo che quando passerete dinanzi alle chiese o a qualche immagine di Maria o di altri santi non trapassate senza scoprirvi il capo in segno di riverenza. Così vi mostrerete veri cristiani e il Signore vi colmerà di benedizioni per il buon esempio che date al prossimo.
Oltre le preghiere consuete del mattino e della sera vi esorto pure a spendere qualche tempo a leggere alcun libro che tratti di cose spirituali, come il libro dell’Imitazione di Gesù Cristo, la Filotea di san Francesco di Sales, Apparecchio alla morte di san Alfonso, Gesù al cuor del giovane.
Se voi leggerete qualche tratto dei libri accennati sarà grandissimo il vantaggio che riporterete per l’anima vostra. Sarebbe poi doppio il merito avanti Dio se quello che leggete lo raccontaste ad altri ovvero leggeste in loro presenza, soprattutto in presenza di quelli che non sanno leggere. Siccome poi il nostro corpo senza cibo diviene infermo e muore, lo stesso avviene dell’anima nostra se non le diamo il suo cibo.
Nutrimento e cibo dell’anima nostra è la parola di Dio, cioè le prediche, la spiegazione del Vangelo e il catechismo. Fatevi pertanto grande premura di portarvi a tempo debito alla chiesa, standovi colla massima attenzione e procurate di applicare per voi quelle cose che fanno per il vostro stato. A voi però importa molto che interveniate al catechismo; né vale il dire: io sono già promosso assoluto per la santa comunione, poiché anche allora l’anima vostra abbisogna di cibo, come altresì ne abbisogna il corpo; e se voi private l’anima vostra di questo nutrimento vi mettete a rischio di gravissimo danno. Vi raccomando di fare ogni [sforzo] possibile per intervenire alle vostre parrocchie per l’adempimento di questi vostri doveri, essendo il vostro curato in modo particolare destinato da Dio ad aver cura dell’anima vostra. Guardatevi altresì da quell’inganno del demonio quando vi suggerisce: questo fa per il mio compagno Pietro, quello conviene a Paolo.
No, miei cari, il predicatore parla a voi e intende di applicare a voi tutte le verità che espone. D’altronde quello che non serve a correggervi, servirà a preservarvi da qualche peccato. Udendo la predica procurate di tenerla a mente lungo il giorno ed in specie alla sera prima di coricarvi fermatevi un tantino a riflettere sulle cose udite. Se così farete grande vantaggio ridonderà per l’anima vostra.
L’ozio è il laccio principale che il demonio tende alla gioventù, sorgente funesta di tutti i vizi. Persuadetevi dunque, o miei cari, che l’uomo è nato per il lavoro e quando desiste da esso egli è fuori del suo centro e corre grande rischio di offendere il Signore. Non c’è cosa che tormenti maggiormente i dannati nell’inferno, che l’aver passato in ozio quel tempo, che Dio aveva loro dato per salvarsi. Al contrario non c’è cosa che più consoli i beati in paradiso, quanto il pensare che un po’ di tempo impiegato per Dio loro procacciò un bene eterno.
Non intendo però che vi occupiate da mattina a sera senza verun sollievo, perciocché ci sono molte cose le quali nel tempo che servono ad occuparvi possono recare diletto anche con grande vostra utilità. Queste sono per esempio lo studio della storia, della geografia, delle arti meccaniche e liberali, e di altri studi e lavori domestici, i quali ricreando possono acquistarvi cognizioni utili ed oneste e contentare i vostri superiori; anzi potrete anche divertirvi, ben inteso con giuochi e trattenimenti leciti, atti a darvi ricreazione e non già ad opprimervi. Non portatevi mai a questi divertimenti senza avere prima chiesto la debita licenza e preferite quelli che ricercano destrezza del corpo, come più utili per la sanità. Lungi siano da voi certi inganni, certe frodi e destrezze di mano, bizzarrie di spirito le quali sovente cagionano discordie e offendono la carità dei vostri compagni.
Mentre state nel giuoco, nella conversazione od in altro passatempo alzate qualche volta la mente al Signore, offrendo quegli stessi divertimenti a maggior onore e gloria di lui. Interrogato una volta san Luigi mentre trattenevasi con altri suoi pari allegramente giuocando, che cosa fatto avrebbe se in quel punto fosse stato avvertito da un angelo, che un quarto d’ora dopo il Signore lo avrebbe chiamato al tremendo suo giudizio, egli prontamente rispose che avrebbe seguitato il suo giuoco, perché so di certo, soggiunse, che questi divertimenti piacciono al Signore. Quello poi che vi raccomando caldamente nei passatempi e nelle ricreazioni si è il più che potete di fuggire come la peste i cattivi compagni.
Ci sono tre sorta di compagni. Alcuni buoni, altri cattivi; alcuni poi non sono del tutto cattivi, ma nemmeno buoni. Coi primi potete trattenervi e ne avrete vantaggio; cogli ultimi trattare quando lo richiede il bisogno, senza contrarre famigliarità. I cattivi poi si devono assolutamente fuggire. Ma quali sono questi compagni cattivi? State attenti e capite bene quali siano.
Tutti quei figliuoli, i quali in vostra presenza non arrossiscono di fare discorsi osceni, proferir parole equivoche o scandalose, mormorazioni, bugie, spergiuri, imprecazioni, bestemmie, oppure cercano di allontanarvi dalle cose di chiesa o farvi trasgredire i vostri doveri, sono compagni cattivi, ministri di satanasso, dai quali voi dovete guardarvi più che dalla peste e dal diavolo stesso. Ah miei cari, colle lagrime agli occhi io vi supplico a fuggire ed abborrire simili compagnie! Sentite ciò che dice il Signore: Chi cammina col virtuoso, sarà altresì virtuoso. L’amico degli stolti diventerà loro somigliante. Guardati dal cattivo compagno come dal morso di un serpente velenoso: tamquam a facie colubri. In somma se voi camminerete coi buoni, io vi assicuro che andrete coi buoni in paradiso. Al contrario frequentando perversi, vi pervertirete ancora voi con perdita irreparabile dell’anima vostra.
Dirà taluno: sono tanti i cattivi compagni, che si dovrebbe andar via da questo mondo per fuggirli tutti. So essere molti i cattivi compagni, ed appunto per questo vi raccomando con gran calore di fuggirli. Che se per non trattare con essi foste costretti a starvene soli, beati voi, avreste in vostra compagnia Gesù Cristo, la beata Vergine, il vostro angelo custode. Potranno trovarsi compagni migliori di questi? Nondimeno si possono anche avere buoni compagni e saranno quelli che frequentano i santi sacramenti, intervengono alle chiese, vi animano all’adempimento dei vostri doveri e non fanno discorsi che offendono il Signore. Frequentate pure costoro e ne trarrete grande profitto. Da che il giovanetto Davide cominciò a frequentare un buon compagno di nome Gionata, divennero buoni amici con reciproco vantaggio; perciocché l’uno incoraggiava l’altro alla pratica della virtù.
Quanti figliuoli si trovano all’inferno per i cattivi discorsi! Questa verità predicava già san Paolo allorché diceva che le cose sconce non si dovessero nemmen nominare dalla bocca di un cristiano, perché sono la rovina dei buoni costumi: Currumpunt bonos mores colloquia prava. Considerate i discorsi come il cibo: sia pur buona una pietanza, ma una sola goccia di veleno cadutavi sopra basta per dar la morte a quanti ne mangiano; lo stesso fa il discorso osceno. Una parola, un gesto, uno scherzo bastano per insegnare la malizia ad uno ed anche a più compagni; e quei figliuoli che erano innocenti agnelli di Gesù Cristo, diventano preda infelice del demonio. Qualcheduno potrà dire: conosco le funeste conseguenze dei cattivi discorsi, ma come fare? Io mi trovo in una scuola, in una bottega, in un negozio, ad un lavoro dove debbo occuparmi e si fanno cattivi discorsi.
Lo so anch’io che ci sono questi luoghi, perciò vi suggerisco la regola onde liberarvene senza offendere il Signore. Se sono persone a voi inferiori correggetele rigorosamente; qualora siano persone a cui non convenga fare rimprovero fuggite se potete e non potendo state fermi a non prender parte né con parole né con sorriso e nel vostro cuore dite: Gesù mio misericordia. Non mancherà chi vi metta in canzone e si beffi di voi, ma non importa. Verrà tempo, in cui il ridere ed il burlare dei maligni si cangerà in pianto nell’inferno, ed il disprezzo dei buoni si muterà nella più consolante allegria in paradiso: Tristitia vestra vertetur in gaudium [Gv 16,20]. Stando voi così fermi per la causa del Signore, ne avverrà che quegli stessi vostri dileggiatori saranno costretti a pregiare la virtù vostra, di maniera che non oseranno più molestarvi coi loro perversi ragionamenti. Dove si trovava san Luigi Gonzaga niuno più ardiva proferire parola meno onesta e sopraggiungendo egli in atto che altri ne pronunziava alcuna, tosto si diceva: zitto, c’è Luigi.
Quando il demonio non può riuscire a fare preda di qualche figliuolo, si serve degli scandalosi. Di quanti enormi peccati si aggravano la coscienza quei figliuoli, che in chiesa, nelle strade, nelle scuole, od altrove nelle loro occupazioni danno scandalo? Quante sono le persone da cui sono osservati; altrettanti sono i peccati di cui sono colpevoli agli occhi di Dio. Che si dovrà poi dire di coloro, i quali giungono fino ad insegnare la malizia a quelli che ancora sono innocenti? Sentano questi sciagurati ciò che loro significa il Salvatore.
Preso egli un giorno un giovinetto per mano e voltosi alle turbe che lo ascoltavano, disse: “Guai a chi darà scandalo ad un fanciullo, purtroppo c’è scandalo nel mondo, ma guai a chi lo dà, meglio sarebbe per lui che si attaccasse una macina al collo e si gettasse nel profondo del mare”. Se mai si potessero levare gli scandali dal mondo, quante anime camminerebbero per il paradiso e al contrario vanno eternamente perdute nell’inferno. Guardatevi pertanto da questa razza di scellerati e fuggiteli più che il demonio medesimo. Una fanciulla tenera di età al sentire un discorso scandaloso disse a chi lo faceva: fuggi di qui, o diavolo maledetto. Se voi, o miei cari, volete essere i veri amici di Gesù Cristo e riparare al gran male che fanno alle anime gli scandalosi, procurate di dare buon esempio. Perciò siano i vostri discorsi buoni e modesti; siate devoti in chiesa, ubbidienti e rispettosi ai vostri superiori.
Oh quante anime v’imiteranno e cammineranno per la strada del paradiso! E voi sarete sicuri di andarvi, perché colui che procura la salvezza di un’anima può fondatamente sperar di salvare la propria: Animam salvasti, animam tuam praedestinasti. Queste sono le cose principali che voi, giovani cari, dovete fuggire nel mondo: sono poche, ma bastanti perché possiate formarvi uno stato di vita virtuosa e cristiana. Felici voi se le fuggirete, io vi assicuro che non potrete a meno che giungere alla vostra eterna salvezza.
Anche nella vostra tenera età il demonio vi tende lacci per rubare l’anima vostra; perciò dovete star bene attenti per non cadere quando siete tentati, ossia quando il demonio vi suggerisce di fare del male. Gioverà moltissimo a preservarvi dalle tentazioni il rimanervi lontani dalle occasioni, dalle conversazioni scandalose, dai pubblici spettacoli, dove non c’è niente di bene, e per lo più s’impara sempre qualche cosa di cattivo.
Procurate di star sempre occupati e quando non sapete che fare, adornate altarini, aggiustate immagini o quadrettini, o almeno andate a passare qualche tempo in onesto divertimento, ben inteso con licenza dei genitori. Quando poi siete tentati non fermatevi aspettando che il demonio prenda possesso del vostro cuore, ma fate subito qualche cosa per liberarvene, o per mezzo del lavoro, o per mezzo della preghiera. Se poi la tentazione continua fate il segno della santa croce, baciate qualche cosa benedetta, dicendo: Luigi santo, fate ch’io non offenda il mio Dio. Vi nomino questo santo perché venne proposto dalla Chiesa ad essere protettore speciale della gioventù. Infatti egli per vincere le tentazioni fuggiva ogni sorta di occasione; digiunava sovente a pane ed acqua, si flagellava a sangue per modo che le vesti, le pareti, ed il pavimento erano tinti del suo innocente sangue.
Così ottenne Luigi una compiuta vittoria di tutte le tentazioni; così la otterrete anche voi, se procurerete d’imitarlo almeno nella mortificazione dei sensi, soprattutto nella modestia e vi raccomanderete di cuore a lui quando foste per essere tentati.
Il primo laccio che suole il demonio tendere all’anima vostra è il presentarvi, come sarà mai possibile che per quaranta, cinquanta o sessant’anni che vi promette di vita possiate camminare per la difficile strada della virtù sempre lontani dai piaceri. Quando il demonio vi suggerisce questo, voi rispondetegli: Chi mi assicura che io giunga fino a quell’età. La mia vita è nelle mani del Signore, può essere che questo giorno sia l’ultimo di mia vita.
Quanti erano ieri allegri, benestanti, spiritosi ed oggi sono condotti al sepolcro? E quando anche dovessimo faticare alcuni anni per il Signore, non sarebbero abbondantissimamente compensati da un’eternità di gloria e di piaceri nel paradiso? Altronde noi vediamo che quelli, i quali vivono in grazia di Dio, sono sempre allegri, ed anche nelle afflizioni hanno il cuor contento. Al contrario coloro che si danno ai piaceri vivono arrabbiati e si sforzano onde trovare la pace nei loro passatempi, ma sono sempre più infelici: Non est pax impiis [Is 48,22]. Soggiungerà ancora qualcheduno: Noi siamo giovani, se ci mettiamo a pensare alla eternità, all’inferno, questo ci fa divenire malinconici, anzi ci farebbe ben anche girar la testa. Io vi concedo che il pensiero di una eternità beata od infelice, il pensare ad un supplizio che non finirà mai più, sia un pensiero tetro e spaventoso.
Ma ditemi: se ci fa girar la testa il solo pensarvi, che sarebbe l’andarvi? Meglio è pensarvi adesso per non cadervi per l’avvenire; ed è certo che se noi vi pensiamo ne saremo preservati. Osservate però che se è tristo il pensiero dell’inferno ci colma di consolazione la speranza di un paradiso, ove si godono tutti i beni. Perciò i santi mentre pensavano seriamente all’eternità delle pene, vivevano in somma allegria colla ferma, fiducia in Dio di evitarle e andare un giorno al possesso dei beni infiniti che il Signore tiene preparati a chi lo serve. Coraggio dunque, o miei cari, provate a servire il Signore e poi vedrete quanto sarà contento il cuor vostro.
Se avete la bella sorte di essere ascritti a qualche congregazione od oratorio procurate di portarvi puntualmente e di osservare con ogni esattezza tutte quelle regole, che vi furono dai superiori spiegate. Soprattutto vi raccomando una somma riverenza ai direttori di quel santo luogo, procurando di chiedere sempre permissione, quando dovete assentarvi. Nella chiesa state con particolare modestia e silenzio, leggendo o udendo leggere qualche libro devoto sinché sia tempo dei divini uffizi. Allora con allegrezza di spirito e con raccoglimento cantate le lodi del Signore. Se dovete confessarvi o fare la santa comunione procurate di farla sempre nella congregazione vostra o nel vostro oratorio, perché questo contribuirà molto al buon esempio e ad animare gli altri alla frequenza dei sacramenti.
Che se poi vi si presentasse nel vostro oratorio la bella comodità della ricreazione per i giorni festivi partecipatene volentieri guardandovi dalle risse, dal mettere soprannomi e dal non mostrarvi soddisfatti di quei divertimenti che vi sono distribuiti. Qualora poi sentiste qualche cosa che fosse inconveniente a quel santo luogo, correte frettolosi a darne segretamente l’avviso al superiore, affinché s’impediscano i mali che ne potrebbero derivare.
Sarebbe cosa bellissima se i più istruiti si facessero a raccontare qualche esempio agli altri. Siate sinceri nelle parole e guardatevi dalle bugie, perché se foste colti bugiardi, oltre l’offesa a Dio, verreste disonorati alla presenza dei vostri compagni e dei vostri superiori. Vi raccomando pure di avere una filiale confidenza col direttore ricorrendo a lui quando avete qualche dubbio di coscienza. Usate altresì gran rispetto a tutti i vostri superiori e specialmente se sono sacerdoti, all’incontro dei quali cavatevi tosto il cappello, baciando loro riverentemente la mano. Così quando parlate con essi rispondete alle loro interrogazioni con parole umili e con ogni sincerità. Coloro poi che sono destinati a qualche uffizio di cantori, di assistente e simili, abbiano grande emulazione di mostrarsi i più devoti e i più zelanti in tutto ciò che riguarda alle pratiche di pietà. A tutti poi raccomando somma esattezza nell’osservanza delle regole, facendo a gara ognuno per mostrarsi il più devoto, il più modesto ed il più esatto negli esercizi di devozione.
Siccome io desidero grandemente che ogni giorno facciate qualche poco di lettura spirituale, per cui non tutti potranno avere i libri convenienti, così io vi presento sette brevi considerazioni, distribuite per ciascun giorno della settimana, le quali saranno di comodità per quelli che non possono avere libri opportuni. Postivi pertanto ginocchioni direte: Mio Dio, mi pento con tutto il cuore di avervi offeso, fatemi la grazia di ben conoscere le verità che io sono per considerare. Vergine Maria madre di Gesù, pregate per me.
1. Considera, o figliuolo, che questo tuo corpo, quest’anima tua ti furono dati da Dio senza alcun tuo merito creandoti a sua immagine. Egli ti fece suo figlio col santo battesimo. Ti amò e ti ama qual tenero padre e l’unico fine per cui ti creò si è per essere amato e servito in questa vita, per renderti poi felice in paradiso. Sicché non sei al mondo solamente per godere, per farti ricco, per mangiare, bere e dormire, come fanno le bestie; ma il tuo fine si è di amare il tuo Dio e salvar l’anima tua. Se farai così, quante consolazioni proverai in punto di morte! Al contrario se non attendi a servire Dio, quanti rimorsi proverai alla fine dei tuoi dì, quando conoscerai che le ricchezze, i piaceri non fecero che addolorare il tuo cuore! Ti rincrescerà di aver perduto tanto tempo, senza alcun vantaggio dell’anima tua. Figliuol mio, guardati bene dall’essere di quei tali, che solo pensano ai piaceri, ai divertimenti e che in quell’ora estrema andranno eternamente perduti. Un segretario del re di Inghilterra moriva dicendo: misero me! consumai tanta carta per scrivere lettere del mio principe e non usai un foglio per notare i miei peccati e far una buona confessione.
2. Devi altresì considerare, che se salvi l’anima tua, tutto va bene e godrai per sempre; ma se la sbagli, perderai anima e corpo, Dio e paradiso, sarai per sempre dannato. Guardati bene dall’essere di quelli che vanno dicendo: fò questo peccato, dopo mi confesserò, poiché Dio maledice quel figliuolo, che pecca colla speranza del perdono: maledictus homo qui peccat in spe. Tutti quelli che sono all’inferno avevano speranza di emendarsi poi, ed ora sono eternamente perduti. Chi sa se avrai poi tempo di confessarti? Chi ti assicura che tu non muoia subito dopo il peccato e l’anima tua non precipiti giù nell’inferno? Oltre ciò che pazzia è mai farti una piaga colla speranza di avere un medico che ti guarisca? Dunque lascia il peccato che è il sommo di tutti i mali e che ti priva di tutti i beni.
3. Pure quanti sono nel mondo, i quali pensano a tutto, fuorché a salvarsi! Se io dico ad un figliuolo che frequenti i sacramenti, che faccia un po’ di orazione al giorno, risponde: ho altro a fare, ho da lavorare, ho da divertirmi. Oh Dio! e non hai l’anima? Perciò quanto fai, parli e pensi, procura che tutto sia per l’anima tua, perché sarebbe massima imprudenza pensare seriamente a quello che finisce così presto e pensar tanto poco all’eternità che non finisce mai più. San Luigi poteva godere piaceri, ricchezze ed onori, ma a tutto rinunziò dicendo: che mi giova questo per la mia eternità? Quid haec ad aeternitatem.
Concludi anche tu così: ho un’anima; se la perdo, ho perduto ogni cosa. Se io guadagnassi tutto il mondo con danno dell’anima mia, che mi gioverebbe? Se divento un grande uomo, se acquisto ricchezze, se acquistassi la fama di sapiente, per modo che sapessi tutte le arti e le scienze di meccanica, di musica e se perdo l’anima, che mi giova? Nulla giova tutta la sapienza di Salomone, se te ne vai perduto. Dunque l’anima sola deve essere lo scopo delle mie azioni. Si tratta di essere sempre beato, o sempre infelice, ahi vada ogni cosa purché mi salvi. Mio Dio, perdonatemi i miei peccati e fate che non mi accada mai più la disgrazia di offendervi; anzi io possa fedelmente servirvi per l’avvenire. Maria, mia speranza, intercedete per me.
1. Oh se tu, o figlio, conoscessi che cosa fai quando commetti un peccato mortale! Tu volti le spalle a quel Dio, che ti creò e ti fece tanti benefizi: disprezzi la sua grazia e la sua amicizia. Chi pecca dice col fatto al Signore: va, o Dio, lontano da me, io non ti voglio più obbedire, non ti voglio più servire, non ti voglio riconoscere più per mio Signore: Non serviam. Il mio Dio è quel piacere, quella vendetta, quella collera, quel discorso cattivo, quella bestemmia. Si può immaginare un’ingratitudine più mostruosa di questa? Pure, o figliuol mio, questo facesti tu quando offendesti il tuo Signore.
2. Cresce poi questa ingratitudine al riflettere che tu peccando ti servi di quelle medesime cose che ti diede Dio. Orecchie, occhi, bocca, lingua, mani, piedi, tutto fu donato da Dio e ti servisti di questi ad offenderlo. Oh! dunque ascolta ciò che dice il Signore: Figlio, io ti creai dal niente: ti diedi quanto hai presentemente. Tu eri condannato a morte per il peccato, io morii per te; e per salvarti, sparsi tutto il mio sangue e tu vuoi ancora offendermi? Chi non si sente compreso da rincrescimento per avere fatto ingiuria così enorme ad un Dio sì buono e sì benefico verso di miserabili creature quali siamo noi?
3. Devi considerare in terzo luogo che questo Dio, quantunque buono, tuttavia resta grandemente sdegnato quando l’offendi. Perciò hai molto a temere che quando i tuoi peccati siano pervenuti ad un tal numero, egli ti abbandoni. In plenitudine peccatorum puniet. Non già che manchi la misericordia divina, ma ti manca il tempo a chiedere perdono: perché non merita misericordia chi si abusa della misericordia del Signore per offenderlo. Quanti vivendo nel peccato speravano di pentirsi e intanto venne la morte e sono dannati. Trema che lo stesso non avvenga a te. Dopo tanti peccati che il Signore ti perdonò, giustamente devi temere che ad un altro peccato mortale l’ira divina ti colpisca e ti mandi eternamente dannato. Ringrazialo che ti ha sinora aspettato e fa in questo punto una ferma risoluzione dicendo: Signore, basta quanto vi offesi; la vita che mi rimane, non la voglio più spendere ad offendervi; la spenderò ad amarvi e a piangere i miei peccati. Me ne pento con tutto il cuore, Gesù mio; vi voglio amare, datemi forza. Santa Vergine madre mia, aiutatemi. Così sia.
1. La morte è una separazione dell’anima dal corpo con un totale abbandono delle cose di questo mondo. Considera pertanto, o figlio, che l’anima tua avrà da separarsi dal corpo. Ma non sai dove ti sorprenderà la morte. Non sai se ti coglierà nel tuo letto, sul lavoro, per strada o altrove. La rottura di una vena, un catarro, un impeto di sangue, una febbre, una piaga, un terremoto, un fulmine basta a privarti di vita. Ciò può essere da qui ad un anno, ad un mese, ad una settimana, ad un’ora e forse appena finita la lettura di questa considerazione. Quanti la sera si posero a dormire e la mattina trovaronsi morti. Quanti colpiti da qualche accidente morirono all’istante; poi dove andarono? Se erano in grazia di Dio son beati, al contrario sono eternamente perduti. E tu, figliuol mio, se dovessi morire in questo momento, che ne sarebbe dell’anima tua? Guai a te se non ti tieni apparecchiato. Chi oggi non è preparato a morir bene, corre grave pericolo di morir male.
2. Quantunque sia incerto il luogo, incerta l’ora di tua morte, ne è però certa la venuta. Verrà l’ora estrema di tua vita, in cui tu steso in letto ti troverai vicino a passare all’eternità, assistito da un sacerdote che ti raccomanderà l’anima, col crocifisso da un canto, dall’altro con una candela accesa, facendo a te corona i parenti che piangono. Ti sentirai la testa addolorata, gli occhi oscurati, la lingua arsa, le fauci chiuse, oppresso il petto, il sangue gelato, la carne consumata, il cuore trafitto. Spirato che avrai l’anima, il tuo corpo vestito di pochi cenci verrà gettato a marcire in una fossa. Quivi i sorci ed i vermi ti roderanno tutte le carni e di te non altro rimarrà che quattro ossa spolpate ed un poco di polvere fetente. Apri un sepolcro e vedi a che è ridotto quel giovane ricco, quell’ambizioso, quel superbo. Leggi questo, o figlio, e preparati a far una buona morte. Ora il demonio per indurti a peccare copre e scusa la colpa dicendoti che non c’è gran male in quel piacere, in quella disobbedienza, in tralasciare la messa nei giorni festivi, ma in morte ti scoprirà la gravezza dei tuoi peccati e te li metterà innanzi. Intanto che farai tu allora sul punto di incamminarti per la tua eternità? Guai a chi si trova in disgrazia di Dio in quel momento.
3. Considera che il punto di morte è quel momento da cui dipende la tua eterna salute, o la tua eterna dannazione. Vicino a morire, vicino a quell’ultimo chiuder di bocca, al lume di quella candela quante cose si vedranno! Due volte ci si tiene accesa innanzi una candela; quando siamo battezzati e al punto di morte. La prima volta vediamo i precetti della divina legge; nella seconda conosciamo se furono da noi osservati. Onde, figlio mio, alla luce dell’accennata candela vedrai se amasti il tuo Dio, oppure se lo sprezzasti; se avesti in onore il suo santo nome, o lo bestemmiasti; vedrai le feste profanate, le messe tralasciate, le disobbedienze fatte ai superiori, lo scandalo dato ai tuoi compagni; vedrai quella superbia, quell’orgoglio che ti lusingarono, vedrai... Ma oh Dio! tutto vedrai in un momento, nel quale agli occhi tuoi aprirassi la via dell’eternità: momentum a quo pendet aeternitas. Oh punto! oh momento! da cui dipende un’eternità di gloria o di pena. Capisci ciò che ti dico? Voglio dire che da quel momento dipende l’andare per sempre in paradiso o all’inferno; o sempre contento, o sempre afflitto; o sempre figlio di Dio, o sempre schiavo del demonio; o sempre godere cogli angeli e coi santi in cielo, o gemere ed ardere per sempre coi dannati nell’inferno. Temi grandemente per l’anima tua e pensa che dal ben vivere dipende una buona morte ed un’eternità di gloria; perciò non perdere tempo onde fare una buona confessione, promettendo al Signore di perdonare ai tuoi nemici, di riparare lo scandalo dato, di essere più obbediente, di non perdere più tempo, di santificare le feste, di adempiere i doveri del tuo stato. Intanto posto innanzi al tuo Signore digli di cuore così: mio Signore, sino da questo punto io mi converto a voi; io vi amo, vi voglio servire e servirvi fino alla morte. Vergine santissima, madre mia, aiutatemi in quel punto. Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l’anima mia.
1. Appena uscita l’anima del corpo subito comparirà davanti al divin Giudice. La prima cosa che rende terribile questa comparsa si è che l’anima si trova sola al cospetto di un Dio che sprezzò, di un Dio il quale conosce ogni segretezza del tuo cuore, ogni pensiero. Quali cose porterai teco? Porterai quel tanto di bene e di male che operasti in vita: refert unusquisque prout gessit sive bonum, sive malum [2Cor 5,10]. Non si può trovare né scusa né pretesto. Al disopra avrai un giudice sdegnato, da un canto i peccati che ti accusano, dall’altro i demoni pronti ad eseguire la condanna, dentro una coscienza che ti agita e ti tormenta, al disotto un inferno che sta per ingoiarti. In tali strettezze dove andrai, dove fuggirai? Beato te, o figliuol mio, se operasti bene in vita tua. Intanto il Giudice divino apre i libri della coscienza e comincia l’esame: Iudicium sedit et libri aperti sunt.
2. Allora dirà il divin Giudice: chi sei tu? Io sono un cristiano, risponderai; bene, se tu sei cristiano vedrò se operasti da cristiano. Indi comincerà a rammentarti le promesse fatte nel santo battesimo, colle quali rinunziasti al demonio, al mondo, alla carne; ti rammenterà le grazie che ti concesse, i sacramenti frequentati, le prediche, le istruzioni, gli avvisi dei confessori, le correzioni dei parenti; ogni cosa ti verrà schierata innanzi. Ma tu, dirà, il divin Giudice, a dispetto di tanti doni, di tante grazie, oh quanto male corrispondesti alla tua professione! Venuta l’età in cui appena cominciavi a conoscermi, tosto cominciasti ad offendermi con bugie, con mancanze di rispetto alle chiese, con disobbedienze ai tuoi genitori e con molte altre trasgressioni dei tuoi doveri. Almeno col crescere degli anni avessi meglio regolato le tue azioni; ma tu crescendo in età aumentasti il disprezzo della mia legge. Messe perdute, profanazioni dei giorni festivi, bestemmie, confessioni malfatte, comunioni talvolta sacrileghe, scandalo dato ai tuoi compagni; ecco ciò che facesti invece di servirmi. Si volterà poi tutto pieno di sdegno verso gli scandalosi e dirà: vedi quell’anima che cammina per la strada del peccato? Sei tu che coi tuoi discorsi scandalosi le insinuasti la malizia. E come cristiano dovevi col buon esempio insegnare ai tuoi compagni la via del paradiso; ma tu tradisti il mio sangue e loro insegnasti la strada della perdizione. Vedi quell’anima che è laggiù nell’inferno? Sei tu che coi tuoi perfidi consigli la togliesti a me, la consegnasti, al demonio e fosti causa della sua eterna perdizione. Ora vada l’anima tua per l’anima che facesti perdere col tuo scandalo: Repetam animam tuam pro anima illius. Che ti pare, o figlio, di questo esame? Che dice la tua coscienza? Sei ancora a tempo, chiedi perdono a Dio dei tuoi peccati con una sincera promessa di non peccar più; e quanto ti toccherà patire di caldo, di freddo, di fame, di sete, di malattie o dispiaceri soffri tutto per il Signore in penitenza dei peccati da te commessi.
3. Al conto rigoroso che il divin Giudice esige dal peccatore, questi tenterà di cercare qualche scusa o pretesto, dicendo, che non pensava di venire a tanto stretto esame. Ma gli sarà risposto: E non udisti quella predica, non leggesti in quel libro che io ti avrei domandato conto di ogni cosa? L’anima si raccomanderà alla misericordia divina e la misericordia non è più per lui, perché colla morte finisce il tempo della misericordia. Si raccomanderà agli angeli, ai santi, a Maria santissima, ed ella a nome di tutti risponderà: chiedi ora il mio aiuto? Non mi volesti per madre in vita, adesso non ti conosco più per figlio, non ti conosco più: nescio vos. Il peccatore non trovando scampo alcuno griderà alle montagne, alle pietre che lo coprano e non si muoveranno; invocherà l’inferno e lo vedrà aperto: Inferius horrendum chaos. Quello è l’istante in cui l’inesorabil Giudice proferirà la tremenda sentenza: figlio infedele, va lungi da me, il mio Padre celeste ti ha maledetto, io ti maledico; vattene al fuoco eterno a gemere e penare coi demoni per tutta un’interminabile eternità: Ite, maledicti, in ignem aeternum [Mt 25,41]. Proferite queste parole l’anima viene abbandonata nelle mani dei demoni, i quali la strascinano, la urtano e la fanno piombare in quegli abissi di pene, di miserie e di tormenti eterni. Non temi per te una simile sentenza? Ah per amor di Gesù e di Maria preparati con opere buone a sentirti la sentenza favorevole e ricordati che quanto più spaventa la sentenza proferita contro del peccatore, altrettanto sarà consolante l’invito che Gesù farà a quel figliuolo che visse cristianamente. Vieni, gli dirà, vieni al possesso della gloria che ti preparai. Tu mi servisti, ora godrai in eterno: Intra in gaudium Domini tui [Mt 25,21]. Gesù mio, fatemi la grazia che io possa essere uno di quelli benedetti; Vergine santissima, aiutatemi voi, proteggetemi in vita ed in morte e specialmente quando mi presenterò al divin vostro Figlio per essere giudicato.
1. L’inferno è un luogo destinato dalla divina Giustizia per punire con supplizio eterno quelli che muoiono in peccato mortale. La prima pena che i dannati patiscono nell’inferno si è il trovarsi in un abisso di fuoco. Fuoco negli occhi, fuoco nella bocca, fuoco in ogni parte. Ogni senso patisce la propria pena. Gli occhi sono accecati dal fuoco e dalle tenebre, atterriti dalla vista dei demoni e degli altri dannati. Le orecchie giorno e notte odono continui urli, pianti e bestemmie. L’odorato è in sommo abborrimento per il fetore di quello zolfo e bitume ardente che li soffoca. La bocca è cruciata da ardentissima sete e fame canina: famem patientur ut canes [Sal 58,7]. Il ricco Epulone dal mezzo di quei tormenti alzò uno sguardo e chiese per somma grazia una piccola goccia d’acqua per temperare l’arsura della sua lingua, e una goccia d’acqua gli fu negata. Onde quegl’infelici arsi dalla sete, divorati dalla fame, tormentati dal fuoco piangono, urlano e si disperano. Oh inferno, inferno, quanto sono infelici quelli che vi cadono! Che dici, o figlio, se avessi a morire in questo momento dove andresti? Se ora non puoi reggere un dito sopra il lume di una candela, non puoi soffrire una scintilla di fuoco sulla mano senza gridare, come potrai tu stare tra quelle fiamme per tutta un’eternità?
2. Considera, o figlio, il rimorso che proverà la coscienza dei dannati. Penseranno continuamente al motivo per cui si sono perduti, cioè per un piacere, per uno sfogo di passione; questo è quel verme che non muore mai: vermis eorurn non moritur [Mc 9,45]. Penseranno al tempo che loro fu dato da Dio per rimediare alla loro eterna perdizione, ai buoni esempi dei compagni, ai propositi fatti e non eseguiti e questo vedranno in un tempo, che sarà senza rimedio. La volontà non avrà mai più niente di quello che vuole e al contrario patirà tutti i mali. L’intelletto conoscerà il gran bene che ha perduto, cioè il paradiso. Oh Dio! chi potrà mai resistere a tali tormenti! Mio figlio, che ora non curi di perdere il paradiso e Dio, conoscerai la tua cecità, quando vedrai tanti tuoi compagni più ignoranti e più poveri di te trionfare e godere nel regno dei cieli e tu maledetto da Dio sarai cacciato via da quella patria beata, dal godimento di lui, dalle compagnia della Vergine, degli angeli e dei santi. Orsù dunque penitenza; non aspettare che non vi sia più tempo; datti a Dio. Chi sa che non sia questa l’ultima chiamata, a cui se non corrispondi, Dio ti abbandoni o ti lasci piombare giù in quegli eterni supplizi.
1. Considera, o figlio, che se tu andrai nell’inferno, non uscirai mai più. Là si patiscono tutte le pene e tutte eterne. Passeranno cento anni da che tu sei nell’inferno, ne passeranno mille e l’inferno allora incomincia: ne passeranno cento mila, certo milioni, mille milioni d’anni e di secoli e l’inferno sarà da principio. Se un angelo portasse la nuova ad un dannato che Dio lo vuole liberare dall’inferno quando saranno passati tanti milioni di secoli, quante sono le gocce d’acqua, le foglie degli alberi e i granelli di sabbia del mare e della terra, questa nuova porterebbe la più grande consolazione ad un dannato, il quale direbbe: è vero che hanno da passare tanti secoli, avranno però da finire un giorno. Ma passeranno tutti questi secoli e tutti i tempi immaginabili, e l’inferno sarà sempre da capo. Ogni dannato farebbe questo patto con Dio: Signore, accrescete quanto vi piace questa mia pena, fatemi stare in questi tormenti per quanto tempo vorrete, basta che mi diate la speranza che finiranno una volta. Ma no, questo termine non verrà mai. Almeno il povero dannato potesse ingannar se stesso e lusingarsi con dire: chi sa, forse un giorno Dio avrà pietà di me e mi caverà da questo baratro! No, il dannato si vedrà sempre in faccia scritta la sentenza della sua eternità infelice. Dunque andrà dicendo: tutte queste pene, questo fuoco, queste grida non hanno più a finire per me? No, gli verrà risposto, no mai più. E dureranno sempre? Sempre, per un’eternità. Sempre, non mai, eternità vedrà scritto su quelle fiamme che cruciano; sempre, non mai, eternità sulla punta delle spade che lo trafiggono; sempre, non mai, eternità su quei demoni che lo tormentano; sempre, non mai, eternità su quelle porte che non si apriranno mai più. Oh maledetto peccato! che tremendo supplizio prepari a chi ti commette! Ah! mai più, mai più peccati in vita mia.
2. Quello poi che ti deve colmar di spavento è il pensare che quella orrenda fornace sta pure aperta sotto ai tuoi piedi e che basta un sol peccato mortale a farviti cadere. Che cosa potrai fare, che cosa potrai dire dal mezzo di quelle fiamme, lontano dal tuo Dio, privo per sempre del paradiso? Volgerai per l’ultima volta lo sguardo al cielo e nel colmo della tua desolazione dirai: addio compagni, addio amici, che abitate nel regno della gloria; addio, padre, madre, fratelli, sorelle, voi goderete per sempre, io sarò per sempre tormentato; addio, angelo custode, angeli e santi tutti del paradiso, io non vi rivedrò mai più; addio, o Salvatore, addio, o croce santa, addio, o sangue sparso invano per me, io non vi rivedrò mai più. In questo momento cesso di essere figlio di Dio e sarò per sempre schiavo dei demoni nell’inferno. Capisci, o figlio, ciò che leggi? Una pena eterna per un sol peccato mortale. Dunque usa ogni mezzo per evitarlo. Se la coscienza ti rimorde di qualche peccato va presto a confessarti per cominciare una buona vita; pratica ogni mezzo che ti suggerirà il confessore, fuggi le occasioni pericolose, i cattivi compagni e se Dio ti chiama anche a lasciare il mondo, arrenditi presto. Ogni cosa che si fa per scampare da un’eternità di pene è poco, è niente: Nulla nimia securitas ubi periclitatur aeternitas (san Bernardo). Oh quanti abbandonarono il mondo, la patria, i parenti e andarono a confinarsi nelle grotte, nei deserti vivendo soltanto a pane e acqua, anzi talvolta a sole radici d’erba e tutto questo per evitare l’inferno! E tu che fai? dopo tante volte che ti meritasti l’inferno col peccato, che fai? Prostrati ai piedi del tuo Dio e digli: Signore, eccomi pronto a far quello che voi volete; datemi pure ogni male, in questa vita, purché io possa salvare l’anima mia.
1. Quanto più spaventa il pensiero e la considerazione dell’inferno, altrettanto consola pensare al paradiso che ti è preparato. Per fartene un’idea considera una notte serena. Quanto mai fa bel vedere il cielo con quella moltitudine e varietà di stelle! Aggiungi la vista di un bel giorno, dimodoché la chiarezza del sole non impedisca la chiara vista delle stelle né della luna. Supponi altresì quanto si può ritrovar nel mare, nella terra, nei paesi, nelle città e nelle corti dei re e dei monarchi di tutta la terra. Si aggiunga a questo ogni squisita bevanda, ogni cibo il più saporito, una musica la più dolce, un’armonia la più soave, tutto questo insieme è un nulla paragonato all’eccellenza del paradiso. Oh come è desiderabile e amabile quel luogo ove si godono tutti i beni! Il beato non potrà a meno di non esclamare: io sono sazio della gloria del Signore: Satiabor cum apparuerit gloria tua [Sal 16,15].
2. Considera poi la gioia che proverà l’anima tua nell’entrare in paradiso. L’accoglienza e l’incontro dei parenti e degli amici; la nobiltà, la bellezza, la moltitudine dei cherubini, dei serafini e di tutti gli angeli, di tutti i santi che a milioni a milioni lodano e benedicono il loro Creatore. Il coro degli apostoli, l’immenso numero dei martiri, dei confessori, delle vergini. Havvi poi una grande moltitudine di giovani, i quali perché conservarono la virtù della purità cantano a Dio un inno che niun altro può imparare. Oh quanto godono in quel regno dei beati! Sono sempre in allegria, senza infermità, senza dispiaceri e senza affanni che turbino la loro allegrezza, il loro contento.
3. Osserva però, o figlio, che tutti i beni considerati sono un nulla paragonati alla grande consolazione che si prova nella vista di Dio. Egli consola i beati col suo amorevole sguardo e sparge nel loro cuore un mare di delizie. Siccome il sole illumina ed abbellisce tutto il mondo, così Dio colla sua presenza illumina tutto il paradiso e riempie quei fortunati abitatori di piaceri inesprimibili. Perciò tutte le schiere degli angeli e dei beati cantano gloria a Dio dicendo: Santo, Santo, Santo è il Dio degli eserciti, a cui sia onore e gloria per tutti i secoli. Coraggio dunque, o figlio; ti toccherà patire qualche cosa in questo mondo, ma non importa, il premio che avrai in paradiso compensa infinitamente tutto quello che avrai a patire nella vita presente. Che grande consolazione sarà la tua quando ti troverai in cielo in compagnia dei parenti, degli amici, dei santi, dei beati e dirai: io sarò sempre col Signore: Semper cum Domino erimus [1Ts 4,17]. Allora sì che benedirai quel momento in cui lasciasti il peccato, benedirai il momento in cui facesti quella buona confessione, frequentasti i sacramenti; benedirai quel giorno in cui lasciando i tuoi compagni ti desti alla virtù: e tutto pieno di gratitudine ti volgerai al tuo Dio, a cui canterai lode e gloria per tutti i secoli dei secoli. Così sia.
Un sostegno grande per voi, miei figliuoli, è la devozione a Maria santissima. Ascoltate come ella v’invita: Si quis est parvulus veniat ad me. Chi è fanciullo venga a me. Ella vi assicura che se sarete suoi devoti oltre a colmarvi di benedizioni in questo mondo, avrete il paradiso nell’altra vita. Qui elucidant me vitam aeternam habebunt [Sir 24,31]. Siate dunque intimamente persuasi che tutte le grazie le quali voi chiederete a questa buona madre, vi saranno concesse, purché non imploriate cosa che torni a vostro danno. Tre grazie in modo particolare le dovrete instantemente chiedere, le quali sono di assoluto bisogno a tutti, ma specialmente a voi che vi trovate in giovanile età. La prima è quella di non commettere mai peccato mortale in vita vostra. Questa grazia voglio che pretendiate a qualunque costo dall’intercessione di Maria, perché ogni grazia sarebbe poco senza questa.
Sapete che cosa dir voglia cadere in peccato mortale? Vuol dire rinunziare all’essere figliuoli di Dio per farci figli di satanasso. Vuol dire perdere quella bellezza che ci rende belli come angeli agli occhi di Dio e diventare deformi al suo cospetto come i demoni. Vuol dire perdere tutti i meriti già acquistati per la vita eterna; vuol dire restare sospesi per un filo sottilissimo sopra la bocca dell’inferno; vuol dire ingiuriare enormemente una bontà infinita, che è il male più grande che si possa immaginare. Ah! sì per molte grazie che vi ottenga Maria vi otterrebbe poco non ottenendovi quella di non cadere mai e mai più in peccato mortale. Questa grazia dovete implorare mattina e sera e in tutti i vostri esercizi di pietà.
La seconda grazia che chieder dovrete è di conservare la santa e preziosa virtù della purità. Se voi custodirete una virtù così bella avrete la più grande somiglianza cogli angeli del paradiso e il vostro angelo custode vi terrà per fratelli, sicché godrà moltissimo della vostra compagnia. Siccome poi mi sta molto a cuore che voi tutti conserviate questa virtù, così io vi accenno alcuni mezzi onde preservarla da quel veleno che la potrebbe contaminare. Prima di tutto fuggite la compagnia delle persone di sesso diverso. Capite bene: io voglio dire che i giovani non devono mai contrarre alcuna famigliarità con figliuole; del resto questa bella virtù si trova in gran pericolo.
Una cosa la quale giova anche moltissimo alla conservazione della medesima si è la custodia dei sensi e particolarmente degli occhi. Dovete perciò guardarvi da ogni eccesso nel mangiare e nel bere, dai teatri, dai balli e da simili divertimenti che sono rovina dei costumi. Gli occhi poi sono le finestre per cui il peccato si fa strada nel nostro cuore e per cui il demonio viene a prendere possesso dell’anima nostra. Onde non fermatevi mai a rimirare cose le quali siano anche poco contrarie alla modestia. San Luigi Gonzaga non voleva nemmeno che gli fossero veduti i piedi nel porsi a letto o nel levarsi. Non si permetteva di fissar in volto la propria madre. Stette per due anni colla regina di Spagna in qualità di paggio d’onore e non la rimirò mai in faccia.
Un altro giovinetto interrogato perché fosse così cauto negli sguardi, diede questa risposta: Ho risoluto di non guardare sembiante di donna per serbare gli occhi miei a mirare la prima volta (se non ne sarò indegno) il bellissimo volto della madre di purità Maria santissima. In secondo luogo fuggite la compagnia di quei giovanetti che fanno cattivi discorsi, cioè che fanno certi discorsi i quali non si farebbero alla presenza dei vostri genitori o di qualche persona dabbene. State lontani da questi tali quand’anche fossero vostri parenti. Posso accertarvi che la compagnia di un demonio non porterebbe talvolta un danno uguale a quello che porta la compagnia di costoro.
Quindi nasce la necessità della terza grazia che vi aiuterà anche moltissimo a conservare la virtù della purità ed è quella appunto di fuggire i cattivi compagni. Felici voi, o miei cari figliuoli, se fuggirete la compagnia dei malvagi! Così facendo sarete sicuri di camminare per la via del paradiso; altramente correte gravissimo rischio di perdervi in eterno. Perciò quando udirete compagni proferire bestemmie, disprezzare le cose di religione, oppure cercar di allontanarvi dalle cose di chiesa, peggio ancora dir parole anche poco contrarie alla virtù della modestia, come la peste fuggiteli, tenendo per certo che quanto più puri saranno i vostri sguardi, i vostri discorsi, altrettanto Maria si compiacerà di voi e maggiori grazie vi otterrà dal suo Figlio e nostro Redentore Gesù Cristo.
Queste sono le tre grazie più d’ogni altra necessarie alla vostra età e bastanti a farvi tenere sin da giovani quella strada, che vi renderà uomini onorati nell’età avanzata, pegno sicuro di una gloria eterna, che Maria procurerà indubitatamente ai suoi devoti. Quale ossequio offrirete voi a Maria per ottenere le grazie accennate? Poche cose bastano. Chi può reciti il suo rosario, ma non dimentichi mai ogni giorno di recitare tre Ave e tre Gloria Patri colla giaculatoria: Cara Madre Vergine Maria, fate ch’io salvi l’anima mia.
San Luigi Gonzaga viene proposto ad esemplare d’innocenza e di virtù a tutti, ma specialmente alla gioventù, in favor della quale già impetrò moltissime grazie dal Signore.
I romani pontefici a fine di accrescere il culto di questo gran santo a vantaggio spirituale dei cristiani concederono indulgenza plenaria a tutti quelli che pentiti e comunicati avranno santificato sei domeniche continue precedenti alla festa del santo, od altre nel corso dell’anno con pie opere ed orazioni ad onore del santo medesimo e a gloria di Dio. Tale indulgenza si può lucrare per ciascheduna delle domeniche suddette. Affinché tutti siate in grado di avere le opere e le orazioni da praticarsi furono disposti qui per ogni giorno quegli esercizi che potranno servire a celebrare le domeniche e la novena di questo santo e partecipare di quelle grazie e di quei favori che tuttodì ottiene ai suoi devoti.
Quantunque si possa dire che san Luigi non abbia mai commesso peccato, tuttavia pianse amaramente ciò che egli riputava colpa; ed era che in età di quattro in cinque anni trovandosi tra soldati tolse un po’ di polvere da fuoco per sparare un pezzetto di artiglieria, o proferì altra volta alcune parole men dicevoli udite dai soldati medesimi, ma da lui non capite. Pure su queste due colpe pianse per tutta la vita e la prima volta che se ne confessò fu sorpreso da un pianto, da un affanno, da uno sfinimento sì forte, che cadde svenuto appiè del confessore; né in quel giorno fu possibile di proseguire la confessione e negli anni appresso non se ne ricordava senza lagrime amarissime. Qual rossore per noi che abbiamo commesso tanti e tanto gravi peccati, eppure ce ne ridiamo senza dare alcun segno di pentimento? Ah! se si considerasse che un sol peccato mortale oltraggia un Dio, infinita bontà, ci fa perdere un paradiso che contiene tutti i beni, ci rende meritevoli dell’inferno, ove si contengono tutti i mali, chi potrebbe a tale considerazione trattenere le lagrime? Questo è apponto quello che faceva piangere san Luigi.
Giaculatoria: Amabile mio avvocato, voi che aveste sì poco da piangere e tuttavia piangeste a lagrime sì amare e continue, fate che io pianga le mie colpe e le detesti, onde ottenerne da Dio il perdono.
Pratica: Se trovate la vostra coscienza rea di qualche peccato, chiedetene perdono di cuore al Signore con promessa di confessarvene al più presto possibile.
Preghiera: Luigi santo, di angelici costumi adorno, io indegno vostro devoto umilmente prostrato dinanzi a voi, adoro quella maestà infinita che vi elevò a tanta gloria; benedico mille volte la santa Trinità che vi concedé un’innocenza così illibata e vi adornò di tante eroiche virtù. Deh! per tanti doni sovrumani, per quell’innocenza e penitenza, per quell’amore che portaste a Dio in terra, vi prego umilmente a volermi oggi ricevere fra i vostri devoti e ottenermi una vera contrizione dei miei peccati, una purità di cuore lontana da ogni colpa ed offesa del mio Dio. Vi supplico di essere il mio protettore in ogni azione in vita e specialmente in punto di morte, quando avrò maggior bisogno del vostro patrocinio. E voi, grande regina del cielo, Maria che cotanto amaste e favoriste Luigi mentre viveva in terra, rendete efficaci queste mie preghiere, esauditele voi; non per mio merito, ma per il merito del vostro Luigi e per il vostro materno amore. Fate, o cara madre, che io possa imitare Luigi in vita e dopo una santa morte essere partecipe di quella felicità che in compagnia dei beati si gode per tutti i secoli dei secoli. Così sia. Sei Pater, sei Ave, e sei Gloria ecc.
Benché la vita di san Luigi sia un complesso delle virtù più pure e sante, tuttavia vi univa le più rigide penitenze. Ancor fanciullo macerava le innocenti sue carni con assidui digiuni. Tutto il suo cibo giunse a restringersi al peso di un’oncia. Flagellavasi a sangue; metteva sotto le lenzuola pezzetti di legno per tormentarsi anche nel sonno; sotto le vesti nascondeva speroni da cavallo perché non aveva cilici; cercava il maggior suo scomodo nello stare, nel sedere, nel camminare. Anzi andò tant’oltre l’ardore di penitenza in Luigi, che essendo moribondo chiese con lagrime al suo superiore di essere in quell’ora estrema senza compassione flagellato da capo ai piedi, il che non ottenuto, supplicò di essere almeno gettato sulla nuda terra e così morire da vero penitente per amore di chi era morto per lui sopra un duro legno di croce. Se Luigi principe delicato, di sanità cagionevole, puro ed innocente faceva tante penitenze, quale confusione ciò non sarà mai per quei giovani, i quali cercano mille pretesti per fuggire ogni occasione di patire qualche cosa per amore di quel Dio che tanto patì per noi!
Giaculatoria: Glorioso san Luigi, intercedetemi un vivo desiderio di far penitenza per cancellare la moltitudine dei miei peccati, affinché non abbia poi a piangerli inutilmente nell’altra vita tra le pene eterne dell’inferno.
Pratica: Non differite le penitenze alla vecchiaia, quando le forze non più la comportano. A chi vi dice che non conviene usar tanto rigore contro del nostro corpo, rispondete: chi non vuol patire con Gesù Cristo non potrà godere con Gesù Cristo.
Preghiera: Luigi santo, ecc.
Ogni virtù da san Luigi fu portata a un grado molto eminente, ma più di tutte risplendé la virtù della purità. Veniva ordinariamente chiamato col nome di angioletto o di angelo in carne o giovane angelico. Qualora in qualche conversazione si facessero discorsi men puri, al sopraggiungere di Luigi niuno ardiva di proseguirli, stimando di fare un’offesa alla sua modestia, al suo candore. Convien però notare che Luigi per conservar una virtù sì bella custodiva gelosamente tutti i suoi sensi e specialmente gli occhi. Per più anni dovendo ogni dì ritrovarsi coll’imperatrice d’Austria qual paggio d’onore, non la mirò mai in faccia. Anzi colla propria madre stava sempre cogli occhi bassi, onde, diceva di non sapere qual colore ella avesse. Una volta invitato al ballo fuggì sbigottito e si pose segretamente in una stanza a pregare e a flagellarsi a sangue. Aveva solo dieci anni, quando conosciuto il gran pregio di questa virtù, la offrì con voto alla regina dei vergini Maria santissima, la quale gradì per modo tal voto, che san Luigi non provò mai tentazione contro a questa virtù ed ebbe la gloria di portar nell’altra vita senza macchia la stola dell’innocenza battesimale. Giovani miei, se volete voi altresì conservare questa virtù tanto piacevole a Dio, alla beata Vergine ed agli angeli tutti, prendete anche voi per protettrice della vostra purità Maria santissima. Oh quanto mai ella ama ed accoglie le anime pure e caste più delle altre! Quante grazie loro concede! Però questa virtù non si potrà giammai conservare senza fuggire i discorsi disonesti e i cattivi compagni, e custodire i sensi del corpo e specialmente gli occhi.
Giaculatoria: Fate, o san Luigi, che io fugga qual peste tutti quei compagni i quali coi loro pestiferi discorsi cercano la rovina dell’anima mia.
Pratica: Stabilite oggi di non voler mai più riguardare oggetti pericolosi o parlar di cose contrarie alla virtù di cui abbiamo parlato.
Preghiera: Luigi santo, ecc.
Niun bene terreno fu in stima a san Luigi, se non come cosa da nulla. Compativa i ricchi ed i grandi del mondo, che si perdono dietro a beni sì vili e caduchi e che sovente per un po’ di danaro e per un palmo di terreno perdono la loro eterna felicità. Disprezzava ogni rispetto umano e sebbene più volte deriso e burlato, tuttavia egli non cessava mai di comparire umilmente vestito anche nei luoghi di comparsa. Lasciava che ognuno parlasse a suo talento ed egli modesto in casa, per le contrade e specialmente in chiesa aveva solo a cuore la frequenza dei sacramenti e tutte quelle cose che riguardavano l’onor di Dio. Ma siccome egli era in mezzo alle grandezze, e perciò il suo cuore in pericolo di affezionarsi ai beni terreni, così egli abbandonò il principato, i parenti, gli amici e dopo moltissimi contrasti da parte degli amatori del mondo si fece religioso nella Compagnia di Gesù, dove pervenne al più alto grado di cristiana perfezione. Se vogliamo anche noi distaccare il nostro cuore dalle cose di questo mondo ed affezionarci alle cose di Dio cominciamo dal disprezzare i beni terreni che c’impediscono e stimare solo quelle cose che giovano per condurci alla beata eternità dicendo come diceva san Luigi: ciò che non è eterno è un nulla: Quod aeternum non est nihil est. Questo si otterrà facilmente se dispregiando ogni rispetto umano attenderemo alle cose che riguardano all’onor di Dio e specialmente alla frequenza dei sacramenti della confessione e comunione che sono i due mezzi più efficaci per vincere i rispetti umani, staccare il nostro cuore dalle cose terrene e innamorarlo delle celesti.
Giaculatoria: Amabilissimo san Luigi, per quella stretta unione che voi aveste con Dio fate che il mio cuore per l’avvenire non pensi più ad altro se non alle cose del cielo ed abbia sempre a vile quelle della terra.
Pratica: Risolviamo oggi di voler frequentare per quanto ci è possibile i sacramenti della confessione e della comunione.
Preghiera: Luigi santo, ecc.
L’amore verso il nostro prossimo è la misura dell’amor di Dio. San Luigi non solo aveva viscere di carità verso il prossimo; ma sapeva meravigliosamente sopportarne i difetti. Fin da fanciullo era sì paziente agl’insulti, agli oltraggi, alle villanie dei compagni, che ben lontano dal mostrarsi offeso gioiva e vedevasi tutto allegro e chi più lo disprezzava, più da lui era amato.
Quando poi udiva trovarsi qualche poverello alla porta egli subito lo andava a vedere e tutto allegro correva dalla marchesa sua madre per chiederle qualche cosa, ed ottenutala, voleva andarla a riporre egli stesso nella mano del mendico. Questa carità era molto più ardente per i bisogni dell’anima. Ancora secolare portavasi nelle chiese ad insegnare il catechismo agl’ignoranti, ne correggeva i costumi e studiavasi di acquetarli nelle risse e nelle discordie.
Fattosi religioso scorreva per la città di Roma onde istruire i mendichi; quindi li menava seco da qualche confessore affinché fossero assolti dalle loro colpe e rimessi in grazia di Dio. Desiderando di giovar maggiormente al prossimo col dare la propria vita, questo fece ancora; perciocché in una pestilenza avvenuta in Roma ottenne di servire agli appestati e dove più erano schifosi gl’infetti più volentieri Luigi prestava il suo ministero. Si metteva le tasche in collo, camminava per la città accattando limosina di porta in porta, indi se ne ritornava all’ospedale per sovvenire quei miserabili, prestando loro ogni più basso servigio. Ma non andò molto che il Signore appagò i voti di Luigi e permise che egli stesso fosse attaccato da quel morbo contagioso, che il venne lentamente consumando e infine lo tolse di vita.
Anche noi, o giovani cari, possiamo imitare san Luigi nelle opere di carità, nel sopportare i difetti dei nostri compagni e perdonar loro quando siamo oltraggiati; ma questa carità è assai più grande se procureremo d’insegnare loro le cose necessarie per la eterna salvezza, o almeno condurli in quei luoghi dove ne possono essere istruiti. Quante anime possiamo levare dal sentiero della perdizione e rimetterle in quella strada che le conduce a salvamento; ed allora quali grazie da Dio ci otterrà san Luigi!
Giaculatoria: Amabilissimo san Luigi, infiammate il mio cuore del vero amor del prossimo, onde cresca sempre in me l’amor di Dio.
Pratica: Fate ogni vostro possibile per dare buon esempio e condur qualche vostro compagno a sentire la parola di Dio ed a ricevere il sacramento della confessione.
Preghiera: Luigi santo, ecc. Domenica sesta - giorno sesto: Amor di san Luigi verso Dio San Luigi nell’amor verso Dio fu un serafino.
Tanto ne era acceso che al pensare o udir parlare delle cose del Signore quasi cadeva di sfinimento. Era poi singolare il suo amore per Gesù crocifisso. Ogni volta che veniva da altri disprezzato, oppure pativa dolor di testa o altro incomodo di sanità erane lietissimo e bramava patir di più per il suo Signore. Quale fu poi la tenerezza di Luigi per Gesù sacramentato! Passava più ore al giorno avanti l’altare del sacramento. Impiegava tre giorni a prepararsi alla comunione, tre giorni appresso per farne il ringraziamento.
Nel ricevere poi l’ostia santa discioglievasi in tali lagrime e deliqui che spesso non aveva più forze a rizzarsi da terra. Da quale cosa deriva mai che noi proviamo sì poco gusto per le cose spirituali?
Questo avviene dall’essere il nostro cuore poco innamorato di Gesù crocifisso e dall’accostarci troppo di rado alla santa comunione o dall’accostarvici indegnamente; perché è impossibile l’avvicinarci a queste due inesauste fornaci dell’amore di Dio, senza sentirci infiammati e provarne conforto e contento. Accostiamoci per l’avvenire con cuore acceso di viva carità e di atti ferventi di fede, di speranza e di dolore; e allora proveremo anche noi quelle delizie e quelle contentezze che provava san Luigi.
Giaculatoria: O gran serafino d’amore, infiammate il cuor mio del vero amor divino, sicché per l’avvenire altro più non voglia che amare Dio e a lui solo servire.
Pratica: Procurate di recitare le preghiere del mattino e della sera avanti l’immagine di Gesù crocifisso e baciatelo spesso. I sommi pontefici concedettero molte indulgenze a chi bacia il crocifisso. Quando potete andate a far qualche visita a Gesù sacramentato, specialmente dove è esposto per l’adorazione delle quarantore.
Preghiera: Luigi santo, ecc. Tre considerazioni che valgono a compiere l’esercizio dei nove giorni per la novena di san Luigi Settimo giorno: San Luigi si diede per tempo a Dio Per lo più non si conosce il pregio della divina grazia se non quando si è perduta e molti rimediano al passato col piangere i trascorsi che hanno commesso.
Di Luigi non fu così. Appena poté conoscere Dio, subito cominciò ad amarlo; le prime sue voci furono i dolci nomi di Gesù e di Maria; le prime inclinazioni furono per la pietà; i primi trattenimenti furono esercizi di sincera devozione; il qual tenore di vita prosegui finché visse. Questo mio figliuolo, testificò sua madre, fu sempre un angiolino. Da sette anni di età fino alla morte sempre tenne una vita santa, una vita angelica e vera idea di perfetta santità. Quanto mai piace al Signore l’essere servito singolarmente in tempo di gioventù.
Questo conobbe san Luigi e il Signore lo colmò di tante grazie, che divenne un gran santo. Se san Luigi avesse aspettato sino all’età avanzata a darsi a Dio non sarebbe senza dubbio divenuto sì gran santo, giacché egli morì molto giovane e può essere che nemmen si fosse salvato. Perché dunque non consacrare al Signore questo tempo di nostra gioventù, che tanto gradisce? Perché differire di giorno in giorno ad abbandonare il peccato e cominciar una vita da fedele cristiano?
Tutti quelli che ora si trovano nell’inferno avevano volontà di darsi poi una volta a Dio, ma la morte li prevenne e adesso sono perduti per sempre; e fra quelle fiamme vanno gridando: noi insensati l’abbiamo sbagliata: nos insensati erravimus.
Giaculatoria: Fate, o glorioso san Luigi, che io pianga il tempo perduto e che quello che il Signore mi concederà tutto possa per lui impiegare.
Pratica: Fuggite i cattivi compagni, che sono la cagione funesta di tanto tempo perduto e cominciate oggi una vita nuova che piaccia al Signore. Preghiera: Luigi santo, ecc.
Questi doni e queste virtù sublimi, di cui era adorno san Luigi, bisogna dirli anche frutto delle sue preghiere. Illuminato egli da Dio sapeva che quanto gli domandiamo per l’anima nostra ci viene concesso: petite et accipietis [Lc 11,9]. Appena poté articolare qualche parola di devozione suggerita dalla pia sua madre, ne rimase altamente affezionato. A quattro anni si assentava dalla presenza altrui e, fatto cercare dalla madre, veniva travato in qualche nascondiglio, ove a terra genuflesso, colle sue manine giunte dinanzi al petto fervorosamente pregava; e quantunque forte chiamato, con difficoltà poteva udire ciò che da lui si voleva, tanto era il diletto che provava in trattenersi con Dio.
Questo tenor di vita col crescere degli anni divenne sempre più perfetto e arrivò ad ottenere qual privilegio di non essere più distratto nelle sue orazioni. Anzi bisognava che si facesse grande violenza per cessare dalla preghiera. Con questo mezzo giunse a quel sublime grado di santità che si può quasi dire senza esempio. Procuriamo anche noi di acquistare questo spirito di preghiera. In ogni nostro bisogno, nelle tribolazioni, nelle disgrazie, nell’intraprendere qualche azione difficile non tralasciamo mai di ricorrere a Dio. Ma soprattutto nei bisogni dell’anima ricorriamo a lui con fiducia e saremo sicuri di essere esauditi.
Preghiamo altresì il Signore che ci faccia conoscere in quale stato egli voglia essere servito da noi, affinché possiamo spender bene quel tempo che egli pose in nostro potere e da cui dipende la nostra eterna salvezza.
Giaculatoria: Ottenetemi, o glorioso san Luigi, una scintilla del vostro fervore e fate che sempre cresca in me lo spirito di preghiera e di devozione.
Pratica: Esaminate come vi regolaste per il passato nella preghiera e procurate d’infervorarvi sempre più, massimamente col recitare lungo il giorno qualche giaculatoria a Dio e al vostro avvocato san Luigi. Preghiera: Luigi santo, ecc.
Le cose che ci possono turbare in punto di morte sono specialmente i peccati della vita passata e il timore dei castighi divini per l’altra vita. San Luigi niente di ciò aveva a temere; la sua vita era stata un continuo pensare alla morte e la considerava come unico mezzo per finire l’esilio di questo mondo e andare al possesso di quei beni celesti che tanto desiderava.
Tanti digiuni, così rigide mortificazioni, le austerità, le continue meditazioni e preghiere, insomma la vita veramente angelica che aveva tenuto, quale cosa gli avranno fatto temere? Egli è perciò che all’avviso di morire cantò il Te Deum, e pieno di allegrezza andava ripetendo: Oh che gioia, ce ne andiamo: Laetantes imus. Riseppe da Dio l’istante di sua morte e dopo goduta la gloria del paradiso nell’estasi di una notte che a lui parve un momento, promettendo a tutti gli astanti che avrebbe eseguito le loro commissioni con Dio, con Maria, cogli altri santi, nel bacio di Gesù crocifisso placidamente spirò. Che bel morire! Ci piace senza dubbio la morte preziosa di san Luigi. Se la vogliamo sarà tale per noi. Ma badiamo che al punto di morte si raccoglie quello che seminato abbiamo nel corso di nostra vita.
Se abbiamo fatto opere buone, beati noi, la morte ci riuscirà di contento, il paradiso sarà, aperto per noi; al contrario guai a noi; rimorsi di coscienza nel punto di morte; un inferno aperto che ci aspetta: quae seminaverit homo haec et metet [Gal 6,8].
Giaculatoria: Ottenetemi, o glorioso san Luigi, di poter condurre una vita buona per fare una morte santa.
Pratica: Pensate ogni sera se doveste morire in quella notte quale sarebbe la vostra morte.
Preghiera: Luigi santo, ecc. Festa di san Luigi: La gloria di san Luigi in cielo
La gloria di cui un’anima è coronata in paradiso si misura specialmente da questi tre punti: dall’innocenza della vita, dalla penitenza e dalla carità. Queste virtù furono in san Luigi luminosissime. Non scorgesi in tutta sua vita una colpa che si possa dire certamente veniale. Appena acquistò l’uso di ragione si rivolse di tutto cuore a Dio per amarlo. All’innocenza accoppiò rigorosissima penitenza.
Ora se in cielo si tiene conto di un bicchiere di acqua dato per Dio, che sarà di tanto sangue che Luigi sparse ancora fanciullo flagellandosi più volte al giorno da rimanere gli abiti insanguinati? Che diremo del levarsi di notte a pregare genuflesso sul gelido terreno agghiacciandosi al freddo? Che dei digiuni sì austeri? Che di tante invenzioni di flagelli, con cui macerò le sue carni innocenti? Tutto questo quale gloria avrà meritato a san Luigi in cielo! La sua carità verso Dio e verso del prossimo era così intensa, che tutto il viver suo dal primo uso di ragione fino alla morte fu un continuo esercizio di carità verso il prossimo e d’amor verso Dio. Onde non è meraviglia che santa Maddalena dei Pazzi, la quale rapita a contemplare la felicità dei beati vide la gloria di san Luigi, abbia esclamato che se veduto non avesse, non avrebbe mai creduto essere tanta gloria in paradiso, quanto quella di cui era adorno san Luigi.
Ecco, o giovani miei, a che conduce una vita buona e virtuosa, ad una beata eternità di delizie, ad una gloria incomprensibile, dove contempleremo Dio a faccia a faccia, lo loderemo, lo benediremo insieme con Maria, cogli angeli e con tutti i beati per tutti i secoli. Coraggio dunque cominciamo per tempo a lavorar per il Signore, ci tocca patire qualche cosa in questo mondo, ma sarà poi eterno il premio che avremo nell’altro.
Giaculatoria: Pietosissimo san Luigi, fatemi santo e rendetemi un dì partecipe della vostra gloria in paradiso. Pratica: Offrite al santo tutti gli esercizi di pietà di questo giorno per ottenere il dono della perseveranza.
Preghiera: Luigi santo, ecc.
Preghiere del mattino e della sera Un buon figliuolo appena svegliato deve fare il segno della santa croce, indi offrire il suo cuore a Dio dicendo: Gesù, Giuseppe e Maria vi dono il mio cuore e l’anima mia. Di poi alzarsi da letto e vestirsi colla massima modestia. San Luigi Gonzaga voleva nemmeno che gli vedessero nudi i piedi, perché giudicava la verecondia come un limpido specchio il quale anche ad un soffio solo si appanna.
Mentre vi vestite potete dire: Angelo del Signore, che siete mio custode per ordine della sua pietosa provvidenza, custoditemi in questo giorno, illuminate il mio intelletto, reggete i miei affetti, governate i miei sentimenti, acciocché io non offenda il mio Signore Dio. Così sia.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, siccome sempre fu, è, sarà per tutti i secoli. Così sia. Dicendo questa preghiera si guadagnano molte indulgenze. Subito vestito vi porrete ginocchioni avanti l’immagine di Gesù crocifisso o della beata Vergine, indi reciterete le seguenti preghiere: Nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Così sia. Signor mio, Dio mio, io vi dono tutto il mio cuore.
Vi adoro e vi amo con tutto il cuore; vi ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questa notte. Vi offro tutte le mie azioni e vi prego di darmi grazia di non offendervi mai, principalmente in questo giorno.
Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il nome tuo, venga il regno tuo, sia fatta la volontà tua come in cielo, così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi il rimettiamo ai nostri debitori e non c’indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Così sia.
Dio ti salvi, o Maria, piena di grazia, il Signore è teco, tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del ventre tuo Gesù. Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori adesso e nell’ora della morte nostra. Così sia.
Io credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra. Ed in Gesù Cristo suo figliuolo unico Signor nostro: il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque di Maria Vergine: patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso morto e sepolto: discese agl’inferni, il terzo giorno risuscitò da morte: sali al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente: di là ha da venire a giudicare i vivi ed i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Così è.
Dio ti salvi, o Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra. A te ricorriamo noi miseri figliuoli di Eva, a te sospiriamo gemendo e piangendo in questa valle di lagrime. Su dunque, o avvocata nostra, degnati di volgere verso di noi i tuoi occhi misericordiosi e mostraci dopo questo esilio Gesù benedetto frutto del tuo seno. Madre di clemenza, di pietà, di dolcezza, o Vergine Maria.
1. Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio avanti di me.
2. Non nominare il nome di Dio in vano.
3. Ricordati di santificare le feste.
4. Onora il padre e la madre, acciocché tu vivi lungo tempo sopra la terra.
5. Non ammazzare.
6. Non fornicare.
7. Non rubare.
8. Non dire il falso testimonio.
9. Non desiderare la donna d’altri.
10. Non desiderare la roba d’altri.
1. Udire la messa intera tutte le domeniche e le altre feste comandate.
2. Digiunare la Quaresima, le quattro tempora ed altre vigilie comandate e non mangiar carne il venerdì e il sabato.
3. Confessarsi almeno una volta l’anno e comunicarsi alla Pasqua.
4. Non celebrare le nozze nei tempi proibiti.
5. Pagar le decime secondo l’usanza.
Atto di Fede: Credo fermamente che vi è Dio, il quale premia i buoni e castiga i cattivi. Credo, che in Dio vi sono tre persone realmente distinte, Padre, Figliuolo e Spirito Santo. Credo, che il Figliuol di Dio si è fatto uomo nel seno purissimo di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo: come uomo è morto sulla croce per i nostri peccati, ed il terzo dì risuscitò. Credo queste e tutte le altre verità della nostra santa fede, perché Dio sommamente verace le ha rivelate alla santa Chiesa e per mezzo della santa Chiesa le insegna a noi. Atto di Speranza: Mio Dio, perché siete onnipotente, misericordioso e fedele, spero, che mi darete il perdono dei miei peccati, la grazia di vivere e morir bene, ed il paradiso, che mi avete promesso per i meriti di Gesù Cristo, facendo io opere da buon cristiano, come propongo di fare col vostro santo aiuto.
Atto di Carità: Dio mio, vi amo sopra ogni cosa, vi amo per i beni, che ho ricevuto da voi, vi amo per quelli che spero di ricevere; ma vi amo principalmente perché siete Dio d’infinita bontà e perciò degno per voi medesimo di essere amato sopra tutte le cose, ed amo il prossimo come me stesso per amor vostro.
Atto di Contrizione: Misericordia, Signore, mi pento, mi dolgo con tutto il cuore di avervi offeso, mi pento non solo per i beni che ho perduto e per i mali che ho meritato peccando, ma mi pento principalmente perché ho offeso un Dio sì buono e sì grande come siete voi. Vorrei prima esser morto che avervi offeso. E propongo fermamente colla vostra grazia di non offendervi mai più, perché vi amo sopra ogni cosa. Gesù mio, misericordia. (Il regnante Pio IX concede l’indulgenza di cento giorni ogni volta che si dice: Gesù mio, misericordia).
Per il decorso del giorno: Vergine Maria, madre di Gesù, san Luigi Gonzaga, fatemi santo.
Finite le preghiere portatevi dai vostri genitori per intendere i loro ordini e non intraprendete cosa alcuna senza il loro consenso. Alla sera reciterete la terza parte dei rosario (se non l’avete ancora recitata lungo il giorno) in compagnia dei vostri fratelli e delle vostre sorelle, ma devotamente, né troppo in fretta, senza appoggiarvi incivilmente sulla tavola o sugli scagni. Qualora vi manchi il tempo per la recitazione del rosario, dite almeno tre Ave Maria ecc. per ottenere il patrocinio di lei.
Direte poi le stesse preghiere del mattino aggiungendo questa breve preghiera a san Luigi Gonzaga: Glorioso san Luigi, io vi supplico umilmente di ricevermi sotto la vostra protezione e di ottenermi dal Signore l’aiuto di praticare le vostre virtù in vita per fare una santa morte ed essere un dì partecipe della vostra gloria in paradiso. Così sia. Pater, Ave e Gloria. Fermatevi alcuni stanti a considerare lo stato di vostra coscienza e se vi trovate reo di qualche peccato, fate di cuore un atto di contrizione promettendo di confessarvene al più presto possibile.
Mentre vi spogliate immaginatevi di vedere i carnefici a levar con violenza le vesti di dosso a Gesù Cristo per flagellarlo.
Appena coricato direte: Gesù, Giuseppe e Maria vi dono il mio cuore e l’anima mia. Gesù, Giuseppe e Maria assistetemi nell’ultima agonia. Gesù, Giuseppe e Maria spiri in pace con voi l’anima mia. Pensando quindi alla presenza di Dio colle mani giunte innanzi al petto prendete riposo. Lungo il giorno, oppure dopo le preghiere del mattino o della sera leggete un tratto della vita di qualche santo, come di san Luigi, oppure una delle considerazioni poste a pagina 31 [Sette considerazioni per ciascun giorno della settimana], oppure pensate agli avvisi, che il confessore vi diede nell’ultima confessione.
Un buon figliuolo lungo il giorno deve attendere diligentemente a quelle cose che riguardano al proprio stato e indirizzare ogni azione al Signore dicendo: Signore, vi offro questo lavoro, dategli la vostra santa benedizione. Al mattino, al mezzodì ed alla sera quando suona l’Ave Maria conviene porsi in ginocchio (eccetto il sabato, la domenica ed il tempo pasquale, in cui si sta in piedi) e recitare la seguente orazione: Angelus Domini nuntiavit Mariae, et concepit de Spiritu Sancto. Ave Maria ecc. Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum. Ave Maria ecc. Et verbum caro factum est, et habitavit, in nobis. Ave Maria ecc. Tre Gloria Patri. Ora pro nobis, sancta Dei Genitrix. Ut digni efficiamur promissionibus Christi. Oremus: Gratiam tuam, quaesumus, Domine, mentibus nostris infunde, ut qui, angelo nuntiante, Christi filii tui incarnationem cognovimus, per passionem eius et crucem ad resurrectionis gloriam perducamur. Per eumdem Christum Dominum nostrum. Amen. Benedetto XIV concedé cento giorni d’indulgenza ogni volta che si pratica tale devozione. Ci sono pure parecchie indulgenze per chi accompagna il santo viatico, quando è portato agl’infermi, o non potendo andare, dite un Pater ed Ave. Quando si suona l’agonia molte altre indulgenze si possono lucrare da chi interviene alla chiesa a pregare per quel moribondo e non potendo, recita almeno un Pater ed Ave. Lo stesso dicasi al segno della morte per chi dice tre Requiem aeternam in suffragio di quell’anima passata all’eternità.
Prima di prender cibo fate il segno della santa croce e dite: Signore, date la vostra benedizione a me e ai cibi che prenderò per mantenermi nel vostro santo servizio. San Benedetto un giorno prima di mettersi a tavola fatto secondo il solito il segno della croce, con gran rumore vide spezzarsi un bicchiere entro cui era messo il veleno. Dopo il cibo: Signore, vi ringrazio dei benefizi che mi avete fatto, datemi grazia che me ne possa servire in bene. Maniera di assistere con frutto alla santa messa Avvertimento: La messa è l’offerta ed il sacrificio del corpo e del sangue di nostro signor Gesù Cristo che viene offerto e distribuito sotto le specie del pane e del vino consacrato. Capite bene, o figliuoli, che nell’assistere alla santa messa fa lo stesso come se voi vedeste il divin Salvatore uscir di Gerusalemme e portare la croce sul monte Calvario, dove giunto viene fra i più barbari tormenti crocifisso, spargendo fino all’ultima goccia il proprio sangue. Questo medesimo sacrificio rinnova il sacerdote mentre celebra la santa messa con questa sola distinzione che il sacrificio del Calvario Gesù Cristo lo fece collo spargimento di sangue, quello della messa è incruento, cioè senza spargimento di sangue. Siccome non si può immaginare cosa più santa, più preziosa quanto il corpo, il sangue, l’anima e la divinità di Gesù Cristo, così voi quando andate alla santa messa, voglio siate persuasi che fate un’azione la più grande, la più santa, la più gloriosa a Dio e la più utile all’anima propria. Gesù Cristo viene egli stesso in persona ad applicare a ciascuno in particolare i meriti di quel sangue adorabilissimo, il quale sparse per noi sul Calvario in croce. Ciò deve inspirarci una grande idea della santa messa e farci desiderare di assistervi bene. Ma il vedere tanti figliuoli con volontà deliberata distratti starvi irriverentemente senza modestia, senza attenzione, senza rispetto, rimanendosi in piedi, guardando qua e là, ah! costoro rinnovano più volte i patimenti del Calvario con grave scandalo dei compagni e disonore della religione! Per evitar un male così grande entrate con disposizioni di vero cristiano nello spirito di Gesù Cristo e supponete di vederlo cominciare la sua dolorosa passione, esposto ai più barbari trattamenti per nostra salvezza.
Durante la messa state con modestia e raccoglimento tale che alcuna cosa non sia per disturbarvi. Il vostro spirito, il cuore, i sentimenti vostri non siano ad altro intenti che ad onorare Dio. Vi raccomando di avere grande premura per andare alla santa messa e di tollerare a tal fine anche qualche incomodo. Sant’Isidoro che era servo di campagna si levava di buon mattino per andar alla santa messa e trovavasi a tempo debito a fare quelle cose che dal suo padrone gli venivano comandate. Con questo si tirò dal Signore ogni sorta di benedizioni per modo che ogni suo lavoro riusciva bene. In principio della messa: Signor mio Gesù Cristo, io vi offro questo santo sacrificio a vostra maggior gloria ed a bene spirituale dell’anima mia, fatemi la grazia che il mio cuore e la mia mente ad altro più non pensino che a voi. Anima mia scaccia ogni altro pensiero e preparati ad assistere a questa santa messa col massimo raccoglimento.
Al Confiteor: Io confesso a Dio onnipotente, alla beata Maria sempre Vergine, al beato Michele arcangelo, al beato Giovanni Battista, ai santi apostoli Pietro e Paolo e a tutti i santi, perché molto peccai con pensieri, parole ed opere per mia colpa, per mia colpa, per mia grandissima colpa. Perciò prego la beata Vergine Maria, il beato Michele arcangelo, il beato Giovanni Battista, i santi apostoli Pietro e Paolo e tutti i santi ad intercedere per me appresso il Signor nostro Dio. Il sacerdote ascende all’altare: Tutta la terra vi adori, o Signore, e canti lode al vostro santo nome. Sia gloria al Padre, al Figliuolo, ed allo Spirito Santo. Così sia.
Al Kyrie eleison: Signor mio Gesù Cristo, abbiate misericordia di questa povera anima mia. Al Gloria: Sia gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà, perché solo Dio è degno di essere lodato e glorificato per tutti i secoli.
All’Oremus: Ricevete, o Signore, le preghiere che da questo sacerdote vi sono indirizzate per me. Concedetemi la grazia di vivere e morire da buon cristiano nel grembo della santa madre Chiesa.
All’Epistola: Infiammate, o Signore, il cuor mio del vostro santo amore, acciocché io vi ami e vi serva tutti i giorni della mia vita. Al Vangelo: Io sono pronto, o Signore, a confessare la fede del Vangelo a costo della mia vita professando le grandi verità che ivi sono contenute. Datemi grazia e fortezza per fare la vostra divina volontà e di fuggire tutte le occasioni di peccare. Al Credo: Io credo fermamente tutte le verità che voi, mio Dio, rivelaste alla vostra Chiesa, perché siete verità infallibile. Accrescete perciò in me lo spirito di viva fede, di ferma speranza e d’infiammata carità.
All’Offertorio: Vi offro, o mio Dio, per le mani del sacerdote quel pane e quel vino che debbono essere cangiati nel corpo e nel sangue di Gesù Cristo. Vi offro nel medesimo tempo il mio cuore, la lingua mia, affinché per l’avvenire altro non desideri né d’altra cosa io parli, se non di quello che riguarda al vostro santo servizio.
All’Orate fratres: Ricevete, Signore, questo sacrificio per onore o gloria del vostro santo nome, per mio vantaggio e per quello di tutta la vostra santa Chiesa. Al Praefatio: Mio cuore alzati a Dio e pensa alla passione di Gesù Cristo, che egli va a cominciare per i tuoi peccati.
Al Sanctus: Anima mia unisci ogni tuo affetto al coro degli angeli e canta con essi un inno di gloria dicendo: Santo, Santo, Santo è il Signore, il Dio degli eserciti. Sia glorificato e benedetto per tutti i secoli.
Al Memento dei vivi: Vi prego, o Gesù mio, di ricordarvi dei miei genitori, degli altri parenti, dei benefattori, degli amici miei ed anche dei miei nemici; ricordatevi altresì del sommo pontefice e di tutta la Chiesa e di ogni autorità, spirituale o temporale, a cui tutti sia pace, concordia e benedizione.
All’elevazione dell’ostia: Con tutta umiltà prostrato vi adoro, o Signore, e credo fermamente che esistete in quest’ostia sacra. Oh gran mistero, un Dio viene dal cielo in terra per la mia salute! Sia lodato e ringraziato ogni momento il santissimo e divinissimo sacramento. (100 giorni d’indulgenza ogni volta).
All’elevazione del calice: Signor mio Gesù Cristo, io adoro quel sangue che voi spargeste per salvare l’anima mia. Io ve l’offro in memoria della vostra passione, morte, risurrezione e ascensione al cielo; ricevetelo in sconto dei miei peccati e per i bisogni di santa Chiesa.
Al memento dei morti: Ricordatevi, Signore, delle anime del purgatorio e specialmente di quelle dei miei parenti, benefattori spirituali e temporali. Liberatele da quelle pene e date a tutte la gloria del paradiso.
Al Pater noster: Vi ringrazio, Gesù mio, di questo eccellente modello di preghiera che mi deste, fatemi la grazia che io la possa recitare colla devozione e coll’attenzione che si merita. Concedetemi quanto in essa vi domanda per me quel sacerdote e soprattutto non permettete che nelle tentazioni io cada in mortale peccato, unico e sommo male che può farmi perdere eternamente.
Dite il Pater noster ecc. All’Agnus Dei: Gesù, agnello immacolato, vi supplico ad usare misericordia a me e a tutti gli uomini del mondo affinché tutti si convertano a voi, per godere quella vera pace che provano coloro i quali sono in grazia vostra.
Al Domine non sum dignus: O Signore, per la moltitudine dei miei peccati io non son degno che voi veniate ad abitare nell’anima mia; ma dite solamente una parola e mi sarà rimesso ogni peccato. Oh quanto mi spiace di avervi offeso, fatemi la grazia, che non vi offenda mai più per l’avvenire.
Alla comunione: Se non potete comunicarvi sacramentalmente fate almeno la comunione spirituale che consiste in un ardente desiderio di ricevere Gesù nel nostro cuore, dicendo: Mio caro e buon Gesù, poiché questa mattina io non posso ricevere l’ostia santa, venite nondimeno a prendere possesso di me colla vostra grazia, onde io viva sempre nel vostro santo amore. La grazia che singolarmente vi domando è di potere star lontano dai cattivi compagni, perché se avrò la sorte di frequentare buoni compagni, io pure sarò buono e potrò salvar l’anima mia.
Alle ultime orazioni: Vi ringrazio, o mio Dio, di esservi sacrificato per me. Fate che sin da questo momento tutto io mi possa sacrificare a voi. Dispiaceri, fatiche, caldo, freddo, fame, sete ed anche la morte tutto accetterò volentieri dalle vostre mani, pronto ad offrire tutto e perdere tutto, purché io possa adempiere la vostra santa legge.
Alla benedizione: Benedite, Signore, queste sante risoluzioni; beneditemi per la mano del vostro ministro e fate che gli effetti di questa benedizione siano eternamente sopra di me. Nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo. Così sia.
All’ultimo Vangelo: Verbo eterno, fatto carne per salvare l’anima mia, io vi adoro col più profondo rispetto e vi ringrazio di quanto patiste per me. Concedetemi la grazia di conservare i frutti di questa santa messa; perdonatemi se non vi ho assistito colla debita attenzione e fate che uscendo io di questa chiesa abbiano gli occhi, la lingua e tutti i sensi miei in sommo orrore ogni cosa che si opponga alle verità del vostro santo Vangelo. Dite una Salve alla beata Vergine ed un Pater a san Luigi, affinché vi aiutino a mantenere i proponimenti fatti e soprattutto di evitare i cattivi discorsi. Maniera pratica per accostarsi degnamente al sacramento della confessione
Cari figliuoli, se voi non imparate da giovani a confessarvi bene correte pericolo di non apprenderlo mai più in vita vostra e per conseguenza di non confessarvi mai a dovere con vostro grave danno e forse a rischio di vostra eterna salvezza. Prima di tutto vorrei che foste persuasi che qualunque colpa voi abbiate sulla vostra coscienza, vi sarà perdonata nella vostra confessione, purché vi accostiate colle debite disposizioni. La prima di esse consiste nel fare l’esame di coscienza, vale a dire richiamarvi a memoria le vostre azioni per scoprire quali siano state buone e quali peccaminose.
Cominciate dal pregare il Signore che vi illumini dicendo: – Signor mio Gesù Cristo, Redentor dell’anima mia, io mi getto ai vostri piedi supplicandovi ad aver pietà e misericordia di me. Illuminatemi colla vostra grazia, affinché io conosca ora i miei peccati come li farete a me noti quando presenterommi al vostro giudizio. Fate, o mio Dio, che li detesti con vero dolore e ne consegua il perdono per i meriti infiniti del sangue preziosissimo di Gesù Cristo sparso per me sulla croce. Vergine santissima, san Luigi Gonzaga, pregate per me onde possa fare una buona confessione. Esaminatevi se parlaste male delle cose di religione; se bestemmiaste, nominaste il nome di Dio invano; se ascoltaste la santa messa nei giorni festivi e con esservi occupato in opere di pietà, o piuttosto vi occupaste in lavori proibiti. Esaminatevi se disobbediste ai vostri parenti, superiori o maestri, o deste loro qualche risposta insolente; se foste di scandalo in chiesa o fuori di chiesa, specialmente con discorsi osceni o con cattivi consigli; se rubaste qualche cosa in casa o fuori di casa.
Notate che si può anche rubare non occupando il tempo in quelle cose che vi sono comandate. Se diceste, ascoltaste, faceste, permetteste o anche solo pensaste alcuna cosa contro l’onestà. Vi debbo però avvertire riguardo all’esame che non basta esporre semplicemente il peccato, ma dovete dire il numero delle volte che commetteste questo o quell’altro peccato. Per esempio: non basta il dire, ho disobbedito ai miei parenti, ma bisogna soggiungere, ho disobbedito due o tre volte, cioè il numero preciso o approssimativo delle disubbidienze commesse. Lo stesso dite degli altri peccati. Queste sono le cose principali intorno a cui dovete esaminarvi.
Ma non bastano ancora per fare una buona confessione, dovete altresì eccitarvi ad un vero dolore riflettendo seriamente che il peccato è un gran male. Il peccato vi apre l’inferno sotto i piedi. Che gran male, oh spavento! Vi chiude il paradiso: che grave perdita! Vi fa nemici di Dio e schiavi dei demoni. Ogni vostro peccato cagionò acutissimo dolore al cuore amoroso di Gesù, il quale per voi patì flagelli, spine, piaghe, sangue e croce; e voi gli rendeste disgusti, disprezzi e villanie. Il peccato è un’offesa fatta al vostro Dio che è tanto buono ed amabile per se stesso, che vi creò, vi conserva la vita. La sanità, l’aria che respirate, il pane che mangiate sono tutti doni che Dio vi concedé. Egli vi preservò da continue disgrazie e dall’inferno medesimo più e più volte meritato. E a tanti suoi benefici voi corrispondeste colla più mostruosa ingratitudine servendovi di questi ad offenderlo.
Alla vista del gran male che voi faceste peccando dovete avere un grande dolore, ovvero dispiacere di aver offeso Dio più che se vi fosse avvenuta qualunque disgrazia, qualunque castigo da parte dei vostri genitori o di altri. Questo dispiacere vi deve condurre al proponimento, ossia a fare una promessa di non voler mai più offendere Dio per l’avvenire. Per esempio: voi diceste parole cattive, foste disobbedienti, ora affinché la vostra confessione sia valida bisogna che facciate una promessa al Signore che non volete più commettere tali peccati anche a costo di patire qualunque male. Dopo questi riflessi fate un atto di contrizione ed accostatevi con tutta umiltà al confessore e se vi toccasse aspettare, non dissipatevi con discorsi o sorrisi guardando qua e là, ma state con raccoglimento aspettando che sia tempo. Vi debbo avvertire di non tacer mai alcun peccato in confessione.
Prima che si pecchi il demonio vi dice che non vi è gran male in quell’azione; dopo fa quanto può per farvene vergognare, onde la tacciate e facciate una confessione sacrilega. Perciò non abbiate timore alcuno da parte del confessore, egli si rallegra sentendo che voi gli confidate quello che faceste. Altronde siate certi che il sacerdote non può dire a veruno le cose da voi confessate e non se ne può servire quand’anche si trattasse di evitar la morte. Coraggio dunque, primo confessate quel peccato che vi fa più pena. Accostato poi al confessore farete il segno della santa croce dicendo: “Beneditemi, o padre, perché peccai”. Indi gli direte il tempo che non vi confessaste e gli manifesterete lo stato di vostra coscienza esponendo il numero e la specie dei vostri peccati. Finita l’accusa ascoltate quello che egli vi dirà e mentre vi darà l’assoluzione pensate essere quello il momento in cui si versa sull’anima vostra la virtù del sangue di Gesù Cristo. Onde fate di cuore un atto di pentimento.
Terminata la confessione ritiratevi in disparte per ringraziare il Signore del beneficio che vi ha fatto. Dopo la confessione. Rinnovate di tutto cuore il proponimento già fatto nella confessione, con promettere al Signore di volere praticar tutti i mezzi suggeriti dal confessore per non mai più cadere in peccato facendo queste tre risoluzioni:
1° Di volervi diportare in chiesa con grande devozione;
2° Prestare pronta ubbidienza ai genitori vostri e a tutti gli altri superiori;
3° Essere grandemente animati per l’adempimento dei doveri del vostro stato e di voler lavorare per la maggior gloria di Dio e per la salvezza dell’anima vostra. Poscia dite devotamente questa Orazione – Quante grazie vi debbo rendere, o mio Dio, per la misericordia che mi avete usata nel perdonarmi tutti i miei peccati! Voi tornate ad amarmi e mi amerete sempre più se io sarò fedele nel servirvi. Oh! sì, io voglio davvero emendarmi. Prometto di evitare tutte le cose che mi potrebbero di nuovo far cadere nel peccato. Non mi scorderò mai che voi siete in ogni luogo e che vedete e sapete tutto quello che io fò e penso. Aiutatemi e datemi piuttosto la morte che io torni ad offendervi. Maria cara mia madre, non permettete che per l’avvenire disgusti il mio buon Gesù col peccato. Angelo mio custode, santi miei avvocati, aiutatemi e custoditemi sempre. Tre Angele Dei e tre Gloria Patri. Preparazione alla santa comunione
Prima di accostarvi a ricevere l’adorabile corpo di Gesù Cristo dovete riflettere se avete nel cuore le debite disposizioni. Sappiate dunque che quel figlio il quale dopo di aver peccato non vuole emendarsi, cioè a dire vuole di nuovo offendere il Signore, non è degno di accostarsi alla mensa del Salvatore e comunicandosi, invece di arricchirsi di grazie, si rende più colpevole e degno di maggior castigo. Al contrario, se siete emendati accostatevi pure a ricevere il cibo degli angeli ed arrecherete piacere grandissimo a Gesù Cristo. Egli stesso quando era su questa terra sebbene invitasse chiunque a seguirlo, tuttavia mostrava una benevolenza speciale ai pii ed innocenti fanciulli, dicendo: “Lasciate che questi pargoli vengano a me e non impediteli”; e dava loro la benedizione.
Ascoltate pertanto il suo amorevole invito e andate non solo a ricevere la sua benedizione, ma lui stesso in persona. Atti da farsi prima della comunione Signor mio Gesù Cristo, io credo con viva fede che voi siete realmente presente nel santissimo sacramento col vostro corpo e sangue, colla vostra anima e divinità. Signore, io vi adoro in questo sacramento e vi riconosco per mio creatore, redentore, sovrano, padrone, sommo ed unico mio bene. Signore, io non son degno che voi entriate nella povera abitazione dell’anima mia, ma dite solo una parola e la mia anima sarà salva. Signore, io detesto tutti i miei peccati che mi rendono indegno di ricevervi nel mio cuore e propongo colla vostra grazia di non più commetterli per l’avvenire, di schivarne le occasioni e di farne la penitenza. Signore, io spero che dandovi tutto a me in questo divin sacramento mi userete misericordia e mi concederete tutte le grazie necessarie per la mia eterna salute.
Signore, voi siete infinitamente amabile, voi siete il mio padre, il mio redentore, il mio Dio, perciò vi amo con tutto il cuor mio sopra ogni cosa e per amor vostro amo il mio prossimo quanto me stesso e perdono di buon cuore a tutti quelli che mi offesero. Signore, io desidero ardentemente che voi veniate nell’anima mia, affinché non mi separi mai più da voi, ma resti sempre con me la vostra divina grazia. Voi intanto, o Vergine immacolata, per l’amore che portaste al bambino Gesù, fate che io lo possa degnamente ricevere; e quando mi accosterò all’altare per ricevere l’ostia santa, io supporrò di riceverlo dalle vostre mani medesime accompagnato da tutti i cori degli angeli, i quali in paradiso lo benedicono e lo lodano. Angelo mio custode, san Luigi Gonzaga, miei speciali protettori, pregate il Signore per me ed ottenetemi la grazia di fare una santa comunione. Omnes sancti et sanctae Dei, intercedite pro nobis.
Qui fermatevi alquanto a considerare chi siete per ricevere. Egli è Gesù Cristo, Dio di grandezza e di maestà infinita, Dio di bontà e di misericordia, il quale viene a voi misera creatura, povero peccatore; e viene per farsi vostro padre, vostro fratello, amico e sposo dell’anima vostra. Vuole farsi vostro medico, maestro e cibo. Oh bontà! oh amore! oh misericordia infinita! Dopo la comunione Mio Dio, creatore e redentore dell’anima mia, io vi adoro col più profondo rispetto e colla più profonda riverenza. Oh quanto fu grande la bontà vostra! Una maestà così pura, così santa ed infinita venire in persona a visitare una creatura tanto miserabile, un pugno di terra, un peccatore ingrato.
Mio caro e buon Gesù, io vi ringrazio di così grande favore, vi lodo, vi benedico dentro me stesso. Potenze dell’anima mia, sentimenti del mio corpo esultate alla presenza del vostro Dio. È poco un cuor solo, o mio buon Gesù, per amarvi, lodarvi e ringraziarvi di tanti benefici e particolarmente per aver dato per cibo dell’anima mia il vostro corpo, il vostro sangue, l’anima vostra e la vostra divinità. Ah potessi aver il cuore dei serafini del cielo, affinché l’anima mia ardesse mai sempre di amore per il mio Dio, il quale si degnò di eleggere la povera anima mia per sua abitazione, per sua delizia! Ah caro Gesù, quanto è mai dolce e preziosa questa vostra visita, questa vostra dimora, questa vostra unione! Io non son degno di sì grande favore, nemmeno so che cosa offrirvi in ringraziamento; ma appoggiato ai vostri meriti infiniti vi offro questi meriti medesimi.
Vi ringrazio di tutto cuore e protesto che per l’avvenire voi sarete sempre la mia speranza, il mio conforto, voi solo la mia ricchezza, il mio piacere, il riposo dell’anima mia, voi solo il mio bene, il possesso, il tesoro del cuor mio. Vorrei pure io solo potervi dare tutta la lode e la gloria che vi danno i santi in paradiso; e poiché io non posso fare tanto, vi offro tutto me stesso; vi offro questa volontà, affinché non voglia altre cose se non quelle che a voi piacciono; vi offro le mie mani, i miei piedi, gli occhi miei, la lingua, la bocca, la mente, il cuore, tutto offro a voi, custodite voi tutti questi sentimenti miei, acciocché ogni pensiero, ogni azione non abbia altro di mira se non quelle cose che sono di vostra maggior gloria e di vantaggio spirituale dell’anima mia.
Vergine santissima, cara madre del mio Gesù, san Luigi Gonzaga, angelo mio custode, ottenete questa grazia per me, per i miei parenti, per i miei compagni, amici e nemici e specialmente per quelli che si trovano presenti in questa chiesa. O Vergine Maria io, in fede di esser vostro, vi consacro per tutta la mia vita gli occhi, le orecchie, la lingua, il cuore e tutto me stesso. Voglio essere tutto vostro e voi difendetemi come vostro. Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono col mio cuor l’anima mia.
Gesù, Giuseppe e Maria assistetemi nell’ultima agonia. Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l’anima mia. Visita al santissimo Sacramento Ricordatevi, o figliuoli, che Gesù trovasi nel santissimo Sacramento ricco di grazie da distribuirsi a chi le implora. Un venerabile servo di Dio, visitando Gesù sacramentato, lo vide in forma di bambino che teneva in mano una corona di rose e domandato avendo che cosa significavano quelle rose, Gesù disse: “Queste rose sono altrettante grazie che io comparto a quelli che le vengono a chiedere”. Atti da farsi nel visitare il santissimo Sacramento Signor mio Gesù Cristo, il quale per amor nostro state notte e giorno in questo sacramento, tutto pieno di bontà aspettando, chiamando ed accogliendo tutti coloro che vengono a visitarvi, io credo che nell’ostia santissima c’è il corpo, il sangue vostro, l’anima vostra e la vostra divinità.
Vi adoro umilmente e vi ringrazio dei benefizi fattimi, particolarmente di avermi dato voi stesso in questo sacramento, di avermi dato per avvocata Maria vostra madre e di avermi chiamato a visitarvi in questa chiesa. Io saluto oggi il vostro amatissimo ed amantissimo cuore e intendo salutarlo per tre fini:
1° In ringraziamento di questo gran dono;
2° Per compensarvi di tutte le ingiurie che ricevete in questo sacramento da tutti gli infedeli, da tutti gli eretici e da tutti i cattivi cristiani;
3° Intendo con questa visita di adorarvi in tutti i luoghi della terra, dove voi sacramentato state meno riverito e più abbandonato.
Gesù mio, io vi amo con tutto il mio cuore: mi pento di avere per lo addietro tante volte disgustato la vostra infinita bontà. Propongo colla vostra grazia di non più offendervi per l’avvenire. Da oggi avanti voglio essere tutto vostro; fate voi di me tutto quello che vi piace, solo imploro il vostro amore, la perseveranza nel bene e l’adempimento perfetto della vostra volontà. Vi raccomando le anime del purgatorio, specialmente le più devote del santo sacramento e di Maria santissima; vi raccomando ancora tutti i poveri peccatori.
Unisco infine, o mio Gesù, tutti gli affetti miei cogli affetti del vostro amorosissimo cuore e così uniti li offro al vostro eterno Padre e lo prego in nome vostro che li accetti e li esaudisca. Sia lodato e ringraziato ogni momento il santissimo e divinissimo Sacramento. Tre Pater, Ave, Gloria ecc. Corona del Sacro Cuore di Gesù Intendete di recitare questa corona al divin Cuore di Gesù per risarcirlo degli oltraggi che riceve nella santa Eucaristia dagli eretici, dagl’infedeli e dai cattivi cristiani. Si dica dunque o da solo o con altre persone raccolte, se si può, dinanzi all’immagine del divin cuore o davanti al santissimo Sacramento. V/ Deus, in adiutorium meum intende. R/ Domine, ad adiuvandum me festina. Gloria Patri ecc.
I. O Cuore amabilissimo del mio Gesù, adoro umilmente quella dolcissima amabilità vostra, che in singolar modo usate nel divin sacramento colle anime ancor peccatrici. Mi dispiace di vedervi così ingratamente corrisposto ed intendo risarcirvi di tante offese che ricevete nella santa Eucaristia dagli eretici, dagl’infedeli e dai cattivi cristiani. Pater ecc.
II. O Cuore umilissimo del mio sacramentato Gesù, adoro umilmente quella profondissima umiltà vostra nella divina Eucaristia, nascondendovi per nostro amore sotto le specie del pane e del vino. Deh vi prego, Gesù mio, ad insinuare nel mio cuore così bella virtù; io intanto procurerò di risarcirvi di tante offese che ricevete nel santissimo Sacramento dagli eretici, dagl’infedeli e dai cattivi cristiani. Pater ecc.
III. O Cuore del mio Gesù desiderosissimo di patire, adoro quei desideri così accesi d’incontrare la vostra passione dolorosissima e di assoggettarvi a quei torti da voi preveduti nel santissimo Sacramento. Ah Gesù mio! intendo ben, di cuore di risarcirvene colla mia vita stessa; vorrei impedire quelle offese, che purtroppo ricevete nella divina Eucaristia dagli, eretici, dagl’infedeli e dai cattivi cristiani. Pater ecc.
IV. O Cuore pazientissimo del mio Gesù, venero umilmente quell’invincibile pazienza vostra nel sostenere per amor mio tante pene sulla croce e tanti strapazzi nella divina Eucaristia. O mio caro Gesù! poiché non posso lavar col sangue mio quei luoghi dove foste così maltrattato nell’uno e nell’altro mistero, vi prometto, o mio sommo bene, di usare ogni mezzo per risarcire il vostro divin Cuore di tanti oltraggi, che ricevete nella santa Eucaristia dagli eretici, dagl’infedeli e dai cattivi cristiani. Pater ecc.
V. O Cuore, del mio Gesù, amantissimo delle nostre anime nella istituzione ammirabile della santa Eucaristia, io adoro umilmente quell’amore immenso che ci portate donandoci per nutrimento il vostro divin corpo e divin sangue. Qual è quel cuore che struggere non si debba alla vista di così immensa carità? Oh mio buon Gesù, datemi abbondanti lagrime per piangere e risarcire tante offese che ricevete nel santissimo Sacramento dagli eretici, dagl’infedeli e dai cattivi cristiani. Pater ecc.
VI. O Cuore del mio Gesù sitibondo della salute nostra, venero umilmente quell’amore che vi spinse ad operare il sacrificio ineffabile sulla croce, rinnovandolo ogni giorno sugli altari nella santa messa. Possibile che a tanto amore non arda il cuore umano pieno di gratitudine? Sì, pur troppo, o mio Dio; e perciò vi prometto di fare quanto posso per risarcirvi di tanti oltraggi che ricevete in questo mistero di amore dagli eretici, dagl’infedeli e dai cattivi cristiani. Pater ecc. (Questo esercizio può servire per fare la novena delle feste di nostro Signor Gesù Cristo).
Orazione al sacratissimo Cuore di Maria Dio vi salvi, augustissima regina di pace, madre di Dio; per il sacratissimo Cuore del vostro figlio Gesù, principe della pace, fate che l’ira di lui si plachi e che regni sopra di noi in pace. Ricordatevi, o piissima Vergine Maria, che non si è mai udito al mondo, che da voi sia stato rigettato od abbandonato alcuno, il quale implori i vostri favori. Io animato da questa fiducia mi presento a voi. Non vogliate, o madre del Verbo eterno, disprezzare le preghiere di questo vostro umilissimo figlio, uditele favorevolmente, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria. (Pio IX accorda l’Indulgenza di 300 giorni ogni volta si recita devotamente detta orazione).
O Gesù d’amore acceso non ti avessi mai offeso; o mio dolce e buon 660 Parte terza: Scritti e testimonianze di don Bosco sulla vita spirituale Gesù, non ti voglio offender più. Sacro cuore di Maria, fa’ che io salvi l’alma mia. Sacro cuor del mio Gesù, fa’ che io t’ami sempre più. […]9 Corona di Maria Addolorata Preparazione. Carissimi fratelli e sorelle in Gesù Cristo, noi facciamo i nostri soliti esercizi meditando devotamente gli acerbissimi dolori che la beata Vergine Maria patì nella vita e nella morte del suo amato figlio, nostro divin Salvatore. Immaginiamoci di trovarci vicini a Gesù pendente in croce e che l’afflitta sua madre dica a ciascuno di noi: Venite e vedete se c’è dolore uguale al mio. Persuasi che questa madre pietosa ci voglia concedere speciale protezione nel meditare i suoi dolori invochiamo il divino aiuto colle seguenti preghiere: Veni, Sancte Spiritus, reple tuorum corda fidelium et tui amoris in eis ignem accende. V. Emitte spiritum tuum et creabuntur, R. Et renovabis faciem terrae. V. Memento congregationis tuae, R. Quam possedisti ab initio. V. Domine, exaudi orationem meam, R. Et clamor meus ad te veniat. Oremus: Mentes nostras; quaesumus, Domine, lumine tuae claritatis illustra, ut videre possimus, quae agenda sunt, et quae recta sunt agere valeamus. Per Christum Dominum nostrum. R. Amen.
Primo dolore: Profezia di Simeone. Il primo dolore fu allora quando la beata Vergine madre di Dio avendo presentato l’unico suo figlio al tempio nelle braccia del santo vecchio Simeone, le fu detto dal medesimo: Questo figlio sarà una spada che trapasserà l’anima tua; la quale cosa denotava la passione e la morte di nostro Signore Gesù Cristo. Un Pater e sette Ave Maria. Secondo dolore: Fuga in Egitto. Questo dolore si soffri dalla beata Vergine quando le convenne fuggire in Egitto per la persecuzione del crudele Erode che empiamente cercava di uccidere il suo amato figlio. Un Pater ecc.
Terzo dolore: Gesù smarrito nel tempio. Il terzo dolore della beata Vergine fu quando al tempo della Pasqua dopo di essere stata col suo sposo 9 Seguono i misteri del rosario e le litanie lauretane, che qui tralasciamo. Giuseppe e coll’amato figlio Gesù in Gerusalemme, nel ritornarsene alla sua povera casa, lo smarrì e per tre giorni continui ne sospirò la perdita. Un Pater ecc.
Quarto dolore: Incontro di Gesù che porta la croce. Il quarto dolore della beata Vergine fu quando s’incontrò col suo dolcissimo figlio che portava una pesante croce sulle delicate spalle sopra il monte Calvario a fine di essere crocifisso per la nostra salute. Un Pater ecc.
Quinto dolore: Crocifissione di Gesù. Il quinto dolore della beata Vergine fu quando vide il suo figlio alzato sopra il duro tronco della croce, che da ogni parte del suo sacratissimo corpo versava sangue. Un Pater ecc.
Sesto dolore: Deposizione di Gesù dalla croce. Il sesto dolore della beata Vergine fu allora quando il suo figliuolo essendo ferito nel costato dopo la sua morte e deposto dalla croce, così spietatamente ucciso, venne posto tra le sue santissime braccia. Un Pater ecc.
Settimo dolore: Sepoltura di Gesù. Il settimo dolore di Maria Vergine signora ed avvocata di noi suoi servi e miseri peccatori fu quando accompagnò il santissimo corpo del suo figlio alla sepoltura. Un Pater ecc. Si reciteranno 3 Ave Maria in segno di profondo rispetto alle lagrime che sparse la beata Vergine in tutti i suoi dolori, onde impetrare per mezzo suo un simile pianto per i nostri peccati. Ave Maria ecc. Finita la Corona si recita il seguente inno: Stabat Mater dolorosa … V. Ora pro nobis, Virgo dolorosissima! R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi. Oremus: Interveniat pro nobis, quaesumus, Domine Iesu Christe, nunc et in hora mortis nostrae apud tuam clementiam beata Virgo Maria Mater tua, cuius sacratissimam animam in hora tuae passionis doloris gladius pertransivit. Per te, Iesu Christe salvator mundi, qui cum Patre et Spiritu Sancto vivis et regnas in saecula saeculoram. R. Amen.
Le sette allegrezze che gode Maria in cielo
1. Rallegratevi, o sposa dello Spirito Santo, per quel contento che ora godete in paradiso, perché per la vostra purità e verginità siete esaltata sopra tutti gli angeli e sublimata sopra tutti i santi. Ave Maria ecc. Gloria ecc.
2. Rallegratevi, o madre di Dio, per quel piacere che provate in paradiso, perché siccome il sole quaggiù in terra illumina tutto il mondo, così voi col vostro splendore adornate e fate risplendere tutto il paradiso. Ave Maria ecc.
3. Rallegratevi, o figlia di Dio, per quel contento che godete in paradiso, perché tutte le gerarchie degli angeli, degli arcangeli, dei troni, delle dominazioni e di tutti gli spiriti beati vi onorano, vi riveriscono e vi riconoscono per madre del loro creatore e ad ogni minimo cenno vi sono obbedientissime. Ave ecc.
4. Rallegratevi, o ancella della santa Trinità, per quell’allegrezza che provate in paradiso, perché tutte le grazie che chiedete al vostro figliuolo vi sono subito concesse; anzi, come dice san Bernardo, non si concede grazia quaggiù in terra, che non passi prima per le vostre santissime mani. Ave ecc.
5. Rallegratevi, o augustissima regina, perché voi sola meritaste sedere alla destra del vostro santissimo figlio, il quale siede alla destra dell’eterno Padre. Ave ecc.
6. Rallegratevi, o speranza dei peccatori, rifugio dei tribolati, per la sublime altezza a cui siete elevata in paradiso, perché tutti quelli che vi lodano e riveriscono in questo mondo, l’eterno Padre li premierà colla sua santa grazia e nell’immensa sua gloria. Ave ecc.
7. Rallegratevi, o madre, figlia e sposa di Dio, perché tutte le grazie, tutti i gaudi tutte le allegrezze e tutti i favori, che ora godete in paradiso non si diminuiranno mai, anzi aumenterannosi fino al giorno del giudizio e dureranno in eterno. Ave ecc.
Orazione alla beatissima Vergine: O gloriosa Vergine Maria madre del mio Signore, fonte di ogni nostra consolazione, per queste vostre allegrezze di cui con quella devozione che ho potuto maggiore ho fatto la presente rimembranza, vi prego d’impetrarmi da Dio la remissione dei miei peccati ed il continuo aiuto della sua santa grazia, onde io non mi renda mai indegno della vostra protezione, ma bensì abbia la sorte di ricever tutti quei superni favori che solita siete ottenere e compartire ai vostri servi, i quali fanno devota memoria di queste allegrezze, di cui ridonda il vostro bel cuore, o regina immortale del cielo.
Esercizio di devozione al santo Angelo custode
1. Angelo mio custode, voi che non sdegnaste di prendere tanta cura di me abbominevole peccatore, deh! vi prego, avvalorate il mio spirito con viva fede, con ferma speranza e con infiammata carità, sicché disprezzando il mondo io pensi solo ad amare e servire il mio Dio. Tre Angele Dei e tre Gloria Patri.
2. Nobilissimo principe della corte celeste che vi degnaste prendere tanta cura di questa povera anima mia, difendetela voi dalle insidie e dagli assalti Sezione prima: Orientamenti di vita spirituale per i giovani 663 del demonio, onde non mi accada mai più di offendere il mio Signore per l’avvenire. Tre Angele ecc.
3. Gloriosissimo spirito che con assidua benignità vi occupate indefesso per l’anima mia, ottenetemi grazia, che io vi sia sempre devoto e fedele in eseguire tutto ciò che vi degnerete di suggerirmi al cuore. Tre Angele ecc.
4. Pietosissimo custode dell’anima mia voi che tanto vi umiliaste col venire dal cielo in terra per impiegare il vostro ministero a favore di un essere sì vile qual io sono, fate che possa anch’io acquistare lo spirito di vera umiltà e sia pienamente persuaso, che da per me non posso nulla senza il vostro possente aiuto e senza la grazia del mio Signore. Tre Angele ecc.
5. Benignissimo spirito, che tante fatiche spendete per salvare l’anima mia, ottenetemi dal Signore, che nell’estremo della mia vita l’anima mia da voi difesa possa passare dalle vostre mani nelle amorosissime braccia del mio Gesù. Tre Angele ecc.
Orazione: Poiché, amabilissimo mio custode, tutto quello che voi fate per me in questo mondo niente altro ha di mira che la salute dell’anima mia, deh! vi supplico, quando mi troverò nel letto di morte privo di tutti i sensi, immerso nelle angosce dell’agonia e l’anima si separerà dal corpo per comparire avanti al suo Creatore, voi difendetela dai suoi nemici e vincitrice conducetela con voi a godere per sempre la gloria del paradiso. Così sia.
Breve modo di praticare la Via Crucis V. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi. R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum. Oremus: Respice, quaesumus, Domine, super hanc familiam tuam, pro qua Dominus noster Iesus Christus non dubitavit manibus tradi nocentium et crucis subire tormentum. Qui tecum vivit et regnat in saecula saeculorum. Amen. Atto di contrizione: Mio Redentore, mio Dio, eccomi ai vostri piedi pentito con tutto il cuore dei miei peccati, perché sono offesa della vostra somma bontà; voglio piuttosto morire, che mai più offendervi perché vi amo sopra ogni cosa. Miserere nostri, Domine, miserere nostri. Santa Madre, deh voi fate, che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore. Stabat Mater dolorosa / iuxta crucem lacrymosa / dum pendebat Filius.
Stazione I V. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi. R. Quia per sanctam crucem, et mortem tuam redemisti mundum.
Questa prima stazione ci rappresenta il pretorio di Pilato, dove il nostro Redentore ricevé la sentenza di morte. Considera, anima mia, come Pilato condannò a morte di croce il nostro innocentissimo Gesù e come egli volentieri si sottomise a quella condanna, acciocché tu fossi liberata dall’eterna dannazione. Ah Gesù! vi ringrazio di tanta carità e vi supplico di scancellare la sentenza di eterna morte meritata per le mie colpe, onde io sia fatto degno di godere l’eterna vita. Pater, Ave, Gloria ecc. Miserere nostri, Domine, miserere nostri. Santa Madre, questo fate, che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore. Cuius animam gementem, / contristatam et dolentem / pertransivit gladius.
Stazione II V. Adoramus te, Christe et benedicimus tibi. R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa seconda stazione ci rappresenta come Gesù fu caricato del pesantissimo legno della croce. Considera, anima mia, come Gesù sottopose le sue spalle alla croce, la quale era aggravata dai tuoi gravissimi peccati. Ah Gesù! perdonatemi e datemi grazia di non più aggravarvi nel restante di mia vita di nuove colpe, ma bensì di portare sempre la croce di una vera penitenza. Pater, Ave, Gloria ecc. Miserere nostri, Domine, miserere nostri. Santa Madre, questo fate, ecc. O quam tristis et afflicta / fuit illa benedicta / Mater Unigeniti!
Stazione III V. Adoramus te, Christe et benedicimus tibi. R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa terza stazione ci rappresenta come Gesù cascò la prima volta sotto la croce. Considera, anima mia, come Gesù non reggendo il grave peso, cadde sotto la croce con suo gran dolore. Ah Gesù mio! le mie cadute nel peccato ne sono la cagione. Vi supplico di darmi grazia di non rinnovarvi mai più questo dolore con nuovi peccati. Miserere nostri, Domine, miserere nostri. Santa Madre, questo fate, ecc. Quae maerebat et dolebat, / pia mater dum videbat / nati paenas inclyti.
Stazione IV V. Adoramus te, Christe et benedicimus tibi. R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa quarta stazione ci rappresenta l’incontro dolorosissimo di Maria Vergine col suo divin Figliuolo. Considera, anima mia, quanto restò ferito il cuor della Vergine alla vista di Gesù, ed il cuore di Gesù alla vista della sua madre afflittissima. Tu fosti la causa di questo dolore di Gesù e di Maria colle tue colpe. Ah Gesù! Ah Maria! fatemi sentire un vero dolore dei miei peccati, onde io li pianga finché viva e meriti d’incontrarvi pietosi alla mia morte. Pater, Ave, Gloria ecc. Miserere nostri, Domine, miserere nostri. Santa Madre, questo fate, ecc. Quis est homo, qui non fleret / matrem Christi si videret / in tanto supplicio?
Stazione V V. Adoramus te, Christe et benedicimus tibi. R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa quinta stazione ci rappresenta come fu costretto Simon cireneo a portare la croce dietro a Gesù Cristo. Considera, anima mia, come Gesù non aveva più forze a reggere la croce, onde gli ebrei con finta compassione lo sgravarono dell’enorme peso di essa. Ah Gesù! a me è dovuta la croce che ho peccato. Deh! fate che io vi sia almeno compagno nel portare la croce di ogni avversità per vostro amore. Pater, Ave, Gloria ecc. Miserere nostri, Domine, miserere nostri. Santa Madre, questo fate, ecc. Quis non posset contristari / piam matrem contemplari / dolentem cum Filio?
Stazione VI V. Adoramus te, Christe et benedicimus tibi. R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa sesta stazione ci rappresenta la Veronica, che asciugò il volto a Gesù. Considera, o anima mia, l’ossequio fatto a Gesù da questa donna e come egli la premiò subito dandole il volto suo effigiato in quel lino. Ah Gesù mio! datemi grazia di mondare l’anima mia da ogni lordura e d’impri- 666 Parte terza: Scritti e testimonianze di don Bosco sulla vita spirituale mere nella mia mente e nel mio cuore la vostra santissima passione. Pater, Ave, Gloria ecc. Miserere nostri, Domine, miserere nostri. Santa Madre, questo fate, ecc. Pro peccatis suae gentis / vidit Iesum in tormentis / et flagellis subditum.
Stazione VII V. Adoramus te, Christe et benedicimus tibi. R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa settima Stazione ci rappresenta la seconda caduta di Gesù Cristo con grande suo strapazzo e tormento. Considera, o anima mia, i patimenti di Gesù in questa nuova caduta, effetti delle tue ricadute nel peccato. Ah Gesù! mi confondo avanti a voi e vi prego di darmi grazia che mi alzi in maniera dalle mie colpe, che non ricada mai più. Pater, Ave, Gloria ecc. Miserere nostri, Domine, miserere nostri. Santa Madre, questo fate, ecc. Vidit suum dulcem natum / morientem desolatum / dum emisit spiritum.
Stazione VIII V. Adoramus te, Christe et benedicimus tibi. R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa ottava stazione ci rappresenta quando Gesù incontrò le donne che piangevano sopra di lui. Considera, anima mia, come Gesù disse a quelle donne che non piangessero sopra di lui, ma sopra di loro stesse, onde tu impari che devi prima piangere i tuoi peccati, indi i suoi patimenti. Ah Gesù! datemi lacrime di vera contrizione, acciocché sia meritoria la compassione mia ai vostri dolori. Pater, Ave, Gloria ecc. Miserere nostri, Domine, miserere nostri. Santa Madre, questo fate, ecc. Eia, Mater fons amoris, / me sentire vim doloris / fac, ut tecum lugeam.
Stazione IX V. Adoramus te, Christe et benedicimus tibi. R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa nona stazione ci rappresenta la terza caduta di Gesù con nuove ferite e con nuovi tormenti. Considera, anima mia, come il buon Gesù cadde la terza volta, perché la tua ostinazione al male ti portò a continuare nelle colpe. Ah Gesù! voglio dar fine per sempre alle mie iniquità per dare a voi sollievo. Deh! confermate il mio proponimento e rendetelo efficace colla vostra grazia. Pater, Ave, Gloria ecc. Miserere nostri, Domine, miserere nostri. Santa Madre, questo fate, ecc. Fac ut ardeat cor meum / in amando Christum Deum, / ut sibi complaceam.
Stazione X V. Adoramus te, Christe et benedicimus tibi. R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa decima stazione ci rappresenta come Gesù giunto che fu sul Calvario venne spogliato nudo ed amareggiato con fiele e mirra. Considera, anima mia, la confusione di Gesù nell’essere spogliato nudo e la pena di essere abbeverato di fiele o mirra. Ciò fu in pena delle tue immodestie e golosità. Ah Gesù! mi pento delle libertà mie e risolvo di non più rinnovarvi in tutto il rimanente dei miei giorni tali pene, ma di vivere con tutta modestia e temperanza. Così spero nel vostro divino aiuto. Pater, Ave, Gloria ecc. Miserere nostri, Domine, miserere nostri. Santa Madre, questo fate, ecc. Sancta Mater, istud agas, / Crucifixi fige plagas / cordi meo valide.
Stazione XI V. Adoramus te, Christe et benedicimus tibi. R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa undecima stazione ci rappresenta quando Gesù fu inchiodato sopra la croce, essendo presente l’afflittissima sua madre. Considera, anima mia, gli spasimi di Gesù nell’essergli trapassate dai chiodi le mani e i piedi. Oh crudeltà dei giudei! Oh amore di Gesù verso di noi! Ah Gesù mio! voi tanto patite per me ed io tanto fuggo ogni patire. Deh! inchiodate sulla vostra croce la mia volontà risoluta di non più offendervi per l’avvenire, anzi di patir volentieri qualunque pena per vostro amore. Pater, Ave, Gloria ecc. Miserere nostri, Domine, miserere nostri. Santa Madre, questo fate, ecc. Tui nati vulnerati / tam dignati pro me pati / paenas mecum divide.
Stazione XII V. Adoramus te, Christe et benedicimus tibi. R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa duodecima stazione ci rappresenta la morte di Gesù in croce. Considera, anima mia, che dopo tre ore di agonia morì il tuo Redentore sulla croce per la tua salute. Ah Gesù mio! è ben giusto che io spenda per voi il restante di mia vita avendo voi dato la vostra con tanti spasimi per me. Così risolvo: mi assista la vostra grazia per i meriti della vostra morte. Pater, Ave, Gloria, ecc. Miserere nostri, Domine, miserere nostri. Santa Madre, questo fate, ecc. Fac me tecum pie flere, / Crucifixo condolere / donec ego vixero.
Stazione XIII V. Adoramus te, Christe et benedicimus tibi. R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa decima terza stazione ci rappresenta come il corpo santissimo di Gesù fu deposto dalla croce in seno di Maria Vergine sua Madre. Considera, anima mia, il dolore di Maria Vergine in vedersi fra le sue braccia morto il suo divin figliuolo. Ah Vergine santissima! per i meriti di Gesù ottenetemi grazia di non più rinnovare in vita mia la cagione della sua morte, ma che egli viva sempre in me colla sua divina grazia. Pater, Ave, Gloria, ecc. Miserere nostri, Domine, miserere nostri. Santa Madre, questo fate, ecc. Iuxta crucem tecum stare / et me tibi sociare / in planctu desidero.
Stazione ultima V. Adoramus te, Christe et benedicimus tibi. R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa ultima stazione ci rappresenta la sepoltura del nostro Redentore. Considera, anima mia, come il corpo santissimo di Gesù fu seppellito con grande devozione dentro al sepolcro nuovo per lui preparato. Ah Gesù mio! vi ringrazio di quanto patiste per me e vi supplico di darmi grazia di preparare il mio cuore a ricevervi degnamente nella santa comunione e di fare nell’anima mia la vostra abitazione per sempre. Pater, Ave, Gloria ecc. Miserere nostri, Domine, miserere nostri. Santa Madre, questo fate, ecc.
Quando corpus morietur, / fac ut animae donetur / paradisi gloria. V. Salva nos, Christe Salvator, per virtutem crucis. R. Qui salvasti Petrum in mari, miserere nobis. Oremus: Deus, qui unigeniti Filii tui pretioso sanguine vivificae crucis vexillum sanctificare voluisti, concede, quaesumus, eos qui eiusdem sanctae crucis gaudent honore, tua quoque ubique protectione gaudere. Per eumdem Christum Dominum nostrum. R. Amen. V. Divinum auxilium maneat semper nobiscum. R. Amen Preghiera di Benedetto papa XIII per impetrare da Dio la grazia i non morire di morte improvvisa Misericordiosissimo signore Gesù, per la vostra agonia e sudor di sangue, per la morte vostra liberatemi, vi supplico, dalla morte subitanea ed improvvisa.
Benignissimo signore Gesù, per l’acerbissima ed ignomignosissima flagellazione e coronazione vostra, per la vostra croce e passione amarissima e per la vostra bontà umilmente vi prego che non permettiate che io improvvisamente muoia e senza i santi sacramenti passi da questa vita all’eternità. Mio amatissimo Gesù, mio signore e Dio mio, per tutti i travagli e dolori vostri, per il vostro prezioso sangue e per le sacrosante vostre piaghe; per quelle vostre, o mio Dio dolcissimo, ultime parole in croce: Deus, Deus meus, ut qui dereliquisti me? [Mc 15,34]. E per quel forte grido: Padre nelle tue mani raccomando lo spirito mio; ardentissimamente vi prego di non levarmi tosto da questo mondo. Le vostre mani, o mio Redentore, mi hanno fatto e formato tutto interamente. Deh non mi precipitate sì presto; datemi, vi supplico, spazio di penitenza, concedetemi un transito felice ed in grazia vostra, affinché io vi ami con tutto il cuore, vi loda e benedica in eterno. Signor mio Gesù Cristo, per quelle cinque piaghe, che l’amore verso di noi vi fece in croce, soccorrete ai vostri servi redenti col vostro preziosissimo sangue... Sanguinisque pretiosi quem in mundi pretium. Così sia.
Preghiera a san Giuseppe Gloriosissimo san Giuseppe, fortunato sposo di Maria, voi che meritaste di essere fatto custode del Salvator del mondo Gesù Cristo e abbracciandolo teneramente godeste anticipato il paradiso, deh! Ottenetemi dal Signore un intero perdono dei miei peccati, la grazia d’imitare le vostre virtù, onde io cammini sempre per la via che conduce al cielo. Siccome voi meritaste di avere Gesù e Maria intorno al vostro letto al punto di morte e tra le loro braccia dolcemente spiraste l’anima beata, vi prego di volermi difendere dai nemici dell’anima mia in quell’ultimo punto di mia vita; di modo che con- solato dalla dolce speranza di volare con voi a possedere l’eterna gloria in paradiso spiri pronunciando i santi nomi di Gesù, di Giuseppe e di Maria. Preghiera per la buona morte Gesù Signore, Dio di bontà, Padre di misericordia, io mi presento dinanzi a voi con cuore umiliato e contrito: vi raccomando la mia ultima ora e ciò che dopo di essa mi attende.
Quando i miei piedi immobili mi avvertiranno che la mia carriera in questo mondo è presso a finire, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.
Quando le mie mani tremole e intorpidite non potranno più stringervi, crocifisso mio bene e mio malgrado lascierovvi cadere sul letto del mio dolore, misericordioso Gesù abbiate pietà di me.
Quando i miei occhi offuscati e stravolti dall’orror della morte imminente fisseranno in voi gli sguardi languidi e moribondi, misericordioso Gesù abbiate pietà di me.
Quando le mie labbra fredde e tremanti pronunzieranno per l’ultima volta il vostro nome adorabile, misericordioso Gesù abbiate pietà di me.
Quando le mie guance pallide e livide inspireranno agli astanti la compassione ed il terrore e i miei capelli bagnati dal sudor della morte, sollevandosi sulla mia testa annunzieranno prossimo il mio fine, misericordioso Gesù abbiate pietà di me. Quando le mie orecchie, presso a chiudersi per sempre ai discorsi degli uomini, si apriranno per intendere la vostra voce, che pronunzierà l’irrevocabile sentenza, onde verrà fissata la mia sorte per tutta l’eternità, misericordioso Gesù abbiate pietà di me.
Quando la mia immaginazione agitata da orrendi e spaventevoli fantasmi sarà immersa in mortali tristezze ed il mio spirito turbato dalla vista delle mie iniquità, dal timore della vostra giustizia, lotterà contro l’angelo delle tenebre, che vorrà togliermi la vista consolatrice delle vostre misericordie e precipitarmi in seno alla disperazione, misericordioso Gesù abbiate pietà di me.
Quando il mio debole cuore oppresso dal dolor della malattia sarà sorpreso dagli orrori di morte e spossato dagli sforzi che avrà fatto contro ai nemici della mia salute, misericordioso Gesù abbiate pietà di me.
Quando verserò le mie ultime lacrime, sintomi della mia distruzione, ricevetele in sacrificio di espiazione, acciocché io spiri come una vittima di penitenza ed in quel terribile momento, misericordioso Gesù abbiate pietà di me.
Quando i miei parenti ed amici, stretti a me d’intorno, s’inteneriranno sul dolente mio stato e v’invocheranno per me, misericordioso Gesù abbiate pietà di me. Quando avrò perduto l’uso di tutti i sensi ed il mondo intero sarà sparito da me, ed io gemerò nelle angosce della estrema agonia e negli affanni di morte, misericordioso Gesù abbiate pietà di me.
Quando gli ultimi sospiri del cuore sforzeranno l’anima mia ad uscire dal corpo, accettateli come figli di una santa impazienza di venire a voi, e voi misericordioso Gesù abbiate pietà di me.
Quando l’anima mia sull’estremità delle labbra uscirà per sempre da questo mondo e lascerà il mio corpo pallido, freddo e senza vita, accettate la distruzione del mio essere, come un omaggio che io vengo a rendere alla vostra divina maestà ed allora, misericordioso Gesù abbiate pietà di me.
Quando finalmente l’anima mia comparirà dinanzi a voi, e vedrà per la prima volta lo splendore immortale della vostra maestà, non la rigettate dal vostro cospetto; degnatevi ricevermi nel seno amoroso della vostra misericordia, affinché io canti eternamente le vostre lodi: misericordioso Gesù abbiate pietà di me.
Orazione: Oh Dio, che condannandoci alla morte, ce ne avete nascosto il momento e l’ora, fatte ch’io passando nella giustizia e nella santità tutti i giorni della vita, possa meritare di uscire di questo mondo nel vostro santo amore, per i meriti del nostro signor Gesù Cristo, che vive e regna con voi nell’unità dello Spirito Santo. Così sia. (Pio VII accordò l’indulgenza di 100 giorni a chi recita ogni dì detta preghiera e per un mese l’indulgenza plenaria).
Orazione per le anime del Purgatorio O Signore onnipotente, il quale per l’amore che portaste agli uomini, vi degnaste di prendere umana carne, di vivere fra gli stenti, di soffrire dolorosissima passione e finalmente di spirare in croce, deh! per tanti meriti che ci procuraste col vostro preziosissimo sangue, vi prego di volgere uno sguardo pietoso ai tormenti che soffrono nel purgatorio quelle anime benedette, che partite di questa valle di pianto in grazia vostra soffrono gli ardori di quelle fiamme per scontare i debiti che hanno tuttora verso della vostra divina giustizia.
Accettate dunque, o pietosissimo Dio, le preghiere che per esse umilmente vi porgo, traetele da quel carcere tenebroso e chiamatele alla gloria del paradiso. Vi raccomando particolarmente le anime dei miei parenti, benefattori spirituali e temporali, e in special modo quelle a cui posso essere stato occasione di peccato col mio mal esempio. Vergine santissima, madre pietosa, consolatrice degli afflitti, intercedete voi per quelle anime, affinché per la vostra potentissima intercessione volino a godere quel paradiso che loro sta preparato. V. Te ergo, quaesumus, famulis tuis subveni. R. Quos pretioso Sanguine redemisti. Pater, Ave e Requiem. Sopra la scelta dello stato Ed. a stampa in Giovanni Bosco, Il giovane provveduto per la pratica dei suoi doveri negli esercizi di cristiana pietà per la recita dell’Uffizio della B. Vergine, dei Vespri di tutto l’anno e dell’Uffizio dei morti coll’aggiunta di una scelta di laudi sacre. Torino, Tipografia e Libreria Salesiana 1880, pp. 75-78. Nei suoi eterni consigli Dio ha destinato a ciascheduno una condizione di vita e le grazie relative.
Come in ogni altra circostanza, il cristiano deve anche in questa, che è capitalissima, cercare della divina volontà, imitando Gesù Cristo che protestava di essere venuto a compiere i voleri dell’eterno Padre. Importa adunque moltissimo, o giovane, accertar questo passo per non impegnati in obbligazioni, a cui il Signore non ti elesse. A qualche anima che Dio volle favorire in modo singolare, manifestò per via straordinaria lo stato a cui la chiamava. Tu non pretendere tanto; ma consolati colla sicurezza che il Signore ti dirigerà sul retto cammino nei modi consueti alla sua provvidenza, purché tu non trascuri i mezzi opportuni per una prudente determinazione. Uno di questi è passare illibata la fanciullezza e la gioventù, o riparare con una sincera penitenza gli anni sgraziatamente trascorsi nel peccato. Altro mezzo è la preghiera umile e perseverante.
Ti gioverà ripetere con san Paolo: Signore, che volete che io faccia? Oppure con Samuele: Parlate, o Signore, che il vostro servo vi ascolta. O col salmista: Insegnatemi a fare la vostra volontà, perché siete il mio Dio. O altra consimile affettuosa aspirazione. Allorché dovrai venire alla risoluzione, rivolgiti a Dio con più speciali e frequenti orazioni, indirizza a quest’intento le preghiere nella santa messa; applica a questo scopo qualche comunione. Puoi anche praticare qualche novena, qualche triduo, qualche astinenza, visitare qualche insigne santuario. Ricorri anche a Maria, che è la madre del buon consiglio, a san Giuseppe suo sposo, fedelissimo ai divini comandamenti, all’angelo custode e a tutti i santi avvocati. Sarebbe ottima cosa, potendo, il premettere a decisione sì rilevante gli esercizi spirituali o qualche giorno di ritiro.
Proponiti di seguire i voleri di Dio checché te ne possa avvenire e malgrado la disapprovazione di chi giudicasse secondo le viste del secolo. Ove i genitori o altre persone autorevoli ti volessero disviare dal cammino a cui Dio ti invita, ricordati che è quello il caso di mettere in pratica il grande avviso di ubbidire a Dio e non agli uomini. Non dimenticare, no, il rispetto e l’amore dovuto agli oppositori; rispondi e trattali sempre con umiltà e mansuetudine, ma senza pregiudicare al supremo interesse dell’anima tua. Chiedi parere sul tuo contegno da osservare e confida in chi tutto può.
Consulta persone timorate del Signore e sagge, specialmente il confessore, dichiarando con piena schiettezza il caso e le tue disposizioni. Il giovane fedele alla sua vocazione Quando san Francesco di Sales ebbe palesato in casa che Dio lo chiamava al sacerdozio, i genitori gli osservarono che come primogenito della famiglia doveva esserne l’appoggio ed il sostegno; che l’inclinazione allo stato ecclesiastico derivava da una devozione indiscreta e che avria ben potuto santificarsi anche vivendo al secolo. E per meglio impegnarlo a secondare le loro intenzioni gli proposero un matrimonio onorevole e vantaggioso.
Ma nulla valse a smuoverlo dal santo proponimento. Antepose costantemente la volontà di Dio a quella del padre e della madre, che pur teneramente amava e profondamente rispettava e preferì di rinunciare a tutti i vantaggi temporali anzi che di venir meno alla grazia della sua vocazione. I genitori che, non ostante qualche men retta idea originata da viste mondane, erano persone di pietà, ebbero in seguito a chiamarsi contenti della risoluzione del figlio. Preghiera per conoscere la propria vocazione Eccomi ai vostri piedi, o Vergine pietosa, per impetrare da voi la grazia importantissima della scelta del mio stato. Io non cerco altro che di fare perfettamente la volontà del vostro divin figlio in tutto il tempo della mia vita.
Desidero ardentemente di scegliere quello stato che vie più mi renderà consolato quando mi troverò in punto della morte. Deh! Madre del buon consiglio, fatemi risuonare agli orecchi una voce che allontani ogni dubbiezza della mente mia. A voi si aspetta, che siete la madre del mio Salvatore, essere altresì la madre della mia salvezza; perché se voi, o Maria, non mi partecipate un raggio del divin sole, qual luce mi rischiarerà? Se voi non m’istruite, o madre dell’increata sapienza, chi mi ammaestrerà? Udite dun- que, o Maria, le mie umili preghiere. Indirizzatemi dubbioso e vacillante, reggetemi nella retta via, che conduce all’eterna vita, giacché voi siete unica speranza di virtù e di vita, i cui frutti non sono altro che frutti di onore e di onestà. Tre Pater, Ave e Gloria.
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