Per capire il titolo, andatevi a (ri)leggere Pinocchio e non offendetevi come se vi mandassimo a leggere un libro per bambini. Pinocchio non è affatto un libro per bambini: è la storia di una crescita e nessuno finisce mai di crescere...
del 03 novembre 2009
 
 
Per capire il titolo, andatevi a (ri)leggere Pinocchio e non offendetevi come se vi mandassimo a leggere un libro per bambini. Pinocchio non è affatto un libro per bambini: è la storia di una crescita e nessuno finisce mai di crescere. Purché lo voglia. Il grillo non è quello del blog, ma il grillo parlante, cioè la coscienza o (se volete) la legge dentro; i Carabinieri sono la Legge, cioè le norme scritte dagli uomini.
 
 
                Una scommessa a posta altissima
 
Ci sono alcuni terreni in cui la legge dentro e la legge scritta si intrecciano. Sono i posti nei quali le persone costruiscono educazione: la famiglia, la scuola, l’oratorio, il gruppo sportivo... Quando si costruisce assieme educazione, si allena la coscienza a vivere la legge ed eventualmente a discuterla, se (come può talora succedere) la legge scritta ha bisogno di essere migliorata. Per questo motivo, quando sentiamo parlare di educazione alla legalità, tutti noi che stiamo a scuola siamo un po’ perplessi. È scoprire l’acqua calda: l’abbiamo sempre fatta, noi, l’educazione alla legalità (e non in un percorso quadrimestrale e basta). Eppure sono soltanto quindici anni circa che se ne parla con questa formula specifica: c’è da chiedersi perché molte persone, impegnate e capaci di capire i problemi urgenti, abbiano sentito l’esigenza di proporre la legalità (come modo di vivere) nella sua emergenza.
 
Tutto è nato in una situazione di grave emergenza: la necessità di sottrarre terreno (e forze, cioè ragazzi) alla criminalità organizzata. Erano i tempi in cui furono uccisi i giudici Falcone e Borsellino e molti altri. Quella che poteva sembrare quasi una banalità (a che cosa mai dovrebbe educare la scuola, se non a essere cittadini onesti e impegnati?) era una scommessa a posta altissima: riuscire a creare nelle persone (soprattutto giovani) la capacità di convivere civilmente, rispettando la vita, gli altri, le leggi e le istituzioni. Si trattava (si tratta) di offrire un modello alternativo forte e vincente ai molti giovani per i quali una scelta illegale (cioè stare con le mafie) era (è) più facile e socialmente apprezzata, anche a causa di carenze gravi delle istituzioni. Era una scommessa e lo è tuttora. Leggete un altro libro di crescita e di denuncia: Gomorra di Roberto Saviano. È difficile, terribile, ma anche emozionante. Scorrete intanto i capitoli Cemento armato e Don Peppino Diana. Con questo, io potrei smettere: in quelle pagine ci sono parole che contano e pesano molto più delle mie…
 
Emergenza intelligenza
 
Invece continuo. Continuo perché tutti possono e devono svolgere una parte nelle situazioni in cui vivono. Continuo perché non rinuncio a insegnare qualcosa e, facendolo, a imparare moltissimo. Continuo perché sono quasi trent’anni che vedo studenti crescere (bene) e non capisco perché sembri sempre di dover ricominciare da capo, come se niente fosse stato costruito. Continuo soprattutto perché (come non è finita l’emergenza mafie) non è finita un’altra emergenza dilagante: il bisogno di intelligenza. Non la mia, non sono presuntuosa: l’intelligenza civile, quella che salva dall’idiozia del pregiudizio, dall’inettitudine mentale di far decidere agli altri che cosa pensare.
 
Per spiegare che cosa intendo, farò un somma di impressioni. Vi sembreranno slegate e scolastiche, ma vorrei che foste voi a metterci il senso che volete, per costruire il vostro giudizio.
 
    * Rosso Malpelo
È una novella di Verga: sfruttamento di lavoro minorile, morti bianche, il tutto per inventare uno stile. Devo spiegare in classe il verismo e lo straniamento e la regressione del narratore oppure parlare dei bambini sfruttati qui ed ora, così tanto che dirlo sembra ormai un fastidioso luogo comune? Qui ed ora, ovviamente è anche Cina o Pakistan o altrove
 
    * Ulisse e Nausicaa.
Devo leggere Se una diva tu sei del vasto Olimpo abitatrice… oppure chiedermi come cambierebbe tutto se il re padre di Nausicaa avesse deciso il respingimento? Ulisse, dopo tutta quell’odissea, doveva essere sporco, puzzolente, sbarcato da una carretta…
 
    * Articolo 27 della Costituzione.            
Discutiamo in classe della presunzione di non colpevolezza? O elenchiamo i processi mediatici, quello per la morte di Chiara, quello per la morte di Meredith, quello alla mamma di Samuele, tutti svolti in trasmissioni pomeridiane e serali prima dei tre gradi di processo vero? Tutti imputati dichiarati colpevoli da telespettatori più competenti che i capitani dei RIS. Anche il papà di Tommy o quello di Ciccio e Tore erano stati dichiarati colpevoli dalla TV. E nessuno riscatta loro i mesi che hanno passato con l’infamante maschera di mostro…
 
    * Cornelio Nepote
C’è un passo famoso, quello in cui il padre fa giurare ad Annibale (di nove anni) odio eterno contro i Romani. D’accordo, sono solo latino e storia. “Facciamo” le guerre puniche (come se fossero un cartone animato), “facciamo” le consecutive e le interrogative indirette o parliamo anche dei bambini soldato, oggi come allora, con millenni di civiltà sprecata in mezzo?
 
    * Cornelio Nepote
Sempre lui: un altro passo, quello della traversata alpina con gli elefanti. Se dicessimo che gli elefanti sono morti tutti, come i cavalli della carica di Balaklava, come i muli sul Carso, come i delfini nella guerra del Golfo? Vittime senza nome e senza voce dell’assurdità umana che risolve i conflitti con la morte…
 
Scusate gli esempi: io sono una professoressa di lettere. Magari voi pensate anche che vorreste tirare il fiato, lasciare perdere l’impegno a tutti i costi e vedere il Grande Fratello… Quello che voglio dire, noiosamente, è che l’educazione alla legalità è solo un pezzo dell’educazione al rispetto della vita. Quello che voglio dire è che la scuola è spesso insufficiente, a meno di addossarsi la responsabilità di “rimanere indietro”: tu parli dei bambini soldato e gli altri sono già al discorso indiretto…
 
Qualche cosa che non funziona c’è di sicuro. Con buona pace del Monti e degli scapigliati lombardi, perché mai sono rarissimi i programmi di maturità in cui compaiano Pavese o Mario Luzi? Perché sono così rari i prof di storia che “osino” la morte di Aldo Moro o del generale Dalla Chiesa? E poi noi tutti quanti costruiamo percorsi per educare alla legalità giovani ai quali abbiamo detto tutto sulla morte di Cesare, ma che per Moro e Dalla Chiesa lasciamo che si arrangino con le fiction TV? Come se fossero storie e non la nostra storia…
 
Un mondo bifronte
 
Io mi rendo conto di vivere in un mondo bifronte. C’è un facciata comune di buonismo, legalitarismo, civiltà, anche impegno per gli altri. Tutto questo è condiviso. Nessuno ammetterebbe più di essere razzista. Nessuno penserebbe di non aiutare un disabile o di non sorridere a un bambino. Nessuno direbbe che non è bene cedere il posto in autobus a un anziano. Nessuno negherebbe le cure a un malato o l’istruzione a un bambino. Però, pensate bene a quel che segue:
 
    * Ho sentito dire mille volte: Non sono razzista, ma con tutti questi extracomunitari che arrivano…
    * Vicino a casa mia c’è una casa sulla cui porta d’entrata sta scritto: Vietato l’ingresso ai cani e alle carrozzine
    * Io non ho mai visto cedere il posto in autobus a un’anziana araba col velo oppure a una donna incinta cinese… La proposta di riservare i posti sulla metro agli “autoctoni”, tuttavia, è stata presentata
    * Io ho visto curare ed istruire extracomunitari clandestini. Però, se so che sono insorti molti medici e insegnanti, non ho visto la società civile interrogarsi più di tanto sulla denuncia agli stranieri “irregolari”. Attenzione, ho scritto interrogarsi. Non vorrei mai, qui, orientare un giudizio.
 
Poi c’è un’altra faccia, una faccia della quale un po’ di tempo fa ci si vergognava. È la “faccia da furbi”. È da furbi non pagare tutte le tasse, è da furbi non rispettare i limiti di velocità, è da furbi avere successo a qualunque costo. È da furbi, adesso, fare tutto questo e farsi vedere: quelli che non hanno capito come si vive sono gli altri, quelli che rispettano i limiti… Vedete? Ci risiamo. Quale comportamento è socialmente apprezzato?
 
Quello legittimo (come si fa a dire di no?): però i furbi non fanno di sicuro così. In questo modo, con dei modelli vincenti offerti da un mondo più spettacolare di quello quotidiano della normalità, stiamo spostando fuori confine i paletti della convivenza civile. Intanto il mondo vero è di fatto multireligioso, multietnico, multitutto ed è facile per chiunque perdere l’orientamento. Perché nessuno mai è sufficientemente pronto a cambiare, anche soltanto le sue banali abitudini.
 
Esigere un diritto (impegnativo)
 
Conclusione, dopo noiose parole da grillo? Io non sono nessuno per dirlo, ma io pretendo che voi, ragazzi intelligenti e ricchi di speranza e di futuro, vogliate imporre alla scuola di fare scuola. Si educa alla legge se si educa a pensare. Se avesse obbedito alla legge senza farsi domande, san Francesco non sarebbe andato dai lebbrosi che le istituzioni civili mettevano ai margini. Guardate un po’che razza di esempi: uno che va dai lebbrosi e non uno che vince (qualunque cosa, purché vinca).
 
Ci sono leggi immutabili (come il rispetto per la vita) e ci sono regolamenti che cambiano. Speriamo solo che cambino per aumento di civiltà. La legge si rispetta e la si rispetta solo se la si conosce. Questo è già molto. E poi c’è un passo in più, che uno fa se vuole, se sa, se può: costruirsi una coscienza senza automatismi, sempre nuova di fronte a quello che si vive. Con il rischio che dicano che non sei uno furbo.
 
Ci sono molte persone a cui dobbiamo queste riflessioni. Troverete i loro nomi (tra cui quelli di molti Carabinieri e di alcuni extracomunitari) in un lungo elenco sul sito seguente. Sono i piedi e le mani della storia ed è grazie (anche) a loro che l’indignazione è una forza:
http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/87
 
 
Susanna Conti
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