Il mondo cambia...a partire da me!

Utopia o sogno? Io preferisco i sogni, quelli di chi sta con i piedi per terra e lo sguardo in cielo, con le braccia al lavoro e il cuore grato. Il mondo cambia quando mi guardo intorno con la prospettiva che io sono parte attiva in ogni istante.

Il mondo cambia...a partire da me!

da Teologo Borèl

del 22 aprile 2010

 

           In questi giorni, passate le elezioni, si parla di buoni propositi per il futuro, di fare riforme, di possibili nuove intese e scenari di rotture tra gli alleati. Insomma, tutto sembra come prima, tutto come sempre nella nostra Italia? Nei blog dei giovani e su Facebook si leggono frasi contrastanti, alcune piene di amarezza, altre ricche di orgoglio. Ci si immedesima, si partecipa anche così.

 

          La politica è cosa di tutti e l’esserci conta a tutti i livelli. Sì, l’esserci, soprattutto nelle piccole cose e nel quotidiano. In chat un giovane mi ha scritto che tanto la società non cambierà mai e che i politici sono tutti uguali; ho risposto che posso anche essere d’accordo sul fatto che, se fosse per molti politici, tutto resterebbe uguale, ma per niente condivido il fatto che la società non possa cambiare in meglio. Molto dipende da noi, dalle scelte di ogni giorno, dallo sguardo che abbiamo sulla realtà e dal nostro legame con il divino. Tutti i più grandi cambiamenti della storia sono partiti dal basso, dall’oscurità, dal piccolo, sia quelli positivi che negativi.

          Il Papa ha detto a Loreto, a conclusione dell’Agorà dei Giovani italiani, che è proprio dei giovani cambiare il mondo. Cosa vuol dire? Da dove cominciare? Utopia o sogno? Io preferisco i sogni, quelli di chi sta con i piedi per terra e lo sguardo in cielo, con le braccia al lavoro e il cuore grato. Il mondo cambia quando mi guardo intorno con la prospettiva che io sono parte attiva in ogni istante e per ogni scelta che faccio da solo o come gruppo sociale. Non è indifferente il mio rispettare l’altro, il codice della strada, il lavoro che mi hanno affidato, il dovere dello studio, l’ambiente che mi circonda, le regole minime del vivere civile, la libertà di parola e di professare la propria fede, la vita in tutti i suoi aspetti. Non è indifferente starsene seduti e lamentarsi che tutto va male oppure mettersi in gioco e iniziare a far del bene a partire dalla propria famiglia, dai vicini, dai colleghi, dagli amici, ai semafori, per strada, nei luoghi del bisogno e del dolore.

          Direte che è ancora utopia? Chi era Gandhi? Chi Madre Teresa? Chi Nelson Mandela? Chi Lech Walesa? Possiamo anche continuare l’elenco con la consapevolezza che ciascuno di loro e tanti altri sono partiti da casa propria non senza difficoltà, con una speranza che si fa azione, condivisione, cura, preghiera e anche lotta politica nel senso di ricerca vera del bene comune e della giustizia per i più deboli e indifesi.

          Certo dalla loro parte hanno avuto delle pacifiche armi come la speranza, l’amore, la fede, la capacità di meravigliarsi, l’intelligenza, il sapersi relazionare, il perdonare al di là tutto. Forse che in dotazione queste armi non le portiamo anche noi? Coraggio allora, è tempo di sognare in grande e di agire in piccolo!

Marco Pappalardo

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