A un quarto di secolo dallo storico grido di Tonino Bello “In piedi costruttori di pace”, una galassia di sigle si radunerà per dire no alle guerre...
Al soglio di Pietro sale Papa Bergoglio e il pacifismo cattolico rialza la testa e ritrova la voce. A venticinque anni dal grido profetico di monsignor Tonino Bello, “In piedi costruttori di pace”, il 25 aprile prossimo, all’Arena di Verona, credenti e “persone di buona volontà” (8-10mila secondo le previsioni degli organizzatori) si riuniranno per dire il loro no a ogni guerra. Il programma è in avanzato stato di elaborazione ma, stando a quanto scritto di recente da padre Alex Zanotelli, potrebbe arrivare persino un big come l’arcivescovo anglicano Desmond Tutu, Nobel per la pace nel 1984. Una presenza che darebbe particolarmente lustro e vigore all’evento.
Nomi a parte, sono i temi e la valenza simbolica del gesto a contare di più. «Ciò che ci minaccia oggi non sono eserciti stranieri, ma povertà, disoccupazione, inquinamento, consumo di territorio, variazioni climatiche e per difenderci da questi nemici ciò che serve non sono armi micidiali e costosissime, ma politiche di solidarietà, servizi sociali, risanamento ambientale», si legge nella lettera-manifesto di convocazione, che vede in prima fila i Comboniani e le Comboniane. Accanto a quella di Mao Valpiana, direttore di Azione nonviolenta, ecco le firme di Alex Zanotelli, direttore di Mosaico di pace, padre Efrem Tresoldi, direttore di Nigrizia, padre Venanzio Milani, presidente Associazione Arena Pace e Disarmo ed Elisa Kidanè, direttrice di Combonifem.
“Dobbiamo ripensare completamente il concetto di ‘difesa’ che per la Costituzione è un ‘sacro dovere di ogni cittadino’ - continua il documento - Quello di cui abbiamo bisogno non sono missioni militari ma interventi civili di pace; ciò che serve è una difesa civile, non armata, nonviolenta da costruire con risorse sottratte al settore militare: svuotare gli arsenali per riempire i granai”. “L’Italia è l’ultimo Paese in Europa – dietro a Portogallo e Malta – per investimenti nel settore della cultura, mentre è fra le prime potenze per spese militari”, commenta amaro Valpiana.
Nei venticinque anni passati dall’Arena di pace dell’89 c’è indubbiamente stato un cammino: “Il movimento per la pace e la nonviolenza è cresciuto, ma molto ancora resta da fare”, ammettono i promotori.
Ridurre le spese militari, investire nella prevenzione dei conflitti armati, costruire i corpi civili di pace, rilanciare il servizio civile, smilitarizzare i territori: saranno alcuni dei temi forti dell’evento. “Senza dimenticare che battersi per la pace e il disarmo significa anche far pace con l’ambiente: pensiamo solo alla cementificazione o al seppellimento dei rifiuti tossici”, puntualizza Zanotelli.
Interpellato da Vatican Insider, padre Milani, presidente dell’Associazione Arena Pace e Disarmo, che raduna una molteplicità di sigle cattoliche e laiche che promuovono l’evento del 25 aprile, dichiara: “Il pacifismo cattolico si sta risvegliando, e l’evento in Arena può essere un punto di ripartenza, dopo le difficoltà avute con la Tavola della pace. Si sta ricreando entusiasmo e interesse da parte di molti movimenti e associazioni, sia cattoliche che laiche. Gli organismi nazionali e locali che hanno dato la loro adesione sono oltre il centinaio. I temi che l’iniziativa propone sono altamente attuali. Non è concepibile che al giorno d’oggi ci siano una trentina di conflitti in cui non sono coinvolti solo gli abitanti del posto, ma ‘potenze’ esterne. Il commercio delle armi è troppo fiorente. E si sa che si fanno le armi per la guerra. Per arrivare alla pace occorre il disarmo e anche una mentalità nuova che promuova azioni di pace e fratellanza”.
Sul palco dell’Arena saliranno molti volti noti, come Lidia Menapace (partigiana e femminista), don Luigi Ciotti (da sempre impegnato contro la mafia, fondatore di Libera) e Gad Lerner, giornalista e scrittore. Dal Mozambico arriverà Alice Mabota, leader pacifista e candidata alle prossime elezioni. Non mancheranno poi testimonianze dirette delle iniziative nonviolente e campagne antimilitariste promosse dal variegato movimento per la pace. Sarà inoltre una giornata di festa, con tanta musica proposta dagli artisti che hanno aderito: Simone Cristicchi, Eugenio Finardi e David Riondino i più noti (ma oltre a loro molti altri).
L’appuntamento pacifista cade in una fase delicatissima, in cui è molto dibattuta la questione degli F35, i costosissimi aerei per la difesa. Gli organizzatori non hanno mezze misure nel denunciare che “nonostante la crisi, l’Italia continua a essere tra le prime dieci potenze militari del pianeta nella corsa agli armamenti più dispendiosa della storia. Il settore italiano dell’esportazione di armi non conosce austerità. In nome della salvaguardia dei posti di lavoro si continua a tacere sulla produzione di strumenti di morte destinati a essere venduti a Paesi terzi”.
Ci sarà un seguito? Milani risponde così: “Al termine della manifestazione sarà presentato un manifesto-messaggio con concrete proposte perché si viva la verità della manifestazione». A dire: il popolo della pace non si vuole accontentare di una bella kermesse e qualche articolo di giornale o servizio in Tv.
Gerolamo Fazzini
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