Benedetto XVI ha ricordato che l'espressione «inutile strage» usata dal predecessore «si è incisa nella storia» ma contiene «anche un valore più ampio, profetico». Si ha quasi la sensazione che il Papa consideri tutt'altro che remota la possibilità di uno scivolamento verso un nuovo conflitto di grandi proporzioni.
del 23 luglio 2007
Nel novantesimo anniversario della nota di pace con cui Benedetto XV tentò invano di fermare l’«inutile strage» della Grande guerra, dai luoghi che furono teatro di quell’orgia di sangue, Papa Ratzinger – che ha scelto lo stesso nome – lancia un forte appello contro la guerra che apre «spazi d’inferno» nel mondo e la corsa agli armamenti. Benedetto XVI è nella piazza di Lorenzago di Cadore, dove sta trascorrendo le vacanze.
 
Il suo volto è disteso, ma le parole che pronuncia all’Angelus sono dense di preoccupazione: «In questi giorni di riposo sento ancor più intensamente l’impatto doloroso delle notizie che mi pervengono circa gli scontri sanguinosi e gli episodi di violenza che si verificano in tante parti del mondo». «La bellezza della natura – continua – ci ricorda che siamo stati posti da Dio a “coltivare e custodire” questo “giardino” che è la terra. Se gli uomini vivessero in pace con Dio e tra di loro, la terra assomiglierebbe veramente a un “paradiso”. Il peccato purtroppo ha rovinato questo progetto divino, generando divisioni e facendo entrare nel mondo la morte. Avviene così che gli uomini cedono alle tentazioni del Maligno e si fanno guerra gli uni gli altri. La conseguenza è che, in questo stupendo “giardino” che è il mondo, si aprono spazi di “inferno”».
 
Le frasi di Ratzinger sembrano riecheggiare quelle che Giovanni Paolo II pronunciò nell’ottobre 2000 in piazza San Pietro, davanti alla statua della Madonna di Fatima, quando disse che l’umanità era a un bivio e che poteva trasformare il mondo in un giardino o in cumulo di macerie. La portata di quelle parole, che allora quasi nessuno comprese, fu più chiara dopo l’11 settembre 2001. Oggi sono tanti i focolai di guerra e negli ultimi anni stiamo assistendo a una frenetica corsa al riarmo.
 
«La guerra, con il suo strascico di lutti e di distruzioni – ha detto ancora il Papa – è da sempre giustamente considerata una calamità che contrasta con il progetto di Dio, il quale ha creato tutto per l’esistenza e, in particolare, vuole fare del genere umano una famiglia». Benedetto XVI ha quindi ricordato che l’espressione «inutile strage» usata dal predecessore «si è incisa nella storia» ma contiene «anche un valore più ampio, profetico». Si ha quasi la sensazione che il Papa consideri tutt’altro che remota la possibilità di uno scivolamento verso un nuovo conflitto di grandi proporzioni.
 
«Bisogna fare tesoro delle esperienze negative che purtroppo i nostri padri hanno sofferto – ha ribadito Benedetto XVI – per non ripeterle». Il Papa ha poi sottolineato che la nota del 1917 indicava «le vie per costruire una pace equa e duratura... secondo un progetto cristiano nell’ispirazione, ma condivisibile da tutti perché fondato sul diritto delle genti». La stessa impostazione hanno seguito Paolo VI e Giovanni Paolo II nei loro discorsi alle Nazioni unite, ripetendo: «Mai più la guerra!». L’invito finale che il Papa rivolge è «a perseguire con tenacia la via del diritto, a rifiutare con determinazione la corsa agli armamenti, a respingere più in generale la tentazione di affrontare nuove situazioni con vecchi sistemi», invocando la protezione della Madonna «regina della pace».
 
Ad ascoltarlo, tra i presenti, oltre al cardinale Scola, patriarca di Venezia, al cardinale Zen, vescovo di Hong Kong e al presidente della Cei Bagnasco, c’era anche Edoardo Luciani, il fratello di Giovanni Paolo I, ricordato dal vescovo di Belluno Giuseppe Andrich nel suo commosso saluto iniziale. Ratzinger ha definito Papa Luciani «mio grande amico».
Andrea Tornielli
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