Il primato della realtà

Viene da chiedersi perché si faccia così fatica a imparare dalla realtà. Quella vera, dura, che sprofonda nella carne. Prevale l'ideologia, il preconcetto, un sistema di pensiero chiuso. I razionalisti non si accorgono che “ci sono più cose in cielo e in terra di quante non ne sogni la filosofia”...

Il primato della realtà

da Attualità

del 28 gennaio 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“A volte la vita - a volte

ci guardiamo in silenzio

io e la vita

a volte duole, duole

bianca,

lenta

sprofonda nella carne

come una bottiglia vuota sprofonda nello

stagno

che la sta riempiendo.

a volte, in silenzio, piange

e qualcosa di sacro luccica nel mondo,

in silenzio, riverbera nelle parole”.

 

(Hugo Mujica)

 

Viene da chiedersi perché si faccia così fatica a imparare dalla realtà. Quella vera, dura, che, come dice la poesia, sprofonda nella carne. Prevale l’ideologia, il preconcetto, un sistema di pensiero chiuso. I razionalisti non si accorgono che “ci sono più cose in cielo e in terra di quante non ne sogni la filosofia” (Amleto, Shakespeare). L’operazione ideologica compie un errore fondamentale: riduce la ragione - che è la capacità dell’uomo di aprirsi alla totalità del reale rispettandone tutti i fattori e ammettendo la categoria della possibilità - proprio perché la costringe dentro uno schema fissato a priori, con intenzione programmata. Se a questo si aggiunge un “ingannevole concetto di libertà, in cui il capriccio e gli impulsi soggettivi dell’individuo vengono esaltati al punto da lasciare ognuno rinchiuso nella prigione del proprio io” (Benedetto XVI - incontro mondiale delle famiglie, Città del Messico), il gioco è fatto. La realtà non conta più, resta l’apparenza delle cose. Però in questi tempi di realtà ne abbiamo vista tanta. Da quando la vicenda di Eluana ha riempito le pagine dei giornali, siamo venuti a conoscenza di tante situazioni di disabili gravi che hanno testimoniato il loro amore per la vita; o familiari di persone in stato vegetativo che, raccontando il loro dramma, affermano la dignità della vita umana nella misteriosa condizione di grave limitazione che, con dedizione, servono quotidianamente. Per contro, c’è chi grida, freddamente, il diritto di morire. Più che un diritto la morte è un ineluttabile destino, che ci accumuna e ci aspetta tutti. Nessuno si può negare il “diritto di morire”. Verrà il momento.

Nella “Spe salvi” si legge che la misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e con il sofferente. Una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la com-passione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente è una società crudele e disumana. (38) C’è un’esperienza bellissima nel milanese che coinvolge una trentina di donne, amiche di Enrica, in stato vegetativo da 17 anni, e parrocchiane che si sono resi disponibili a farle compagnia. Una di loro racconta come questo gesto l’abbia cambiata e obbligata a una serietà sul lavoro, nel rapporto con il marito, con i figli che, pur non andando a trovare Enrica, si organizzano per permettere a lei di andare. Un’altra dice: “a volte arrivo stanca, con mille pensieri. Poi entro, mi siedo e sto lì. In quelle ore capisco che la realtà è più grande di me”. Sì, la realtà come l’ha vissuta Cristo in rapporto continuo con il Padre, commosso per i gigli del campo, per la vedova di Naim cui restituì il figlio. Così noi, in rapporto con Lui, insieme ai testimoni di amore e di speranza che riconoscono nella realtà il volto buono del Mistero. “e qualcosa di sacro luccica nel mondo, / in silenzio, riverbera nelle parole”.

 

bibliografia: Hugo Mujica, Poesie scelte, Raffaelli editore, 2008

 

Elena Pagetti

http://www.culturacattolica.it

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