Il professionista dell'antipapa

Dal sito "Il Post" una riflessione di Amedeo Balbi su Piergiorgio Odifreddi: ormai è così impegnato nella polemica antireligiosa che non parla più di scienza. Succede in un sacco di casi. Si indovina un argomento, del quale si è o si diventa esperti, e ci si propone di esso come gli specialisti per definizione presso la più vasta opinione pubblica. Per Odifreddi ormai quella dell'«antipapa» è diventata una professione.

Il professionista dell'antipapa

da Attualità

del 04 luglio 2011

 

           Questa settimana - ma non ci voleva la sfera di cristallo per prevederlo - ha vinto Scola. Nel senso che i titoli sulla nomina del card. Angelo Scola ad arcivescovo di Milano, trasferito dal patriarcato di Venezia al posto del dimissionario card. Tettamanzi, sono stati i più numerosi sulla stampa quotidiana italiana nella settimana appena trascorsa: la rassegna stampa CEI ne conta 20, ma «saltando» la giornata del 29 giugno (a Roma era festiva...), quella cioè che ne ha avuti di più essendo immediatamente successiva alla pubblicazione della nomina.

          A seguire, 16 titoli sulla possibile soluzione della grave crisi finanziaria in cui versa il San Raffaele, noto e prestigioso polo universitario ospedaliero (e non solo) fondato da don Luigi Verzé: una vicenda alla quale, in qualche misura, l'arcivescovo di Milano, quello uscente e ancor più quello entrante, non sono comunque estranei, visto che il San Raffaele è a Milano e visto che tutti i titoli di cui sopra indicano «il Vaticano in pista» per «salvare» il San Raffaele dal fallimento.

          Terzo posto, ma i titoli sono solo 9, per le «metanotizie» religiose: La Stampa lancia il suo nuovo website Vatican Insider (ne ho parlato lo scorso post) riprendendone un'intervista a Blair; la Santa Sede mette sul tavolo del papa un tablet per comunicare l'apertura di un portale unico, News.va, dal quale raggiungere tutti i soggetti della sua comunicazione istituzionale, mentre uno di essi, L'Osservatore romano, compie - come l'Italia - 150 anni; infine L'Eco di Bergamo, unico quotidiano «cattolico» oltre ad Avvenire, nomina un nuovo direttore, Giorgio Gandola, che viene dal Giornale.

Anche questa settimana il totale, pur calcolato su 5 giorni, è modesto: 90 titoli religiosi, a raccontare 26 temi.

          Così, ancora una volta allargo la pesca al web e, grazie alla segnalazione di una collega, trovo una letterina (letterona) a Piergiorgio Odifreddi che mi suggerisce qualche ulteriore considerazione. La scrive, su Il Post, un suo collega scienziato, Amedeo Balbi, autore del blog Keplero, che gli rimprovera di impegnare troppo la sua vis divulgativa nella polemica antireligiosa e segnatamente anticattolica (Caro papa ti scrivo il suo ultimo pamphlet), e troppo poco a valorizzare la ricerca scientifica come tale e in primis il suo metodo, nella convinzione che «avvicinare il pubblico alla realtà dell'impresa scientifica, restituendo un'immagine fedele del suo modo di procedere, che ne mostri onestamente la problematicità, le incertezze, gli errori e i punti ancora oscuri, sia assolutamente cruciale per il buon funzionamento della società».

          «Ciò che rende la scienza straordinariamente efficace nel comprendere il mondo è proprio il suo metodo», prosegue Balbi. «Ed è soprattutto quel metodo, la propensione al dubbio, il senso critico nell'interpretazione dei fatti, che sarebbe sempre più indispensabile divulgare, fino a farlo diventare bagaglio comune di tutte le persone, indipendentemente dagli orientamenti religiosi».

          E d'altra parte, sostiene Balbi, «si è non credenti (o credenti) non in quanto scienziati (o non scienziati), ma in virtù di orientamenti che coinvolgono la persona intera e la sua storia complessiva, e che non sono riconducibili unicamente a considerazioni logiche. E non saranno certo gli argomenti logici - pur interessanti e meritori di diffusione, per carità - a far cambiare idea a coloro che hanno deciso di trovare il centro della propria esistenza in una confessione religiosa. Così come, specularmente, ho sempre trovato bizzarri i tentativi di chi cerca, in questa o quella scoperta scientifica, o in qualche lacuna nelle nostre conoscenze attuali, una sponda per il proprio credo religioso».

          Interessante. Ma ciò che più mi ha interessato del discorso di Balbi è laddove insinua il dubbio che quella di «antipapa» sia diventata per Odifreddi una professione, che la qualità delle sue argomentazioni alla fine lo preoccupi assai poco e che ci sia «una sorta di complicità» con l'oggetto del suo interesse polemico.

          Succede in un sacco di casi. Si indovina un argomento, del quale si è o si diventa esperti, e ci si propone di esso come gli specialisti per definizione presso la più vasta opinione pubblica. Ma se funziona, a un certo punto si cambia mestiere. Nella pubblicistica «cattolica», abbiamo ad esempio i «professionisti» dell'ecumenismo e del dialogo interreligioso (tanto, tutto fa brodo) e quelli di Medjugorje, che evidentemente è più redditizia visto che attrae «specialisti» anche dalla pubblicistica laica. In quella «anticlericale», oltre a Odifreddi, ha fatto una fulminea carriera Corrado Augias, avvantaggiato dal fatto che era già famoso di suo. Gli esempi potrebbero proseguire.

          Il problema, naturalmente, è stabilire un limite tra la passione competente per un argomento, una causa, un oggetto, e la sua strumentalizzazione a puri fini di autopromozione professionale.

 

Guido Mocellin

http://www.vinonuovo.it

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