Il Rettor Maggiore al Meeting di Rimini

Di ritorno da Madrid, Don Pascual Ch√°vez, Rettor Maggiore dei Salesiani, è intervenuto al Meeting di Rimini, tradizionale appuntamento di confronti e dibattiti promosso dal movimento “Comunione e Liberazione”. Nella sua riflessione il Rettor Maggiore ha toccato il tema della formazione professionale e dell'importanza della sua valorizzazione.

Il Rettor Maggiore al Meeting di Rimini

da Rettor Maggiore

del 25 agosto 2011

 

          “Noi Salesiani d’Italia chiediamo fermamente al Ministro della Pubblica Istruzione e al Ministro del Lavoro, al Governo di cui fanno parte e alle Regioni, di valorizzare e di mantenere istituzionalmente l’offerta dei percorsi sperimentali triennali di Formazione Professionale Iniziale, ai quali si possono iscrivere ragazzi e ragazze dopo la scuola media attuale”. È questa la richiesta esplicita formulata Don Chávez il 22 agosto, nell’ambito del confronto “Giovani e formazione: tutti abili per una vita da protagonisti”.

          Al tavolo dei relatori, insieme a Don Chávez, erano presenti il Ministro del Welfare, on. Maurizio Sacconi; il Presidente e Cofondatore di “Los Angeles Habilitation House”, dr. Guido Piccarolo; e, con il ruolo d’introdurre i lavori, il dr. Dario Odifreddi, Presidente della Fondazione Piazza dei Mestieri.

          Venuto il suo turno, il Rettor Maggiore ha sottolineato innanzitutto la necessità da parte del mondo degli adulti di mettersi in ascolto delle giovani generazioni e di andare incontro alle loro esigenze. “I giovani ricercano qualità di vita, ricercano spiritualità e trascendenza, richiedono un accompagnamento da parte di adulti che li ascoltino, li capiscano e siano capaci di orientarli”.

          Nella sua riflessione Don Chávez ha ricordato la validità dell’esperienza salesiana in tema di formazione professionale: da oltre 150 anni i salesiani sono impegnati nel settore, motivati dal “gusto dell’educare” e dalla considerazione che non tutti i ragazzi sono chiamati allo stesso tipo di studi. La formazione professionale salesiana è stata da esempio per i modelli legislativi di vari paesi, Italia compresa, e in molti casi i ragazzi che frequentavano le scuole professionali salesiane non solo hanno appreso un mestiere, ma hanno anche “imparato ad imparare”.

          Centri di formazione professionali salesiani sono sorti in tutti i continenti e decine di migliaia di exallievi lì formatisi hanno poi offerto il loro contributo allo sviluppo industriale dei loro paesi.

          La riflessione di Don Chávez ha pure rimarcato la straordinaria invenzione di Don Bosco del salesiano coadiutore, attraverso una citazione del senatore Spadolini: “il coadiutore salesiano, la figura del religioso-laico-salesiano, permise di non trasformare i laboratori in serbatoi per le fabbriche del tempo (…) ma in luoghi dove si mirava a formare l’uomo che lavora”.

          La ricetta salesiana, confortata anche dai numeri e dalle statistiche, è attuale ancora oggi: “oltre a rispondere con flessibilità ai diversi stili di apprendimento dei giovani – ha proseguito don Chávez – si colloca anche nell’azione ‘preventiva’ del disagio che ragazzi e ragazze incontrano quando abbandonano la scuola”.

          La conclusione del Rettor Maggiore è stata un concreto suggerimento operativo: in un momento in cui si vogliono operare ampie riforme che incidono sul complessivo sistema educativo del nostro Paese, “si deve intervenire con un nuovo impegno educativo, pedagogico, didattico e di orientamento”, soprattutto nel biennio successivo alle scuole medie inferiori, nel quale si concentrano la maggior parte degli abbandoni scolastici.

 

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