Siamo noi oggi di fronte a tanta fame che c'è nel mondo, a tanti stanchi clandestini ad essere il ricco epulone e avremo sicuramente qualche conto in sospeso col creatore se non cambiamo vita, se non mettiamo il nostro benessere a confronto con chi soffre la fame...
del 04 novembre 2010
          Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi”. (Luca 16, 29-31)
          Il mondo in cui viviamo non ci soddisfa proprio. È pieno di ingiustizie, di soprusi, di violenze. Chi ha i soldi ha sempre ragione; il povero, come ci ricorda la bibbia, viene sempre venduto per un paio di sandali.
          È inutile, puoi anche impegnarti, ma il coltello per il manico ce l’hanno sempre i ricchi, i prepotenti, i malvagi, i cattivi.
          In questo contesto di fatalismo, se non di disperazione la lettura di questa parabola può essere vista come il rimandare all’al di là ogni possibilità di pareggiare i conti, di riportare un po’ di giustizia.
          Di là infatti il ricco epulone, ben pasciuto, colesterolo puro, andrà all’inferno e il povero Lazzaro sarà in paradiso. Così giustizia è fatta! Il Marxismo ha sempre accusato la fede cristiana, di essere l’oppio dei popoli, di addormentare la gente in una sorta di fatalismo a favore dei ricchi, dei potenti, dei terroristi, direbbe oggi.
          Non è questo l’insegnamento del Vangelo, anche se ci fa fare un buon esame di coscienza. Il nostro mondo occidentale fa fatica a impersonarsi in Lazzaro. Siamo noi oggi di fronte a tanta fame che c’è nel mondo, a tanti stanchi clandestini ad essere il ricco epulone e avremo sicuramente qualche conto in sospeso col creatore se non cambiamo vita, se non mettiamo il nostro benessere a confronto con chi soffre la fame.
          Si dovranno certo fare le leggi per la sicurezza, definire diritti e doveri, ma non per toglier le briciole al povero e aumentare il colesterolo alla nostra società. Dio è il difensore dei poveri Lui è padre e lo sarà sempre. Dio è giudice. Il Vangelo va più in profondità. Il ricco epulone si accorge solo nell’al di là delle sue responsabilità e tenta un salvataggio dei suoi fratelli crede che un qualche morto tornato in vita sia capace di distogliere.
          Non è molto diverso da noi che ricorriamo ai maghi, alle sfere di vetro, a tavolini che ballano.Voi credete che possano salvare i miracoli, le cose strane?
          I fratelli del ricco epulone hanno come lui il cuore fasciato dalle ricchezze; non c’è nessun zombi, nessun personaggio alla Dylan Dog, nessun fatto straordinario che ti fa cambiare da ricco a povero, che ti fa abbandonare una vita sbagliata.
          Potrebbe funzionare per qualche momento poi il primo a dubitare sei ancora tu. Sarà proprio vero? Non è che mi sono sbagliato, che ho avuto una illusione? E via di questo passo.
          L’unico morto tornato in vita, non uno che ha solo spostato la data dalla sua morte, ma il vero vivente come Gesù può cambiarci la vita, può salvarci.
          È la sua Parola ascoltata che ci può togliere le pietre dal cuore è solo lui che può aiutarmi a vivere la giustizia. S. Francesco ha seguito Lui. S. Girolamo ha scelto Lui, Per Lui Madre Teresa di Calcutta ha scelto di vivere con i più poveri, per Lui molti ricchi hanno cambiato vita e molti poveri hanno vinto la loro disperazione.
          È questo l’ulteriore significato della parabola. Il mondo in cui viviamo ci addormenta la coscienza e non ce la risvegliano i maghi, o X file, o Misteri.
          Saranno utili pure le fiction su san San Filippo Neri, su Rita da Cascia, o la Passione di Mel Gibson, sempre meglio di maghi e fattucchiere, ma il cuore lo cambia solo Gesù, la cura è la sua Parola, la forza è l’eucaristia, lo spazio è una comunità credente, il giorno che dà speranza è il giorno del Signore, è ogni domenica quando incontrandoci tra noi e con Lui, con la sua Parola, il suo corpo e il suo sangue, spalanchiamo una finestra sull’eternità, è ogni domenica, che ascoltiamo il giudizio di Dio sulla nostra vita e possiamo recuperare la sete di giustizia di Lazzaro e la forza per realizzarla, smettendo di fare gli epuloni in un mondo di affamati.
mons. Domenico Sigalini
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