Il Rosario, arma di salvezza

Poco prima di morire, S. Luigi Maria de Montfort pronunciò a mo' di testamento queste parole: «Vi prego vivamente, per l'amore che vi porto in Gesù e Maria, di recitare il Rosario tutti i giorni, perché al momento della vostra morte, benedirete il giorno e l'ora in cui m'avrete creduto, e dopo aver seminato nelle benedizioni di Gesù e Maria, raccoglierete benedizioni eterne in cielo».

Il Rosario, arma di salvezza

da Teologo Borèl

del 07 ottobre 2011(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/en_US/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));

          Poco prima di morire, S. Luigi Maria de Montfort pronunciò a mo’ di testamento queste parole: «Vi prego vivamente, per l'amore che vi porto in Gesù e Maria, di recitare il Rosario tutti i giorni, perché al momento della vostra morte, benedirete il giorno e l'ora in cui m'avrete creduto, e dopo aver seminato nelle benedizioni di Gesù e Maria, raccoglierete benedizioni eterne in cielo».

          Il Rosario, preghiera diffusa dai certosini fin dal XII secolo, che il mese di ottobre celebra solennemente, salterio dei poveri, “compendio di tutto il vangelo” per usare le parole di Pio XII, non è solo la preghiera più amata, ma anche quella che sta maggiormente a cuore alla Madonna se a Lourdes e a Fatima è apparsa con il Rosario in mano chiedendone la recita. A Fatima, poi, nel 1917, la madre di Gesù arrivò addirittura a dettare a suor Lucia la preghiera da recitare fra una decina e l’altra, “Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell'inferno...”.

          Il 7 ottobre la liturgia celebra la memoria della Beata Vergine Maria del Rosario, istituita da S. Pio V in occasione della vittoria a Lepanto contro i Turchi. Era il 7 ottobre 1571. Oggi, a 440 anni esatti da quella vicenda, dovremmo riflettere su cosa sarebbe successo in caso di sconfitta della flotta cristiana nella più importante battaglia navale della storia. In realtà nessuno studioso sarebbe oggi disposto a negare che in caso di vittoria della più equipaggiata armata mora, l’Italia e la Spagna sarebbero state consegnate alla mercé della violenza turca. Una prova tra le tante? Le ossa di 800 cristiani sgozzati dai saraceni pochi anni prima di quel 1571, visitabili nel duomo di Otranto.

          Sappiamo a Lepanto come andò. Papa Pio V riuscì a organizzare la difesa con due mirabili mosse, benché la storiografia ufficiale non possa che citare solo la prima: coalizzando i litigiosi sovrani d'Europa nella 'Lega Santa', e organizzando, con le Confraternite del Rosario, un immenso “esercito di preghiere” da affiancare all'esercito regolare. Ordinò la recita del Rosario a tutta la Cristianità.E che fu il santo Rosario “l'arma segreta” che salvò l’Europa dall'invasione ottomana lo ammise subito anche il Senato veneto, che aveva equipaggiato ben 109 delle 206 galee cristiane: 'Non virtus, non arma, non duces, sed Maria Rosarii victores nos fecit', non il valore, non le armi, non i condottieri, ma la Madonna del Rosario ci ha fatto vincitori.

          Potenza del Rosario, quindi. Rosario che tutti i papi hanno caldamente raccomandato. A Santa Maria Maggiore, il 3 maggio 2008, Benedetto XVI, dopo aver amabilmente indugiato in ricordi personali («Nell’esperienza della mia generazione, le sere di maggio rievocano dolci ricordi legati agli appuntamenti vespertini per rendere omaggio alla Madonna. Come dimenticare la preghiera del Rosario in parrocchia, oppure nei cortili delle case e nelle contrade dei paesi?») si è lanciato in un’appassionata difesa del Rosario, che «non è una pratica relegata al passato», ma che «quando è pregato in modo autentico (..) reca pace e riconciliazione. Contiene in sé la potenza risanatrice del Nome Santissimo di Gesù, invocato con fede e con amore al centro di ogni Ave Maria».

          E se Paolo VI nell’esortazione apostolica “Marialis cultus” ha offerto valide indicazioni per la comprensione piena del Rosario, sottolineandone la dimensione trinitaria, cristologia, ecclesiologica, nonché l’orientamento biblico, fu però con Giovanni Paolo II, papa del “Totus Tuus”, che il Rosario conobbe una nuova primavera. Introducendo la sua ricchissima lettera apostolica “Rosarium Virginis Mariae”, il papa polacco scriveva entusiasticamente: «Ventiquattro anni fa, il 29 ottobre 1978, ad appena due settimane dall'elezione alla Sede di Pietro, quasi aprendo il mio animo, così mi esprimevo: “Il Rosario è la mia preghiera prediletta. Preghiera meravigliosa! Meravigliosa nella sua semplicità e nella sua profondità” (..)».

          Ma perché è così importante il Rosario? Intervistato dall’agenzia Zenit, a margine di un convegno sul tema “Il Rosario: teologia, storia, spiritualità”, il domenicano padre Aimone Barile spiega: «L’argomentazione di fondo è il vantaggio di acquisire una tecnica di preghiera - S. Pio V scrisse in una famosa bolla che il rosario era un “modus orandi”, cioè un “metodo” - per “pregare sempre” o almeno il più facilmente possibile, orientati da una selezione del vangelo che permette di meditare sul messaggio cristiano e sulla propria vita».

          Dunque, Rosario come metodo. Per giungere poi a ciò che più conta: «Chi prega il Rosario -sosteneva Romano Guardini- non è obbligato a richiamare pensieri di cui in genere, o almeno sul momento, non si sente capace. Egli entra in un mondo ordinato, incontra figure che gli sono familiari e trova le vie che lo conducono all'essenziale».

          E “pregare sempre” per mezzo del Rosario è quel che hanno fatto nei secoli intere schiere di santi. Come padre Pio, l’innamorato di Maria che non mancava di mettere in guardia i suoi figli spirituali: «Satana mira sempre a distruggere questa preghiera, ma non ci riuscirà mai: è la preghiera di Colei che trionfa su tutto e su tutti». Sulla stessa linea don Bosco, il quale appena qualche decennio prima confessava che «dalla pratica della Corona nessuno può dispensarsi. Sono deciso ad abbandonare molte altre pratiche, ma non questa».

          Decisamente interessante (e forse controcorrente) è ciò che scriveva Frederic William Faber, il teologo inglese discepolo di Newman e come lui convertito al cattolicesimo: «Non posso pensare che un uomo abbia fatto progressi nella spiritualità, se non ha l'abitudine di recitare il Rosario». Contro la solita obiezione di devozionismo che ancora oggi stenta a decadere, Pietro Bargellini, sindaco di Firenze e celebre scrittore di vite di santi, asseriva risoluto: «a chi ci rimprovera di essere più mariani che cristiani, di lodare sempre Maria, dimenticando il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, ricordiamo che il Rosario è soprattutto la lode della Trinità». A fargli eco, nientemeno che Hans Urs von Balthasar: «Per Mariam ad Iesum. Ella è l'aiuto di cui abbiamo bisogno affinché la nostra nascita riesca fino a raggiungere il cielo».

Valerio Pece

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