Il sacrificio della Messa - II parte

In ebraico "nome" indicava la potenza di una persona. Perciò "nel nome di" vuol dire riconoscere che tutte le cose sono sostenute dalla potenza di Dio, che tutto è Dio. Egli non è vissuto 2000 anni fa e basta, ma tutto ciò che è accaduto allora sta investendo la storia. Non esiste in noi gesto più sano, come origine di ogni azione, che la coscienza di essere peccatori.

Il sacrificio della Messa - II parte

da Teologo Borèl

del 29 settembre 2011

 

Nel nome del Padre

          In ebraico 'nome' indicava la potenza di una persona. Perciò 'nel nome di' vuol dire riconoscere che tutte le cose sono sostenute dalla potenza di Dio, che tutto è Dio. Ecco la premessa di ogni azione, la vigilanza: si chiama preghiera continua. Vivere vigilanti è vivere con intelligenza, vivere con personalità.          Ma c'è questa preghiera continua in noi? Una facilità a questa ripresa, a questa memoria, questo sguardo alla morte e alla resurrezione di Cristo, di quel Cristo storico che è presenza anche se uno non ci pensa? L'habitus, l'abituarsi a questo, il desiderare di abituarsi a questo lo rende più facilmente avverabile.          Il giudizio di valore sulla mia vita e su quella del mondo è Cristo morto e risorto. Egli non è vissuto 2000 anni fa e basta, ma tutto ciò che è accaduto allora sta investendo la storia, non secondo le forme carnali - come dice san Paolo (2 Cor 5) - ma secondo una presenza che sta muovendo il mondo al suo destino attraverso le nostre esistenze. 'Non voi avete eletto me, ma io ho scelto voi' (Gv 14). Fratelli, prima di celebrare i sacri misteri, riconosciamo i nostri peccati          Il primo fattore fondamentale di una azione convertita, di una azione cristiana è la coscienza del proprio peccato. Nessun momento vero della nostra esistenza può evitare questa autoaccusa, tranne nel caso eccezionale della Madonna. Quella ragazza poteva avere la coscienza di una trasparenza, e il riflesso di questo in lei era la consapevolezza del fatto che tutto le era stato dato. 'L'anima mia magnifica il Signore perché ha fatto di me una cosa grande'.          Ma per noi questo 'magnificare il Signore' vuol dire anzitutto riconoscere che Dio ci fa camminare, ci fa parte della sua Chiesa nonostante noi siamo così mentitori. Il peccato infatti è menzogna: l'affermazione che il senso della vita, ciò per cui vale la pena vivere, non sia Cristo.          'Ascoltate o cieli, e presta attenzione o terra, perché il Signore ha parlato: figli ho allevato e cresciuto, ed essi si sono ribellati contro di me. Perfino il bue conosce il suo possessore e l'asino la greppia del suo padrone, ma Israele non mi ha conosciuto, il popolo mio non ha avuto comprensione!Guai gente peccatrice, popolo caricato di iniquità, semenza di malvagi, figli perduti!          Hanno abbandonato il Signore, disprezzato il Santo di Israele: si sono allontanati. Dove sarete ancora colpiti, voi che aggiungete disobbedienza a disobbedienza? Tutto il capo è malato e il cuore è tutto infermo: dalla pianta del piede fino alla testa non c'è in esso nulla di sano; ferita e lividura e contusione recente, né curate, né fasciate, né medicate con olio. La vostra terra è un luogo desolato, le vostre città bruciate dal fuoco; il vostro suolo davanti ai vostri occhi gli stranieri lo divorano, ed è una desolazione come la rovina delle città di Sodoma e Gomorra! Resterà la figlia di Sion come una capanna in una vigna, come un riparo in un campo di cocomeri, come una città dove si è guerreggiato! Se il Signore delle schiere non ci avesse lasciato un resto, quasi come Sodoma saremmo diventati, a Gomorra avremmo assomigliato! Ascoltate la parola del Signore, principi di Sodoma! Udite l'insegnamento del nostro Dio, popolo di Gomorra! Che cosa importa a me l'abbondanza dei vostri sacrifici? - dice il Signore - Sono sazio di olocausti di montone e di grasso di vitelli, e il sangue di tori, d'agnelli e di capretti non desidero.          Quando venite al mio cospetto, chi vi ha chiesto di venire a calpestare i miei cortili? Non continuate a portare offerte vane! L'incenso mi reca disgusto; il novilunio, il plenilunio, le sacre adunanze non le sopporto: iniquità e solennità! Odio i vostri noviluni e le vostre feste; esse sono per me un peso, sono stanco di sopportarle. Quando stendete le palme, Io ritraggo il mio sguardo da voi; Io non ascolto; anche se moltiplicate le preghiere le vostre mani sono piene di sangue.          Lavatevi e purificatevi, togliete dinnanzi ai miei occhi la malizia delle vostre opere, cessate di fare il male. Apprendete il bene, cercate la giustizia, sollevate l'oppresso, fate giustizia all'orfano, difendete la vedova. Venite e contendiamo insieme - dice il Signore - fossero pure i vostri peccati colore del carminio, come la neve diverranno bianchi; se fossero rossi come porpora, diverranno come candida lana. Se vorrete obbedire, mangerete i beni della terra; ma se rifiuterete e vi ribellerete, dalla spada sarete divorati, perché la bocca del Signore ha parlato' (Is 1, 1-20).Così dice il Signore attraverso Isaia, e queste osservazioni della Bibbia sono categorie che valgono per la vita.          Non c'è niente di più sano che la coscienza realistica delle condizioni in cui si deve svolgere un'azione. Non esiste in noi gesto più sano, come origine di ogni azione, che la coscienza di essere peccatori. Almeno, come minimo, dobbiamo riconoscere che anche le nostre azioni più semplici e più buone mancano di una coscienza di vigilanza, di una intensità di fede. Noi rendiamo povere cose che potrebbero essere ricchissime.E i modi in cui noi pecchiamo, le radici prossime della nostra sproporzione sono fondamentalmente due.Anzitutto, la ritrosia ad un impegno che prenda la vita: il dire 'no' alla fede.          Ed ecco gli si presentò un tale dicendo: 'Maestro, qual bene dovrò io fare per avere la vita eterna?' Gli rispose: 'Perché mi interroghi riguardo al bene? Uno solo è buono, Dio. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti'. 'Quali?' gli domandò. E Gesù rispose: 'Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso; onora il padre e la madre, e ama il prossimo tuo come te stesso'. E il giovane gli disse: 'Tutto questo io l'ho osservato fin da fanciullo: che altro mi manca?' Gesù gli rispose: 'Se vuoi essere perfetto, va', vendi quanto hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi'. Ma il giovane, udite queste parole, se ne andò rattristato, perché aveva molti beni. E Gesù disse ai suoi discepoli: 'In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Sì, ve lo ripeto: è più facile che un cammello entri per la cruna di un ago, che un ricco nel regno di Dio' (Mt 19, 16-24).Anche se abbiamo fede noi fuggiamo dalla fede perché la fede è un impegno che mobilita, che trasforma, che costringe a cambiare.          La seconda sorgente dei nostri peccati è che noi non speriamo la soluzione dei nostri problemi individuali e collettivi dalla fedeltà a Cristo, quindi non speriamo da lui la gioia. Lo vediamo anche nella storia del popolo ebraico, che è stata creata da Dio come un paradigma della vita del popolo di Dio, della nostra vita. 'Per questo così parla il Santo d'Israele: 'Poiché voi rigettate le mie parole, fiduciosi in vie false e perverse e vi appoggiate ad esse, ecco questo peccato sarà per voi come un tratto di muro vacillante in un bastione elevato, di cui in un attimo, all'improvviso avviene il crollo e va in pezzi come un vaso d'argilla, ridotto in frantumi senza riguardo, al punto che tra i suoi pezzetti non rimane neppure un coccio per prendere del fuoco dal focolare o per attingere un po' d'acqua da un fosso'. Così parla il Signore Dio, il Santo d'Israele: 'Nella conversione e nella tranquillità sta la salvezza, nel riposo e nella fiducia si trova la vostra forza'. Ma voi non avete voluto saperne. E avete risposto: 'Noi fuggiremo su cavalli!' Ebbene, sì, fuggirete! 'Su carri veloci!'. Va bene! Sarete inseguiti con una corsa rapida. Mille fuggiranno alla minaccia di uno solo, alla minaccia di cinque voi fuggirete, fino a che sopravvivano così pochi di voi, da rassomigliare ad un'insegna sopra un monte, ad un'asta sopra una collina' (Is 30, 12-17).          'Guai a coloro che scendono in Egitto a cercar protezione, a quelli che sperano nei cavalli, confidano nei molti carri e nella forza valorosa dei cavalieri, invece di rivolgersi al Santo d'Israele e di cercare il Signore. Ma Egli è anche abile a procurare i mali e non revoca la sua parola. Egli insorge contro la casa dei cattivi e contro il soccorso di chi commette iniquità. L'egiziano è un uomo e non un Dio ed i suoi cavalli sono carne e non spirito (Is 31, 1-3).          In questi brani della Bibbia, scelti come esempio, Dio chiede al suo popolo di non avere fiducia in altri che in Lui. Non abbiamo forse detto che la fede è un giudizio di valore sul mondo? E il giudizio è che Cristo è tutto in tutti e senza di Lui nulla è fatto. Tutte le cose hanno consistenza in lui: le pietre, le stelle e l'uomo, la società, il passato e il futuro. 'Questa è la nostra fede, la fede della Chiesa e noi ci gloriamo di professarla' (liturgia battesimale).Ecco allora la seconda radice di ogni nostro peccato: anche noi ci fidiamo dell''Egitto' - simbolo biblico del nemico di Dio - e non del Signore, vero Dio.

Mons. Luigi Giussani

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