La legge di stabilità del 2012 ha ulteriormente ridotto la dotazione per i progetti. In programma domani a Roma alle ore 15.00 un incontro che metterà a confronto parlamentari e protagonisti degli enti di terzo settore impegnati da anni nei progetti di servizio civile.
del 19 marzo 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
          A quarant'anni dalla legge che ha istituito l'obiezione di coscienza (la n.772 del 1972) il servizio civile nazionale rischia di chiudere i battenti per mancanza di fondi. Se non saranno reintegrate, infatti, le risorse disponibili, che la legge di stabilità 2012 (legge 183/2011) ha ridotto dai 113 milioni all'anno per il 2012, il 2013 e il 2014 a 68,8 milioni per il 2012, 76,3 milioni per il 2013 e 83,8 milioni per il 2014, è a rischio la partenza di volontari per il 2013. Per il momento, l'Ufficio nazionale per il servizio civile non ha, infatti, pubblicato alcuna data per il deposito di nuovi progetti, da parte degli oltre 3.500 enti accreditati, per l'anno prossimo.
          I finanziamenti disponibili per il servizio civile volontario, la possibilità per i giovani da 18 a 28 anni di dedicare un anno della propria vita a favore di un impegno solidaristico, in Italia o all'estero, con un compenso di 433,80 euro netti al mese, si sono progressivamente ridotti, negli ultimi anni: dai 238 milioni del 2006, ai 68,8 milioni di quest'anno. Il numero dei volontari avviati al servizio è passato così dai 45.890 del 2006 ai 14.144 del 2010 (e circa 19mila nel 2011).
          È questo il quadro che farà da sfondo alla tavola rotonda «Quale riforma per il servizio civile nazionale: proposte a confronto», promossa dal ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione con delega al servizio civile, Andrea Riccardi, in programma domani, martedì 20 marzo 2012, a Roma (ore 15, sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei ministri, via di Santa Maria in Via, n. 37). Un incontro che metterà a confronto parlamentari e protagonisti degli enti di terzo settore impegnati da anni nei progetti di servizio civile. «Speriamo vivamente – incalza Primo Di Blasio, presidente della Conferenza nazionale degli enti di servizio civile (Cnesc) – che la tavola rotonda non si risolva in una riflessione su come riformare la legge 64 del 2001 sul servizio civile volontario, senza trattare la questione spinosa della carenza dei fondi a disposizione. Oggi riusciamo a far partire meno di 20mila volontari all'anno a fronte di 60mila richieste, e siamo costretti a diluire le partenze da gennaio a settembre. Così – continua Di Blasio – ci sono giovani che hanno già ricevuto l'ok per la partenza a ottobre 2011, ma cominceranno il servizio solo a luglio di quest'anno. Nove mesi di attesa, per un giovane, sono un tempo infinito».
          Il ministro Andrea Riccardi assicura che si presenterà alla tavola rotonda con un impegno preciso: «Credo che il servizio civile faccia parte integrante del messaggio di speranza sul futuro che il governo Monti vuole dare ai giovani. Mi sono impegnato personalmente a portare questo tema all'ordine del giorno dell'esecutivo, perchè sia possibile trovare le risorse necessarie». Il ministro accenna poi all'importanza del servizio civile come esperienza preparatoria al lavoro: «Sono rimasto colpito – aggiunge Riccardi – dai dati di una ricerca di Confcooperative in base alla quale il 30% dei giovani che ha fatto il servizio civile trova un'occupazione nell'ambito dei servizi alla persona».
          In effetti, quasi il 60% dei volontari del servizio civile impegnati in Italia opera nel settore dell'assistenza. Sull'importanza formativa di questa esperienza mette l'accento anche Licio Palazzini, presidente della Consulta nazionale per il servizio civile: «Il decreto legislativo 77 del 2002 prevede già una serie di strumenti per favorire il collocamento nel mercato del lavoro di quanti hanno svolto il servizio civile. Nè i Governi, nè le Regioni, però, si sono mai impegnati per dare attuazione a quelle norme».
Valentina Melis
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