Il sogno di don Bosco è più vivo che mai

Messaggio del Rettor Maggiore - Marzo 2024

IL MESSAGGIO DEL RETTOR MAGGIORE DON ÁNGEL FERNÁNDEZ ARTIME
Il sogno di don Bosco è più VIVO che mai!

Davanti a tutto quello che sto vedendo nel mondo salesiano, mi sento di dire con un po’ di autorità: amato don Bosco, il tuo Sogno continua a realizzarsi.

Cari amici, lettori del Bollettino Salesiano, come ogni mese, vi invio il mio personale saluto dal cuore e dalle mie riflessioni, motivate da ciò che sto vivendo, perché credo che la vita arrivi a tutti noi e che ciò che condividiamo, se è buono, ci fa bene e ci dona nuovo entusiasmo.

Quaresima e Pasqua ci invitano a rinascere. Ogni giorno. Rinascere alla fiducia, alla speranza, alla serena pace, alla voglia di amare, di lavorare e crea­re, di custodire e coltivare persone e talenti e crea­ture, tutto intero il piccolo o grande giardino che Dio ci ha affidato.

A noi salesiani la festa di Pasqua ricorda sempre quella del 1846 a Valdocco, quando don Bosco passò dalle lacrime del prato Filippi alla povera tettoia Pinardi e alla striscia di terreno intorno, dove il sogno cominciò a diventare realtà.
Ho visto il sogno continuare a realizzarsi.

Vi scrivo in questo momento da Santo Domingo, nella Repubblica Dominicana. Ho fatto in precedenza una visita magnifica, molto significativa, a Juazeiro do Norte (nel nord-est brasiliano di Recife) e questi ultimi giorni sono stati dominicani.
Tra poche ore proseguirò per il Vietnam e, in mezzo a questo “trambusto”, che può essere vissuto anche con molta tranquillità, ho nutrito il mio cuore salesiano di belle esperienze e di confortanti certezze.

Ve le racconterò, perché parlano della missione salesiana, ma permettetemi di iniziare con un aneddoto che un salesiano mi ha raccontato ieri, che mi ha fatto ridere, mi ha commosso e mi ha parlato di “cuore salesiano”.

Un piccolo lanciatore di sassi

Un confratello mi ha raccontato che qualche giorno fa, mentre viaggiava lungo una delle strade dell’interno di questo Paese, è passato vicino a un luogo dove alcuni bambini avevano preso l’abitudine di lanciare sassi contro le auto per provocare piccoli incidenti – come rompere un finestrino – e nella confusione rubare qualcosa al viaggiatore.

Ebbene, così che gli è successo. Stava attraversando il villaggio e un bambino ha tirato una pietra per rompere un finestrino della sua auto e ci è riuscito. Il salesiano è sceso dall’auto, ha preso in braccio il bambino e si è fatto portare dai suoi genitori. Solo che in quella famiglia non c’era un padre (li aveva abbandonati da tempo). C’era solo una madre sofferente che era rimasta sola con questo figlio e una bambina più piccola. Quando il salesiano ha detto alla madre che il figlio aveva rotto il finestrino dell’auto (cosa che il ragazzo ha riconosciuto), che costava parecchio e che avrebbe dovuto ripagarlo, la povera donna tra le lacrime si è scusata, chiedendo perdono, ma facendogli capire che non aveva alcun modo di pagarlo, che era povera, che avrebbe rimproverato il figlio… In quel momento, la bambina, la sorellina del “piccolo Magone di don Bosco”, si è avvicinata timidamente con il pugnetto chiuso, lo ha aperto e ha porto al salesiano l’unica moneta, quasi senza valore, che aveva. Era tutto il suo tesoro e gli ha detto: “Ecco, signore, per pagare il vetro”. Il mio confratello mi ha raccontato che era così commosso che non riusciva più a parlare e ha finito per dare alla donna un po’ di soldi per un piccolo aiuto alla famiglia.

Non sapevo come interpretare la storia, ma era così piena di vita, dolore, bisogno e umanità che mi sono ripromesso di condividerla con voi. E poche ore dopo, molto vicino a dove alloggiavo nella casa salesiana, mi è stata mostrata un’altra piccola casa salesiana dove accogliamo i bambini senza nessuno che vivono per strada.

La maggior parte di loro sono haitiani. Conosciamo bene la tragedia che si sta consumando ad Haiti, dove non c’è ordine, non c’è governo, non c’è legge… Solo le mafie dominano su tutto. Ebbene, sapere che questi bambini, minori arrivati qui non si sa come, che non hanno un posto dove stare, vengono accolti nella nostra casa (in tutto 20 al momento), per passare poi in altre case, una volta stabilizzati, con altri obiettivi educativi (nelle quali abbiamo, tra varie case e sempre con salesiani ed educatori laici, altri 90 minori), mi ha riempito il cuore di gioia e mi ha fatto pensare che Valdocco a Torino, con don Bosco, è nato così, e così siamo nati noi salesiani, e un piccolo gruppo di quei ragazzi di Valdocco, insieme a don Bosco, ha dato vita “de facto” alla congregazione salesiana quel 18 dicembre 1859.

Come non vedere “la mano di Dio in tutto questo”? Come non vedere che tutto questo lavoro è il risultato di molto più di una strategia umana? Come non vedere che qui e in migliaia di altri luoghi salesiani nel mondo si continua a fare del bene, sempre con l’aiuto di tante persone generose e di tante altre che condividono la passione per l’educazione?

Quest’anno, in Spagna-Madrid e in altri luoghi (anche in America), è stato presentato il magnifico cortometraggio “Canillitas”, che mostra la vita di tanti di questi giovani. Sono stato felice di toccare con mano e con gli occhi questa realtà. Ed è proprio vero, amici miei, che il sogno di don Bosco si sta realizzando ancora oggi, 200 anni dopo.

Ieri ho poi trascorso l’intera giornata con giovani del mondo salesiano che si definiscono e si sentono leader, in tutta l’America Latina salesiana, di un movimento che cerca di far sì che almeno il mondo educativo salesiano prenda molto sul serio la cura del creato e l’ecologia con la sensibilità di papa Francesco espressa nella “Laudato Si’”. I giovani di 12 Pae­si dell’America Latina erano presenti (di persona o online) nel loro movimento “America Latina Sostenibile”. È bello che i giovani sognino e si impegnino in qualcosa che è buono per loro, per il mondo e per tutti noi. Perché il mondo sia salvato: salvare vuol dire conservare, e nulla andrà perduto, non un sospiro, non una lacrima, non un filo d’erba; non va perduta nessuna generosa fatica, nessuna dolorosa pazienza, nessun gesto di cura per quanto piccolo e nascosto: se potremo impedire a un Cuore di spezzarsi, non avremo vissuto invano. Se potremo alleviare il dolore di una vita o lenire una pena, o aiutare un bambino a crescere non avremo vissuto invano.

Mi sento, di fronte a tutto questo, di dire con un po’ di autorità: amato don Bosco,
il tuo Sogno è ancora MOLTO VIVO.

State bene e siate felici.

Versione app: 3.25.0 (fe9cd7d)