A un anno dal sisma, le organizzazioni raccontano come sono andate avanti nonostante le difficoltà senza mai fermarsi. Sul numero di maggio di SuperAbile Magazine le storie di chi non si è arreso.
ROMA - Fulvia, dopo la prima scossa, ha dormito sulla sedia a ruote perché le occorreva troppo tempo per alzarsi dal letto. Poi, dopo la seconda “botta” – come la chiamano da quelle parti –, nella tenda di un vicino di casa. Servizi sociali e protezione civile le hanno offerto un albergo, ma lei ha preferito vivere per un po’ in un camper accessibile parcheggiato vicino alla sua casa di Quarantoli di Mirandola (Modena). A un anno dal terremoto che il 20 e 29 maggio 2012 ha sconvolto l’Emilia, anche le realtà impegnate sul versante disabilità provano a tornare alla normalità. A raccontare le storie di chi non si è arreso è il numero di maggio di Superabile Magazine, il mensile dell'Inail.
Dopo la paura, infatti, è tempo di ripartire. Ma a dir la verità nessuno si è mai fermato. Fulvia, per esempio, ha sempre lavorato (fa la centralinista in ospedale), solo che il suo ufficio era diventato un tendone da campo. “È prevalsa la voglia di ricominciare – dice sul sito del Gruppo donne Uildm (Unione italiana lotta alla distrofia muscolare). In questi mesi, intanto, il Forum regionale del Terzo settore ha avviato un confronto con la Regione Emilia Romagna sui danni subiti dal non profit, che difficilmente rientrano nei contributi previsti per abitazioni e imprese. La solidarietà è stata grande, ma il nodo restano i fondi.
Il diario della rinascita lo racconta “La lucciola”, un centro di terapia integrata per l’infanzia a Ravarino. “In pochi secondi sono andati distrutti 15 anni di lavoro – dice Emma Lamacchia, neuropsichiatria e presidente della “Lucciola” –. Ma siamo andati avanti e non abbiamo mai interrotto le attività neanche per un giorno: prima all’aperto, montando alcune tende in un prato che era adibito a pascolo, e da settembre all’interno di tre casette prefabbricate accanto al vecchio centro in cui resteremo per altri due anni, finché la villa non verrà ristrutturata. Questi mesi sono stati duri per tutti: per quegli operatori che hanno perso la casa, per la pioggia, il fango, l’umidità. I nostri bambini però, soprattutto quelli con disagio psichico o autismo, hanno trovato serenità nella continuità dei luoghi: abbiamo allenato alla speranza anche nei momenti più difficili e al fatto che tutto può essere ricostruito. E poi abbiamo ricevuto tanto aiuto pratico e molti contributi privati. Finora, però, nessun finanziamento pubblico.
Difficoltà simili anche per “La lanterna di Diogene”, una cooperativa sociale di Bomporto (sempre nel modenese) che gestisce un ristorante in cui lavorano alcuni ragazzi down, e soprattutto per la sua acetaia. “Abbiamo perso parecchio balsamico e il vecchio edificio è inagibile – spiega il presidente Giovanni Cuocci –. Poi è arrivato un container per le botti, grazie alla Regione Umbria, e l’aiuto della Consorteria dell’aceto balsamico tradizionale di Spilamberto. Ora dobbiamo trovare un bel gruzzolo per comprare del mosto cotto e riprendere la produzione. L’osteria invece non ha subito danni, a parte zero coperti i primi giorni. Qui è venuto in soccorso il mondo dello Slow food e della ristorazione: ci hanno chiamato da tutta Italia mettendo a nostra disposizione cucina e incasso della serata. E per i nostri ragazzi è stato molto importante trovare qualche puntello esterno”. L’associazione “Volontari pro handicappati” di Finale Emilia, invece, ha perso la stalla che ospitava i cavalli per l’ippoterapia; la nuova struttura, già individuata presso l’Istituto agrario, è da ristrutturare.
Anche il birrificio Vecchia Orsa, nel bolognese, ha riaperto i battenti. Prima solo con lo spazio di degustazione e spaccio delle birre artigianali prodotte grazie alla solidarietà di stabilimenti amici che li hanno ospitati in questi mesi e, ora, anche con la produzione e l’inserimento in borsa lavoro o stage di persone con disabilità. Non si è mai fermato, invece, l’impegno di Mimmo e Valerio, i due ragazzi disabili che stabilmente lavorano al birrificio. “Si sono dati subito da fare anche per sistemare i nuovi locali tra- sferiti da Crevalcore a San Giovanni in Persicelo”, raccontano dalla cooperativa sociale Fattoriabilità che porta avanti questo progetto. I danni causati dal sisma non hanno risparmiato nemmeno la cooperativa “Campi d’arte” di San Pietro in Casale, ora trasferita nella Casa della musica in attesa di costruire una nuova sede che ospiti sia il laboratorio d’artigianato per persone disabili sia il negozio, e il Centro Maieutica di San Giovanni in Persiceto (sempre in provincia di Bologna). Qui però lo stabile è stato reso sicuro e l’attività socio-riabilitativa è ripresa.
Per scuola e sanità, invece, non solo la ricostruzione di edifici e servizi, ma anche l’avvio di nuovi progetti. Come “LimEr” – 18 lavagne multimediali interattive per altrettanti istituti primari colpiti dal terremoto e una formazione specifica su queste tecnologie per i docenti impegnati nell’integrazione degli alunni disabili – frutto dell’accordo tra la Fondazione Asphi (Avviamento e sviluppo di progetti per ridurre l’handicap mediante l’informatica) e l’Ufficio scolastico regionale. O come il nuovo Centro dei disturbi cognitivi di Mirandola. E delle 1.780 persone non autosufficienti evacuate dalle loro abitazioni o dalle residenze socio-sanitarie, 300 sono ancora ospitate in altre strutture mentre due case di riposo per anziani e tre centri diurni per disabili restano inagibili. (mt)
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