Il “Segno della Croce” è l'inizio di ogni nostra preghiera ed è anche la fine. Questo gesto semplice e ricco allo stesso tempo accompagna il nostro risveglio al mattino, il momento dei pasti a tavola, la conclusione della giornata. È il segno della benedizione, aiuto efficace per tutti, che tocca la mente e il cuore.
del 07 aprile 2011
 
             Il “Segno della Croce” è l’inizio di ogni nostra preghiera ed è anche la fine. Questo gesto semplice e ricco allo stesso tempo accompagna il nostro risveglio al mattino, il momento dei pasti a tavola, la conclusione della giornata. È il segno della benedizione, aiuto efficace per tutti, che tocca la mente e il cuore.            Non lasciamo che sia svilito, non rendiamolo una superstizione, non sia fatto in modo affrettato e nascosto! La croce è la splendida manifestazione della misericordia divina, l’aiuto, l’inizio e il fine del nostro cammino quaresimale con Gesù verso la salvezza.            È sempre di Dio il primo passo, ricco di grazia e misericordia, libero e gratuito gesto d’amore. Ciò significa per noi essere amati così come siamo e al punto in cui siamo nel nostro cammino, abbandonandoci fiduciosi e gioiosi. Adorare la croce vuol dire assumerne in parte il peso, essere come il Cireneo, che ha alleviato sulla via dolorosa il carico di Gesù. Adorare la croce significa essere consapevoli che nella lotta al peccato non siamo soli e che anche l’ultimo dei ladroni può, guardando il Crocifisso, trovare il Paradiso.            Si sta in silenzio dinanzi alla croce per un’adorazione silenziosa, per meditarne il mistero, per una preghiera di ringraziamento. Si percorre oranti la Via della Croce come comunità unita intorno al suo Salvatore che ha offerto se stesso sull’altare della croce, che è insieme misticamente scala per il Paradiso, punto di riferimento della nostra fede, segnale per la via della salvezza, sostegno per chi vacilla, vittoria sul male. Oggi spesso la croce continua ad essere di scandalo in una società laicista, incomprensibile per chi non la guarda con fede, uno sfarzo per chi ne fa oggetto di moda, incompresa per i cristiani che la rendono un semplice ornamento nelle case. Eppure per molti la croce è la propria esistenza nel dolore accolto con speranza, nella scelta di offrire se stessi per gli altri, è essere cristiani e per questo subire persecuzioni, è avere il coraggio di testimoniare l’amore di Dio ricevuto fino agli estremi confini della terra.            Guardando il sacrificio di Gesù e la salvezza che ne deriva, ciascuno dia quello che può per aiutare chi è nel bisogno: sia una buona parola, sia del cibo o vestiti, sia un abbraccio o un sorriso, siano soldi o il proprio tempo. Ciascuno dia secondo le proprie possibilità, ma sapendo che nel prossimo c’è Gesù, povero, triste, solo, malato, debole, carcerato, sporco, emarginato, senza lavoro, privo di casa.  
 
Marco Pappalardo
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