In settemila a Jesolo per sognare don Bosco

Ho preso parte, quasi per caso, all'edizione 2012 della Festa dei Giovani. Nessuna aspettativa, nessuna idea su cosa attendermi, nemmeno una ricerca su Google. Solo un sì all'invito di un'amica. L'impatto col Palazzo del Turismo di Jesolo è scioccante. Sembra di essere ai cancelli per assistere ad una partita di Serie A...

In settemila a Jesolo per sognare don Bosco

da Quaderni Cannibali

del 06 marzo 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

Il carisma del santo di Castelnuovo colpisce ancora.

          Ho preso parte l'altro ieri, domenica 4 marzo, quasi per caso, all’edizione 2012 della Festa dei Giovani, organizzata a Jesolo dal Movimento Giovanile Salesiano del Triveneto.

          Nessuna aspettativa, nessuna idea su cosa attendermi,  nemmeno una ricerca su Google. Solo un sì all’invito di un’amica.

          L’impatto col Palazzo del Turismo di Jesolo è scioccante. Sembra di essere ai cancelli per assistere ad una partita di Serie A. L’unica differenza è che non vi sono forze dell’ordine, solo agenti di polizia locale che aiutano ad attraversare le strisce.

          All’interno del complesso del Palazzo del Turismo troviamo due corridoi stipati fino all’inverosimile con stand di associazioni, realtà missionarie, uffici per la pastorale. Una vera e propria fiera campionaria della fede. Ai santini prodotti dai bambini africani delle missioni si mescolano gli immancabili prodotti del commercio equosolidale del Sud-America. Gli educatori si affollano nei banchetti di NOI Veneto e dei Salesiani per comprare sussidi per Grest e Campiscuola nuovi di zecca. Spazio anche al fashion: magliette e felpe “cattoliche” all’ultimo grido.

          C’è l’associazione Xtomorphosis, il cui slogan è “Vesti come credi”. Più audaci di Renzo Rosso, si occupano di distribuire capi di vestiario nei quali gli elementi dell’iconografia pop si mescolano alle millenarie verità di fede. E così, invece del giubilare “Christus, Heri, Hodie et Semper” troviamo una maglietta rossa, coi caratteri della Coca Cola con su scritto “Always Gesù Cristo”. Il logo del detersivo ospita invece del marchio la scritta “Gesù, lava il peccato”, forse memore di un celebre libro su chiesa e comunicazione. Io non resisto, e compro una maglietta con un Gesù, che porta la croce accompagnato dallo slogan: “Salvare il mondo, un duro lavoro, ma qualcuno ha dovuto farlo.” Celestiale.

          Ma l’accostamento tra postmoderno e fede, senza che la seconda venga minimamente scalfita, continua all’interno del Palazzetto. Una scenografia modernissima, luci e maxi-schermi. Ma è l’imponente folla di spettatori che cattura il nostro sguardo. C’è chi dice seimila, chi settemila. Stipate le gradinate, pieno il parterre. Si può cominciare.

          Una sessantina di ragazzi dà vita a uno spettacolo hip-hop, coreografati dal celebre Etienne. Il balletto si mischia al teatro, che si mescola con la poesia, che si sposa con il canto, con la felice intrusione della danza acrobatica sui drappi sospesi. Una coppia di giovani col sogno di scrivere la propria storia ci introduce al tema della giornata. I loro sogni si mescolano con i celebri sogni di don Bosco, questa volta strappati dal devozionismo agiografico per amalgamarsi perfettamente con la realtà di un diciottenne del 2012.

          In coda la testimonianza di Alessandro d’Avenia, 34enne professore di lettere che con i suoi libri sta già facendo breccia nel cuore di molti studenti (Bianca come il latte, rossa come il sangue e Cose che nessuno sa). Il suo fare giovanile, il suo richiamo (esplicito) al professor Keating/Robin Williams dell’Attimo Fuggente, e le sue lezioni di vita tra sogno, fede, richiamo al valore unico di ogni persona anche nei suoi dolori, nelle sue crepe (“Tu sei tutto bello”) conquista in pochi istanti le migliaia di giovani sopraggiunti a Jesolo, che si affrettano a ricevere un autografo.

          Poi la Messa, che si inserisce nella coreografia dello spettacolo, diviene parte di esso. Il sogno accennato dai ragazzi poco prima si trasforma in realtà con la celebrazione dell’Eucarestia. Tutto questo rende possibile, persino, replicare il miracolo di Cuatro Vientos: qualche minuto di perfetto silenzio di fronte all’ostia consacrata. A Madrid erano in due milioni, a Jesolo in settemila, ma l’atmosfera è quella.

Nel pomeriggio ci si divide poi tra workshop, incontri a quattr’occhi coi testimoni, approfondimenti.

          Ma siamo dai salesiani: e se don Bosco riusciva a “catturare” i suoi ragazzi con acrobazie e giocoleria, i suoi eredi non sono assolutamente da meno. Calcetto umano, scacchi giganti, battaglie a pallaguerra. E c’è anche un vero toro meccanico, mentre nel Palazzetto ci si scatena in balli etnici, illuminati da riflettori colorati.

          Non rimane che riconoscere l’efficacia dell’enorme lavoro dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, il cui carisma è proprio quello di investire con successo nei giovani, che saranno assai cambiati rispetto a quei primi monelli incrociati e redenti da don Bosco nel suo oratorio torinese, ma che ancora aspettano, come ha ricordato il professor d’Avenia, di sentirsi dire solo quelle parole: “Tu sei tutto bello”.

Andrea Canton

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