"Meglio non darsi troppo da fare per salvarmi". L'eroica testimonianza del cardinale Alojzije Stepinac (1898-1959) a cinquant'anni dalla scomparsa. Pubblichiamo una lettera del cardinale Stepinac datata Krasic, 26 marzo 1958, destinata a monsignor Smiljan Cekada, vescovo di Skopje.
del 02 aprile 2010
Eccellenza cara, 
ho ricevuto la tua cara lettera. Ti meravigli che non ho risposto alla lettera che mi hai inviato prima di questa, mentre eri qui. Ma non ti meravigliare. Allora l'Udba aveva dato la caccia alle mie lettere, tendendo un agguato. Il parroco di qui e il segretario dell'arcivescovo, per esempio, sono stati completamente denudati e perquisiti, controllando persino nelle calze e su ogni banconota del segretario, per vedere se c'era qualcosa di scritto da parte mia:  ma non hanno trovato nessuna lettera. Non è difficile indovinare a che cosa possa servire tutto questo rigore. Io dovrei pensare che tutto il mondo mi ha dimenticato e, quindi, dovrei piegarmi in ginocchio e chiedere la grazia a questi crudeli padroni. Invece, durante i cinque anni di detenzione a Lepoglava, non ho scritto nemmeno una lettera dell'alfabeto a nessuno; per cui posso trovarmi, anche qui, così fino alla morte; però, con l'aiuto di Dio frangar, sed non flectar dinanzi ai bestemmiatori rappresentati dal Kpj. Mi chiedi se l'episcopato potrebbe prendere qualche iniziativa per la mia liberazione in occasione del mio sessantesimo compleanno. Ti rispondo brevemente. 
Secondo il mio modesto parere, ora è troppo tardi. È vero, Dio può fare il miracolo con la mia salute; però non c'è molto da sperare nella mia situazione attuale. Prima di tutto si tratta di una malattia grave, di una malattia mortale:  policitemia oppure leucemia. Per quest'ultima non c'è rimedio:  le medicine, con cui pensano di tenere in vita più a lungo il paziente, sono le iniezioni P32. In realtà, io continuo a vivere a causa del prelievo del sangue. Finora, durante sessanta mesi, ossia durante cinque anni, mi hanno prelevato 30 litri di sangue; quindi, facendo un conto, mezzo litro al mese. Questo non può durare a lungo. Inoltre, a causa della trombosi, il professor Riesner ha dovuto legarmi chirurgicamente la vena principale della gamba, per cui il sangue, da allora in poi, non può circolare regolarmente e durante il giorno ho sempre il piede gonfio. Anche se durante la notte si normalizza, praticamente non posso più stare in ginocchio, né camminare per lungo tempo senza dolori. Più volte sono stato costretto a rimanere a letto senza celebrare la santa messa, il che per me era molto doloroso. Infatti, che cosa è il sacerdote senza la santa messa? Tuttavia, il buon Dio non ha permesso che questo durasse a lungo tempo; così finora ho potuto celebrare tutte le sante messe pro populo, sebbene qualche volta in ritardo. Ora mi ha colpito un'altra grave tribolazione. Da sedici mesi soffro di prostata. I medici hanno fatto di tutto per aiutarmi; però il male si ripete ogni momento:  allora mi sento debole e non posso nemmeno celebrare la messa. Lascio ai medici decidere se dovranno operarmi. 
Inoltre i miei bronchi sono tutt'altro che sani. Quando i medici hanno chiesto alle autorità dello Stato di lasciarmi andare al mare, hanno risposto di presentare la domanda. Ho detto: 'Mai!' Preferisco morire qui piuttosto che dare l'impressione che la Chiesa ceda e, proprio, per la misera salute di un vescovo. E sii certo che ben presto avrebbero divulgato questa notizia per sedurre il popolo, indurlo nell'errore. A chi hanno fatto una grande ingiustizia, ora vorrebbero che chiedesse la grazia per poter dire che hanno ragione loro e non la Chiesa, quando alza la sua voce contro la loro ingiustizia.
Non parlerò nemmeno delle mie altre tribolazioni fisiche; però, come dico, tutto mi fa sentire, come dice san Gregorio:  Dominus pulsat, cum per aegritudinis molestias mortem esse vicinam designar. Questo non dovrebbe accadere a me, in questo momento, e Dio può cambiare tutto; però, mi pare che alzare la voce, adesso, sarebbe per me in ritardo almeno da questo punto di vista, perché la mia salute è completamente rovinata. Tu ti ricordi delle ripetute dichiarazioni del maresciallo Tito, che finché lui sarà in vita, io non potrò ritornare a Zagabria. Il signor maresciallo sbaglia se pensa che io sarei attirato dal desiderio di Zagabria, o per assumere qualche posizione. L'unica mia ambizione in questo mondo è questa:  resistere fino alla fine e morire nella grazia di Dio, come scrissi a qualcuno che voleva dedicarmi un certo libro. 
Hai veramente la garanzia di ottenere qualcosa, se prendessi un'iniziativa per la mia liberazione, sia pure suaviter in modo, ma fortiter in re? Noi non chiediamo qualche grazia ai potenti, come se fossimo dei pezzenti, bensì vogliamo che siano rispettati i diritti più elementari della santa Chiesa cattolica, la quale non è e non può essere ancilla, ma libera. 
Ecco le motivazioni per cui ritengo assolutamente inopportuno intraprendere, ora, qualsiasi cosa riguardo alla mia liberazione. Infine, sarei veramente libero nel palazzo arcivescovile? Per me sarebbe cento volte peggio che qui. Infatti, quale libertà ho sperimentato proprio là nell'anno 1945 e nel 1946? La libertà nel comunismo è una menzogna, è sabbia negli occhi per il pubblico mondiale; come, per esempio, è menzogna che le votazioni siano libere. Avevo l'occasione di vedere dalla finestra della mia prigione coloro che con le percosse e le minacce visitavano le case invitando ad andare a votare. Tutto sommato è meglio non intraprendere nulla per il mio caso, dopo tredici anni:  lasciamo tutto nelle mani di Dio. 
Sarebbe meglio consigliarsi, come sradicare la peste della Cmd:  si tratta della Chiesa nazionale in fieri, se non in esse come in Cina. Non si chiede infatti che cosa ne pensa questo o quel sacerdote venduto, bensì che cosa ne pensa l'Udba, che ha fondato e che guida tutto ciò. Non molto tempo fa, alcuni esponenti dell'Udba, ubriachi, lo hanno detto chiaramente a un sacerdote di campagna, quando sono venuti a trovarlo:  in vino veritas. Ogni uomo saggio può capire questo, senza ulteriori spiegazioni. Se persiste il duro programma del Kpj (Partito comunista jugoslavo) di sradicare il falso misticismo (cioè la nostra fede e la Chiesa), allora vuoi dire che non istituiscono la Cmd per rafforzare la Chiesa nella nostra patria, bensì, secondo il detto divide et impera, lo fanno per poter raggiungere più facilmente la sua distruzione. 
Intanto, eccellenza cara, ti raccomando caldamente di essere del tutto fiducioso per quanto riguarda il futuro della nostra Chiesa. Anche se io morirò qui, offro volentieri la mia vita per Dio e per la Chiesa cattolica. Prego Dio, ogni giorno, di darmi la grazia di farmi morire cento volte, piuttosto che far vacillare il popolo nella fede per un mio piccolo segno di debolezza. Dio non perde mai la battaglia:  l'ho detto più volte e lo ripeto ancora. Non la perderà nemmeno nella lotta con il Kpj. 
Dopo che avrai letto questa lettera, bruciala, perché coloro che vanno a caccia delle mie lettere possono giungere anche fino a te, anche se non ti scrivo alcun segreto e non mi immischio nella politica di professione. 
 
Ti saluta fraternamente in Cristo
Alojzije cardinale Stepinac 
Arcivescovo di Zagabria 
 
(©L'Osservatore Romano - 25 marzo 2010)
card. Alojzije Stepinac
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