Interroghiamoci sul nuovo anno, tra dubbi, domande e quel verbo "sperare" - con ...

Con Giacomo Leopardi ed un estratto del suo "Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere"

Interroghiamoci sul nuovo anno, tra dubbi, domande e quel verbo "sperare" - con Giacomo Leopardi

 

di Marco Pappalardo

 

Con Giacomo Leopardi ed un estratto del suo "Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere" ci interroghiamo sul nuovo anno, tra dubbi e domande, ma forti della chiusura del “Venditore”, cioè di quel verbo “sperare” usato alla prima persona plurale che dà coraggio e coinvolge tutti. E se a scriverlo, in questo bellissimo testo tratto dalle Operette Morali, è il “pessimista” Leopardi, ci possiamo e dobbiamo credere! 

 

(…) Passeggere: Credete che sarà felice quest'anno nuovo?
Venditore: Oh illustrissimo sì, certo.
Passeggere: Come quest'anno passato?
Venditore: Più più assai.
Passeggere: Come quello di là?
Venditore: Più più, illustrissimo.
Passeggere: Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore. Signor no, non mi piacerebbe.
(…) Passeggere: Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore: No in verità, illustrissimo.
Passeggere: E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore: Cotesto si sa.
Passeggere: Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
Venditore: Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passeggere: Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Venditore: Cotesto non vorrei.
(…) Passeggere: Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti.
(…) Passeggere: Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli è toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Venditore: Speriamo. (…). 

 

E di seguito continua così Leopardi:

Passeggere: Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete.

 

“Speriamo”, sì, ma tocca a noi, dunque a ciascun “passeggere” della vita, avere la giusta disposizione del cuore e della mente, quel desiderio necessario a ricercare il “più bello”, a guardare con occhi nuovi, a lasciarsi meravigliare e, perché no, a meravigliare chi ci circonda ed incontriamo. E ancora:

 

Venditore: Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggere: Ecco trenta soldi.

 

Ogni attesa, ogni speranza, ogni bellezza richiede la fatica, l’impegno, l’energia; sono il costo – i “trenta soldi” - la disposizione d’animo di chi scommette se stesso in qualcosa di più grande, mettendo in campo il proprio tempo, la propria creatività, i propri talenti, perché ogni giorno dell’anno sia migliore a partire da se stessi e per gli altri. 

 

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