Ma che cos'è la vita? Miei cari giovani, la vita non pensate che sia un ciclo vitale come quello delle piante che nascono, crescono, si riproducono e muoiono. La vita è un sogno; la vita è avere una causa per la quale vivere attorno alla quale organizzare tutti i nostri progetti. Vi racconto un'altra storia. C'era una volta un piccolo bambino...
del 04 aprile 2009
Intervento Rettor Maggiore tenuto nella mattinata della Festa dei Giovani 2009 all’interno dello spettacolo. L’intervento è stato fatto dopo il canto “Aspettare”. Vedi il video dello spettacolo contenente i due interventi del Rettor Maggiore.
 
 
Giovani, non è vero che dovete aspettare. La giovinezza non rappresenta il futuro. Voi rappresentate il presente e lo state facendo. Non siete chiamati ad essere consumatori, siete chiamati ad essere protagonisti.
 
Vi racconto una storia.
Mentre vedevo il convegno (ndr: si riferisce allo spettacolo), vedevo che c’è tanta delusione in voi. E mi vengono in mente quei due discepoli che disincantati perché le cose non erano andate come si attendevano, avevano camminato dando una marcia indietro alla storia. E proprio mentre camminavano delusi, si trovarono all’improvviso con un forestiero, con uno straniero che si mise a camminare insieme a loro. La prima cosa che disse loro fu: «Perché siete così tristi? Qual è la causa del vostro disincanto?». E Loro dissero: «Sei matto? Sei l’unico che non si rende conto di come stanno le cose? Che le cose non sono andate bene? Ci attendevamo tanto da questo Gesù, e invece guarda come è andata a finire: appeso ad una croce».
A poco a poco quell’uomo cominciò a dir loro che la vita non raggiunge la pienezza se non la si dona totalmente, che non è un fallimento il poter dire che la cosa più importante, più bella, più preziosa che uno possiede, raggiunge la pienezza quando la si dona, perché non c’è amore più grande di questo: dare la propria vita per coloro che ami.
E cominciò allora ad illustrare loro come la Parola di Dio fa vedere che fin dall’inizio Dio vuole la nostra pienezza, la pienezza di vita, la pienezza di felicità, la pienezza di amore. E questo è possibile soltanto nella misura in cui uno capisce che la vita è un dono che abbiamo ricevuto, un dono destinato ad essere donato agli altri.
Ma che cos’è la vita? Miei cari giovani, la vita non pensate che sia un ciclo vitale come quello delle piante che nascono, crescono, si riproducono e muoiono. La vita è un sogno; la vita è avere una causa per la quale vivere attorno alla quale organizzare tutti i nostri progetti.
 
Vi racconto un'altra storia. C’era una volta un piccolo bambino che quando aveva 2 anni divenne orfano di suo padre. E quel bambino all’età di 9 anni ebbe un sogno, e da quel momento non fece altro nella sua vita che seguire il suo sogno e farlo diventare realtà.
La vita, miei cari giovani, è un sogno. Quello che sta mancando ai giovani di oggi è la capacità di avere sogni da realizzare.
Però non basta il sogno. Lo avete detto anche voi: “Dobbiamo imparare, dobbiamo prepararci per affrontare una società sempre più concorrenziale, sempre più competitiva” per la quale siete chiamati a sviluppare tutte le vostre dimensioni, il vostro corpo, la vostra mente, il vostro cuore, le vostre mani, tutti i vostri talenti, e farli fruttare.
 
Voi non siete il futuro, voi siete il presente. Il vostro nome non è domani, è oggi. È oggi che dovete prendere in mano non solo il palcoscenico di questo bello e grande scenario. Dovete prendere in mano il palcoscenico della storia e diventare protagonisti.
 
È quello che ha fatto Paolo, un uomo che, come voi, pensava di fare il meglio finché si rese conto che non lo stava facendo. Un giorno, mentre cercava di distruggere quello che rappresentava per lui una minaccia contro di lui, contro il suo popolo, contro il suo credo, avvenne qualcosa che cambiò la sua vita. Fece un incontro con qualcuno che lui pensava fosse morto ed invece gli si presentò vivo: il Risorto. E da quel momento Saulo cambiò totalmente e si convertì prima di tutto in un discepolo innamorato di Gesù, convinto che egli lo aveva amato tanto da donarsi per lui fino alla morte. Per cui diceva: “Vivo nella fede del Figlio di Dio che mi amò e si consegnò per me”. “Chi mi potrà separare mai dall’amore di Cristo? La fame? La persecuzione? La spada? I pericoli? Le potenze? Niente mi potrà mai separare dall’Amore di Cristo”.
E da quel momento Paolo si dedicò a portare ovunque la buona novella ovvero che la salvezza si trova nell’amore ricevuto da Dio e sprigionato nel nostro cuore É quell'amore che ci porta ad essere costruttori di una nuova società. Egli divenne il più grande apostolo, l’apostolo per eccellenza.
Paolo era contemporaneo vostro, mio, nostro. Egli non ebbe il privilegio di conoscere personalmente Gesù. Lui non lo sentì raccontare le parabole, non lo vide fare nessun miracolo, non lo vide crocifisso e appeso alla croce. Ebbe un incontro e quell’incontro cambiò radicalmente la sua vita fino a capovolgere tutto l’ordine dei valori che fino a quel momento avevano retto e dato senso alla sua esistenza, fino a dire: “Tutto quello che era un tesoro per me ritengo che sia spazzatura, qualcosa da buttare nel cestino, di fronte alla grandezza di sapermi amato da Gesù e di sapere che in lui ho la pienezza di vita”.
Era talmente fiero di comunicare ad altri la gioia che portava nel cuore che diceva: “Non c’è posto in tutta l’Asia in cui il nome di Cristo non sia stato annunciato”. Fu il primo a capire che Gesù non era un uomo come qualsiasi altro, non era il grande fondatore di una religione. Era il Figlio di Dio incarnato che attraverso la passione, la morte, la croce e la risurrezione, è divenuto Signore.
 
Cari giovani Dio vi ha regalato tre grandi doni attorno a cui gira la felicità che state cercando:
1.                  Il dono della vita come un sogno da coltivare e realizzare
2.                  Il dono dell’educazione come tutto quanto vi può aiutare a sviluppare tutte le vostre dimensioni, tutte le vostre energie di bene.
3.         Il dono dell'amore.
 
 
Non sarà completa la vostra vita se non riuscirete a fare come Paolo: incontrare Gesù. Perché Gesù finora è l’unico che ha vinto la morte, è l’unico che ha scoperto le chiavi per aprire le porte della morte. E quelle chiavi sono alla portata di tutte, sono l’Amore. Perché l’unica energia capace di vincere la morte non è la scienza, nemmeno la riproduzione continua; non è l’economia. L’unica cosa capace di vincere la morte è l’amore. E questo è il dono che ci porta Cristo Gesù.
 
Cari giovani, non è vero quello che cantavate: “Tutta la vita nostra è sperare”. No! Il vostro nome non é domani, il vostro nome è oggi.
 
 
Testo sbobinato dalla registrazione audio e non rivisto dall'autore.
don Pascual Ch√°vez Villanueva
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