Interviste ai nostri "don da un anno"!

A quasi un anno dalle loro ordinazioni sacerdotali (19 giugno 2010) riportiamo le interviste ai sei giovani salesiani: don Livio Maria Mattivi, don Lorenzo Teston, don Luca Bernardello, don Marco Canale, don Michele Peruzzi, don Paolo De Cilia!

Interviste ai nostri 'don da un anno'!

da Quaderni Cannibali

del 20 maggio 20111.            Ti ricordi il momento in cui ti sei detto: «Ok, va bene... ci sto ad abbracciare questa strada». Ce lo racconti? LIVIO: Io sono un salesiano in modo particolare per opera della Provvidenza attraverso l’intercessione di Maria SS. Il Signore ha avuto pazienza e così mentre già lavoravo come ingegnere mi ha fatto capire attraverso persone e fatti (il Signore non manda sms) la sua chiamata a seguirlo più da vicino nella Chiesa per la salvezza della gioventù. Decisivo è stato il momento che mi sono fidato per le mani di Maria SS, aldilà della ricerca certezze assolute ed oltre i propri progetti, e solo in questo modo ho potuto comprendere pienamente la chiamata come vera predilezione d’amore di Dio.   LORENZO: Più che un momento preciso si è trattato di una riflessione che è maturata durante gli ultimi mesi di lavoro come insegnante nella scuola media del Collegio Astori. In quel periodo ho riflettuto molto su quel desiderio di “essere per il Signore” che mi portavo dentro fin da bambino; poterlo realizzare in una vita spesa per i ragazzi che incontravo ogni giorno mi ha progressivamente reso certo e deciso nella scelta.   LUCA: In questi anni ci sono stati parecchi momenti in cui mi sono detto 'sono al posto giusto'. Credo che il primo sia stato durante una festa dei ragazzi (non mi ricordo l'anno) a Mogliano...mi sono sentito felice e sereno come non avevo mai sperimentato e ho pensato che forse era il caso di avere a che fare con i salesiani e il buon Dio seriamente.   MARCO: La scoperta della vocazione salesiana sacerdotale è stata abbastanza graduale, un po’ tutto della mia vita portava in questa direzione, ma un momento in particolare in cui ho detto «Ok, ci sto!» è stato dopo la maturità, durante gli Esercizi Spirituali Vocazionali, tanto è vero che li ho deciso anche di andare in Comunità Proposta. MICHELE: In questi giorni di preparazione all’ordinazione mi capita spesso di ripensare al cammino che ho fatto nella mia vita e mi sembra che la circostanza in cui ho deciso di abbracciare questa strada sia stato un momento di preghiera nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino-Valdocco, al termine del cammino  in Comunità Proposta. Ricordo l’emozione di trovarmi nel luogo dove don Bosco ha vissuto, ha speso la sua vita, ha pregato e dal quale ha cominciato a mandare i suoi giovani per il mondo a testimoniare il Signore come aveva fatto lui, sotto la protezione di Maria: mi sentivo uno di loro! PAOLO: Penso che nella mia vita non ci sia stato un momento preciso in cui ho detto sì ma ci sono stati tanti piccoli sì detti uno dietro l'altro. La molla che ha fatto scattare qualcosa è stata  quando un salesiano mi ha proposto di tornare a fare animazione dopo diversi anni...ha creduto in me nonostante tutto...ho sentito che per essere vero animatore dei più giovani dovevo essere animatore di me stesso e quindi ho deciso di cominciare essere un cristiano coerente e poco per volta ho detto sì, poco per volta ho tolto tutte le paure che avevo, poco per volta ho imparato a volermi bene e a volerne agli altri. 2.            Don Bosco sacerdote: quale suo tratto vorresti maggiormente imitare?LIVIO: Credo che sarà la missione che mi aiuterà a capire quale tratto del nostro santo fondatore potrà contribuire in maggior misura alla salvezza dei giovani che incontrerò lungo il cammino. Di conseguenza, penso che l’aspetto della fede di don Bosco che vorrei imitare sia proprio il suo fiducioso ed operoso abbandono alla Provvidenza, intesa anche come capacità di accogliere docilmente le ispirazioni dello Spirito Santo.LORENZO: Mi piacerebbe spendermi come lui ha fatto per l’educazione e l’istruzione dei giovani nella scuola, con un impegno che ha unito competenza professionale, slancio pastorale e genialità. L’impegno di Don Bosco per diffondere un mens cristiana, una cultura che vivesse del Vangelo anche nelle sue espressioni più dotte e “scolastiche” mi ha sempre affascinato, soprattutto perché era a servizio dei più deboli e svantaggiati.LUCA: Durante la ricognizione delle ossa di d Bosco a Valdocco mi è rimasto impresso quanto fossero consumate, logore per il tanto lavoro..ecco vorrei imitare questa passione che ha portato don Bosco a consumarsi per il regno dei cieli.MARCO: Vorrei imitare di don Bosco la sua passione per la felicità di tutti i ragazzi, compresi quelli che ancora non conosceva, quando andava per le strade a cercare i ragazzi e, magari con un espediente, li portava in oratorio.MICHELE: Don Bosco è stato un grande sacerdote che ha conquistato anche me con l’esempio della sua vita. Il tratto che, secondo me, ogni salesiano dovrebbe imitare è la capacità che ha avuto di vedere il volto del Signore in ogni giovane che ha incontrato, tanto da consacrare ogni istante della sua vita per la felicità della loro anima: era convinto che solo in Gesù potevano trovare la vera gioia e si offrì per mostrare loro questo Volto e non altri.PAOLO: Vorrei vivere di lui la sua dedizione ai giovani, il suo essere sempre disponibile, il suo essere pronto a tutto per aiutarli ma soprattutto vorrei avere sempre il coraggio di fare proposte forti, spiritualmente e umanamente, la sua fierezza e coerenza di essere prete sempre e ovunque. Don Bosco mi ha insegnato che non bisogna avere paura ma sempre e comunque fiducia e speranza e un pizzico di ottimismo (le nostre costituzioni parlano espressamente di gioia e ottimismo). 3.            Ci sono molte grida che salgono dal mondo. Qual è il grido che senti più tuo?LIVIO:Da “figlio” di don Bosco, non posso non essere sensibile all’appello di tanti bambini, ragazzi e giovani che vivono in situazioni a rischio per mancanza sia di beni materiali sia di qualcuno si prenda cura di loro: con una carità materna ma paternamente esigente, con una proposta di un cammino di fede fatto di testimonianza, pratica sacramentale ed impegno a favore degli altri come capacità di dono di se.LORENZO: “Perché abbiano la Vita e l’abbiano in abbondanza”, donare la Vita, che è Gesù, e renderlo disponibile a tutti, specie ai giovani in abbondanza. Donare Gesù che è vita, passa per la promozione della cultura della vita e della dignità umana in ogni momento dell’esistenza e in ogni sua condizione. Per questo sento che questo grido che sale dal mondo mi chiede di impegnarmi  affinchè ogni giovane che incontrare tale cultura!LUCA: Pensando ai giovani sento più mio il loro bisogno di essere accompagnati nel cammino e di sentirsi fare delle proposte forti...a volte anche audaci.MARCO: Ci sono davvero tante grida che salgono dal mondo, e “noi” sacerdoti siamo per tutti, ma se potessi avere un sonar vorrei sentire le grida di chi non riesce nemmeno più a gridare, di chi ha spento la passione per la vita, di chi è in vita solo perché pensa “vivere non serve, morire nemmeno”. “Essere non amati, non voluti, dimenticati: questa è la grande povertà” diceva Madre Teresa.MICHELE: Il grido che sento più mio è quello che ricerca la verità. La gente cerca verità nelle relazioni, nell’annuncio e soprattutto nella testimonianza della vita: nel momento in cui non c’è qualcosa da “guadagnare” in ciò che facciamo si scopre la verità di ciò che dona gusto al vivere, un Dio che è amore.PAOLO: Sicuramente dei giovani che non hanno direzione, che non sanno cosa fare della loro vita, che si sentono soli, che ormai sono già delusi dalla vita senza averla vissuta o perché l'hanno vissuta troppo intensamente in modo totalmente sbagliato e sballato. Paradossalmente vorrei accorgermi di più di quelli che non gridano perché convinti che nessuno li ascolterà mai; di quelli che hanno perso la voce a forza di gridare perché nessuno ha raccolto la loro invocazione di aiuto; di quelli che bisbigliano perché hanno paura di quello che dicono. 4.            Il Papa parlando ai partecipanti di un convegno sulla figura del sacerdote ha detto: «c’è grande bisogno di sacerdoti che parlino di Dio al mondo e che presentino a Dio il mondo; uomini non soggetti ad effimere mode culturali, ma capaci di vivere autenticamente quella libertà che solo la certezza dell’appartenenza a Dio è in grado di donare» (Benedetto XVI, 12 marzo 2010). Ci commenti queste sue parole alla vigilia della tua ordinazione?LIVIO: I sacerdoti devono essere uomini di Dio e non “mestieranti” ci ripete spesso un nostro formatore, credo sia qui il cardine della questione, vale a dire, quando ministro della Chiesa riconosce che è Dio colui che opera attraverso l’umanità del prete con la sue debolezze e, come tutti segnata, dal peccato. I santi non sono dei superman ma uomini che hanno accolto con docilità lo Spirito Santo, diventando così liberamente strumenti di salvezza, “matite di Dio” per usare le parole di Madre Teresa di Calcutta, capaci in questo modo di disegnare sempre, e in modi nuovi, il volto di Dio-Amore nella storia.LORENZO: Ogni giorno che passa e che mi fa avvicinare alla data dell’ordinazione mi rende sempre più certo del fatto che per dire Dio al mondo e al contempo presentare il mondo a Dio è indispensabile essere uomini di Dio e con Dio. Belle parole che si scontrano con la fatica e i paradossi della vita personale di ogni giorno, che vorrebbe essere tutta di Dio, ma poi si perde sui sentieri dell’egoismo personale. Il Papa ha ragione, quello che dice per me è un invito e una sfida da iniziare ogni giorno.LUCA: Credo che il succo del discorso sia nell ultime parole. Un sacerdote parla di Dio e lo testimonia nel momento in cui è forte la sua certezza di appartenere a Dio..certezza che si fa vita concreta nella fedeltà al breviario, ai sacramenti, ad una vita interiore ordinata. Il mondo non credo abbia bisogno di preti tuttofare ma di preti santi.MARCO: Il papa è un grande, lo era Giovanni Paolo II, e lo è anche Benedetto XVI. Quando un cristiano riesce ad essere “tutto di Dio” ha il dono preziosissimo della vera libertà. È libero di voler bene, libero parlare di Dio, libero di perdonare, libero di consigliare, libero di essere onesto, libero dalle cose materiali, libero dal proprio orgoglio, … “solo” per il fatto che appartiene tutto a Dio. Questo è il cammino di santità: Domenico vuol dire “di Dio”, ricordava don Bosco a Domenico Savio, tutto.MICHELE: Le parole di Benedetto XVI invitano i sacerdoti ad essere prima di tutto uomini uniti a Dio, uomini di preghiera che sanno trasformare ogni cosa che fanno in un gesto d’amore per il Signore. Nella preghiera, i sacerdoti diventano più consapevoli che ciò che fanno è per Lui e grazie a Lui, in particolare quando celebrano l’Eucarestia, in cui donano Dio al mondo e il mondo a Dio. Solo così, con il Suo aiuto, i preti potranno diventare dono per le persone che incontrano e aiutare gli altri a farsi dono: nel donarsi non si perde la libertà, ma la si trova!PAOLO: Commentare B16 non è impresa da poco...la fatica più grande è quella di parlare di Dio con la propria vita, perché tutto di te dica quella realtà d'amore che è Dio. Questo comporta però prima di tutto di parlarne...forse troppe volte diamo per scontato che Dio sia conosciuto mentre invece molti ancora non lo conoscono, non ne hanno fatto esperienza. Il prete è veramente colui che indica la strada a questi “viandanti smarriti” dell'anima (“Tu mi hai indicato la strada per Ars, e io ti indicherò quella del cielo – S. Giovanni M. Vianney arrivando alla sua parrocchia al giovane che gli spiegò la strada). 5.            Qual è l'ultimo libro che hai letto (...a parte i testi di teologia ovviamente...)?LIVIO: Una raccolta di brevi biografie di santi o cristiani che hanno lasciato una traccia di Dio nella storia della Chiesa e dell’umanità. La mia passione per la vita dei santi è cominciata con la lettura della vita del San Giovanni Maria Vianney in un pellegrinaggio ad Ars, da allora non mi sono fermato perché la vita dei santi è una fonte straordinaria per vedere concretamente l’agire di Dio, inoltre la loro fede, speranza e carità sono, o meglio dovrebbero essere, da stimolo ed esempio per ogni cristiano.LORENZO: Il Vangelo secondo Shakespeare, di Piero Boitani edito da Il Mulino nella collana “Intersezioni”. Shakespeare è l'autore di alcune tra le maggiori tragedie e di alcune delle più divertenti commedie della letteratura. Ma è anche lo straordinario inventore di trame fantastiche. Nelle sue opere egli ritorna sempre più spesso alle Scritture e disegna il suo personale Vangelo: terreno e immanente, ma ombra del trascendente e del divino. Fondato sulla pazienza e il perdono, aperto all'azione di Dio, alla vita, alla gioia e alla Risurrezione.LUCA: Il cuore del curato d'ars. Linee di una spiritualità sacerdotale, del card Ballestrero o Il rosario di Balthasar...li ho letti in contemporanea...MARCO: Web 2.0 Reti di relazione, di Antonio Spadaro.MICHELE: L’ultimo libro che ho letto è stato L’insistenza dell’amore di André Dupleix, un libro sulla vita del santo Curato d’Ars, un prete che ha messo veramente l’amore di Dio al centro della sua esistenza e proprio per questo ha saputo cambiare il cuore e la mente della gente che l’ha incontrato, mostrando il vero volto di Gesù.PAOLO: Sto leggendo diversi libri di varia natura da Il piccolo Principe (per l'ennesima volta), al Giovane Holden di Salinger, a Fabio Volo a testi un po' più spirituali. In particolare un libro di don Tonino Bello e una frase mi hanno colpito: parlando ai sacerdoti della sua diocesi dice «Il nostro non è un servizio part-time ma servizio totale, completo, di tutta la nostra vita messa a servizio del regno, a servizio di Gesù Cristo (1 Tm 4,12-16). Ecco la totalità: sii d'esempio ai fratelli nelle parole, nel comportamento, nella carità, nella fede, nella purezza».  E ora scegliete uno del gruppo e fategli una vostra domanda a scelta!!LIVIO: Cosa ti ha fatto abbandonare il tuo lavoro d’ingegnere in fabbrica? [Domanda di Michele] L’ovvia risposta è il Signore Gesù ma, concretamente come si è fatto presente? Attraverso un senso d’inquietudine, d’insoddisfazione, malgrado vivessi una situazione oggettivamente appagante e con allettanti prospettive ma, mancava qualcosa. Come ho detto sopra è stata la Provvidenza ad illuminarmi la via, anche attraverso un ambiente lavorativo permeato di valori cristiani e tanti altri “indicatori”. Segni già incontrati prima ma, che miei occhi non riuscivano a vedere, forse perché non volevano o perché distratti dalle tante e ingannatrici luci del mondo.LORENZO: Che consiglio daresti a un giovane che ha dubbi di fede? [Domanda di Marco] Accogliendolo con serenità e ascolto, lo incoraggerei assicurandogli che il dubbio non è mai un traguardo, ma un punto di partenza. Gli suggerirei certo qualche buona lettura, ma soprattutto cercherei di fargli capire che la fede passa per un incontro personale con Gesù. Egli non incontra solo la ragione dell’uomo (e con essa i suoi dubbi), ma incontra sempre tutto l’uomo nella sua povera e desolata umanità.MARCO: Trova per ciascuna lettera una parola che descriva la tua idea del salesiano sacerdote: P, R, E, T, E. [Domanda di Paolo]P = Pastore, che si prende cura anche della pecorella smarritaR = Ricco, perché ha “solo” DioE = Educatore, è in particolare per i ragazzi e giovaniT = Testimone dell’amore di Dio, anche nel mondo digitaleE = Entusiasta, non sfiduciato, soprattutto guardando al mondo di oggiMICHELE:  Cosa deve portare sempre con se un buon salesiano prete? [Domanda di Luca]Il salesiano prete deve portare con sé sempre il sorriso, segno di accoglienza e di allegria, testimone dell’amore di Dio, accogliente verso tutto e che dona felicità. PAOLO: Che cosa chiederesti al Signore come dono spirituale per la tua vita salesiana e per la missione fra i giovani? [domanda di Livio]  In questi giorni stavo proprio riflettendo a cosa chiedere mentre sarò prostrato durante l'ordinazione, alle litanie dei santi, durante le imposizioni delle mani da parte del vescovo. E l'elenco sarebbe lungo non tanto per egoismo ma proprio per le tante cose da migliorare e purificare in me. Il dono spirituale per eccellenza secondo me è, di essere...spirituale, cioè che lo Spirito abbia la possibilità di agire attraverso e in me (e io non metta ostacoli)...da questo essere “conduttore di calore spirituale” deriveranno tutte le qualità di uomo e di sacerdote più alte a favore dei giovani (Gv 12,44-45: «Chi crede in me, crede non in me, ma in colui che mi ha mandato; e chi vede me, vede colui che mi ha mandato»).    

 

 

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