Cammino di Avvento e Novena dell'Immacolata. Desideriamo giungere preparati a questi due grandi appuntamenti per questo vi proponiamo alcuni piccoli strumenti per la preghiera ed il cammino personale.
È davvero difficile attendere, da fine febbraio ad oggi siamo un po’ stanchi di aspettare. Più attendiamo e più diventiamo ansiosi ed impazienti. Aspettiamo l’ultimo decreto, attendiamo l’esito del tampone, immaginiamo quando finirà questa situazione …..
Un’attesa un po’ snervante, che fa innervosire o diventare insofferenti a tutto e a tutti. Ci limita non solo nei movimenti e negli spazi ma anche nei sogni e nei desideri. Un’attesa che ci spegne e ci addormenta.
Ma noi sappiamo e sentiamo che il nostro orizzonte è fatto per andare molto più in là di una scadenza, di un decreto, è addirittura più forte della malattia, della morte. Sappiamo che c’è un altro tipo di attesa, che sa di futuro, di bellezza e di speranza, solo che rischiamo di dimenticarcene il gusto.
Il nostro cuore è fatto per le cose grandi, per l’infinito, è fatto addirittura per poter ospitare la presenza di Dio, Lui che è l’Infinito per definizione. E l’Avvento è il tempo giusto per rifarci il palato.
E allora che come si può fare per vivere bene questo tempo che la Chiesa ci offre di vivere? Provando a riempire di un desiderio profondo quell’anelito che portiamo nel cuore. Far spazio all’Infinito che viene nella storia, nella nostra vita, nella nostra storia!
La sfida è lasciarci incontrare da Dio, lì dove siamo, con le nostre sofferenze, dubbi, e compromessi. Dio vieni lì, proprio al punto in cui ci incontriamo, anche in quei posti e situazioni della nostra vita che ci sembrano in netta contrapposizione con Dio. Lui viene fin là per tirarci su di nuovo e per dirci: “Alza lo sguardo: sei degno anche tu di questo Amore!”
Dio viene da noi, per stare con noi e “Chi fa entrare Cristo, non perde nulla, nulla, assolutamente nulla di ciò che rende la vita libera, bella e grande. No! Solo in quest'amicizia si spalancano le porte della vita. ... Solo in quest'amicizia noi sperimentiamo ciò che è bello e ciò che libera”.
Ecco, allora, quattro settimane per preparaci bene a questa promessa, alla Sua nascita, che è occasione per rinascere in noi, per diventare una presenza viva e reale capace di trasformarci.
L’unica cosa che dobbiamo fare noi è “togliere”, “far spazio”, “sgomberare” il nostro cuore e la nostra vita da ciò che non ha niente a che fare con Dio, perché Lui possa trovare posto. Il resto poi, lo farà Lui.
Per capire che cosa significa fargli spazio e perché è una cosa buona e bella, ci facciamo aiutare dalla liturgia delle ore di questi giorni (la preghiera dei salmi quotidiana). C’è una lettera di un santo sconosciuto: san Macario, vescovo di Gerusalemme nel IV d.C, che ci può illuminare. Siamo proprio agli inizi del Cristianesimo,un periodo in cui i vescovi dovevano usare un linguaggio comprensibile e concreto per far conoscere alla gente la bellezza della fede e di un Dio che si prende cura della vita dell’uomo. Che bella la semplicità!
Prendiamo allora alcune righe di questa bella lettera per aiutarci a capire il senso dell’Avvento che inizia, e del cammino che siamo chiamati ad intraprendere: lavorare su di noi per lasciare spazio a Lui.
“Una casa, non più abitata dal padrone, rimane chiusa e oscura, cadendo in abbandono; di conseguenza si riempie di polvere e di sporcizia. Nella stessa condizione è l'anima che rimane priva del suo Signore. Prima tutta luminosa della sua presenza, poi si immerge nelle tenebre del peccato, di sentimenti maligni e di ogni cattiveria.
Povera quella strada che non è percorsa da alcuno e non è rallegrata da alcuna voce d'uomo! Essa finisce per essere il ritrovo preferito di ogni genere di bestie. Povera quell'anima in cui non cammina il Signore, che con la sua voce ne allontani le bestie spirituali della malvagità!
Guai alla nave senza timoniere! Sbattuta dai marosi e travolta dalla tempesta, andrà in rovina. Guai all'anima che non ha in sé il vero timoniere, Cristo! Avvolta dalle tenebre di un mare agitato e sbattuta dalle onde degli affetti malsani, sconquassata dagli spiriti maligni come da un uragano invernale, andrà miseramente in rovina.
Guai alla terra priva del contadino che la lavori! Guai all'anima priva di Cristo, l'unico che possa coltivarla diligentemente perché produca i buoni frutti dello Spirito! Infatti, una volta abbandonata, sarà tutta invasa da spine e rovi e, invece di produrre frutti, finirà nel fuoco.
Il contadino, quando si accinge a lavorare la terra, sceglie gli strumenti più adatti e veste anche l'abito più acconcio al genere di lavoro. Così Cristo, re dei cieli e vero agricoltore, venendo verso l'umanità, devastata dal peccato, prese un corpo umano, e, portando la croce come strumento di lavoro, dissodò l'anima arida e incolta, ne strappò via le spine e i rovi degli spiriti malvagi, divelse la terra del male e gettò al fuoco tutta la paglia dei peccati. La lavorò così col legno della croce e piantò in lei il giardino dello Spirito. Esso produce ogni genere di frutti squisiti”.
Queste immagini tratte dalla natura e dalla vita contadina forse possono sembrare un po’ lontane per noi abituati alla tecnologia e ad altri stili di vita. Se facciamo però la fatica di fermarci un attimo, e leggiamo in profondità, ci accorgiamo che sono un ottimo strumento per capire come funziona l’animo umano.
Viviamo questo tempo di Avvento come occasione per far entrare Dio dentro la casa del nostro cuore, perché torni a percorrere le strade dei nostri sentimenti, perché conduca i nostri desideri ed affetti verso il bene e la verità. Infine facciamo in modo che il Signore possa usare l’aratro della sua misericordia per dissodare la durezza del nostro cuore ferito o indurito affinché possiamo gustare la bellezza della Sua presenza in noi ed essere uomini carichi di entusiasmo e di speranza!
Entusiasti più che ottimisti. Entusiasti secondo il significato proprio della parola: “pieni di Dio nel proprio essere”, cioè “ripieni della sua presenza”.
Buon Avvento!
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