«Io credo, Signore!» (Omelia)

«Questo Vangelo, diventa per noi oggi occasione per verificare la nostra fede, come luce, ossia come testimonianza. Il vero miracolo non è tanto la guarigione degli occhi, ma l'apertura alla fede...». L'omelia della Domenica.

«Io credo, Signore!» (Omelia)

 

Introduzione

 

Il trionfo della luce potrebbe essere il tema che caratterizza la liturgia di questa 4° domenica di quaresima. Il trionfo della luce, del bene, delle cose che hanno valore. «L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore», ci ricorda la prima lettura. È un’affermazione che dice l’importanza dell’interiorità. E Dio, quando opera, realizza tutto all’insegna della luce e dell’interiorità.

Sceglie chi vuole, come vuole, quando vuole (prima lettura) per essere fonte di luce e di valori.

San Paolo nella seconda lettura ci ricorda che con il Battesimo anche noi siamo stati scelti e dunque siamo figli della luce, responsabili di portare luminosità ovunque.

Il Vangelo poi ci regala una scena stupenda dove Gesù non si limita a dare la luce, ma mette in condizione di diventare comunicatore di luce.

 

 

Il messaggio evangelico

 

Nell’incontro di Gesù con il cieco nato, che ottiene il dono della vista, ognuno può facilmente riconoscere la propria storia personale. Quando Gesù entra nella vita  e nel cuore di una persona porta luce, gioia, significato e senso. Dove c’è lui, c’è la luce, è giorno. Dove lui è assente, è buio, è notte fonda.

Gli atteggiamenti del cieco che «ora vede» diventano le «regole» di chi è illuminato da Gesù:

· È veramente libero: non si vende a nessuno, dice quello che pensa;

· Ha coraggio: non si lascia intimidire o influenzare da nessuno;

· Dice la verità: in barba a tutto e a tutti, anche quando può costargli molto caro;

· Si mette in stato di approfondimento della fede: «Chi è?» (è la domanda chiave dell’esistenza);

· Resiste alle minacce: subisce violenza e rifiuto, ma non torna indietro e non rinuncia alla luce.

Ognuno di noi deve sentirsi provocato.

Ogni incontro con Gesù deve far divampare quel fuoco che è luce per illuminare, guidare, consolare, orientare, aiutare…

Il problema è, come sempre, incontrare Gesù, lasciarsi guarire da lui, lasciarsi da lui colmare di quella pienezza che rende la vita più luminosa, gioiosa e…gustosa.

 

 

Perché è difficile incontrare Gesù, o addirittura per molti un problema?

 

Il Vangelo offre alcune risposte, mostrandoci i diversi tipi di reazione all’incontro con Gesù. Vediamoli brevemente.

· Il cieco: è guarito. Prima non ci vedeva, ora ci vede. Riconosce Gesù come Signore. Lo incontra come luce del mondo e si lascia incontrare da lui.

· Ci sono poi alcune persone un po’ superficiali: non interessa chi e come ha guarito il cieco. Sono solo curiosi di sapere se quel ‘guarito’ è veramente il cieco che conoscevano loro. Saputo questo sono contente, ma non sono interessate a chiedersi chi sia Gesù e come possa un uomo compiere tali prodigi.

· Poi ci sono i farisei: sono condizionati dai loro pregiudizi: «Questo uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Rimangono fermi sulle loro idee, non si lasciano provocare, non si interrogano.

· Poi ci sono i genitori del miracolato: un po’ vigliacchi perché anziché convincersi degli avvenimenti, preferiscono lasciarsi convincere dalle loro convinzioni. Negano l’evidenza dei fatti. Hanno paura, non vogliono grane. Si difendono spostando la responsabilità sul loro figlio: «Chiedetelo a lui…». Sono coloro che rifiutano di prendere posizione quando bisogna pagare di persona. Manca la coerenza!

· I farisei poi, evidenziano ancora la loro ostilità volendo far dire al miracolato che quel Gesù che l’ha guarito è un peccatore. «Dà gloria a Dio. Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Il cieco guarito dovrebbe negare il suo riconoscere la luce del mondo per allinearsi all’opinione comune nei confronti di Gesù! Dovrebbe allinearsi alla orgogliosa superbia dei farisei che credono di sapere: «Noi sappiamo!». Come non riconoscere in questo atteggiamento saccente le nostre durezze?

· Il cieco, comunque, è a questo punto sul cammino della luce e conferma la sua fede di fronte a Gesù. «Tu credi nel figlio dell’uomo?». «E chi è?». «Tu l’hai visto: Colui che parla con te è proprio lui!». «Io credo Signore».

 

 

Ecco l’adesione piena e incondizionata.

 

Questo cieco dunque è modello per noi di ogni incontro autentico con Cristo. Gesù passa tra gli uomini, vede e osserva  tutti, così come ha visto il cieco. Il cieco è lì e non chiede nulla. È Gesù a fermare il suo sguardo su di lui. Lo sguardo di Gesù sull’uomo viene sempre prima! Incontrare questo sguardo è impegnativo perché la luce è esigente! Obbliga a mettere in questione tante cose, a rinunciare a tante precomprensioni, a volte a rompere con tutto un ambiente.

Al di là dell’immagine, la fede può esigere la rottura con il proprio mondo e la confessione coraggiosa della verità. Si può venire esclusi.

 

 

Conclusione

 

Così questo Vangelo, diventa per noi oggi occasione per verificare la nostra fede, come luce, ossia come testimonianza. Il vero miracolo non è tanto la guarigione degli occhi, ma l’apertura alla fede. È un cammino che deve progredire continuamente.

Lasciamoci incontrare da Gesù, lasciamo che ci guardi.

A lui chiediamo di aumentare la nostra fede: «Signore io credo, ma tu aumenta la mia fede». Possiamo anche verificare in questa settimana quanto siamo capaci di essere uomini o donne di luce, di fede. Gli elementi per la verifica ce li suggerisce san Paolo: «Il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità». Prova a confrontarti con le espressioni riportate sotto e chiediti quale condividi e vivi, quale devi far maturare; può essere un esercizio per accertare meglio il tuo essere luce!

Ci aiuti il Signore Gesù, fonte di ogni luce, di ogni bontà, giustizia e verità.

 

 

don Gianni Ghiglione

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