"Io, vescovo nella Svezia senza Dio dove il silenzio evangelizza"

«Viviamo in un mondo molto rumoroso oggi. Allo stesso tempo, però, molti desiderano anche il silenzio: i non credenti vanno nei conventi per uscire dal trambusto moderno. È una vera possibilità di evangelizzazione».

"Io, vescovo nella Svezia senza Dio dove il silenzio evangelizza"

 

di Nico Spuntoni, tratto da lanuovabq.it

 

Il vescovo di Stoccolma, Anders Arborelius, la prima porpora nella storia della Svezia, nacque luterano ma scelse di convertirsi al cattolicesimo. A La Nuova Bussola Quotidiana ha spiegato come essere cattolici in Svezia dove i cattolici sono il 2 per cento della popolazione: «Viviamo in un mondo molto rumoroso oggi. Allo stesso tempo, però, molti desiderano anche il silenzio: i non credenti vanno nei conventi per uscire dal trambusto moderno. È una vera possibilità di evangelizzazione».

 

 

Dal XVII al XIX secolo gli svedesi convertiti al cattolicesimo rischiavano la confisca dei beni, l'esilio e addirittura la pena di morte. Negli anni '50 del Novecento i cattolici erano appena 5.000, oggi sono invece 110.000. Questo Paese scandinavo, che fino al 2000 riconosceva il luteranesimo come religione di Stato, dal 2017 può vantare addirittura un suo cittadino nel Sacro Collegio: nel quarto Concistoro del suo pontificato, infatti, Francesco ha creato cardinale il vescovo di Stoccolma, Anders Arborelius. Questo carmelitano, insignito da Bergoglio della prima porpora nella storia della Svezia, nacque luterano ma scelse di convertirsi al cattolicesimo all'età di vent'anni. I segnali di vitalità mostrati negli ultimi anni hanno fatto sì che nel dibattito pubblico nazionale ci si interessasse sempre di più alla piccola comunità cattolica, un tempo invisibile quando non discriminata e di cui incuriosisce la crescita della frequenza ai sacramenti in controtendenza con il contesto generale. Più del 90% della popolazione svedese, infatti, dichiara di non partecipare ad alcun rito religioso. L'identificazione tra Chiesa e Stato durata fino a pochi anni fa e la tendenza a voler relegare la fede alla sola dimensione privata ha giocato, probabilmente, un ruolo decisivo nel processo di secolarizzazione ormai completato nella terra che diede i natali alla compatrona d'Europa, Santa Brigida. Ma com'è essere cattolici nel Paese più secolarizzato del mondo? La Nuova Bussola Quotidiana lo ha chiesto al cardinale Anders Arborelius. 

 

Eminenza, da voi i cattolici rappresentano meno del 2% su una popolazione totale di 10 milioni, ma sono in crescita. La Chiesa cattolica in Svezia può svolgere un ruolo di "minoranza creativa", il modello proposto da Ratzinger per l'Europa scristianizzata?
Essendo una piccola minoranza in Svezia, i cattolici devono accettare la realtà di essere pochi e di non poter cambiare la situazione. Ma se accettiamo realmente di essere un piccolo e umile gregge che cerca di seguire le orme di Gesù in un ambiente secolare, ci sono molte possibilità di essere una minoranza creativa. Durante questa crisi causata dal coronavirus, un buon numero di persone ha visto i limiti della cultura del consumismo e sembra essere più aperto alle questioni religiose e spirituali. La maggior parte dei cattolici in Svezia ha origini straniere e in questo preciso periodo storico possiamo provare a testimoniare che è possibile creare comunione con persone di diversa estrazione. Papa Francesco è per lo più visto con simpatia e il suo messaggio di fratellanza universale può aiutare le persone in Svezia a scoprire il ruolo della Chiesa cattolica. Quindi ci sono davvero alcune possibilità per noi di diventare una minoranza più attiva e creativa nella società contemporanea della Svezia, ma dobbiamo essere più vigili e attivi.

 

Nel vostro Paese si è attuata per un lungo periodo una politica di sterilizzazione forzata ai danni delle persone disabili.  La mentalità alla base di quelle misure non si è del tutto estinta e ha lasciato qualche residuo anche in campo legislativo e culturale. In che modo la presenza e l'attivismo dei cattolici possono essere importanti per estirpare queste tendenze dalla società svedese?
È vero che in Svezia esiste una tradizione che tende a trascurare o addirittura escludere alcuni gruppi di persone e persino negare loro il diritto di nascere. Oggi vediamo che molti bambini che hanno la sindrome di Down o altre carenze vengono abortiti. Allo stesso tempo, le persone reagiscono contro la sterilizzazione forzata. Ma l'aborto è considerato un diritto umano. Le ostetriche che rifiutano l'aborto non vengono autorizzate a lavorare. La Chiesa cattolica e alcuni gruppi di cristiani evangelici cercano di opporsi all'aborto, ma sono in pochissimi ad ascoltarci.

 

Lei è nato in Svizzera ed è stato battezzato luterano. Poi è cresciuto in Svezia, un Paese protestante già avviatosi sulla strada della secolarizzazione. Apparentemente, non c'era alcuna possibilità che potesse convertirsi al cattolicesimo. Eppure, è successo. Può raccontarci la storia di questa conversione?
Sono nato in Svizzera da genitori svedesi. In realtà, sono nato nella clinica cattolica di Sant'Anna a Sorengo. Già da bambino avevo contatti con le suore di Santa Brigida a Lugano. Così già nella prima infanzia avevo incontrato ed ero stato influenzato dai cattolici. Sono stato battezzato e confermato nella Chiesa luterana di Svezia, ma nella mia infanzia e giovinezza non sono mai stato molto attivo. Però a casa mi hanno insegnato a recitare le preghiere. Dopo aver finito il liceo ho iniziato a studiare lingue moderne all'Università di Lund e allo stesso tempo ho seguito un corso di fede cattolica a Malmö. Dopo un anno e mezzo fui accolto nella Chiesa. Quindi fu una graduale scoperta della verità della fede cattolica, molto tranquilla e non molto drammatica.

 

Ha scelto di diventare un carmelitano. E' vero che La notte oscura dell'anima di San Giovanni della Croce è una lettura particolarmente efficace nell'attirare vocazioni cattoliche in Svezia, notoriamente uno dei Paesi più secolari e atei del mondo?
Le poesie di San Giovanni della Croce sulla Notte oscura dell'anima furono tradotte in svedese dal noto poeta Hjalmar Gullberg molto prima dell'arrivo dei Carmelitani in Svezia. In qualche modo quelle poesie sono molto vicine alla mentalità e al temperamento svedesi. Si dice che gli svedesi siano molto secolari, ma non ci sono ancora molti atei convinti. Pochissime persone vanno in chiesa per il culto, ma molte hanno un atteggiamento aperto nei confronti del mistero della natura e della creazione. Viviamo nelle tenebre per una lunga parte dell'anno, e le poesie di San Giovanni della Croce hanno avuto un'affinità con l'esperienza di molte persone in Svezia che vedono le tracce di un Dio nascosto e sconosciuto nella creazione.

 

Santa Maria Elisabetta Hesselblad, canonizzata da papa Francesco, essendo nata luterana non ebbe mai a che fare con il Rosario fino al momento del suo primo contatto con il cattolicesimo. Può parlarci della sua personale "scoperta" del Rosario?
Già da bambino una suora mi regalò un rosario, mi piaceva ma non sapevo come usarlo. Di solito ci vuole tempo perché i convertiti scoprano la grazia di dire il Rosario. È stato lo stesso con me. Quando entrai nel Carmelo dicevamo sempre una decina dopo cena, e poi gradualmente iniziai ad avere più familiarità con il Santo Rosario, ma spesso lo pregavo in un modo più personale. Stranamente, ad esempio, ancora oggi preferisco dire l'Ave Maria in inglese e non in svedese.

 

La spiritualità carmelitana si nutre di solitudine e silenzio, anche in un ambiente rumoroso. Perché il silenzio - e la cito - può aiutare le persone a sopravvivere come cristiani in una società secolare?
Viviamo in un mondo molto rumoroso oggi. Molte persone vogliono ascoltare qualcosa anche quando camminano o vanno in autobus o in metropolitana. Allo stesso tempo, però, desiderano anche il silenzio e la solitudine. Tuttavia, ci vuole tempo per abituarsi al silenzio e imparare ad ascoltare la voce silenziosa e silenziosa di Dio. Ma anche nel nostro clima secolare qui in Svezia, i periodi di silenzio stanno diventando sempre più preziosi. I non credenti vanno nei conventi e nelle case di ritiro per sbarazzarsi di tutto il trambusto della società moderna. È una vera possibilità di evangelizzazione.

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