Cerchiamo però di non perderci d'animo: non c'è castigo che non purifichi, così come non c'è disordine che l'AMORE ETERNO non rivolga contro il principio del male.
del 10 giugno 2010
 
            Mi rendo conto che, in tutte queste considerazioni, siamo continuamente oppressi dallo spettacolo terribile degli innocenti che muoiono insieme con i colpevoli; ma senza tentare di approfondire una questione come questa, che tocca ciò che c'è di più profondo, e limitandoci a considerarla soltanto nel suo rapporto col dogma universale, e antico quanto il mondo, della reversibilità dei dolori dell'innocenza a profitto dei colpevoli.
            È da questo dogma, mi sembra, che gli antichi fecero derivare l'usanza dei sacrifici che praticarono in tutto l'universo, e che essi giudicavano utili non solo ai vivi ma altresì ai morti; usanza tipica cui l'abitudine ci fa guardare senza stupore, ma di cui non è meno difficile cogliere la radice.
            I sacrifici volontari, così famosi nell'antichità, derivavano a loro volta dallo stesso dogma. Decio [cfr. Tito Livio, VIII, 9 e l0] aveva fede nel fatto che il sacrificio della sua vita sarebbe stato accetto alla divinità e che avrebbe potuto compensare tutti i mali che minacciavano la sua patria.
            Il cristianesimo è venuto per consacrare questo dogma, un dogma che è perfettamente naturale per l'uomo benché paia difficile giungervi tramite il ragionamento.
            È dunque possibile che nel cuore di Luigi XVI, o in quello della celestiale Elisabetta [sorella di Luigi XVI, giustiziata il 10 maggio 1794], vi sia stato un simile moto di accettazione, tale da poter salvare la Francia.
            Si chiede certe volte a che cosa servano quelle austerità terribili praticate da alcuni ordini religiosi, e che sono esse pure dei sacrifici volontari; tanto varrebbe allora chiedere a che mai serva il cristianesimo, posto ch'esso si fonda interamente su questo stesso dogma ampliato, dell'innocenza che paga per il delitto.
            L'autorità che approva tali ordini sceglie alcuni uomini e li isola dal mondo per farne delle guide per gli altri uomini.
            Non c'è che violenza nell'universo; ma noi siamo viziati dalla filosofia moderna, che ci ha detto che tutto è bene, mentre invece il male ha insozzato ogni cosa e, in un senso assai vero, tutto è male perché nulla è al suo posto. Essendosi abbassata la nota tonica del sistema della nostra creazione, tutte le altre note si sono proporzionalmente abbassate, secondo le regole dell'armonia. Tutti gli esseri gemono [Rm 8,19 ss.] e tendono, con sforzo e dolore, verso un altro ordine di cose.
            Coloro che osservano le grandi calamità umane sono portati soprattutto a queste tristi considerazioni. Cerchiamo però di non perderci d'animo: non c'è castigo che non purifichi, così come non c'è disordine che l'AMORE ETERNO non rivolga contro il principio del male. È dolce, in mezzo all'universale sovvertimento, presagire i piani della Divinità.
Joseph de Maistre
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