L'aborto non risolve nulla e distrugge la donna

Si può tentare d'ignorare la voce della coscienza. Ma fenomeni come la sindrome post-abortiva mostrano come essa torni sempre ad affiorare. «Nella coscienza - ricorda il Papa - l'uomo tutto intero - intelligenza, emotività, volontà - realizza la propria vocazione al bene, cosicché la scelta del bene o del male nelle situazioni concrete...

L'aborto non risolve nulla e distrugge la donna

da Quaderni Cannibali

del 28 febbraio 2011

        

         Il 26 febbraio Benedetto XVI ha ricevuto i partecipanti all’Assemblea annuale della Pontificia Accademia per la Vita. Pur senza far mancare un cenno alla tematica, anch'essa affrontata nell'assemblea, della conservazione e dell'utilizzo delle cellule staminali provenienti dal cordone ombelicale - di cui riferiamo a parte - il discorso si è concentrato sulla sindrome post-abortiva, definita dal Pontefice come «il grave disagio psichico sperimentato frequentemente dalle donne che hanno fatto ricorso all’aborto volontario».

         Questa sindrome, ha affermato Benedetto XVI, «rivela la voce insopprimibile della coscienza morale, e la ferita gravissima che essa subisce ogniqualvolta l’azione umana tradisce l’innata vocazione al bene dell’essere umano, che essa testimonia». Certo, si dovrebbe parlare anche della «coscienza, talvolta offuscata, dei padri dei bambini, che spesso lasciano sole le donne incinte». Ma la sindrome colpisce comunque, e dolorosamente, le donne.

         Il fenomeno della sindrome post-abortiva smentisce clamorosamente quanti cercano di negare il ruolo della coscienza. «La coscienza morale - insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica - è quel 'giudizio della ragione, mediante il quale la persona umana riconosce la qualità morale di un atto concreto che sta per porre, sta compiendo o ha compiuto' (n. 1778). È infatti compito della coscienza morale discernere il bene dal male nelle diverse situazioni dell’esistenza, affinché, sulla base di questo giudizio, l’essere umano possa liberamente orientarsi al bene.

         A quanti vorrebbero negare l’esistenza della coscienza morale nell’uomo, riducendo la sua voce al risultato di condizionamenti esterni o ad un fenomeno puramente emotivo, è importante ribadire che la qualità morale dell’agire umano non è un valore estrinseco oppure opzionale e non è neppure una prerogativa dei cristiani o dei credenti, ma accomuna ogni essere umano. Nella coscienza morale Dio parla a ciascuno e invita a difendere la vita umana in ogni momento. In questo legame personale con il Creatore sta la dignità profonda della coscienza morale e la ragione della sua inviolabilità».

         Si può tentare d'ignorare la voce della coscienza. Ma fenomeni come la sindrome post-abortiva mostrano come essa torni sempre ad affiorare. «Nella coscienza - ricorda il Papa - l’uomo tutto intero - intelligenza, emotività, volontà - realizza la propria vocazione al bene, cosicché la scelta del bene o del male nelle situazioni concrete dell’esistenza finisce per segnare profondamente la persona umana in ogni espressione del suo essere. Tutto l’uomo, infatti, rimane ferito quando il suo agire si svolge contrariamente al dettame della propria coscienza».

         La sindrome post-abortiva non è un semplice fenomeno psicologico. In essa si manifesta infatti la voce stessa di Dio: «Anche quando l’uomo rifiuta la verità e il bene che il Creatore gli propone, Dio non lo abbandona, ma, proprio attraverso la voce della coscienza, continua a cercarlo e a parlargli, affinché riconosca l’errore e si apra alla Misericordia divina, capace di sanare qualsiasi ferita».

         E tuttavia la sindrome post-abortiva va prevenuta, evitando l'aborto, e gli studi su questa sindrome richiamano il grave dovere di dire la verità alle donne tentate di abortire, senza prospettare loro l'aborto in modo banalizzante come una scelta facile e priva di conseguenze. «I medici, in particolare - ha detto il Papa -, non possono venire meno al grave compito di difendere dall’inganno la coscienza di molte donne che pensano di trovare nell’aborto la soluzione a difficoltà familiari, economiche, sociali, o a problemi di salute del loro bambino.

         Specialmente in quest’ultima situazione, la donna viene spesso convinta, a volte dagli stessi medici, che l’aborto rappresenta non solo una scelta moralmente lecita, ma persino un doveroso atto 'terapeutico' per evitare sofferenze al bambino e alla sua famiglia, e un 'ingiusto' peso alla società. Su uno sfondo culturale caratterizzato dall’eclissi del senso della vita, in cui si è molto attenuata la comune percezione della gravità morale dell’aborto e di altre forme di attentati contro la vita umana, si richiede ai medici una speciale fortezza per continuare ad affermare che l’aborto non risolve nulla, ma uccide il bambino, distrugge la donna e acceca la coscienza del padre del bambino, rovinando, spesso, la vita famigliare».

         Ma il compito di evitare l'aborto e le sue conseguenze non può essere affidato solo ai medici. Al contrario, «è necessario che la società tutta si ponga a difesa del diritto alla vita del concepito e del vero bene della donna, che mai, in nessuna circostanza, potrà trovare realizzazione nella scelta dell’aborto».

         Quando poi la sindrome post-abortiva si manifesta, una volta che la scelta sempre sbagliata dell'aborto è stata fatta, sarà importante «non far mancare gli aiuti necessari alle donne che, avendo purtroppo già fatto ricorso all’aborto, ne stanno ora sperimentando tutto il dramma morale ed esistenziale». Benedetto XVI ha voluto ricordare «a tale proposito l’invito rivolto dal Venerabile Giovanni Paolo II [1920-2005] alle donne che hanno fatto ricorso all’aborto: 'La Chiesa sa quanti condizionamenti possono aver influito sulla vostra decisione, e non dubita che in molti casi s’è trattato d’una decisione sofferta, forse drammatica.

         Probabilmente la ferita nel vostro animo non s’è ancor rimarginata. In realtà, quanto è avvenuto è stato e rimane profondamente ingiusto. Non lasciatevi prendere, però, dallo scoraggiamento e non abbandonate la speranza. Sappiate comprendere, piuttosto, ciò che si è verificato e interpretatelo nella sua verità. Se ancora non l’avete fatto, apritevi con umiltà e fiducia al pentimento: il Padre di ogni misericordia vi aspetta per offrirvi il suo perdono e la sua pace nel sacramento della Riconciliazione.

         Allo stesso Padre e alla sua misericordia potete affidare con speranza il vostro bambino. Aiutate dal consiglio e dalla vicinanza di persone amiche e competenti, potrete essere con la vostra sofferta testimonianza tra i più eloquenti difensori del diritto di tutti alla vita' (Enc. Evangelium vitae, 99)».

Massimo Introvigne

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