Condividere lo spirito e la missione salesiana vuol dire, prima di tutto, sentirsi coinvolti nella scelta dei giovani. "Noi crediamo che Dio ci sta attendendo nei giovani per offrirci la grazia dell'incontro con Lui e per disporci a servirlo in loro, riconoscendone la dignità ed educandoli alla pienezza della vita".
Incontrare Dio nei giovani
Condividere lo spirito e la missione salesiana vuol dire, prima di tutto, sentirsi coinvolti nella scelta dei giovani. "Noi crediamo che Dio ci sta attendendo nei giovani per offrirci la grazia dell'incontro con Lui e per disporci a servirlo in loro, riconoscendone la dignità ed educandoli alla pienezza della vita". In questo servizio educativo, laici e salesiani fanno esperienza della dimensione contemplativa della loro fede, capace di scoprire l'azione dello Spirito nel cuore dei giovani. Partecipe del cuore di Dio, il discepolo di Don Bosco capisce meglio l'importanza e l'urgenza della propria vocazione: rendere presente ai giovani l'amore di Cristo. Spinto da questo amo-re, si dedica totalmente alla loro integrale educazione. Lavorare per i giovani, specialmente i più poveri, è per-tanto la carta di identità della vocazione salesiana, l’elemento più coinvolgente del nostro carisma, il punto di partenza per un itinerario di maggiore e più profonda condivisione dello spirito salesiano e del Sistema Preventivo.
Carità pastorale
Per realizzare questa vocazione, tutti i membri della Famiglia Salesiana aprono un dialogo cordiale con tutti gli uomini di buona volontà che vogliono migliorare la situazione dei giovani, specialmente più poveri, nel mondo di oggi. Seguendo l'esempio di Don Bosco, essi scelgono per sé e propongono agli altri la carità come mezzo e metodo fondamentale della missione. In questo lavoro potenziano valori importanti della spiritualità salesiana come la generosità, la solidarietà, la semplicità, la gratitudine, la fedeltà, la gioia e l'ottimismo anche nell'ora del-la croce, esprimendo così la dimensione pasquale della vita cristiana.
La carità apostolica dinamica rappresenta il cuore dello spirito di Don Bosco, la sostanza della vita salesiana, nonché la forza dell’impegno apostolico dei membri della Famiglia Salesiana.
Carità è il nome stesso di Dio (cf. 1Gv 4,16). Non indica solo le energie del cuore umano ma è partecipazione alla misericordia preveniente del Padre, al cuore compassionevole di Cristo e all’indicibile amore dello Spirito Santo. È questo il distintivo dei discepoli del Signore: amarsi gli uni gli altri con lo stesso amore con cui Dio ama.
Apostolica: è partecipazione all’amore infinito del Padre che invia Gesù perché gli uomini abbiano vita in abbondanza; è condivisione della premura del Buon Pastore per la salvezza di tutti; è apertura al flusso d’amore con cui lo Spirito opera nelle coscienze e nella storia delle persone. Dinamica: esprime vivacità di movimento, capacità di innovazione, di non accontentarsi del già fatto, di non adagiarsi nell’abitudine, di evitare ogni forma di mediocrità e di comodo, ma piuttosto cercare, con passione e creatività, ciò che è più necessario ed efficace per rispondere concretamente alle attese dell’universo giovanile e del ceto popolare.
Per Don Bosco tutto questo prende il nome di cuore oratoriano: è fervore, zelo, messa a disposizione di tutte le risorse, ricerca di nuovi interventi, capacità di resistere nelle prove, volontà di ripresa dopo le sconfitte, ottimismo coltivato e diffuso; è quella sollecitudine, piena di fede e di carità, che trova in Maria un esempio luminoso di donazione di sé.
Don Bosco uomo di relazione
Il primo dono che don Bosco fa ai suoi è quello di una relazione umana serena e accogliente. La padronanza di sé gli permette di donarsi con straordinaria efficacia e di dare, gradualmente, alla propria relazione un contenuto pastorale e sacramentale. La qualità dell'incontro educativo sta in cima ai suoi pensieri. "Tutti quelli con cui parli diventino tuoi amici", suggerisce, ed "essere amico di don Bosco" significa tutto a Valdocco: impegno spirituale, felicità interiore, collaborazione educativa, gioia di famiglia. E' sua convinzione che lo spirito salesiano "deve animare e guidare le nostre azioni ed ogni nostro discorso". Lo dice con forza nelle lettere a don Cagliero e a don Costamagna dell’agosto 1885: "Il sistema preventivo sia proprio di noi. (...) Carità, pazienza, dolcezza (...) Ciò valga per i salesiani fra loro, fra gli allievi, ed altri, esterni od interni". "Studia di farti amare", mormora a don Rua, lasciandogli quasi un testamento ed indicandogli il segreto dell'arte del Buon Pastore. Don Bosco consegna, dunque, al termine della vita, come una convinzione profonda ed una preziosa eredità, l'intuizione raccolta nel sogno dei 9 anni. E, nel prediligere le "virtù relazionali" - come cardini del dialogo educativo e della collabora-zione operativa - don Bosco si dimostra eccellente discepolo di San Francesco di Sales.
Un bisogno degli uomini d'oggi
Oggi si lamenta una diffusa assenza di relazione e la solitudine fa più paura della morte, specie ai giovani ed agli anziani. Le scienze umane descrivono l'uomo come un essere di relazione. Già a partire dal grembo mater-no, egli è impastato di relazioni. Una relazione positiva lo costruisce e lo fa felice, una negativa lo deprime e lo può distruggere. In ogni caso, la relazione sta al cuore di ogni approccio educativo, di ogni sforzo di collabora-zione, della serenità familiare come dell'efficacia di una comunità educativa pastorale. "Bisogna farsi fratelli de-gli uomini nell'atto stesso che vogliamo essere loro pastori, padri e maestri. Il clima del dialogo è l'amicizia, anzi il servizio".
La risposta salesiana: l'amorevolezza
L'ascolto dei laici e dei giovani ci fa convinti che c'è grande voglia di rapporto. E che ci sono nella Famiglia Sa-lesiana numerose esperienze che fondano la speranza di poter crescere in tale direzione, esprimendo in pienezza - insieme ai laici e primariamente nei loro confronti - le ricchezze dell'amorevolezza salesiana e dello spirito di famiglia che ne deriva. Essa può rischiare di essere degradata a puro strumento tecnico, captativo e manipolatore della personalità dell'altro, sia giovane che adulto. Per questo va riempita di carità fino ad essere trasformata in espressione di autentica spiritualità relazionale. Ne è frutto e segno quella castità serena, così cara a don Bosco, che regge l'equilibrio affettivo e la fedeltà oblativa. Così rinvigorita e purificata, la relazione educativa si esprime nell'incontro personale, costruisce un ambiente formativo stimolante, incoraggia al cammino di gruppo, accompagna la maturazione vocazionale.
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