L'anticristianesimo hollywoodiano

Jim Caviezel: emarginato dopo Passion. «Interpretare Gesù nel film di Mel Gibson La Passione di Cristo ha distrutto la mia carriera, ma non mi pento affatto di avere accettato. Anzi, quell'occasione ha rafforzato la mia fede».

L'anticristianesimo hollywoodiano

da Quaderni Cannibali

del 11 maggio 2011

 

 

 

          «Interpretare Gesù nel film di Mel Gibson La Passione di Cristo ha distrutto la mia carriera, ma non mi pento affatto di avere accettato. Anzi, quell’occasione ha rafforzato la mia fede».          Parole del protagonista della pellicola, Jim Caviezel. Che ha spiegato al Daily Mail: «Gibson mi aveva avvertito che sarebbe stata dura. E già durante le riprese del film sono stato colpito da un fulmine e mi sono slogato una spalla in una scena della crocifissione. Ma non avevo ancora visto il peggio». Secondo Caviezel, dopo l’uscita de La Passione di Cristo e le polemiche che hanno accompagnato la pellicola, «sempre più persone a Hollywood mi hanno chiuso le porte, lasciandomi fuori. Così, piano piano, mi sono trovato ai margini del cinema. Ero consapevole del fatto che questo sarebbe potuto accadere e non mi pento della scelta che ho fatto. Come cattolico e come attore».          Caviezel, che ha recitato in film come Il conte di Montecristo, Angel Eyes e La sottile linea rossa prima de La Passione di Cristo era una delle stelle nascenti di Hollywood. «Tutto è cambiato nel 2004, quando molti mass media mi hanno attaccato per avere partecipato al film e la potente Jewish Anti-Defamation League mi ha bollato come anti-semita per avere accettato la parte in una pellicola forte. Gibson mi aveva avvertito anche di questo».          A proposito delle recenti traversie legali e personali di Mel Gibson, Jim Caviezel ha detto che «si tratta di un terribile peccatore, ma proprio perché tale più che delle nostre opinioni sui suoi comportamenti ha bisogno delle nostre preghiere». Poi l’attore corre ad un ricordo molto forte della sua vita: «L’incontro con Giovanni Paolo II nel marzo del 2004: mi ha ricevuto con la mia famiglia in udienza e abbiamo parlato per alcuni minuti. Quell’esperienza mi ha fatto sentire letteralmente come nelle braccia di Dio. E ha ulteriormente rafforzato la mia fede».

Andrea Alfieri

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