D. ‚Äì In una società dove si vuole tutto e subito, cosa significa “attendere”?R. ‚Äì Questa è la grande difficoltà che noi, uomini e donne del nostro tempo, abbiamo nel vivere autenticamente la speranza. Vorremmo che la speranza fosse solo quella di un futuro relativo, cioè di un futuro progettato da noi...
del 30 novembre 2008
R. – L’Avvento è, per eccellenza, il tempo dell’attesa e della preparazione alla venuta del Figlio di Dio tra di noi, al suo Natale, il Natale di Dio che è la festa della sempre nuova fedeltà di Dio nel suo impegno di amore per gli uomini. Ecco perché, l’Avvento è, per eccellenza, un tempo straordinario di speranza, la speranza che non è qualcosa, è “Qualcuno”, è il Dio con noi, il Dio che viene. Proprio per questo, è il tempo privilegiato per riprendere in mano la Enciclica di Papa Benedetto XVI, la “Spes Salvi”, che ci aiuta a riscoprire la speranza, non come una dimensione fra le altre della esistenza cristiana ma come la virtù in qualche modo unificante e portante perché la fede è proiettata al domani ed è la carità vissuta nell’oggi come preparazione dell’Avvento del Regno di Dio.
 
D. – In una società dove si vuole tutto e subito, cosa significa “attendere”?
 
R. – Questa è la grande difficoltà che noi, uomini e donne del nostro tempo, abbiamo nel vivere autenticamente la speranza. Vorremmo che la speranza fosse solo quella di un futuro relativo, cioè di un futuro progettato da noi, a disposizione delle nostre mani, della nostra intelligenza, delle nostre possibilità. La vera grande speranza, la speranza cristiana invece, è quella di un futuro assoluto, cioè di un futuro che viene a noi in modo sorprendente, ed è il futuro di Dio. Il Natale è la grande festa del futuro assoluto, cioè di quel Dio che viene a noi, che ci sorprende, che per certi aspetti inquieta e sovverte le nostre attese ma proprio così le rende più autentiche, più capaci di incontrare il suo dono.
 
D. – Come ci si può rinnovare, giorno dopo giorno, preparandosi all’incontro con il Signore?
 
R. – Innanzitutto, liberandosi da questa logica del “tutto e subito”, entrando nella logica della capacità di ascoltare, di attendere, di lasciarsi amare da Dio secondo i tempi e le forme che Dio sceglie per noi; quindi, dando spazio all’ascolto, all’adorazione, alla contemplazione di Dio. E l’altra grande dimensione, accanto a questa della preghiera e della liturgia, è la dimensione della santità che ci aiuta ad anticipare, nell’oggi degli uomini, il domani di Dio che è un domani di amore e di bellezza.
 
D. – Come prepararsi a celebrare il mistero dell’amore infinito di Dio verso gli uomini?
 
R. – Vivendo ogni giorno l’attesa, ciò che è importante nell’esperienza della fede è non rimandare a domani ciò che puoi fare oggi e quello che puoi fare oggi è vivere oggi il tuo incontro d’amore con il Dio vivente, la tua adorazione di Dio nell’adorazione di tutta la Chiesa; vivere oggi il tuo gesto di carità verso il prossimo e insomma qualificare ogni giorno come un giorno di Dio, un oggi di grazia, in cui il tempo viene trasformato dalla realtà straordinaria del dono e dell’incontro d’amore con il Dio che viene.
 
D. – Quali sono le sue parole per i cristiani in questo tempo che li prepara all’incarnazione del Cristo?
 
R. – Di aprire il cuore ad una grande speranza. E’ un momento in cui gli scenari internazionali inducono ad un certo pessimismo, ad una certa paura. E’ più che mai necessario, invece, rinvigorire la speranza, la speranza teologale, sapere che Dio non abbandona il suo popolo, non lascia solo il nostro cuore e che con lui è possibile sempre fare qualcosa di bello, tirare, nel presente degli uomini, qualcosa del domani di Dio, qualcosa della sua bellezza.
 
D. – Qual è il suo augurio per il Natale?
 
R. – Di un Natale che sia veramente la festa della giovinezza di Dio, del suo nuovo inizio nella nostra vita, nel nostro cuore. E, proprio per questo, l’Avvento, è un tempo di preparazione, nella riscoperta della dimensione contemplativa della vita, nell’esercizio umile e quotidiano della carità.
mons. Bruno Forte
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